Col giusto tempismo del film che mira agli Oscar arriva finalmente The Brutalist di Brady Corbet. Ma non è l'unico film che cercha di conquistare un pubblico numeroso in questo weekend. Ci sono anche We Live in Time,Diva futura e... una commedia italiana che cerca di essere diversa dal solito.
Opera stimolante e affascinante, uno dei pochi film degli ultimi anni pensato e girato in grande su un argomento che non si direbbe affatto commerciale e con una padronanza stilistica che fa pensare al Sergio Leone dei tempi migliori.
Brady Corbet ha dimostrato che il cinema indipendente può ancora dire la sua. Con un budget di soli 10 milioni ha creato un dramma epico che non ha niente da invidiare all’altro architetto visionario del 2024.
The Brutalist è un impasto di calcestruzzo che avvolge un'America bigotta e opportunista; una finestra che bagna di luce un'immigrazione sognatrice; una cupola di cemento che copre le ferite del totalitarismo.
L'irlandese John Crowley dirige con grande professionalità e buon ritmo narrativo una sorta di nuovo ed attualizzato Love Story ma buona parte del merito del film risiede nell'assennata scelta dei due attori protagonisti (Florence Pugh + Andrew Garfield).
Il film di Salles è asciutto e vibrante. Ed è magistrale nel rendere il disorientamento di una famiglia (e quindi di una società intera) incredula di fronte ai crimini di stato.
Un trionfo del trucco e parrucco all'ultima moda, ridicolo soprattutto quando riguarda i guerrieri che si contendono la presunta vedova e il regno dell'isola, truccati come ballerini di uno show del sabato sera.
Questo film si rivolge indiscutibilmente a quel pubblico che ama i thriller psicologici e gli horror. Un film che piano piano prende alla gola e diventa un incubo ad occhi aperti.
Non interessato a seguire una trama coerente, il film si sfilaccia in una serie di gag, le situazioni si susseguono senza un filo conduttore ben definito, lasciandoci spesso con la sensazione di assistere ad uno spettacolo di stand up, invece che a un racconto organico.
Una commedia? Un film comico? Oppure demenziale puro? Nunziante e Duro non abbracciano mai una possibile vena "assurda", in quanto uno non è un regista, l'altro non è un attore, ma soprattutto entrambi non sono sceneggiatori.
Siamo molto lontani dalla storica commedia all'italiana, dove si rideva della tragedia. Io sono la fine del mondo ricorre, semmai, alla tragedia per far ridere.
Tratto dalla biografia Dylan goes electric! di Elijah Wald e sceneggiato dal regista insieme a Jay Cocks, A complete unknown è un film trascinante e multidisciplinare che va oltre la leggenda che racconta e che sviscera evitando con cura di avventurarsi in azzardi clamorosi.
Sono molte le nuove uscite della settimana ma sono solo due o tre quelle che aggrediscono seriamente il mercato. Tra questi c'è ovviamente Nicole Kidman con Babygirl ma anche la scream queen di Companion è da tenere d'occhio. Qui la lista completa.
Sulla scia dell'investigatore belga Hercule Poirot, Luigi De Raho e Lorenzo Curti hanno messo all'opera le proprie "piccole celluline grigie" per tentare una ricognizione storico-teorica del whodunit al cinema e in letteratura tutta da vedere e ascoltare.
Mentre un inedito trio di film italiani si tiene stretto le prime tre posizioni del box office arrivano (teoricamente) tantissimi nuovi film da vedere ma sono solo due quelli che hanno sufficiente forza per modificare il podio. Qui la lista, le presentazioni e tutti i trailer.
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