Il western all'italiana è un sottogenere che, piaccia o non piaccia, ha fatto la storia di un prodotto cinematografico profondamente americano, dalle sue radici fino alle sue ramificazioni più elevate. La rivoluzione portata da Sergio Leone è stata una rivoluzione necessaria: ha restituito vigore a un genere che stava mostrando la corda, quando ormai i pistoleri si erano ridotti a sparare proiettili di panna montata, secondo una felice intuizione di Mario Soldati. Leone ha tracciato una nuova rotta per tutti quanti; ha costretto gli americani a venirgli dietro, a reinventarsi per non perire di logoramento, e nel frattempo ha fornito un eccellente spunto per fare cinema di massa a tanti cineasti di casa nostra più o meno improvvisati, più o meno bravi. Al peplum, ormai defunto, al noir, al giallo, all'horror all'italiana, al poliziottesco che d'altra parte ancora aveva da venire, si era aggiunto il mitico spaghetti western. I risultati furono molto frastagliati, non tantissime le vette, e comunque nessuno mai al pari del demiurgo Sergio Leone; parecchi invece i lavori di fattura squisitamente manierata. Comune a tutti una cospicua e volontaria presa di distanza dal western americano classico. Sarebbe ingeneroso valutare certi titoli degli spaghetti secondo i medesimi criteri con cui si giudica un capolavoro di Ford o di Peckinpah. Il fascino del sogno della frontiera, della sfida che essa comporta, è ovviamente assurdo anche solo pensare di trovarlo in una di queste opere. Se guardiamo uno spaghetti, è perché ci aspettiamo di vedere piombo che scorre a volontà, ovviamente, e poi pochi sbaciucchiamenti e tanti pistoleri che tra il malloppo e i battiti del cuore - ma poi, ce l'avranno davvero un cuore? - scelgono il malloppo senza pensarci su un secondo, che diamine. Al bando le serenate e le passeggiate al chiaro di luna: il pubblico pretende soltanto il sangue, e tanto più il sangue denuncia il suo essere finto e simile a una salsa di pomodoro, quanto più il prodotto diventa cult, o scult, a seconda dei punti di vista. Gli western all'italiana sono completamente sgangherati: il rigore classico della struttura in tre atti viene smontato e riassemblato secondo la regola aurea del "purché se spari". Giudicare uno spaghetti non dalla sua bellezza o unicità intrinseca ma dai suoi principali aspetti di diversità dal genere padre (la quantità di piombo, il rifiuto quasi sdegnoso dei buoni sentimenti, il grado di assurdità della sua architettura narrativa e della sua trama): sarebbe questo il modus "valutandi" più filologicamente corretto, e che cercheremo di adoperare. La lista comprende per scelta produzioni non troppo di massa (quindi ovviamente niente Leone, poco Corbucci, poco Sollima).
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta