Ci sono film che non devono fare i conti con il tempo che passa. Qualsiasi sia l’età dello spettatore o il periodo in cui li si guarda, l’effetto che provocano non è mai mutevole. E’ il caso della pellicola che fece conquistare a Roman Polanski l’attenzione della critica e del pubblico e che negli anni si riconferma sempre uno dei film più belli mai realizzati.
E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco de I MAGNIFICI SETTE.
Playlist film
Difficile rendere leggendario ciò che è già leggenda. "Titanic" è il film romantico-drammatico per antonomasia, Jack e Rose incarnano l'amore più di ogni altra coppia cinematografica eppure, James Cameron, riesce nell'intento di incantarci e stupirci ancora una volta, a quindici anni di distanza, nonostante sequenze, battute e finale impressi nella memoria, indelebili.
E' affascinante notare come Anderson sia capace di utilizzare la fotografia e le luci/ombre per racchiudere nello stesso film più generi. Si passa dalla commedia romantica della prima parte, al thriller/horror della seconda, dove è evidente l’influenza del cinema di Hitchcock (la scena del campanile ricorda non poco gli attimi finali di Sabotatori). I toni caldi e rassicuranti delle prime scene, in cui il pericolo non sembra far parte di ciò che vediamo, lasciano spazio ai colori freddi e inquietanti delle scene finali, dove il regista sembra volerci mettere volontariamente in allarme.
Oltre alla riconoscibile fotografia, tipica anche dei tempi, e alle spesso citate inquadrature ad effetto, ciò che colpisce dei film di Hitchcock è spesso la trama colma di dettagli, curata nei minimi particolari, che non lascia mai nulla al caso; ed ogni particolare finisce per avere un significato, così come ogni domanda una risposta.
Un film necessario. Necessario principalmente all’anima perché regala, senza mezzi termini, una delle discese negli abissi sentimentali, mai viste prima. Greta Gerwig infatti sembra aver conquistato proprio tutti con questa commedia dalle tinte drammatiche, capace di accompagnare lo spettatore nelle difficoltà di una famiglia di un ceto medio-basso di Sacramento; per mostrare che la California non è poi tutto oro che cola. E riesce nell’intento, merito anche della protagonista.
A Gabriele Mainetti non interessano le scene colme di effetti speciali, o i bellissimi costumi che l’eroe può indossare, ma decide di concentrarsi sul fattore umano e sullo spaesamento legato ad una responsabilità così enorme. Il suo è un eroe senza maschera, ma con una coscienza e un cuore troppo presenti nel suo essere per non reagire a tutto ciò che gli sta accadendo.
I Manetti Bros a sbaragliano le regole e creano un musical ambientato in quel di Napoli (non poteva essere altrimenti), ci abbinano una fotografia capace di esaltarne il lato poetico, è il perno attorno al quale ruota tutta la storia. E, come nel più moderno dei drammi d’amore, vi inscenano la trama di un amore travagliato e impossibile … o quasi.
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