Avvertenza: non ho la pretesa né la presunzione che questa possa essere una lista di sconsigli, perché ognuno ha le proprie idee e i propri gusti riguardo al cinema. Si tratta al contrario di una lista che serve a me per delineare la mia idea di cinema con sempre maggiore precisione.
Con Linda Darnell, Jeanne Crain, Ann Sothern, Kirk Douglas
Commedia insipida che non decolla mai. Le tre comari del titolo sono terrificanti, farebbero perdere la pazienza anche a Giobbe. Un marito solo, scippato, sarebbe stato in fondo un atto di magnanimità, giustizia avrebbe voluto che di tutti e tre i consorti avvenisse il ratto. Voto: 5
Con Al Pacino, Russell Crowe, Christopher Plummer, Diane Venora, Philip Baker Hall
La storia è debole, senza girarci troppo attorno: probabilmente siamo noi italiani che sentiamo poco l'influenza e la tirannide dei colossi del tabacco, e quindi ci riesce difficile farci coinvolgere da questa lotta senza quartiere condotta da Pacino e Crowe. E questa mitizzazione tutta americana dei giornalisti come paladini della verità (che avrà il suo acme nell'imbarazzante Spotlight) regge sempre meno: i giornalisti sono pescecani che cercano di divorare la preda prima di altri pescecani della loro stessa risma, nient'altro. Voto: 5
Pietoso accozzo di luoghi comuni sulla provincia americana. La prode eroina è uno dei personaggi più detestabili e triviali mai apparsi sugli schermi. Voto: 4
Con Christopher Denham, Nadja Bobyleva, Catherine Curtin, Chase Williamson, Noah Segan
Macelleria di infima lega che fa da stampella a una storia che altrimenti non sta in piedi. Il protagonista con quella faccia pacioccona non farebbe paura nemmeno a un criceto. Voto: 3
Anemica autoanalisi del rapporto difficile ed irrisolto fra un padre e una figlia. La protagonista è molto coinvolta, la sua sofferenza ed insoddisfazione sono palesi, ma non a sufficienza per infrangere la quarta parete. Dramma molto intimo, forse troppo. Voto: 5
Con Ron Perlman, Daniel Emilfork, Judith Vittet, Dominique Pinon
Si sarebbe portati a pensarlo un film destinato ad un pubblico in età pre-scolare, per quanto è sciocco e infantile. Poi però scappa più di una parolaccia, si vedono donne scosciate e coi seni in tutta evidenza, e davvero non si capisce a quale pubblico il film voglia rivolgersi. Inoltre, queste città grigie e nebbiose, abusatissime nelle pellicole anni 80-90, hanno abbondantemente stancato. L'unica certezza del film è che è un gran papocchio di cui non si capisce niente. Voto: 3
Con Paul Newman, Melanie Griffith, Jessica Tandy, Bruce Willis
Paul Newman gigioneggia che è un piacere, ma il suo personaggio, che dovrebbe muovere lo spettatore alla solidarietà e all'empatia, lo lascia invece totalmente indifferente. La storia della sua vita è un gran bel garbuglio, e non è molto facile immedesimarvisi, come invece da intenzioni dell'autore. Voto: 4
Lanthimos punta troppo in alto e finisce per sparare a salve. L'esperimento è interessante e financo intelligente, ma un po' più di chiarezza, talvolta, sarebbe gradita. Voto: 5
Probabilmente uno dei film più statici e privi di ritmo che siano mai stati realizzati. In oltre un'ora e mezza non succede un evento che sia uno. I so-tutto-io dell'improvvisato simposio platonico sparano bestialità a raffica, fosse stata una commedia si sarebbe riso a crepapelle. Voto: 3
Con Niu Chengze, Lin Xiulung, Chen Shufang, Chao Pengju, Zhang Minling
Zuffe e baruffe occupano buona parte del film, sebbene non si capisca mai chi litiga con chi, e per quale motivo. Il resto è sopraffino nulla d'autore, necessario e sufficiente per mandare in sdilinquimento quella critica che brama il nulla e l'incomprensibilità come un topo con il formaggio. Voto: 2
Buffonesco horror senza capo né coda, che non fa paura ma non fa nemmeno ridere, come era probabilmente intenzione dell'autore. I due truci(di) antagonisti sono i medesimi attori di Twin Peaks, e sono fessi tanto quanto lo erano là. Voto: 4
Con Nicholas Brendon, Emily Foxler, Elizabeth Gracen, Maury Sterling, Lauren Maher
Papocchio irricevibile di teorie fantascientifiche strampalate e inintelligibili per qualunque spettatore con meno di tre lauree. Si parla di universi paralleli: la paura è che il nostro sia evidentemente l'unico universo sfigato dove questo film è stato girato. Gli attori in lingua originale sono dei cani da serie televisiva di quart'ordine, con tutte le loro smorfiette e i birignao: e tanti saluti a chi ci ammorba con la demonizzazione dei doppiaggi in italiano. Una sòla cerebrale e impresentabile che fa rimpiangere certa fantascienza fracassona e patriottica, almeno lì la chiarezza non mancava. Voto: 2
Sanguinolentissimo splatter alla carbonara, che probabilmente nelle intenzioni dell'autore, rifacendosi a un fatto di cronaca, avrebbe dovuto veicolare dei messaggi sociali o sociologici, annegati però fra un pugno e una martellata. Siamo solidali con quei cani che loro malgrado hanno dovuto assistere alle inqualificabili botte da orbi fra uomini maneschi e incivili: gli unici soggetti dotati di vera umanità all'interno del film sono proprio loro. Voto: 5
Con Alejandro Jodorowsky, Mara Lorenzio, Alfonso Arau, David Silva
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I riferimenti esoterici fanno passare in secondo piano il gracile corpus narrativo di questo western eretico jodorowskiano. Interessante l'idea di destrutturare l'epica dei duelli all'ultimo sangue della tradizione americana, ma c'è davvero poco altro. Fortunatamente il regista si rifarà con La montagna sacra, quando finalmente raggiungerà l'equilibrio fra il suo amore per l'occulto e il gusto per la narrazione, per eccentrica che sia, ma pur sempre di grande intrattenimento. Voto: 5
Malgrado un buon inizio, che lascia presagire un tormentato triangolo amoroso che perdura nel corso degli anni, il film di Jia Zhangke si perde. Personaggi e linee narrative apparentemente fondamentali scompaiono di punto in bianco, lasciando lo spettatore smarrito. La parte ambientata nel futuro sembra proprio appiccicata con la saliva. Voto: 5
Con Yves Montand, Irene Papas, Jean-Louis Trintignant, Jacques Perrin
Pamphlet assimilabile, nelle finalità, al quasi contemporaneo Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, ma molto meno incisivo e molto meno vibrante. Forse all'epoca poteva sembrare rivoluzionario, oggi è un poliziesco iperpoliticizzato di una barbosità insostenibile. Voto: 5
Poca infamia e poca lode per questa fiacca favola a metà fra dramma e sport. Un peccato, perché le premesse per una buona storia c'erano tutte: le illusioni di un giovane, il fallimento, la resurrezione, ma rimangono tutte potenzialità inespresse. Il miracolo di un trentacinquenne che dal nulla diventa una stella di prima grandezza del baseball non è comunque nulla in confronto ai prodigi del make-up che fanno apparire il quasi cinquantenne Redford come un teenager. Voto: 5
Con Joan Crawford, Henry Fonda, Dana Andrews, Ruth Warrick, Martha Stewart, Peggy Ann Garner
Sciapo triangolo amoroso in cui a portare i pantaloni - si fa a meno di dirlo - è la Crawford, l'unica che provi a risollevare le quotazioni di questo film girato con la mano sinistra da Preminger. Andrews è scolastico, Fonda inespressivo e svogliato, la trama ridicola nel voler tessere un melodramma sopra il niente (un processo con tanto di pubblica gogna per una scappatella? esagerato persino per gli USA ultrapuritani sotto il codice Hays). Voto: 5
Non mi spiegherò mai come film tanto brutti possano essere tanto premiati al giorno d'oggi, né perché mai si debba nascondere la tragedia dietro una coltre di linguaggio volgare e di situazioni grevi, svilendo una tradizione di portentosi drammi come quella a stelle e strisce. E' poi prodigioso constatare la produzione ininterrotta, da parte del cinema d'oggi, di ragazzetti impertinenti e da prendere a schiaffi da mane a sera. Voto: 3
Commedia surreal-demenziale del guru Emir Kusturica, sconcia all'inverosimile, sporca come i suoi protagonisti che certo non eccellono per igiene e buon gusto nel vestire. Il gioco è divertente fino ad un determinato punto, ma guai ad insistere sempre sullo stesso tasto senza mai proporre una variazione. Il film si mantiene uguale per tutte e due le ore, e non sorprende mai. Voto: 5
Con Winona Ryder, Christian Slater, Shannen Doherty, Lisanne Falk, Kim Walker
Ultraviolenza adolescenziale annacquata con prurigini da strapazzo. Non c'è un personaggio del film che non sia irritante, il vero problema è che sono troppo pochi ad andarsene. Voto: 5
Non è sufficiente girare un film in bianco e nero per fare un capolavoro. Frances Ha assorbe tutto il peggio del cinema di Cassavetes, di Jarmusch e della galassia indipendente in generale. L'attrice protagonista, Greta Gerwig, qualche anno dopo girerà un film simile (Lady Bird) leggermente migliore. Voto: 3
Con Lee Kang-sheng, Lee Yi-Cheng, Lee Yi-Chieh, Chen Shiang-chyi, Lu Yi-Ching, Chen Chao-rong
La buona notizia è che il regista ha annunciato che questo sarà il suo ultimo film. La cattiva notizia è che non l'ha annunciato al film precedente. Voto: 4
Con Vanessa Redgrave, Ian Holm, Judi Dench, Tim McInnerny, Stuart Wilson
Indagine fosca, nelle nebbie del passato, negli abissi del presente. Peccato che non si capisca mai bene che cosa i protagonisti effettivamente stiano cercando, e men che meno quali siano gli esiti finali della loro ricerca. Impalpabile. Voto: 5
Con James Stewart, Shelley Winters, Dan Duryea, Stephen McNally
Storia di un micidiale fucile che passa di mano in mano, di furto in furto. Il risultato è un western molto frammentario. Queste continue disfide per accapparrarsi il fucile, fra personaggi volta per volta diversi, fanno perdere di vista quello che dovrebbe il nucleo centrale della pellicola, ovvero la faida familiare fra due fratelli. E quando si arriva alla resa dei conti, gli sbadigli hanno già preso il sopravvento. Voto: 5
Con Gabe Nevins, Jake Miller, Daniel Liu, Taylor Momsen, Winfield Jackson
Solito dramma giovanile contemporaneo, stracolmo di situazioni grevi e parole triviali. E in assenza di questi, infinite pause nelle quali si trascorre il tempo a guardare l'orologio. Peccato, perchéquesto stesso regista aveva girato l'ottimo Elephant muovendo da premesse simili. Voto: 3
Con Lane Carroll, Harold Wayne Jones, Lloyd Hollar, Lynn Lowry, Will MacMillan
Horror di gran rigore stilistico, quasi un esercizio di Romero sul genere, che però non emoziona e non spaventa quasi per niente, perdendosi in un girotondo di tecnicismi scientifici e militari. Voto: 5
Thriller che non scorre mai, tra colpi di scena che non sorprendono nessuno e momenti in cui la tensione non si taglia col proverbiale coltello, ma col grissino della pubblicità. Stecca del maestro De Palma. Voto: 5
Con F. J. McCormick, James Mason, Robert Newton, Kathleen Ryan, Cyril Cusack, F.G. Fay
Fuga verso la morte, fuga votata a sconfitta sicura, fuga senza salvezza. La locandina parla del "più eccitante film mai girato", ma in realtà ci troviamo davanti a una lunghissima marcia funebre. Scordatevi l'azione dei film sulle evasioni, la tensione degli inseguimenti, non avrete nulla di tutto questo: avrete solo un uomo che verrà accompagnato alla fossa da tanti pietosi beccamorti, ciascuno dei quali darà la sua palata di terra. Dicono che James Mason sia qui alla più grande prova d'attore della carriera: ma il suo immutabile sguardo vitreo è quello di un vinto che non crede a nulla di quello che sta facendo. E se non ci crede lui, non vedo perché dovremmo crederci noi. Forse dovremmo compassionarlo, ma troppa compassione fa venire voglia di cambiare canale. Voto: 5
Sconclusionata, insopportabile e frammentaria storia d'amore fra un musicista e una cantante al tempo della guerra fredda in Polonia. Se non altro, si tratta di un'opera istruttiva rispetto ad un'abitudine ormai radicata nel cinema contemporaneo - perlomeno quello festivaliero: il trattamento anti-classicista delle relazioni amorose. Amplessini d'autore, battute grevi spacciate per verità universali, freddezza glaciale delle forme e degli sguardi. E in Cold War c'è anche quel bianco e nero farlocco che beffardamente pretenderebbe di rinverdire una tradizione classica che, al contrario, viene in toto rinnegata. Sarà pure un retaggio ottocentesco, ma a molte di queste pizze altisonanti manca il romanticismo. Un carattere che non era rintracciabile solo nei grandissimi del cinema americano sentimentale e/o melodrammatico (Capra, Cukor, Sirk), dei demoni da esorcizzare, evidentemente: i film di Godard, per prendere un cineasta di rottura, erano pieni di romanticismo, sia pur riletto sotto una veste anarchica e ribelle. Era semmai un gioco volto all'aggiungere, non certo al sottrarre. Pawlikowski leviga, per converso, la sua opera da tutte le scabrezze del sentimento consegnando allo spettatore un film perfettamente rotondo, perfettamente vuoto. Il finale è illuminante. I due amanti assumono una manciata di pillole presumibilmente letali, ma a quel punto il film finisce, senza che la morte venga mostrata, quasi che il regista si faccia scrupolo di introdurre un elemento d'emozione. L'istante supremo e parossistico del dramma, la morte congiunta, che sarebbe stato il momento più vitale dell'intera pellicola, viene infaustamente troncato. Autori moderni. Voto: 4
Raccogliticcio seguito dell'ottimo Jurassic Park. Totalmente assente lo stupore - che poi diventa terrore - del primo film. Il protagonista, che avevamo conosciuto per i suoi arguti motteggi, lo ritroviamo piagnucoloso e pavido. E attendiamo ancora il momento in cui rinchiuderanno Richard Attenborough in un manicomio criminale: i suoi sogni da eterno fanciullo hanno disseminato più cadaveri di una pestilenza. Voto: 5
Ho perso il conto dei film dell'orrore che hanno come protagonisti dei cretini che meritano esattamente la fine che fanno. Guaisce, la poverina, sotto i dardi del nebuloso demone, implorando senza posa il suo avventato fidanzato: "Fai qualcosa, per favore". Già, fai qualcosa: fai terminare il film, per esempio. Di Blair Witch Project ce n'è uno soltanto. Voto: 4
Perché ti sei ammazzato così, di punto in bianco, mio adorato marito? Si strugge la giovane colombella rimasta vedova e con figlioletto a carico. Rimane infine insoluto il mistero del suicidio del poveraccio, ma noi un sospetto ce lo abbiamo: lo avevano invitato a una proiezione del film. Voto: 3
Con Max von Sydow, Pelle Hvenegaard, Björn Granath
Il titolo sembra prefigurare fior di avventure in giro per il mondo, ed invece ci tocca una misera ed interminabile storiella rurale. Il protagonista è un ragazzetto insulso e pure con il padre ebete, un irriconoscibile Max von Sydow: Pelle dovrebbe conquistare il mondo, ma forse ha sbagliato film. Voto: 5
Trovare un film più scemo di questo è ai limiti dell'impossibile. Scemi i cinque protagonisti, con il consueto gran repertorio linguistico da scaricatori di porto; ancora più scemi i megascienziati, che per motivi astrusi ed inintelligibili dovrebbero sacrificare le vite dei cinque servendosi delle più svariate creature mostruose, ma falliscono nell'intento, dando probabilmente inizio nientemeno che alla distruzione del nostro mondo. Un autentico spasso i commenti di chi vede in questo film una metafora chiarissima della costruzione dei film dell'orrore: ancora una volta resta dimostrato che cogliere quello che si vede coi propri occhi - ovvero, le boiate - è una delle missioni più ardue del nostro tempo. Voto: 3
Raccapricciante seguito del divertentissimo I visitatori. Le scenette comiche d'improvviso si fanno tutte stantie, sembra che siano lì ad ammuffire davvero dall'undicesimo secolo. Il film va veloce come un treno, e così i viaggi nel tempo diventano normale routine. Capita che un personaggio si ritrovi nel giro di poche ore dal giocare una partita a golf a essere prigioniero in una lugubre segreta e ritorno al presente, giusto in tempo per fare un'otturazione a una cliente. Voto: 4
Due studenti universitari amici per la pelle planano sulla medesima preda. L'uno si innamora di un amore platonico, l'altro di un amore decisamente più fisico. Susan preferisce la tranquillità piccolo borghese del primo e lo sposa. Il film segue le disillusioni progressive sull'amore nel corso degli anni da parte dei due amiconi: il sottaniere matura e perde lo spunto dei bei tempi andati, il romantico si trasforma invece in un gaudente annoiato, nella più classica fra le inversioni dei ruoli. E di Susan, l'oggetto della passione che vellicava le più sozze fantasie ai due compari, che ne è di Susan? Se ne perde clamorosamente ogni traccia. Conoscenza carnale è un film sconnesso, lento, pesante, verboso ai limiti dell'incontinenza. Le esplicite allusioni sessuali scandalizzano infinitamente meno dell'incoerenza strutturale che pervade ogni poro dell'opera. Voto: 2
Con Lee Ji-eun, Lee Hae-eun, Ahn Jae-mo, Jeong Hyeong-gi, Son Min-seok
Una prostituta in fuga dal suo avido protettore giunge in città, per prestare i suoi servigi in un piccolo hotel. Storia dell'evoluzione del suo rapporto con la famiglia proprietaria dell'hotel, dall'ostilità, al disprezzo, al desiderio, all'amicizia. La noia, invece, viene lasciata tutta allo spettatore. Voto: 5
Un gruppo di giovani, come al solito non esattamente dei boy-scout, va a fare una vacanza, un po' per studiare un po' per cercare esperienze alternative, in Svezia, in una bizzarra comunità a metà fra l'hippie e il bigotto. Un giorno viene annunciato che ci sarà un'eccitante cerimonia. Che bello, vediamo di cosa si tratta. Ma quei due vecchi, non avranno mica intenzione di sfracellarsi giù da quella rupe? Oh no, che iella, mi hanno rovinato la digestione. Però forse ci scriverò la mia tesi di laurea. Naturalmente non ci penso nemmeno a filarmela via a gambe levate al primo posto di polizia che incontro. Del resto, è tutta brava gente, figuriamoci se può accadermi qualcosa. Raccapricciante dramma dell'idiozia della gioventù odierna, che se non scadesse più volte nel ridicolo, potrebbe fungere finanche da illuminante documento antropologico. Voto: 4
Con Federico Luppi, Ron Perlman, Claudio Brook, Margarita Isabel
Un ciondolo maledetto che dovrebbe donare la vita eterna a chiunque lo possieda, porta invece la morte a chiunque provi a ghermirlo. Trama piuttosto banalotta, resa scenica ancora più semplificata e noiosa. Il brutto e antipatico guitto Ron Perlman gigioneggia che è un piacere. Voto: 4
Con Leszek Teleszynski, Malgorzata Braunek, Jerzy Golinski, Jan Nowicki
Sagra di visioni apocalittiche in un villaggio polacco durante la seconda guerra mondiale. Se il primo comandamento di un film è la chiarezza, a maggior ragione lo è per un'opera sulla memoria di quei tempi oscuri. Ma un film così contorto e incomprensibile dall'inizio alla fine è del tutto innocuo, se non inutile. Voto: 3
Con Minosuke Bandô, Kinuyo Tanaka, Kôtarô Bandô, Hiroko Kawasaki
In streaming su Plex
Ruotano tante donne, quasi un harem, attorno al disegnatore Utamaro. Tenerle tutte a mente, nel corso delle loro molteplici e per nulla appassionanti avventure, è impresa ardua, quasi come tenere gli occhi aperti. Opera terribilmente sotto ritmo, ampiamente oltre la soglia ammissibile di digeribilità, per una platea di poveri diavoli con meno di tre lauree. Voto: 4
Tormentata, discontinua ed interminabile storia d'amore fra una entraineuse non più giovanissima e un gaudente sbarbatello. La donna, stanca dei continui tira e molla, alla fine prende una pistola e spara al suo ex amante, dando un taglio alla storia e al film. Per quest'ultimo innegabile merito, le andava consegnata una medaglia d'oro al valor civile, altro che mandarla sul patibolo. Voto: 5
Non è ben chiaro che cosa il film voglia effettivamente essere, se un acquerello della figura di Winston Churchill o un racconto accurato di quel tumultuoso maggio britannico 1940. E così il film si trascina, scolasticamente e stancamente, fino alla fine, senza risolvere questo dilemma. Churchill appare come una macchietta: un ometto avvinazzato ed isterico con mille paranoie. E non fa una miglior figura lo zoo fracassone che lo circonda, dal re all'ultimo degli spazzacamini di Sua Maestà. Se la Gran Bretagna ha vinto la guerra, le ragioni sicuramente NON sono esposte in questo film. Voto: 5
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