Le opere di Robert Charles Wilson, statunitense-canadese (California-Ontario) classe 1953, autore di 18 romanzi (più un numero quasi doppio di racconti) dal 1986 ad oggi, 6 dei quali, compreso questo, tradotti e pubblicati in italia(no), ovvero “Memory Wire” e “Gypsies” per Urania Mondadori, nella seconda metà degli anni '80, e “Mysterium”, “Darwinia” e “Bios” per i tipi di Fanucci (collane il Libro d'Oro e Solaria), a cavallo dei due millenni, latitavano (a parte qualche racconto breve, in qualche antologia/millemondi della succitata Urania) da ben più di tre lustri dal mercato letterario del Bel Paese, e a riportarlo in libreria, con questo "Spin", primo segmento di una trilogia (ma comunque è un romanzo quasi autoconclusivo), ci ha pensato proprio una...libreria, Rocard, di Qualiano (NA), diventata piccolissimo editore, dopo 30 anni di attività, giustappunto pubblicando questo suo primo volume (appartenente alla prima collana, Sincronia).
"Tutti cadiamo, e finiamo a terra da qualche parte": cadiamo peché siamo esseri umani e quindi da sempre in cammino: cadiamo perché camminiamo (o gattoniamo, dipende... Ma la forza di gravità sempre agisce...), siamo in ricerca costante di risposte alla domande costantemente prodotte alzando lo sguardo al cielo (pieno di stelle...) e all'altro da sé.
Un giorno una membrana permeabile, poi denominata Spin, “scende” ad avvolgere sfericamente la Terra escludendo dalla volta celeste la Luna, il Sole e le altre stelle. Un sole apparente (stessa funzione, forma, luminosità e moto) viene artificialmente ricreato sulla superficie della sfera. Cosa più importante, la membrana svolge un altro compito fondamentale: quasi “congela” temporalmente la Terra rispetto al resto dell'Universo, a tal punto che un anno passato all'interno di essa equivale a 100.000.000 di anni trascorsi al suo esterno (la parete curva invisibile ha anche la capacità, a questo punto diventata fondamentale, di deviare il corso a lunga o unica percorrenza di asteroidi e comete che intersecherebbero l'orbita terrestre impattando col pianeta). In pratica: il Sole invecchia velocemente, là fuori, e presto si espanderà così tanto da raggiungere l'orbita terrestre...e al contempo rendere abitabile la zona occupata da Marte. Così l'umanità, grazie alla spinta datale da un Elon Musk ante/post litteram (nel romanzo sdoppiato in due figure, quelle di padre, E.D. Lawton, e figlio, Jason; mentre gli altri personaggi principali sono la loro figlia e sorella, Diane, e un amico di famiglia, Tyrel Dupree, protagonista e voce narrante in prima persona della storia, composta da due linee narrative, una che va da 1 a 8 e l'altra da 9 a 10, così disposte: 9.1 – 1 – 9.2 – 2 – 9.3 – 3 – 9.4 – 4 – 9.5 – 5, etc…, fino alla congiunzione nel pre/sotto finale), spedisce delle sonde terraformanti sul pianeta rosso che in breve tempo (soggettivo terrestre) diventa abitabile per gli esseri umani. La seconda ondata di sonde, infatti, è composta da…astronavi colonizzatrici che dovranno instaurare una vera e propria seconda civiltà umana su Marte, con lo scopo di avere “tutto” il tempo a disposizione per indagare sullo Spin, sui suoi creatori, battezzati gli Ipotetici, e cercare di riuscire a trovare/escogitare una soluzione al problema (e qui, a 2/5 della narrazione, vi sarà un bel colpo di scena...). Una terza ondata di sonde, di diversa natura (natura...marziana), verrà in séguito spedita oltre il Sistema Solare con scopi, se possibile, ben più ambiziosi…
Cos'è lo Spin? È come “se Dio avesse voluto usare la tela del cielo per dipingervi la nuda geometria del tempo” in un mondo in cui la storia dell'umanità brucia “come il fuoco rispetto alla ruggine lenta dell'evoluzione.”
La mortalità batte la moralità, (quasi) sempre. Accade a volte, però, che l'ars moriendi si traformi – consegnandosi all'eternità col sacrificio che ognuno di noi è tenuto ad espletare, ma facendolo con un grado di consapevolezza tanto preacquisito in nuce quanto evoluto in farsi – in ars vivendi (durante l'armageddon, l'apocalisse, l'epifanica estinzione, l'umanità reagisce in due modi: terraformazione marziana ed ecopoiesi interstellare a raffica e iosa vs marci lacerti, rigaglie, cascami e scaglie di illuminismo: chialismo e parusia), a favore di chi rimane: un'eredità, un dono, un lascito, un compito.
Colophon. Una trentina di fascicoletti di carta pesante, semi-lucido/satinata e fortemente sbiancata, rilegati a filo di refe e incollati a brossura. Il tamburino di gerenza risulta essere scevro dal “Finito di stampare...” (non che sia obbligatorio, ma di solito le piccole case editrici sono più complete da questo PdV). Vi sono in media pochi refusi (una ventina in tutto: non errori di traduzione, ma spesso ripetizioni o compresenza di due possibili varianti della stessa traduzione di una frase innestate assieme), però, purtroppo, tutti o quasi concentrati nelle ultime 100 pagine, quelle contenenti il capitolo più speculativo, il terzultimo, il che rende un po' fastidiosa la lettura in quel frangente. Un'imperfezione fastidiosa che perdura durante tutta la lettura invece riguarda l'impaginazione/formattazione/composizione, e nello specifico la malgestione degli a capo, con la calibratura degli spazi che troppo spesso non viene effettuata fra le parole ma all'interno delle stesse: una frase come “una frase come questa diventa” (con gli spazi raddoppiati tra le parole per consentire un giusto a capo) diventa “una frase come questa diven ta” (con gli spazi inseriti all'interno dell'ultima parola, verso la sua fine), espletando una crenatura disomogenea.
Robert Charles Wilson - “Spin” - 2005 (ediz. ital. Rocard, 2018, trad. di Pamela Cologna, 512 pagg., 15.99 €)
Non so come siano andate le tirature e quale sarà il futuro della libreria/casa editrice, ma spero vogliano e riescano a pubblicare i due seguiti di “Spin” che, assieme al capostipite, formano l'omonima trilogia: “Axis” e “Vortex”.
“Ma poi,” pensai, “faremo ciò che la vita fa di solito...” Sfuggire alle aspettative.
E non erano solo gli ignoranti a non essere convinti. Alla radio, un amministratore delegato del settore assicurativo aveva cominciato a lamentarsi dell'impatto economico di “tutta questa discussione inflessibile, acritica sul cosiddetto Spin”, per poi sentenziare, “la gente comincia a crederci davvero.” E questo era un male per l'economia. Rendeva le persone imprudenti. Incoraggiava l'immoralità, il crimine e il deficit. Ancor peggio, incasinava le tavole attuariali. “Se il mondo non finirà nei prossimi trenta o quarant'anni, potremmo andare incontro a un disastro.”
[La sottile differenza (inferenziale) tra ignoranza e stupidità.]
Con Aleksej Ananisnov, Eskender Umarov, Irina Sokolova, Vladimir Zamanskij
Era una cosa difficile da credere. Anzi, no, non “da credere” - la gente crede a qualsiasi cosa di non plausibile -, ma da accettare come verità fondamentale sul mondo. Mi sedetti sotto il portico della casa […]. L'aria era fredda e il Sole piacevole sul viso quando mi girai verso di esso, anche se era solo la radiazione filtrata dallo Spin di una stella che andava a tutta velocità fuori dalla sua membrana, in un mondo in cui i secoli venivano sperperati come secondi. Non può essere vero. È vero.
“[...] So che NR sta per Nuovo Regno. So che è un movimento cristiano (almeno nel nome) ispirato dallo [“allo” sarebbe meglio; NdR] Spin e che è stato stigmatizzato dall'opinione pubblica e dalle chiese conservatrici. So che attrarre soprattutto i giovani e i disillusi.” Un paio di ragazzi, quando eravamo matricole, avevano abbandonato la scuola per abbracciare lo stile di vita dell'NR, barattando carriere universitarie incerte con un'illuminazione meno esigente. “È solo un altro movimento millenarista,” aggiunse Jason, “in netto ritardo per il millennio ma giusto in tempo per la fine del mondo.”
“Il tempo è una leva utile. Ma l'ingrediente attivo è la vita. La vita in senso astratto, intendo: replicazione, evoluzione, complessificazione. Il modo in cui la vita riempie crepe e fessure, sopravvive facendo anche quello che non ti aspetti. Credo in questo processo: è robusto, è saldo. Può salvarci? Non lo so. Ma la possibilità è concreta.”
“Che assurdità piangere a questo modo. Ieri ho perso le lenti a contatto. Potrei dire che le ho piante via, te l'immagini? Ci sono cose che si danno per scontate, una di queste per me era avere tua madre in casa che teneva le cose in ordine o semplicemente saperla vicina, lì in fondo al prato. Mi svegliavo di notte […], mi svegliavo con la sensazione che il mondo fosse fragile e io potessi sprofondarvi dentro, sprofondare nel pavimento, e continuare a cadre per sempre. Poi pensavo a lei laggiù nella Piccola Casa, che dormiva profondamente. Dormire profondamente. Era come una prova giudiziaria. Reperto A, Belinda Dupree, la dimostrazione che la tranquillità d'animo è possibile. Era la colonna della famiglia, Tyler, che tu lo sapessi o no.”
Con Rock Hudson, Gayle Hunnicutt, Bernie Casey, Christopher Connelly, Nicholas Hammond
Riguardai le immagini precedenti, rammentando a me stesso quello che stavo osservando. Non erano effetti fantasiosi di immagini create al computer, erano fotografie normali. Fotografie di un altro mondo. Di Marte, un pianeta che per molto tempo avevamo gravato della nostra più sconsiderata immaginazione. “Non è Burroughs, certamente non Wells, forse un po' Bradbury...” […] >>>
>>> […] Tornando a casa , lungo la strada feci un salto in una libreria dell'usato e al mattino consegnai un pacco di tascabili a Wun , o per lo meno agli uomini taciturni che facevano la guardia al suo alloggio. La guerra dei mondi, La principessa di Marte, Cronache marziane, Straniero in terra straniera, Il rosso di Marte.
[Wells, Burroughs, Bradbury, Heinlein, Kim Stanley Robinson. Non dico Flaiano, ma Le sabbie di Marte è davvero invecchiato così male? Suvvia.]
Con Sally Hawkins, Alexis Zegerman, Andrea Riseborough, Samuel Roukin, Sinead Matthews
En era visibilmente euforico per il viaggio. Quando ne parlava quasi non riusciva a controllare la voce. Mi piaceva l'espressione entusiasta e impaziente sul suo viso. En apparteneva a una generazione capace di guardare al futuro con speranza più che timore. Nessuno di quelli della mia età aveva mai sorriso al futuro in quel modo. Era uno sguardo buono, profondamente umano, che mi rendeva felice e mi rendeva triste.
No, non avevamo mai dominato la morte, solo messo in atto dei rinvii di condanna (le pillole, le polverine, l'angioplastica, la Quarta Età), mettendo in scena la nostra convinzione che vivere più a lungo, anche solo un po' di più, avrebbe ancora potuto darci il piacere e la saggezza che volevamo o che ci erano mancati. Nessuno torna a casa dopo un triplo bypass o una cura per la longevità aspettandosi di vivere per sempre. Persino Lazzaro lasciò la tomba sapendo che sarebbe morto per la seconda volta. Ma lui si alzò e camminò. Camminò con gratitudine. Ero grato anch'io.
“Quello che E.D. non capisce, quello che la sua generazione non capisce davvero, […] è che la finestra si sta chiudendo. La finestra umana. Il nostro tempo sulla Terra. Il tempo della Terra nell'universo. Sta per finire. Abbiamo, credo, solo un'altra opportunità realistica di capire cosa significa – cosa significava – aver costruito una civiltà umana. […] Cosa significa essere stati selezionati per una particolare forma di estinzione.”
Ci si attendeva che i Quarti si comportassero in modo differente dopo il loro trattamento, ma c'era una certa sottigliezza nel verbo “attendersi”. Da un lato, ci si “attendeva” (ossia si considerava probabile) che un Quarto cambiasse, ma dall'altro il cambiamento da parte sua era anche “atteso” (ossia preteso) dalla comunità e dai suoi pari.
Guidai su per la collinetta che si affacciava sul ranch Condon e parcheggiai in un punto in cui l'auto non poteva essere vista dalla casa. Quando spensi i fari, riuscii a vedere il bagliore antelucano nel cielo orientale, un'infausta schiaritura che portava via le nuove stelle. E fu allora che cominciai a tremare. Non riuscivo a controllarmi. Aprii lo sportello e caddi fuori dall'auto e mi risollevai grazie alla forza di volontà. >>>
Con Volker Spengler, Janos Derzsi, Erika Bók, Mihály Kormos, Ricsi
>>> Il terreno emergeva dall'oscurità come un continente sommerso, brune colline, pascoli trascurati restituiti al deserto, il lungo pendio che digradava dolcemente verso la fattoria lontana. Mesquite e ocotillo tremavano nel vento. Tremavo anch'io. Questa era paura: non la sparuta inquietudine intellettuale con cui tutti avevamo imparato a convivere dall'inizio dello Spin, ma un panico viscerale, una paura simile a una malattia di muscoli e budella. Tempo scaduto nel braccio della morte. Il giorno della laurea. Carri e forconi in arrivo da oriente. Mi chiedevo se Diane fosse spaventata come me. Mi chiedevo se sarei riuscito a rincuorarla, se ancora mi rimanesse dentro un po' di conforto. Un'altra raffica di vento spazzò via la sabbia e la polvere dalla strada arida del crinale. Forse il vento era il primo messaggero del Sole rigonfio, un vento proveniente dalla faccia bollente del mondo.
“Ho sessantotto anni. Non dormo più come prima. Ma hai ragione, sono stanca... Ho bisogno di sdraiarmi. Appena ho finito qui. Questo orologio resta indietro se non te ne occupi. Tua madre lo regolava tutti i giorni, lo sapevi questo? E dopo la sua morte Marie lo caricava ogni volta che faceva le pulizie. Ma Marie ha smesso di venire da circa sei mesi. Per sei mesi quest'orologio è rimasto bloccato sulle quattro e un quarto. Come nella vecchia barzelletta, ha segnato l'ora giusta due volte al giorno.”
Osservammo il mondo che riscopriva sé stesso. Le sepolture di massa alla fine cessarono; i sopravvissuti in lutto e spaventati iniziarono a rendersi conto che il pianeta aveva riacquistato un futuro, per quanto strano sembrasse. Per la nostra generazione fu una stupefacente inversione. Il manto dell'estinzione ci era caduto dalle spalle; cosa avremmo fatto senza di esso? Che cosa avremmo fatto, ora che non eravamo più spacciati ma semplicemente mortali?
“Quando ci rendiamo conto di quanto sia grande l'universo e breve una vita umana, i nostri cuori gridano. A volte è un grido di gioia: credo fosse così per Jason; penso sia questo che non ho capito di lui. Aveva il dono dello stupore. Ma per quasi tutti noi è un grido di terrore. Il terrore dell'estinzione o dell'insignificanza. I nostri cuori gridano. Forse a Dio. O forse solo per rompere il silenzio.”
Con Claudette Colbert, Warren William, Rochelle Hudson, Louise Beavers, Ned Sparks
Diane andò sulla tomba della madre quando si trovava a Washington. Ciò che la rese maggiormente triste, confessò, fu che la vita di Carol fosse stata così incompleta: un verbo senza complemento oggetto, una lettera anonima fraintesa per mancanza di una firma. >>>
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