Dovrebbe essere la settimana - anzi il fine settimana - della riscossa per le sale italiane, sempre più sprofondate nella crisi di incassi. Il marchio di questa agognata risalita porta il nome dell'elefantino Dumbo, celebre titolo Disney del passato ora riportato nelle sale dal remake diretto da Tim Burton, che sarà presente su quasi 700 schermi.
C'è però molta speranza anche per il film con Bisio, Bentornato Presidente! lo dimostra il numero di sale che gli sono dedicate, anche qui molto alto: quasi 500.
Si scende precipitosamente poi a 200 sale per l'opera fantascientifica e distopica di Rupert Wyatt Captive State, alla pari con l'horror The Prodigy, e poco sopra al biopic Una giusta causa, a poche decine di sale di distanza.
Il viaggio nell'arte raccontata attraverso l'opera e la vita dei suoi protagonisti passa questa volta attraverso Paul Gaugin, l'iirrequieto pittore post-impressionista affascinato dall'esotismo che abbandonò Parigi e la patria per recarsi prima a Panama e in Martinica per poi fuggire infine a Tahiti e in Polinesia, dove morì, non prima di aver realizzato famosissime opere rese feconde dall'incontro con una civiltà naturale e arcaica. Nei cinema del circuito Nexus digital sino al 27 marzo.
La storia di una donna combattuta tra modernità e passato ancestrale e che si staglia sullo sfondo di una minoranza antica, quella degli arbëreshë, antichi albanesi che da secoli popolano alcuni paesi del sud, al confine tra Campania, Basilicata e Calabria. Regia di Francesca Oliveri che è al suo esordio e che ha origini simili a quella della protagonista del suo film.
Sono passati 78 anni dal primo e originale Dumbo e ne sono passati 40 da quando il diciottenne Tim Burton vinse una borsa di studio della Disney, diventando tre anni dopo animatore della Real Casa. L'opera di allora fu il maggior incasso degli ani 40, il remake di oggi, diretta dal giovane animatore che ormai di esperienza ne ha fatta, è un live action che riprende la trama dell'originale arricchendola con una vicenda familiare e che si fa forte anche di un cast tra cui spiccano i nomi di Colin Farrell, Micheal Keaton, Danny DeVito, Eva Green e Alan Arkin.
Con Claudio Bisio, Sarah Felberbaum, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Guglielmo Poggi
Nel 2013, ai tempi del primo Benvenuto, Presidente!, Peppino Garibaldi (alias Claudio Bisio) diventava Presidente per caso. Questa volta invece lo fa per scelta, ma è una scelta strumentale solo a recuperare la sua amata Janis (Smutniak). Intorno a lui personaggi molto riconoscibili della commedia politica attuale.
È diretto dal giovane direttore Ali Abbasi questo insolito film svedese che inizia come un thriller e prende una svolta fantascientifica. Non c'è da stupirsene: è tratto da un racconto di John Ajvide Libdqvist, lo scrittore svedese il cui romanzo Lasciami entrare ha già conosciuto un adattamento per il grande schermo (anzi due visto che il film originale di Tomas Alfredson è poi stato oggetto di un rapido remake per il mercato USA). Come in quel caso anche qui compare un elemento sovrannaturale, inquadrato però nella cornice di quello che la critica ha provato ad etichettare come il nuovo realismo svedese.
Mancano pochi anni ln "presente" di questa distopia fantascientifica diretta da Rupert Wyatt, già al timone di L'alba del pianeta delle scimmie. Eppure lo scenario di questo futuro imminente è ben lontano dal nostro, visto che Chicago è stata invasa dagli alieni che tuttavia vivono nascosti, mentre la popolazione, sottomessa, si divide tra collaborazionisti e resistenti al potere esercitato dagli occupanti in una città devastata e irriconoscibile. È in questo contesto che si colloca la storia di due fratelli, uno dei quali cospira contro il nuovo ordine, e di un ex-agente che invece collabora con gli alieni e dà loro la caccia, non senza inquietudini. Nel cast spicca la presenza di John Goodman, protagonista, affiancato dai più giovani Ashton Sanders e Jonathan Majors.
Da Nicholas McCarthy, un regista specialista nel genere, un horror sovrannaturale che ha al suo centro la vicenda di un bambino demoniaco, rinnovando un topos molto celebrato e frequentato.
La terza regia di David Oelhoffen, regista francese che firmato tra l'altro Loin des homes, visto a venezia nel 2014, è questo duro film che vede nei ruoli principali Matthias Schoenarts e Reda Kateb, impegnati a dar vita a due uomini cresciuti come fratelli nelle banlieue e poi separati dalle loro scelte, che hanno portato uno a fare il poliziotto e l'altro a diventare un deliquente.
La storia vera degli esordi di colei che i media americani chiamano "Notorius RBG". Ruth Bader Ginsburg, che a 86 anni ancora siede alla Corte Suprema ed è una delle più grandi progressiste statunitensi e che affrontò, giovanissima avvocata, un difficile caso di discriminazione di genere. La interpreta Felicity Jones, diretta da Mimi Leder.
Era alla Festa del Cinema di Roma - nella sezione Alice nelle città - il film d'esordio di Manfredi Lucibello: un thriller che si svolge in una sola notte, basato sull'incontro casuale tra due donne diverse per stili di vita ed età. Pochissimi gli attori in scena: Barbara Bobulova, Benedetta Porcaroli, Alessio Boni, Carolina Rey.
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