Sono poco più di 400 le sale dedicate al biopic su Stanlio e Ollio, che totalizza il maggior numero di schermi tra le nuove uscite, sostenute da una settimana spezzata dalla festività del 1° di maggio ma penalizzate dalla presenza di Avengers: Endgame che monopolizza ancora un gran numero di sale.
Anche per questo i soli titoli a poter disporre di un numero dignitoso di schermi - oltre al film succitato - sono solo il thriller nostrano Non sono un assassino, che viaggia sulle 300 sale, e Attacco a Mumbai, con 230.
Uno sguardo al movimento che sta portando le nuove destre a riconquistare spazio e consensi un po' ovunque e in particolare all'opera di Steve Bannon, ideologo statunitense coinvolto nel successo di Trump e poi - una volta lasciato il suo incarico alla Casa Bianca - spostatosi in Europa per spalleggiare i nuovi sovranismi.
La ricostruzione dell'attacco terroristico che avvenne nel 2008 a Mumbai (Bombay) e che attarverso una serie di attentati simultanei provocò la morte di 195 persone oltre a 300 feriti. Durato oltre 60 ore, l'attacco culminò con il blitz all'Hotel Taj, dove gli ultimi terroristi si erano rinchiusi con innumerevoli ostaggi. Questa coproduzione indiano-statunitense vede la regia affidata all'australiano Anthony Maras. Tra gli interpreti Armie Hammer, Jason Isaacs e Dev Patel.
Dopo lo spaghetti-western ecco il baguette-western (copyright Mck). È la visione del west di Audiard, il noto regista francese già ricordato per film come Tutti i battiti del mio cuore, Il profeta, Un sapore di ruggine e ossa, che ha presentato questo suo ultimo lavoro - recitato da Joaquin Phoenix, John C, Reily, Jake Hyllenhall e Riz Ahmed (tra gli altri) - allo scorso Festival di Venezia, vincendo il Leone d'Argento per la migliore regia.
Diritti e richieste da una parte, intolleranza e medioevo dall'altra. Il mondo LGBT e quello degli omofobi a confronto in un documentario che fa il punto sul lungo guado che ancora dobbiamo attraversare e sui serpenti che si annidano nel fango.
Tra le tradizioni che resistono in Europa c'è quella del ballo folk. Ne è prova il documentario di Laetitia Carton che si concentra su un evento che si svolge da trent'anni nel cuore della Francia, dove a luglio si radunano migliaia di persone di ogni età per partecipare a una festa, che dura una settimana intera, dedicata ai balli poplari e al loro rituale di incontri, abbracci, musica e gioia.
Dalla barzelletta alla realtà: è il fil rouge della commedia di Alessandro Paci, anche protagonista, che trasforma in scenette la comicità tipica delle barzellette.
È un thriller il film di Andrea Zaccariello con Riccardo Scamarcio e Alessio Boni - tra gli altri - protagonisti di una vicenda che ha al suo cuore un caso di omicidio che coinvolge due amici di vecchia data e che pare senza alcun movente. Tratto dal romanzo omiìonimo di Francesco Caringella.
Definisci "normale". Il documentario di Adele Tulli esplora una parola troppo facile da usare - riferendosi in genere a se stessi - e altrattanto difficile poi da definire. Viene così portata alla luce la messa in scena collettiva dell'universo maschile e femminile, proponendo una riflessione – lucida, e provvista di ironia – sull'impatto che ha sulle nostre vite la costruzione sociale dei generi.
Un'opera biografica sulla più grande e iconica coppia comica del mondo che ha il pregio di raccontarli non allì'apice del successo, ma nell'ultima torunee europea, ormai già vecchi e con la loro carriera in discesa. Poco dopo Hardy si sarebbe ammalato e la loro storia finita. Li interpretano John C. Reilly - truccatissimo ma credibile nei panni di Hardy - e Steve Coogan.
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