Il cinema horror italiano, considerato un po' ovunque avviato da Riccardo Freda (ma con enorme contributo di Mario Bava) quando realizza I vampiri (1957), contempla i suoi migliori esemplari nel filone "gotico" degli Anni '60. Nell'arco di un decennio, con sporadiche produzioni (e cast opportunamente anglicizzato per ingraziarsi i mercati esteri), Bava, Margheriti, Pupillo, e occasionali -per il genere- autori tipo Camillo Mastrocinque e Mario Caiano, realizzano i migliori esemplari. Mentre nel decennio successivo, con tematiche in evoluzione e deciso affondo nello splatter, la qualità (eccezion fatta per Fulci, Argento, Soavi, Deodato, Lenzi, Massaccesi e Lamberto Bava) spesso cede il posto alla quantità. Negli Anni '80, a causa dell'interferenza televisiva, in genere i film horror italiani raggiungono il punto più basso: budget inesistenti, lavori realizzati in fretta e furia su set scarni e riciclati, attori improvvisati e sceneggiature forzatamente limitate a causa della destinazione finale (la TV appunto). Poi -quasi- il nulla. Per un ventennio abbondante solo Argento e qualche intrepido (Puglielli, Zampaglione, i Manetti Bros o Stivaletti) hanno tenuto banco. Ma nel sottobosco degli indipendenti qualcosa si muove da tempo. I varii Bianchini, Albanesi, Fratter, Picchio, Zuccon coraggiosamente hanno tentato -con mezzi spesso di fortuna ma tante valide idee- di portare avanti il genere. Lo hanno fatto con costanza, devozione e determinazione. Muovendosi, lentamente, nel difficile panorama dell'amatoriale. È in fondo anche grazie a questi "pionieri" della new wave horror italiana che, negli ultimi anni, il catalogo titoli si sta espandendo, con prodotti -talvolta grezzi, talaltra raffinati- destinati comunque a raggiungere il mercato home video (occasionalmente persino le sale). Nella speranza che questo simboleggi un lento ma deciso riavvio del genere -che necessita comunque anche del fondamentale supporto di produttori convinti e anch'essi coraggiosi- elenchiamo qui alcuni titoli degli ultimi dieci anni che sono, in qualche maniera, riusciti a raggiungere il pubblico. Dando così la certezza che demoni, streghe, zombi e incubi, sotto l'ombra della bandiera tricolore, non potranno mai svanire. Ma solo riaffiorare.
Nota: i testi a commento dei singoli titoli, dove non inseriti in Film TV, sono stati pubblicati in precedenza su Il davinotti.
Titolo indipendente, ingiustamente poco e male distribuito in home video. Girato a Genova, tra suggestive location, da un esordiente che è stato fortemente ispirato dal cinema gotico italiano. Tra le cose più significativamente interessanti per come prosegue -a distanza di anni- un tipo di horror d'atmosfera caro a Bava, Margheriti e Freda.
Con Selene Feltrin, Alessia Semprebuono, Soraya Maggio, Marika Esposito, Marco Mazzola
Slasher nostrano, sintetico (meno di settanta minuti) e composto dai soli ingredienti "sex & violence". Debole, per via di un sceneggiatura appena abbozzata ma molto ben girato. Peccato per l'invadente uso del turpiloquio, messo qui in bocca a brave protagoniste che recitano comunque bene e -per la gioia degli occhi- più nude che vestite.
Tortura, dolore, sangue: l'espiazione degli umani peccati tramite la carne, ovvero della sofferenza come mezzo di avvicinamento al Divino. Suffering Bible può essere visto come la versione italiana di Martyrs, cioè a dire un tripudio di effetti speciali che vanno ben oltre l'immaginazione.
Una interessante opera prima che guarda al cinema gotico italiano del passato, reinterpretandolo in un'ottica fantascientifica e personale. Alle musiche è presente anche -il sempre eccezionale- Claudio Simonetti.
Con Mino Bonini, Stefania Bonini, Fabrizio Bordignon, Mario De Lillo, Corrado Solari
Un altro tentativo di esordio nel cinema horror da parte di un ispirato neo regista, costretto a realizzare un film senza sostanza economica. Considerato il costo (diecimila euro) 42-66 Le origini del Male rappresenta un piccolo saggio di bravura.
Con Andrean Monno, Alessandra Berton, Martina Angelucci, Nika Perrone, Liliana Fiorelli
Un collage di più film per un horror girato ai minimi termini: di regia, interpretazioni, riprese ed effetti speciali. Gli sceneggiatori hanno fatto i salti mortali per far quadrare il cerchio, all'interno del quale ci sta solo tanta improvvisazione.
Con Ruggero Deodato, Marcus J. Cotterell, Vincenzo Petrarolo, Federico Palmieri
Curioso horror italiano amatoriale (d'esordio) che parte come un backstage per poi finire nel più prevedibile sottogenere mockumentary/found footage. È supportato da Ruggero Deodato in persona, che apre e chiude (evidentemente divertito) la narrazione.
Regia di Roberto Albanesi, Luca Bertossi, Davide Cancila, Francesco Longo, Daniele Misischia, Nicola Pegg, Davide Pesca, Eugenio Villani
Film contenitore di otto cortometraggi horror italiani, realizzati in tempi -e con tecniche- differenti. Privo di un filo conduttore, ha comunque il pregio di divulgare lavori destinati -altrimenti- all'oblio.
Un discreto esordio (italiano) dietro la macchina da presa, in termini di tecnica e messa in scena, frenato nel risultato dall'incertezza tematica che mai propende per l'uno (la commedia) o l'altro (l'horror) genere. Attori tutti alla loro prima prova -al pari del regista/sceneggiatore/produttore- eppure eccezionalmente capaci.
Con Marta Gastini, Pietro Ragusa, Aaron Jorge Reg Moss, Nicola Sorrenti, Jennifer Mischiati
Horror italiano girato in fretta e furia, con un soggetto fortemente in debito a due classici (Saw e Hostel). Il livello amatoriale impedisce di seguire con interesse un film altrimenti ben poco riuscito. Un peccato, visto comunque il coraggio degli autori di percorrere un genere non più praticato nel nostro paese.
Cinema fatto di atmosfere, di (poche) luci e (tante) ombre nelle quali rumori, scricchiolii, versi di animali o boati dal cielo (sempre piovoso e caratterizzato da temporali) avvolgono lo spettatore portandolo in una dimensione realistica al confine della rassegnazione, qui espressa da un bravo protagonista dotato del physique du rôle. Location suggestiva, sul limitare del confine nazionale, con dialoghi ridotti all'osso (poche parlate in sloveno di alcuni residenti) e un finale decisamente riuscito ne fanno un film interessante da seguire...
Regia di Maurizio del Piccolo, Roberto del Piccolo
Con Andy Callaghan, Danny Shayler, Maddie Moate, Paul Tonkin, Nasif Malik, David Drew
In streaming su CG Collection Amazon channel
Che bella idea ha avuto Zampaglione con il suo Shadow, no? E allora giù a copiare, magari sbattendoci dentro qualche atmosfera de La casa (che è sempre buona cosa), un pizzico di eye-violence e una soggettiva da dentro la bocca che pare provenire da un Incubo di Dario Argento (Addormentarsi). Attori che si muovono sul filo dell'approssimazione per una sceneggiatura raffazzonata, una regia poco incisiva, splatter a buon mercato su un set al cui confronto Il bosco 1 merita un pentapalla. Certo il doppiaggio non aiuta, ma al peggio non c'è rimedio!
Con Antonio Tentori, Federica Carpico, Riccardo Serventi Longhi
Straniante perché nel film non esiste un personaggio in cui immedesimarsi, perché la camera da presa si sdoppia (una è in mano al killer) e perché le soggettive partendo da citazioni (il primo piano dell'occhio da La scala a chiocciola) si perdono poi in visioni lontane, con il melanconico quanto feroce (per di più triste e solitario) omicida ripreso in campo lungo e in terza persona. Strepitoso Tentori che senza mai mostrare il volto tratteggia questa onnipresente ombra nera, dall'anima oscura come la pece, alla disperata ricerca di affetto...
Regia di Domiziano Cristopharo, Giovanni Pianigiani, Bruno Di Marcello, Paolo Gaudio, Alessandro Giordani, Paolo Fazzini, Simone Barbetti, Giuliano Giacomelli, Matteo Corazza, Angelo Capasso, Giuseppe Capasso, Edo Tagliavini, Manuela Sica, Yumiko Sakura Itou, Ros
Con Mariano Aprea, Laura Gigante, Giovanni Morassutti, Francesco Roder, Ruth Morandini
Interessante tentativo d'attualizzare le ossessioni di Poe sviscerandole, contaminandole e ibridandole in veloci e spiazzanti sketch (della durata di circa 10 minuti ciascuno). Pur essendo evidente la carenza di mezzi, le idee non mancano e se l'episodio d'animazione "Il gatto nero" (che sarebbe assai apprezzato da Tim Burton, se lo vedesse) rimane in memoria, non da meno Cristopharo sorprende realizzando un episodio intelligente e raffinato, che fa riflettere e anche rammaricare per le ingiuste limitazioni poste a questi volenterosi cineasti.
Con Daisy Keeping, David Brandon, Joy Tanner, Anna Dalton, Martin Kashirokov, Eva McCallum
In streaming su Rai Play
La tecnica in regia c'è e pure le buone intenzioni qui rappresentate dal testo curato, dalla presenza dell'indimenticabile David Brandon e da una discreta colonna sonora. Ma l'uso improprio degli spfx stile videogame mina sin dai titoli di testa il comparto visivo. Pure l'influenza di certo cinema spagnolo (con in testa Balaguerò) non aiuta certo a rendere più interessante un prodotto che per oltre metà tempo si lascia seguire, per poi sprofondare mielosamente nei toni di patetica favola, ovviamente destinata al lieto fine... Poveri etruschi!
Con Barbara Steele, Julia Putnam, Ray Wise, Adrienne King, Erica Leerhsen
Icona del cinema horror a matrice stregonesca, la qui purtroppo matura Barbara Steele ci fa dolorosamente riflettere sulle angosce, le paure, le ansie di una madre mancata. Zarantonello si manifesta finalmente maturo, lontano da Medley e attento alle sfumature psicologiche. Seleziona un cast da brivido (la Keaton e Langenkamp) attorniati da attori davvero bravi e porta in scena un doloroso horror femminile, colto e raffinato pur non mancando di scene shock (l'omicidio in ascensore). Bello!
In linea con lo stile "thriller" italiano anni Settanta, Paura può vantare una efficace messa in scena, supportata da una regia dinamica, mai distratta e ricca di virtuosismi. La trama non è innovativa, si rifà alla moda del torture porn, ma riesce - grazie anche all'apporto della bella soundtrack - a catalizzare l'attenzione. La pellicola sorprende, soprattutto, grazie alla performance di Peppe Servillo (strepitoso cantante degli Avion Travel) qui utilizzato alla perfezione in un ruolo spiazzante e - proprio per questo - efficacissimo.
Non è facile imbastire un horror intelligente, che si mantiene sui binari del verosimile anche quando critica la situazione attuale delle produzioni italiane (l'interessante incipit con il produttore). Eppure Albanesi, stavolta lontano dalla visceralità presente ne Il bosco fuori, riesce a centrare il bersaglio. Lo fa con l'aiuto di uno strepitoso Paolo Sassanelli, attore destabilizzante per come si propone -una volta tanto- in malefica veste. Riuscito: per i colori, la tensione crescente, i riferimenti al cinema di genere, la soundtrack e l'esplosione splatter curata da un eccellente Stivaletti.
Tra il delirio dei ricordi di guerra e l'incubo delle dittature (rosse, nere e d'altro colore) si colloca una figura catacombale, riflesso della morte nell'iconografia classica, ovvero per sembianze e look (falce compresa): è l'impressionante (e bravo) Nuot Arquin, attore destinato a nobilitare un film dalla trama labile e ininfluente rispetto alle suggestioni visive, che vanno dal Nosferatu di Murnau (la comparsa in ombra del tetro figuro) a quelle di un Raimi in perfetta forma. Eccezionale il lavoro sonoro, con inquietanti rumori e musica gobliniana. C'è una strada nel bosco, percorriamola...
Forte di un soggetto opera di Dardano Sacchetti, Zampaglione esegue un salto in avanti rispetto a Shadow, portando questa volta sullo schermo una versione gialla di Eyes wide shut. È straniante ritrovare un killer nerovestito, con cappellaccio e guanti neri (Bava docet!), soprattutto quando agisce escogitando diaboliche forme di tormento (i topi, la giostra) e si sofferma a fumare una sigaretta di fronte alla vittima agonizzante. Ma qualcosa, nella seconda parte, non funziona come dovrebbe. Alla fine ne esce un ibrido compiaciuto ma delizioso.
Con Ottaviano Blitch, Rossella Caiani, Gloria Cocco, Marco Martini, Elisa Sensi
I referenti vengono citati sin dall'inizio, Hostel su tutti. E In the market si muove su quella linea - senza brillare per originalità - con una prima parte stile road movie e scanzonata destinata poi a cedere il passo a un secondo tempo dominato dagli effetti speciali di Stivaletti. E qui sono dolori allo stomaco, perché la regia è di valido effetto e pure gli attori italiani (una volta tanto) riescono a condividere le loro ansie. Su tutto la verosimiglianza dello splatter e la crudeltà di una storia che non ha limiti e - per questo - fa paura.
Con Valentina D'Andrea, Andrea De Bruyn, Désirée Giorgetti, Francesco Malcom
Horror indipendente italiano, clamorosamente (e ingiustamente) massacrato dalla commisione di revisione cinematografica, che ne impone il divieto di proiezione in sala.
Con Geraldine Chaplin, Oona Chaplin, Leticia Dolera, Álex Angulo, Alberto Amarilla
Forse un nuovo punto d'avvio per il cinema di genere italiano. Certo un lavoro certosino, che si concentra sulle atmosfere ed in questo è - forse - ispirato dalla nuova corrente horror ispanica (non a caso in sceneggiatura troviamo Luis Berdejo, già all'opera per Balagueró in [Rec]). L'idea della thanatografia in parte rimanda alla fissa del diabolico pittore delle agonie, quel Buono Legnani di avatiana memoria (La casa dalle finestre che ridono), per primo ossessionato dall'immagine della morte e della sofferenza. L'uso di parole antiche nobilita il film che perde qualche punto solo sul finale. Ottimi gli interpreti e la regia.
Con Jun Ichikawa, Francesco Martino, Orfeo Orlando, Lorenzo Pedrotti, Franco Pistoni
Seconda regia, dopo Imago Mortis, opera di Stefano Bessoni. Krokodyle è un film troppo raffinato per incontrare l'attenzione delle distribuzioni home video. Originale e strano, con dialoghi superiori alla media.
Con Emiliano Rubbi, Gianluca D'Ercole, Vincenzo Di Michele, Luigi Moretti, Giulia Gualano
POV 2.0. Psychomentary va oltre il livello amatoriale e supera il piano meramente exploitation per veicolare valori "morali" e di "civiltà". Al ritmo di "Troppo poco", cantato da Piotta, Luna Gualano prova a disgustare almeno per metà film; poi la riflessione, mai banale, sui limiti della (in)giustizia ci lascia sorpresi. La breve durata (circa 75 minuti) è valore aggiunto per un tipo di cinema intelligente e capace di sintesi come poche altre volte capita di vedere. Nessuno se lo è filato; a torto perché davvero merita, per contenuti...
Sorpresa piacevole e inattesa (trattandosi di una delle rare produzioni di genere horror italiane) sorretta da un regista (tutt'altro che inesperto in campo cinematografico) in grado qui di farsi perdonare il passo falso di Hell's fever. Perella può contare su una bella sceneggiatura, con dialoghi curati e interpreti in stato di grazia (eccezionale il ruolo di novello villain destinato a un Englund mai così in forma, spaventoso senza alcun trucco). Cinema maturo, intelligente e ben realizzato. Incipit e chiusa splatter per un felice ritorno al miglior gotico.
Dopo Eaters i due cineasti toscani ci riprovano: stavolta hanno a disposizione un budget discreto per un film indipendente ispirato a un videogioco e patrocinato da Uwe Boll. Ottimi effetti speciali (tra l'altro è presente un bravo collaboratore di Stivaletti) non aiutano la pellicola a risollevarsi dalla mediocrità d'un plot americaneggiante nel suo peggior aspetto: dialoghi volgari e futili, sparatorie e scazzottate. Tanta nostalgia per gli anni '80 (infatti vengono alla mente Zombi 3 e Incubo sulla città contaminata).
Un serial killer ispirato da un testo si accanisce su giovani ragazze e coppiette appartate. Sinossi più che completa per un film che non brilla in originalità né di testo né di forma. Nel suo piccolo, grazie anche ai curiosi cammei, ha un certo fascino, valorizzato dalle discrete interpretazioni ma purtroppo risente delle limitazioni delle piccole produzioni: doppiaggio penoso, riprese talvolta amatoriali, citazioni infinite (persino a La casa 4) e - almeno nella versione home video - delitti decisamente censurati. Se si fosse osato di più...
Con Luca Magri, Francesco Barilli, Nina Torresi, Sara Alzetta, Marco Iannitello
Non sono tre e non sono belle. Ma al pari delle Regine hanno qualcosa di stregonesco. Ispirato da Non aprite quella porta e Ossessione, Luca Magri sceneggia un piccolo gioiello dalle forte potenzialità avatiane (La casa dalle finestre che ridono) purtroppo limitato dai difetti dei film indipendenti: budget limitatissimo, suono in presa diretta e una prima parte decisamente fiacca per location attuali e non d'epoca. Per fortuna c'é Barilli (qui cattivissimo) a mantenere alta l'attenzione; e quella dannata mezz'ora finale è comunque memorabile!
Con Francesca Faiella, Virgilio Olivari, Marco Benevento, Alessandra Aulicino
Un chirurgo con fattezze da Jason Voorhees s'aggira tra i boschi per finire a prendere di mira un gruppo di porno attori riuniti per girare un film. Una cronista incaricata di farne un backstage rivede lo spettro della sorella gemella morta a causa del killer in quei paraggi. Non si discute -e non si potrebbe fare altrimenti- la qualità del girato a cui Stivaletti dona prezioso valore inanellando una spettacolare serie di riusciti effetti speciali. Ma meno efficaci sono le musiche del grande Simonetti e amareggia, non poco, lo sviluppo narrativo, ispirato marginalmente a Bava, Hooper e Romero.
Con Daniela Virgilio, Daniele Grassetti, Rino Diana, Santa De Santis
Debutto alla regia da parte del giovane Albanesi, già attivo con i Manetti Bros. alla realizzazione di interessanti video-clip musicali, nonché ospite alla trasmissione televisiva Stracult. Il talentuoso regista aveva già girato alcuni interessanti cortometraggi (Braccati, Mummie e L'armadio) grazie ai quali ha raccolto la stima di Stivaletti (che qui ha curato l'ottimo reparto trucchi). Il tentativo di tornare ad un cinema d'altri tempi, ricade nel cliché (L'ultima casa a sinistra), ma il coraggio ed il risultato non mancano.
Con Giovanna Mezzogiorno, Marcello Mazzarella, Massimo De Santis, Guido Caprino
Rocco (Massimo De Santis) per saldare parte del mutuo, si adegua a svolgere qualunque lavoro. Personaggio altruista, pur introverso e sensibile, verrà a contatto con un inquietante dramma quando si trova a custodire, per una notte, il cadavere di Silvia: giovane figlia di un ricco imprenditore. Atmosfere sottese e cariche di malinconia apparentano questo (bellissimo) lavoro a La ragazza del Lago. La sensibilità degli autori è ottimamente sorretta dalle maestranze tecniche così fotografia, musiche e interpretazioni contribuiscono a rendere memorabile il dramma di un amore impossibile.
Tristi destini, quelli accomunati dal vivere in un ambiente che sembra riflettere le umane sofferenze: un cielo perennemente velato da nubi; vento costante a smuovere alberi dai rami cadenti; strade di montagna, che sembrano essere tracciate da un Dio non proprio benevolo affinché simboleggino i percorsi di vite troncate, finite come i dirupi e le scarpate ai loro margini; e per concludere un Lago, ricolmo di lacrime generate dal dolore, unico vero tema portante di una pellicola di rara efficacia poetica, avallata da una colonna sonora ammaliante.
Con Daniela Virgilio, Federico Ceci, Nicola Baldoni, Alberto Mancioppi, Narcisa Bonati
Un approccio al tema horror sotteso e d'atmosfera: qualcosa che prelude ad un ritorno al "gotico" e al suggerito da parte dei nuovi aspiranti cineasti italiani. Poteva rivelarsi una felice intuizione. Poteva... perché poi il regista (che ha classe e lo dimostra nel non banale uso della M.d.P.) si perde per strada e attinge un po' qua (Blair witch project) ed un po' là (Carpenter) senza riuscire a dare un senso compiuto al lavoro. Soprattutto in chiusa, con un finale ambiguo e non risolto che pone in cattiva luce l'intera operazione. La bella colonna sonora -e non soltanto quella- rimanda di nuovo a John Carpenter.
Con Stephanie Chapman-Baker, Sam Cohan, Valene Kane, Neil Linpow, Lutz Michael
La guerra porta solo distruzione e morte. La guerra è una catastrofe senza giustificazione per chi la fa e chi la subisce. Si può giocare a fare la guerra? Soprattutto se non si è più bambini, se la ragione dovrebbe farcene intendere le spaventose conseguenze? Produzione italiana d'ampio respiro, con al timone di regia il debuttante (e convicente) Cosimo Alemà e un cast di attori altrettanto validi sui quali si ricorda -per impressionante immedesimazione nonché physique du rôle- Lutz Michael nei panni dell'anonimo e terrificante "uncle". Disturbante, cattivo, cinico, sconsolante e nichilista.
Regia di Andrea Gagliardi, Tommaso Agnese, Stefano Prolli, Roberto Palma, Omar Protani, Marco Farina
Con Daniele De Angelis, Primo Reggiani, Laura Gigante, Maurizio Tesei
Collettivo composto da 5 episodi che affrontano vari aspetti dell'horror: dalla casa infestata ai brividi tecnologici, passando per spiritismo medianico (omaggio a La goccia d'acqua) e orrori infantili. Chiusa spensierata stile horror anni '80 (Sam Raimi su tutti). Produce (e in parte sceneggia) il bravo Albanesi. Confezione finale decorosa per un indipendente in grado di vivacizzare l'horror antologico. Attori convincenti e regie dinamiche, poco gore e belle storie. Buon risultato finale: peccato solo per la scelta dell'audio in presa diretta.
Dopo aver diretto diversi corti, tra i quali due dedicati a Dylan Dog (L'inizio e Il trillo del Diavolo), D'Antona si getta in pieno nel genere (interpreta, produce, scrive e dirige) supportato dalla brava Annamaria Lorusso. Ne esce un horror un po' troppo contorto e fortemente in debito con lo stile orientale ma pregevolmente diretto.
Un lento, delicato, intimo e pacato viaggio attraverso malinconici sentieri autunnali. Ma non solo mestizia e tristezza sono i sentimenti che accompagnano i protagonisti: la speranza e la voglia di ricominciare, su tutto, eleva il film a livello di paradigma. Cinema essenziale ed esistenziale. Di gran classe.
Piacevole horror italiano che riporta sugli schermi un tipo di cinema troppo a lungo trascurato. Pur tra qualche ingenuità, il regista riesce a comporre un lungometraggio angosciante, tanto quanto visivamente affascinante.
Con Pascal Persiano, Antonio Tentori, Simona Vannelli, Eleonora Sinotti, Giovanni Pianigiani
Un omaggio spassionato e coraggioso al celebre fumetto per adulti oggi ricercatissimo tra i collezionisti. Purtroppo il risultato finale non è all'altezza a causa di un budget stringato e ad attori poco più che improvvisati.
Raffaele Picchio abbandona l'horror estremo e, dopo Morituris, compone un film ispirato da miti recenti (Badabook) che incrociano personaggi più classici (Hellraiser). Ne esce un prodotto di qualità, frenato però nel ritmo.
Servillo torna (dopo La ragazza del lago, 2007) a rivestire i panni di un triste indagatore, alle prese con la cieca follia di un omicida senza movente.
Sconclusionato puzzle che riprende intere scene e situazioni da più celebri titoli (Non aprite quella porta, Seed, Venerdì 13), realizzato con maldestri effetti speciali e ridicolizzato da una brutta sceneggiatura.
Regia di Domiziano Cristopharo, Alessandro Redaelli
Con Yuri Antonosante, Lucia Batassa, Nancy de Lucia, Peppe Laudisa, Massimo Onorato
In streaming su Plex
Due segmenti che affrontano un tema importante, quello della violenza tra consanguinei, ma purtroppo realizzati senza alcun supporto economico. L'idea è ottima, ma alla base manca una adeguata produzione
Un concentrato di luoghi comuni per questo horror italiano, dal respiro internazionale. I buoni propositi si scontrano con un budget modesto e una sceneggiatura poco ispirata. Interpreti (anche americani) decisamente sopra la media per un dimenticabile prodotto destinato all'home video.
Con Alessandro Zonfrilli, Carlotta Mazzoncini, Duccio Giulivi, Ferdinando D'Urbano
In streaming su Plex
Riuscito tentativo di realizzare un tipo di cinema che guarda al passato, per tecnica e stile, ma reso innovativo da una sceneggiatura originale e coinvolgente.
Con Riccardo De Filippis, Virgilio Olivari, Romina Mondello, Gianni Franco, Rosario Petix
Ispirato da uno dei più violenti fatti di cronaca avvenuti a Roma, Stivaletti compone un dramma che esplode, per gradi e lentamente, in un finale raccapricciante. Un finale che è logica conseguenza di una vita vissuta tra soprusi e ingiustizie, tra delusioni, ricatti e odio.
Con Pascal Persiano, Henrj Bartolini, Simona Vannelli, Pio Bisanti, Concetta Pagliarella
Un riuscito -e divertente- esempio di sceneggiatura sintetica e coinvolgente (opera del prolifico Antonio Tentori), al servizio di una regia minimalista (dato il budget) ma in grado di fare miracoli data la genesi (davvero indipendente) del progetto. A suo modo, decisamente efficaci anche gli attori.
Con Gabriele Rossi, Carlotta Morelli, Roger Garth, Edward Williams, Ernesto Mahieux
Il ritorno sulla scena di Mister Cannibal (alias Ruggero Deodato) si rivela essere una cocente delusione. Dello stile e della tecnica di un grande regista, qui rimane davvero poco.
Con Rayner Bourton, Michael Howe, Jessica Carroll, Christian Riva, Wilmar Zimosa
Hotel 666 stelle, con accesso diretto per l'Inferno. Gli ospiti sono pregati di riporre ogni speranza appena entrati: si avvisa la spettabile clientela che le uscite di sicurezza sono definitivamente bloccate. What is this? WHAT THE FUCK!
Con Mino Bonini, Massimo Caratelli, Maurizio Zaffino, Stefania Bonini, Andrea Di Spirito
Produzione Necrostorm del prolifico Giulio De Santi che qui contamina il pulp con lo splatter più sfrenato. Con uno stile unico, alternando bianco e nero a colori, De Santi dimostra un talento non comune sia dietro la macchina da presa che in sceneggiatura. Imperdibile.
Con Rayner Bourton, Roland Stone, Jade Matthew, Michael Howe, Wilmar Zimosa
Seguito, meno efficace del predecessore, realizzato con il supporto del pubblico (crowdfunding). La surreale ambientazione, nonostante l'ottima tecnica e l'insieme di effetti speciali, questa volta confina l'esperienza della visione in un ruolo troppo passivo, ovvero da spettatore di qualcuno che sta videogiocando. Videogiocando Bene, per carità...
Con Monica Muñoz, Santiago Ortaez, Wilmar Zimosa, Giulio De Santi, Marzia Maghi
In un mondo apparentemente paradisiaco per gli onesti, si affaccia l'ombra di un Governo onnipresente, onnipotente e -soprattutto- prepotente. Pochi cannibali al Potere, che si cibano -letteralmente, obbligando a fare altrettanto anche al popolo "bue"- degli emarginati e dei più deboli. De Santi, scatenato, produce, scrive, dirige e interpreta.
Con Domiziano Arcangeli, Irena Violette, Giovanni Lombardo Radice, Roberta Gemma
Un controverso esordio in regia quello di Cristiano Cristopharo, uno dei più interessanti autori non allineati che pagano la loro onestà intellettuale con l'esilio. Restando ingiustamente inediti nel nostro paese.
Con Emanuele De Santi, Valeria Sannino, Chiara Marfella, Christian Riva, Paolo Luciani
Prima produzione cinematografica della Necrostorm co-diretta, scritta e interpretata da Emanuele e Giulio De Santi. Priva di una sceneggiatura che possa essere definita tale, doppiata in un pessimo italiano, ma piena di ritmo e curatissimi effetti speciali. Un esordio non comune, in senso positivo.
Con Wilmar Zimosa, Edward X. Young, Mike Keller, Lawrence George, Rick Haymes, Chris Gentile
Un omaggio ai classici del passato con occhio di riguardo al cinema di John Carpenter (La cosa). Giulio De Santi, alla sesta produzione Necrostorm, conferma di essere tra i pochi italiani in grado di fare horror e fantascienza esportabili all'estero.
Web serie di sette episodi per l'occasione composta a lungometraggio. Insolitamente, dato il regista e il titolo del film, per nulla lovecraftiano. Molto ben girato, ma del tutto incomprensibile.
Con Kelly Abbass, Daria Contento, Teodora Mammoliti, Mauro Serio, Stefania Visconti
Ulteriore tentativo, nell'ambito del cinema indipendente italiano, di riportare sugli schermi un tipo di horror gotico, privo di effetti speciali, ma con una buona messa in scena e una avvolgente atmosfera.
Con Jade Matthew, Carol Bolt, Ashleigh Whitfield, Orietta Babusci, Marlagrazia Giorgi
Il rifiuto di acquistare un biglietto ad un gruppo di artisti di strada può costare salato. Come impara la protagonista di Judy, in seguito assediata in casa senza via di scampo. Seconda e ultima regia di Emanuele De Santi per una una produzione Necrostorm. Cioè a dire sanguinaria.
Con Jade Matthew, Roland Stone, Mario Sarri, Pierluigi Nitas, Livia Paresi, Luisa Fioravanti
Un agente di polizia rimane intrappolato in un condominio all'interno del quale una società di ricerca ha scatenato l'Inferno. Fratello gemello di Hotel Inferno, Suite 313 è l'ennesimo horror Necrostorm girato in Italia e destinato al mercato estero. Peccato che un prodotto di questa qualità non trovi adeguata distribuzione sul territorio nazionale.
Con Marcella Braga, Claudia Marasca, Margherita Remotti, Toni Pandolfo, Diego Runko
In streaming su Plex
Streghe, sortilegi, un fiume teatro di macabri rituali e sacrifici umani; simboli magici e una scrittrice in arrivo dall'estero per finire sulle rive di un... torrente che prende il nome di una strega. Una idea interessante, sviluppata in un contesto produttivo veramente difficile.
Con Alan Cappelli Goetz, Andrea Fachinetti, Holly Louise Mumford, Gianfranco Quero
Horror italiano (addirittura toscano) nato e concepito per il mercato internazionale. Apocrifo della celebre serie con tavolette ouija, si distingue per una impostazione psicologica predominante, in grado di non far pesare l'assenza di effetti speciali o -spesso inutili- jump scares prodotti da botti sonori.
Una confezione di lusso, con interpreti professionali e una regia meticolosa per un lungo melodramma che a malapena sfiora il genere horror solo per via di una conclusione che sembra essere piuttosto improvvisata.
Con Gianluca Testa, Eleonora Bolla, Rodolfo Medina, Giovanni Maria Buzzatti, Andrea De Bruyn
Angosciante esordio in regia per Paolo Fazzini, già autore di un libro e un documentario sul cinema horror italiano. Mad in Italy è un film girato in massima economia ma che, per originalità, impegno e risultato, merita di essere posizionato al fianco dei grandi classici.
Con Fiona Glascott, Pietro Ragusa, Marcello Prayer, Federico Castelluccio, Salvatore Lazzaro
Esordio in regia per un'autrice particolarmente ispirata, che riesce a tradurre in film un'affascinante sceneggiatura. Coproduzione tra Italia e Irlanda, girata nel 2013 come Controra e riproposta recentemente al Trieste Science+Fiction Festival come Midday demons.
Con Makenna Guyler, Emanuele Turetta, Marta Tananyan, Alberto Sette, Salvatore Palombi
Interessante esordio in regia per Emanuele Ranzani, regista torinese che gira un film dal respiro internazionale ma in forte debito con l'horror italiano anni '70/'80.
Con Eleonora Albrecht, Barbara Bouchet, Simona Cappia, Mirela David, Alessandro Demcenko
In streaming su Plex
Opera prima (ahinoi, non ultima) d'un tecnico tedesco (ma di stanza in Italia) degli effetti speciali. Opprimente per l'uso sconsiderato della CGI, una sceneggiatura confusionaria e una regia schizofrenica al limite dello snervante (con tagli bruschi ogni cinque secondi di scena). Passato al Fantafestival nel 2015, è stato ben accolto in Giappone.
Con Andrew Harwood Mills, Lucy Drive, Désirée Giorgetti, David White, Eleonora Marianelli
Quinta regia dei toscani Boni & Ristori, di nuovo patrocinati da Uwe Boll. Questa volta, grazie alla bella sceneggiatura di Raffaele Picchio (Morituris), i due registi realizzano un film in cui l'atmosfera e le valide interpretazioni sopperiscono alla prevedibilità di un soggetto più volte sfruttato cinematograficamente.
Pagliacciata (traduzione letterale del titolo) italiana pseudo horror che non spaventa neppure un bambino, girata con supponenza in inglese e destinata anche al mercato americano. Risultato agli antipodi dei più celebri titoli nostrani opera dei vari Bava, Fulci e Argento. Uno dei film nostrani più brutti degli ultimi anni... e ce ne vuole!
Con Aaron Stielstra, Alice Zanini, Francesca Pellegrini, Bill Hutchens, Fabio Testi
Omaggio alla serie spagnola sui "resuscitati ciechi" da parte di Raffaele Picchio, il controverso regista che ha esordito con Morituris (2011). Girato direttamente in inglese per il mercato internazionale, Curse of the blind dead è un sincero e riuscito omaggio alle atmosfere horror Anni '70 opera dell'ispirato Amando De Ossorio (1918 - 2001).
In trappola ci resta chi si mette a visionare questo horror - ahinoi italiano - ispirato dai peggiori modelli americani. Una sceneggiatura incredibile, sviluppata su un set ben poco illuminato per un film in grado di offrire una esperienza di visione "inebriante" e cavaocchi!
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