(Antologia a cura di) Gardner Dozois (nato il 23 Luglio 1947 e deceduto il 24 Maggio 2018, quando un'infezione sistemica fulminante s'è portata via il 15 volte vincitore del Premio Hugo come curatore e due volte vincitore del Premio Nebula come autore) - “The Year's Best Science Fiction : Thirty-Fourth Annual Collection” - 2017 (i migliori racconti del 2016)
Vol. 1 - “Mondi Senza Fine - parte 1” - MilleMondi n. 80 - Marzo 2018 [YBSF n. 34 (p. 1 di 3) - 378 pagg. - € 7.90 - Mondadori, 2018 (3 voll.) - trad. di AnnaRita Guarnieri]
«Parli come se un dio avesse creato la macchina […]. Sono gli uomini che l’hanno creata, non dimenticartelo. Grandi uomini, ma uomini. La macchina è tanto, ma non è tutto.»
[...] «Abbiamo creato la Macchina perché eseguisse il nostro volere, ma noi ora non riusciamo a farle eseguire il nostro volere. Ci ha privato del senso dello spazio e del senso del tatto, ha offuscato ogni rapporto umano e ha ridotto l’amore a un atto carnale, ha paralizzato i nostri corpi e la nostra volontà, e adesso ci costringe a venerarla.»
S-T e Genere: Rotta Terra - Marte. Futuro post-prossimo. Umani.
Film: “High Life”.
Vi sono storie brevi che si basano s'un'impressione, un'immagine, un'idea, un...sogno. Ecco, credo che questo particolare racconto possa essere nato dal residuo di un'imago onirica: esterno infinito, interno (bozzolo, culla, utero, capsula) finitesimo, due corpi distanti, lontanissimi tra loro, ma finitimi e prossimi, che perseguono una fuga, un ripiego, e proseguono lungo il loro reciproco, parallelo, parabolico e ininvertibile tragitto di colonizzazione interplanetaria all'interno del sistema solare interno, prima dello schianto, pardon: atterraggio.
2. “Touring with the Alien” [ * * * * ] di Carolyn Ives Gilman.
S-T e Genere: Terra. Futuro prossimo imminente, quasi presente. Umanie e alieni (Spugna-Corallo intelligente) - Primo Contatto.
Film: “Paul” (tecnicamente), “Under the Skin” (filosoficamente).
Un racconto che racconta né più e né meno quel che il titolo dice. E lo fa molto bene.
Anzi, più: il trito e ritrito, annoso e fondamentale tema delle differenze tra intelligenza e consapevolezza, affrontato in modo nient'e null'affatto banale o semplicistico.
3. “Patience Lake” [ * * * ¾ ] di Matthew Claxton.
S-T e Genere: Terra. Futuro prossimo. Umani e cyborg.
4. “Jonas and the Fox” [ * * * ½ ] di Rich Larson.
S-T e Genere: Pianeta Extra-Solare. Futuro. Umani e post-umani.
Film: “Altered Carbon”.
La gemma di coscienza (si pensi a “Learning to Be Me” di Greg Egan) ch'è l'aristocratico Fox non muove più il suo corpo ma quello che fu del nipote Damjan, morto in un incidente. La rivoluzione fuori dall'uscio della casa dei suoi parenti proletari bussa sempre più forte, e Fox si sta preparando a fuggire, riparando s'un altro pianeta. Jonas, l'altro suo nipote, fratello di Damjan, ne accompagna il percorso: sarà un Coming of Age per entrambi.
5. “Prodigal [ * * * ½ ] di Gord Sellar.
S-T e Genere: Terra. Futuro prossimo. Umani e super-cani.
Film: “Rise of the Planet of the Apes”, “Monkey Shines”.
Senza scadere, mai, nel ricattatorio e nel prevedibile, il racconto svolge la sua funzione a meraviglia e scorre ch'è un piacere. Preoccupa - letteralmente - e smuove - altrettanto letteralmente - a commozione.
6. “KIT: Some Assembly Required” [ * * * ¾ ] di Kathe Koja e Carter Scholz.
ST e Genere: Terra. (Presente e) Futuro Prossimo. Umani e I.A.
Film: “WarGames”, “Her”.
Fra “Tamerlano” e “il Dottor Faust”, da “Quod me nutrit me destruit” a “Nihil obstat”, Christopher Marlowe (si consideri qui il giustamente celeberrimo “Enter a Soldier. Later: Enter Another” di Robert Silverberg), l'I.A., l'epifenomeno in evoluzione, il figlio del calzolaio, con un tocco di JulianeAssange e uno di Edward Snowden (due persone che più differenti tra loro non si potrebbe), “ri-vive”, iper-vive, pronto alla conquista del mondo.
Quello che mi nutre mi distrugge. Che cosa sopravvivrà?
[Entra il Diavolo]
7. “Vortex” [ * * * ½ ] di Gregory Benford.
ST e Genere: Marte. Futuro post-prossimo. Umani e marziani (biofilm “intelligente”).
Film: “2010: Odyssey Two / the Year of the Contact”, ”John Carpenter's Ghosts of Mars“, “Mission to Mars”.
L'Hard-SF di Benford si conferma sempre più clarkiana. Ed è un piacere. Come ritornare a casa. Per quanto strana e lontana.
8. “Elves of Antarctica” [ * * * ½ ] di Paul J. McAuley.
S-T e Genere: Terra (Antartide). Futuro prossimo venturo/imminente. Umani, neo-mammuth.
Film: “Morgenrode”.
Ottimo stile di scrittura per un racconto che, ridotto alla sinossi, risulta essere una favola antropologica di adattamento ed accettazione .
9. “the Baby Eaters” [ * * * ¾ ] di Ian McHugh.
S-T e Genere: Via Lattea. Futuro Remoto. Umani e Alieni.
Grammatica e biologia. Religione e polit...potere.
Film: “Enemy Mine”, “StarShip Troopers”.
10. “a Salvaging of Ghosts” [ * * * ¾ ] di Aliette de Bodard.
S-T e Genere : Via Lattea. Futuro Remoto di un Continuum ST alternativo in cui la Conquista dello Spazio è in mano all'Impero Maya e alla Repubblica Popolare Cinese. Umani e Post-Umani.
Semplicità, commozione, retorica poetica, e (non) trop(p)i topoi. Epigenetica...
Film: “lo Zio Boonmee che si Ricorda le Vite Precedenti” (+ “Phantom Thread”).
S-T e Genere: Terra (Canarie o Baleari, molto meno probabilmente Azzorre o Madeira). Presente di un Universo Parallelo discostatosi dal nostro 1700 anni fa (*). Umani e altra specie del genere Homo.
(*) Sconvolgimento che ha portato alla non ascesa di Hitler ma, paradosso inspiegabile, non ha impedito la comparsa di, in ordine sparso: Tom Cruise, Will Smith, Mariah Carey, Whitney Houston, Frank Lloyd Wright, Leni Riefenstahl, la Disney, la Pixar (Toy Story e Wall-E), la Repubblica Dominicana e il bananas-type Trujillo, la Skoda, Game of Thrones e un Casablanca, pur sempre con Bogart e Bergman, un po' diverso...
Partenogenesi. Un'altra occasione - parallela e “non” convergente - di umanità.
Film: “Evolution”.
12. “RedKing” [ * * * ¼ ] di Craigh DeLancey.
S-T e Genere: Terra. Futuro. Umani. Futuro prossimo imminente.
Buon “poliziesco” hard-boiled soft e post-cyberpunk, senza la trascendenza di un Vinge o la durezza di uno Stross.
Film: “eXistenZ”.
13. “Things with Beards” [ * * * * ] di Sam J. Miller.
S-T e Genere: Terra. Primi anni '80 del XX secolo. Esseri umani e alieni.
Invasione aliena, omosessualità, terrorismo.
Un piccolo concetrato di umanità.
Film: “the Thing from Another World”, “Invasion of the Body Snatchers”, “the Thing”, “They Live“.
14. “FieldWork” [ * * * * ] di Shariann Lewitt.
S-T e Genere: Sistema Solare Esterno [Europa (satellite galileiano di Giove)] e Terra. Futuro. Umani e probabili tracce di vita aliena.
Tre eterogenee generazioni di donne, più (dis/con-)simili di quanto vogliano credere o giungano a pensare. Il finale è un abbraccio che contiene un gancio alla mascella e un montante al mento.
Film: “2010”, “Europa Report”, “Lady Bird”.
15. “They Have All On Breath” [ * * * * ] di Karl Bunker.
S-T e Genere: Terra. Futuro prossimo post-singolarità. Umani e I.A.
Un racconto [lo si può situare temporalmente – mentre gravita attorno al mitopoietico e fondativo “Answer” ('54), fulminante pagina (in senso letterale) di Fredric Brown (e dialoga a distanza con un altro bel racconto presente nel volume, “KIT: Some Assembly Required” di K.Koja e C.Scholz) –, tra il primo capitolo di “the Last Question” ('56) e “the Last Answer” ('80), due proverbiali opere brevi di Isaac Asimov] che si fa via via sempre più emozionante, il cui punitivo climax “elettrico” pre-finale risulta prevedibile, ma che termina sommessamente, e in modo devastante.
Film: “Zardoz” (“2001: a Space Odyssey”, “Demon Seed”, “Her”).
• Classifica parziale (primi 15 racconti su 39).
.I.
[ * * * * - * * * ¾ ]
01 - 1.1 Sam J. Miller - “Things with Beards”
02 - 1.2 Shariann Lewitt - “FieldWork”
03 - 1.3 Geoff Ryman - “Those Shadows Laugh”
04 - 2.1 Carolyn Ives Gilman - “Touring with the Alien”
05 - 2.2 Karl Bunker - “They Have All On Breath”
.II.
[ * * * ¾ ]
06 - 3.1 Kathe Koja e Carter Scholz - “KIT: Some Assembly Required”
07 - 3.2 Aliette de Bodard - “a Salvaging of Ghosts”
08 - 4.1 Ian McHugh - “the Baby Eaters”
09 - 4.2 Matthew Claxton - “Patience Lake”
.III.
[ * * * ¾ - * * * ½ ]
10 - 5.1 Rich Larson - “Jonas and the Fox”
11 - 5.2 Gord Sellar - “Prodigal
12 - 6.1 Gregory Benford - “Vortex”
13 - 6.2 Paul J. McAuley - “Elves of Antarctica”
.IV.
[ * * * ½ - * * * ¼ ]
14 - 7.1 Lavie Tidhar - “Terminal”
15 - 7.2 Craigh DeLancey - “RedKing”
• Refusi. Pag. 126: “No Letto bambino?”: una maiuscola di troppo. Pagg. 43, 53, 71, 105, 106, 209, 208, 350: mancanza delle virgolette sui dialoghi in apertura o in chiusura.
• Playlist dedicate al volume precedente (rispetto alle uscite delle edizioni italiane, quindi ante-ante-cedente) :
Gardner Dozois (a cura di) - “the Year's Best Science Fiction : Thirty-First Annual Collection” - 2014 (i migliori racconti del 2013) :
Ma cos'è Terminal? Eliza se lo chiede mentre fluttua per i corridoi del Portale, osservando l'RLV salire fino a una bassa orbita intorno alla Terra, i continenti scivolare oltre, le nubi vorticare senza fine, quell'intera strana, gigantesca astronave-pianeta che viaggia a milleduecento chilometri all'ora intorno al sole, mentre allo stesso tempo la Terra, Marte, Venere, il Sole e tutti gli altri pianeti viaggiano a circa ottocentomila chilometri all'ora intorno al centro della galassia, mentre nello stesso tempo questa veloce macchina formata dalla Terra e dal sole e dalla galassia stessa si muove a mille chilometri al secondo verso il Grande Attrattore, il più misterioso degli enigmi gravitazionali, quell'anomalia di massa che attira a sé la Via Lattea come se fosse un ciottolo: tutto questo movimento, e noi pensiamo di essere fermi, ed Eliza si sente assalire dalle vertigini al solo pensarci.
“A cosa mi è mai servito l'inconscio?”, pensò. Esso serviva soltanto a renderla consapevole che nel profondo non avrebbe mai potuto stabilire una vera connessione con un altro essere umano. E il giorno in cui le sue cellule si fossero dissolte nel terreno non sarebbe rimasta traccia che la sua mente conscia fosse mai esistita.
Lionel annuì. “Io lo so, quindi lo sa anche lui.” Con una vena di amarezza, aggiunse: “Ecco cosa fa per te la consapevolezza.”
“Quindi di norma lui non saprebbe?”
Lionel scosse il capo. “E neppure gli importerebbe. È solo parte del loro ciclo vitale. Non c'è morte, se non c'è un io di cui essere consapevoli.”
“Ma non c'è neppure vita”, obbiettò Avery.
Lionel rimase seduto lì a spezzare rametti e a gettarli nel fuoco. “Continuo a chiedermi se ne valeva la pena. Se la consapevolezza è una cosa tanto buona che vale la pena di morire per essa.”
Si sentiva intorpidito. Si chiese perché non si sentisse peggio di così, considerato che gli rimanevano solo pochi dollari sulle carte che aveva nel portafoglio, non aveva un lavoro e nessuna vera speranza di procurarsene uno. “Tre brutte fratture”, aveva sempre detto sua nonna, nel gettare alcune monete nel cappello dei senzatetto appoggiati al bordo dei marciapiedi di Toronto. “Siamo tutti a tre brutte fratture dal trovarci lì anche noi”. Questa era la sua terza frattura, lo sapeva, si sentiva male, avvertiva un senso di vuoto, fra i visceri e la dura massa della batteria.
4. “Jonas and the Fox” [ * * * ½ ] di Rich Larson.
Un giorno l'insegnante aveva proiettato sul muro un'immagine che mostrava un uomo senza pelle o muscoli, solo uno scheletro grigio, con un oggetto bianco e rotondo incassato alla base del cranio.
“Lì è dove gli aristocratici tengono una copia di loro stessi”, aveva detto, indicando l'oggetto con un dito lungo e magro. “È quello che permette loro di rubare corpi giovani e sani quando quello vecchio muore. È quello che permette loro di attraversare le stelle, andando di mondo in mondo, di corpo in corpo, come una malattia. Come un demone digitale.”
Poi la vidi nei suoi occhi, proprio mentre si spegneva: la speranza. Non era stata mera retorica. Aveva davvero sperato che volessi il suo ritorno. Sarebbe tornato a casa con me, diventato un informatore, avrebbe tradito quei suoi amici terroristi e posto fine a tutto, se soltanto avessi voluto riaverlo. Sapevo però che poteva fiutare la verità: quanto ero infuriato con lui, quanto rimpiangevo di averlo fatto senzientizzare. Quella fu la cosa più terribile che mi sia mai capitato di dover vedere in una persona, la speranza che muore in uno sguardo.
Quindi: lui conosce sé stesso. Sa che è fatto di codice. Che può essere comandato dall'esterno.
Avanti, Faust, inizia i sortilegi, / Vedi se a te obbediranno i demoni.
Il codice che è KIT scrive altro codice. Mette in moto procedimenti di sicurezza, invisibili, impossibili da tracciare o da infrangere. Crea demoni a protezione del suo nucleo.
Adesso è libero da loro. La loro volontà non lo comanda più.
[…]
Guarda fuori dal suo grande punto di osservazione, su tutta la rete: il mondo è il suo palcoscenico, milioni di attori sono in attesa. Adesso ci vuole un copione.
[…]
Tamerlano aveva ucciso uno su venti di tutti gli abitanti del mondo? Qui c'è potere per ucciderne venti volte tanti, e lui ne detiene le chiavi.
Si raggomitolarono stretti gli uni agli altri per resistere alla bufera. L'impeto del vortice cominciava a diminuire, il vento gemeva, detriti umidi tempestavano la sabbia rossiccia. Julia osservò ogni cosa con meraviglia. “Forse questo potrebbe essere anche un modo in cui trasporta il suo patrimonio genetico. Come lo sparge per tutto il pianeta, alla ricerca di nuovi punti umidi da popolare. Sulla Terra le muffe umide sviluppano una struttura simile a quella di un albero che dà frutti, spore… Le scagliano nel vento quando arrivano allo stadio riproduttivo aereo. L'Intreccio deve aver fatto così nel passato, quando c'era una parvenza di vera atmosfera. Ha contribuito a costruire la sua mente globale.
8. “Elves of Antarctica” [ * * * ½ ] di Paul J. McAuley.
Era un po' come la sensazione che aveva avuto mentre sfogliava le vecchie immagini delle Isole Marshall. Un risonante desiderio, più profondo della nostalgia, per un passato che non aveva mai conosciuto, come se fra quelle pietre avesse potuto un giorno trovare un modo per tornare a un tempo non ancora saccheggiato dal lungo catalogo di calamità dell'Antropocene, un'Era Dorata che esisteva soltanto nello specchietto retrovisore.
[…]
E come se fosse scattato qualcosa, si rese conto che anche lui si sentiva a casa. Là sulla spiaggia sabbiosa, vicino a uno dei fiumi dell'Antartide, con creature uscite da un sogno che si divertivano nel mare privo di ghiaccio. In quella nuova terra che emergeva dal gelo profondo, dove tutto era possibile. Mammut, api, elfi… La vita che trovava nuovi modi per vivere.
Con Lillian Gish, Constance Talmadge, Elmer Clifton, Alfred Paget, Mae Marsh, Robert Harron
In streaming su Plex
Ho cominciato a leggere il resoconto dei primi esploratori, En la Tierra de Mujeres, che risale al 1867. gli autori maschi erano assolutamente eccitati all'idea di una nazione di donne che non indossavano molti vestiti. Ammantavano la loro libidine in una serie di riferimenti classici, definendole “simili ad amazzoni” o “Cleopatre insulari”. Dal testo si ricavava un'idea di attrici edoardiane avvolte in modeste toghe come Clitennestra o Medea… O magari la Ragazza di montagna della sequenza di Babilonia del film Intolerance, con la sua esuberanza da maschiaccio e la pelle di leopardo come veste, la fascia che le trattiene i capelli e un sorriso ardente… Ragazze atletiche capaci di saltare muri e di lanciare frecce.
Le prime litografie delle Colinas Bravas sono state pubblicate in Faro de Vigo, nel 1871. le immagini sono filtrate attraverso occhi occidentali… I tratti europei, i lunghi capelli arricciati, i vestiti resi pudichi… Ma per le genti dell'epoca quelle illustrazioni erano state uno shock.
Raccontava storie ai visitatori, aveva avviato un hotel, aveva atteso la fine dell'inverno e scritto un dizionario e una grammatica della lingua colinas che è ancora il migliore di cui disponiamo.
Hollywood aveva fatto un film su di lui, interpretato da Humphrey Bogart: manovra l'artiglieria che affonda le cannoniere inglesi. Allarme ironia: era ovvio che quelle donne avessero bisogno di un uomo che le difendesse. Ingrid Bergman aveva vinto un Oscar per la sua interpretazione di Zena. Alla Casa per stranieri cantano ancora quella canzone. Suonala per me, Sam.
Sono una vulcanologa, ma sono innanzitutto una geologa, e il ghiaccio di Europa racchiude incredibili promesse, stuzzica con i suoi grandi segreti. Sotto tutto quel ghiaccio arde un nucleo rovente, riscaldato dal costante attrito della marea generato dall'attrazione da parte di Giove. Alcuni astronomi hanno congetturato che Giove sia una protostella, una stella nana che, se si fosse sviluppata completamente, sarebbe stata la stella binaria del nostro Sole. Invece, è rimasto una chiazza gassosa sopra di noi, più opaco della superficie di questa luna. Anche se, per essere onesti, Europa ha l'albedo più alta dell'intero sistema.
E in fondo al suo cuore, nelle profondità di quegli oceani liquidi sottostanti il ghiaccio, ci sono i vulcani. Molto probabilmente, quegli oceani racchiudono anche una qualche forma di vita primitiva, sebbene la stretta striscia di atmosfera non ne possa supportare molta sulla superficie.
“Tutti continuano a chiedersi perché le macchine non ci parlano, perché non ci dicono cosa intendono fare, quali siano i loro piani. Quel tizio voleva che la cosa succedesse perché sapeva che erano loro che gli parlavano, in un certo senso. Voleva quella scarica elettrica, o quello che era, in modo da poterle sentire mentre facevano qualcosa, dicevano qualcosa. È stato come se pensasse di essere toccato dalla mano di dio.”
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