Nel magico periodo d'oro del cinema italiano -quello che ha attraversato, lasciando una indelebile traccia, gli Anni '70 e '80- grandi professionisti della regia sono stati coinvolti da abili produttori in progetti che hanno saputo cavalcare un particolare filone: quello dell'instant movie. Un film di successo, magari inaspettato, poteva ben rappresentare una solida base di partenza. Con pochi capitali, il richiamo certo del pubblico, attratto da un titolo famoso, costituiva una garanzia di investimento. Le capacità tecniche dei nostri registi talvolta hanno fatto miracoli: Zombi 2 di Fulci, ad esempio, così come L'ultimo squalo di Castellari hanno mosso i detentori i diritti dei film originali, finendo per chiudere la causa in un'aula di tribunale. Tutto ciò per il semplice fatto che il cinema bis spesso ha saputo superare nell'esito il modello di partenza. Non c'è stato un genere che sia sfuggito alla logica del "rifacimento" ufficioso. Erotico, giallo, thriller, horror. La discriminante tra un film e il suo "bis" era data unicamente dal risultato al box office. Ci sarebbe poi da distinguere tra istant movie generati dal successo di film stranieri e altri, invece, in debito con registi italiani che, loro malgrado, sono stati causa non solo di film fotocopia ma di veri e propri filoni. A Tinto Brass e il suo Salon Kitty ad esempio, può essere attribuita (in parte) l'origine del nazi-porno o eros-svastika; da Pasolini e la sua "trilogia della vita", invece, deriva il decamerotico. Tema interessante quello delle serie italiane, da tenere buone per una prossima playlist. Proponiamo di seguito una selezione dei casi più significativi del cinema bis, con film ispirati a titoli internazionali che hanno -nel bene e nel male- reso famoso il cinema italiano in tutto il mondo.
Nota: i testi a commento dei singoli titoli, sono stati pubblicati in precedenza su Il davinotti.
Con Tisa Farrow, Ian McCulloch, Richard Johnson, Olga Karlatos
Causa di un contenzioso (vinto da Fulci) con Argento per colpa di un titolo "apocrifo", il film sceneggiato da Sacchetti (che per questioni fiscali fece firmare alla moglie Elisa Briganti) riconduce il tema "zombi" alla terra d'origine. Inizialmente la regia venne proposta a Castellari, che declinò perché non attratto dal genere: il risultato ottenuto da Lucio Fulci, Dardano Sacchetti e Fabio Frizzi (sua la soundtrack) è ancor'oggi sorprendente. Il finale, ironia della sorte, fa assumere al film le caratteriche di... prequel di Zombi.
L'Universal Pictures ebbe il suo bel daffare, tanto da causare una serie di grane legali al bravissimo Castellari: questo film, sceneggiato - a dire di Sacchetti, inizialmente coinvolto nello script - da Mannino e prodotto da Tucci per conto di Amati, ripropone tal quale la vicenda del celebre film di Spielberg, rinforzandola con effetti gore di altissima qualità (a dispetto del budget) e con una splendida colonna sonora. Il successo di pubblico non si fa attendere, garantito dall'ottima regia e dalle convincenti interpretazioni. Vivace.
Con Jessica Moore, Joshua McDonald, Mary Sellers, Tom Mojack
Massaccesi chiama a raccolta un nutrito parco d'attori che avrebbe - involontariamente - rappresentato il momento di totale decadenza del cinema italiano. A velocità da record, ricalca la storia del più celebre (coevo) film di Adrian Lyne avendo l'accortezza d'invertire i ruoli: Sarah Aspronn (Jessica Moore) stuzzica e tormenta il suo uomo facendogli scherzetti e inattesi (quasi sadici) dispetti. Il regista calca la mano sulle scene di nudo e l'interessante cast aiuta a seguire, senza sosta, la (risaputa) avventura erotica.
C'è poco da dire: Castellari cava sangue dalle rape. E lo fa con un tale mestiere da infondere al girato credibilità e similitudine -sul piano stilistico e visivo- ai modelli americani di riferimento (1997 Fuga da New York e I guerrieri della notte). Il buon risultato, ottenuto da questo adrenalinico film, è da attribuire alla bella sceneggiatura (di Sacchetti, si presume, dato che firma Elisa Briganti), all'indovinato cast (Vic Morrow su tutti) e alla destrezza di cui Castellari, in veste di regista, è capace (L'ultimo squalo, girato l'anno precedente, ne è valido esempio).
Con Laura Gemser, David Brandon, Charles Borromel, Luciano Bartoli, Fabiola Toledo
Film molto spinto, al limite del visibile, dove l'erotismo cede il posto al disgusto nella scena dell'impalamento realizzato durante un'incontenibile orgia o in quella del forzato accoppiamento con cavallo. David Brandon nei panni del "deviatissimo" Caligola è bravissimo, la regia di Joe D'Amato è garanzia di riuscita ed il cast è composto da nomi di certo interesse come ad esempio l'allora sconosciuto Michele Soavi, cui tocca la parte di vittima sacrificale. Il registro erotico risente della spinta violenta, che ben si coniuga con il tema trattato. Ovviamente il riferimento è al Caligola "americano" diretto (e poi disconosciuto) da Tinto Brass.
Difficile valutare nel suo complesso questo spin-off (al contempo pseudo-sequel), imbastito a tempo di record, senza tenere conto del contesto produttivo in cui è nato. Al cospetto di un budget così risicato, il film offre un buon intrattenimento, garantito dalla presenza del giovane Soavi; si distacca nettamente dal tema originale, è molto più feroce e splatter, il titolo non necessariamente ne indica il contenuto. Regna un atmosfera claustrofobica, data dall'ambientazione, poi rivista in The descent.
Con Christopher Ahrens, Haven Tyler, Geretta Geretta, Fausto Lombardi, Mark Steinborn
La capacità di emulazione dei registi italiani nascosti dietro nome anglicizzato, è ormai cosa passata, nell'anno del parto -inatteso ed inosservato (esce l'anno dopo il Terminator2 diretto da James Cameron e la distribuzione italiana sovrappone, al film di Mattei, lo stesso titolo) - di questo curioso film d'azione, sceneggiato da Fragasso e ben diretto. Al di là del plagio, in realtà circoscritto al titolo (chè il film segue un percorso a suo modo originale) il problema resta un budget risicato, incidente - male - sulle buone intenzioni.
Con Coralina Cataldi-Tassoni, Diego Ribon, Luciano Crovato, Elena Cantarone, Stefano Molinari
Come ci sia entrata Coralina Cataldi Tassoni, all'epoca compagna di Dario Argento (anche nell'avventura televisiva "Giallo"), all'interno di questa evidente parodia di una parodia (La casa girato con mezzi ancora più di fortuna!) è un mistero. Perché, a parte alcuni effetti gore anche riusciti (la strega con la mano artigliata che esce dalla vulva), il livello di interesse che genera il film è pari allo zero. Le riprese "mosse" nei boschi creano solo mal di testa, e a fare paura è quell'1 nel titolo!
Con Carla Gravina, Mel Ferrer, Arthur Kennedy, Umberto Orsini, George Coulouris, Alida Valli
Sarà il fascino "decadente", sarà la malinconia che si coglie negli occhi di una bravissima Carla Gravina (qua nei panni della paralitica, morbosamente legata al padre e, demoniacamente, posseduta), sarà un motivo musicale particolarmente efficace (opera congiunta di Ennio Morricone e Bruno Nicolai), fatto sta che questo esorcistico italiano ha, giustamente, raggiunto la statura di classico. Un ottimo cast, discreti effetti speciali e la buona regia lo rendono secondo, nel sottogenere, solo a Chi sei?
Con Richard Conte, Françoise Prevost, Elena Svevo, Patrizia Gori, Jean-Claude Vernay
In seguito al successo economico del film L'esorcista, per alcuni anni le sale dei cinema furono riempite da imitazioni più o meno riuscite. In gergo cinematografico, le riproduzioni a tempo di record (atte a cavalcare il successo di un titolo) vengono definite spin-off: questo è italiano e, tra i tanti cloni, figura come il peggiore (pur se godibilissimo sul piano esclusivamente visivo), accostabile solo al paritetico spagnolo L'eretica. Le scene saffico/erotiche sono molto spinte, e Sonia Viviani è sempre un bel vedere.
Innestare l'erotismo sul tema della repressione sessuale vissuta dalle recluse (questo passa dal messaggio del film) di un Convento era cosa quantomeno blasfema; non che non fossero già esistiti modelli (il riferimento di Massaccesi, lampante anche dal titolo, è Interno di un convento di Borowczyk) ma qui il regista preme molto sul versante erotico (la fellatio nel bosco, dietro stupro, di Marina Hedman) inserendo elementi - inattesi - horror sul finale. Paola Senatore è di un bello che turba, Donald O'Brien è un esorcista pasticcione. Monastico.
Regia di Chang Lee Sun (Joe D'Amato/Aristide Massaccesi)
Con Gloria Chen, Georgia Emerald, Leo Gamboa, Marc Gosálvez
Considerato l'ottimo successo ottenuto dal celebre Sex and Zen, Massaccesi -celato dietro pseudonimi orientaleggianti (Robert Yip o Chan Lee Sun)- mette mano alla serie di erotici-apocrifi con ambientazione orientale. Mèmore del periodo "decamerotico", il regista applica la formula del tragicomico e realizza a ruota (e riuscendo a confondere critici togati sulla reale identità in regia) un minifilone avviato da I racconti della camera rossa. Questo Kamasutra cinese rappresenta il secondo tassello della serie ed è basato sulle esperienze di sottomissione vissute/godute da una donna occidentale.
Con Tricia O'Neil, Ted Richert, Steve Marachuck, Ricky Paull Goldin
In streaming su Amazon Prime Video
Piranha Paura è attribuito a James Cameron ma, stando alle dichiarazioni del produttore, il celebre regista non ha portato a compimento il film. Parola di Ovidio Assonitis, nome poco conosciuto ma responsabile di alcuni gioielli del cinema horror italiano (Stridulum, Madhouse e, in particolare, Chi Sei?). Agli effetti speciali troviamo invece il talentuoso Giannetto De Rossi. I mortali pesci d’acqua dolce hanno subito un incrocio (genetico) con un volatile: ne consegue (dal secondo tempo) una girandola di spfx splatter.
Leggenda vuole che il soggetto di questo "gioiello" del brivido italiano nasca da una reale esperienza (sei mesi vissuti in Congo) del regista: esperienza maturata perché inizialmente Barilli fu scritturato per la sceneggiatura de Il paese del sesso selvaggio (poi diretto da Umberto Lenzi). Su commissione l'autore modificò l'idea iniziale basata su un soggetto "impegnato" a favore di un "dramma" ispirato a Rosemary's Baby. Da segnalare la presenza del bravo caratterista Mario Scaccia. Ottimo.
Firmato, in regia, da Drago Floyd, in realtà nickname del nostrano Claudio Fragasso, qui alle prese con una produzione (zero budget) Filmirage di Aristide Massaccesi. L'obiettivo è decisamente truffaldino, visto che il prodotto ha ben poco da spartire con il Troll diretto da John Carl Buechler solo un paio d'anni prima.
Con Peter Hooten, Tara Buckman, Richard Foster, Mel Davis, Lee Lively, Tova Sardot, Gaby Ford
Qui schedato con il titolo internazionale ma di fatto concepito (e distribuito nelle sale italiane) come Non aprite quella porta 3, pur non avendo nulla da spartire con i due precedenti capitoli diretti da Tobe Hooper. Apocrifo italiano, diretto con mestiere da Claudio Fragasso, che si sviluppa come un thriller e che si ispira a diverse icone del genere (l'omicida, ad esempio, indossa la maschera di Freddy Krueger). Pur essendo infarcito di punti deboli (con un pugno il killer trapassa il corpo di una vittima) è costruito in maniera molto serrata sul piano psicologico, grazie alla buona performance di Tara Buckman. Straniante, curioso ibrido, nato dal talento "emulativo" di Fragasso ma che imbocca poi la tensione cerebrale, alla When a stranger Calls.
Con Franco Nero, Deborah Barrymore, Mary Stavin, William Berger
Conosciuto anche come Alien Terminator, meglio tradisce con questo titolo le sue fonti d'ispirazione. Nello Rossati, più celebre per datati (ma interessanti) erotici venati di "nero", firma la regia e si avvale per lo script di Gianviti, abituale collaboratore di Fulci. Il tutto viene condito da estreme sequenze di violenza, ottimamente riuscite nonostante il basso budget. Grazie anche alla presenza del sempre professionale Franco Nero, il film fa la sua bella figura e si lascia seguire tutto d'un fiato. Cibernetico.
Con Daniel Greene, Janet Agren, Claudio Cassinelli, George Eastman
Ennesimo esempio di low budget italiano ispirato (come prassi d'epoca) a titoli più celebri (qua il Terminator di James Cameron). Sergio Martino ha buon senso del ritmo, come tema impone, e riesce a sopperire alle difficoltà di budget insistendo sull'azione e sulla presenza di attori carismatici. Purtroppo il film resta famoso per la tragedia (un incidente d'elicottero) costata la vita al bravo attore Claudio Cassinelli.
Con Barbara Bach, Claudio Cassinelli, Richard Johnson, Joseph Cotten
L'isola originale era, ovviamente, quella del dottor Moreau. Quella degli "uomini pesce", invece, è inserita in un tassello di una trilogia di pellicole esotico-avventurose, dirette dal versatile regista (gli altri due sono La montagna del Dio cannibale ed Il fiume del grande caimano) e prodotte dalla Dania, con sceneggiatura affidata a Sergio Donati ed ai fratelli Martino (Luciano e Sergio). L'assunto ridicolo degli uomini-pesce potrebbe trarre in inganno facendo pensare ad una sorta di fiabesco mal riuscito. Invece il buon cast, che brilla per la bellezza della splendida Barbara Bach, sostiene con professionalità un insolito film venato da sequenze gore, decisamente insolite per il genere.
Con Edwige Fenech, George Hilton, Ivan Rassimov, Marina Malfatti, Nieves Navarro
In derivazione da Rosemary's baby, Tutti i colori del buio è sorretto da un gusto per la messa in scena di alta qualità, e può vantare un notevole gruppo d'interpreti. E' la sceneggiatura che cerca di mettere in campo (a volte maldestramente) un soggetto più horror che thriller, deviando spesso (ora su un genere, ora sull'altro) le coordinate dell'opera. Oltre alla sempre brava Edwige Fenech, va qua segnalata la presenza del Peter Lorre italiano (Luciano Pigozzi). Ben confezionato
Con Didi Perego, John Merivale, Daniela Rocca, Giacomo Rossi Stuart
La versione italiana di Blob, film realizzato non a caso l'anno precedente. Riccardo Freda (aiutato da Mario Bava) dirige una delle prime pellicole horror italiane, volute (in parte) dalla casa di produzione Galatea. La storia si sviluppa coerentemente e senza particolari picchi d'originalità, ma il reparto effetti speciali (trippa dalla buona resa scenica, grazie anche all'uso del bianco e nero) dona un fascino particolare all'operazione, sostenuta dalle convincenti interpretazioni (con menzione di merito per Rossi Stuart) e dal buon doppiaggio.
Se ci accontenta di un "clone" di Zombi (dal quale saccheggia pure la soundtrack dei Goblin) ancora più cinico dell'originale (ma privato dei suoi "valori" etici e morali), allora Virus fa la sua bella figura. C'è il nudo (integrale) di Margit Evelyn Newton, ci sono sequenze (che nulla c'entrano con il plot) estrapolate da un documentario sulla Nuova Guinea, un topo infetto e premonitore (in seguito il regista dirigerà Rats - Notte di terrore) e tanta violenza parossistica. Probabilmente il "capolavoro" di Bruno Mattei.
Con Kirk Douglas, Simon Ward, Anthony Quayle, Agostina Belli, Alexander Knox
Emulazione ibrida (via di mezzo tra The omen e Rosemary's baby) il film di Alberto De Martino si distingue per sequenze splatter piuttosto realistiche (come la decapitazione di un malcapitato ai margini di un elicottero). Ottime le interpretazioni (Kirk Douglas su tutti), buona la regia e riuscita la sceneggiatura che, seppur ispirata al più celebre Il presagio, ne prende dignitosamente le distanze inserendo lo sviluppo della storia nei dintorni di una “centrale nucleare”. Per fare un paragone: Holocaust 2000 sta a Il presagio, come Chi sei? sta a L'esorcista.
Con Sirpa Lane, Vassili Karis, Claudio Undari, Venantino Venantini
Cinema bis girato in massima economia, e poi ridistribuito in una seconda edizione con inserti hard-core. Evidentemente debitore del più riuscito film di Borowczyk ma con la stessa sensuale attrice (Sirpa Lane) vittima, anche nello spazio siderale, di una bestia "abnormemente dotata" a livello genitale. Fantaporno sulla scia delle serie a fumetti tipo Storie Blu, che in quegli anni riempivano le edicole.
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