La Cosa da un altro mondo
- Fantascienza
- USA
- durata 83'
Titolo originale The Thing from Another World
Regia di Christian Nyby, Howard Hawks
Con Kenneth Tobey, Margaret Sheridan, Robert Cornthwaite, Douglas Spencer, James Young

Non finirà.
La sofferenza non finirà. La nausea non finirà. I brividi non finiranno. Il terrore non finirà.
Crozier si contorce fra le coperte ghiacciate della cuccetta e vuole morire.
Dan Simmons - “the Terror” - 2007
(ediz. ital. Mondadori - "la Scomparsa dell'Erebus" - 2008 - trad. di G.L.Staffilano)
“Una forza inarrestabile, che si scontra con una massa inamovibile.”
L'esteso fronte d'onda del gelido volume d'acqua salata si solidifica ghiacciando con un lasco schianto sull'arida vastità costiera del desertico entroterra ciottoloso.
Un confine, un ponte, un limite, un limine, una muraglia, un passaggio.
Il principio della salvezza o il sigillo della fine.
• Dove, quando, chi, come, perché.
Circolo Polare Artico. Tra i ghiacci semi-eterni del Passaggio a Nord-Ovest, lassù, sconfinando nel Mar Glaciale Artico alla sommità dell'emisfero boreale, dove Franklin e Crozier, al comando del tre alberi Erebus e della bombarda Terror, dotate ciascuna di un motore da 20 CV e dagli scafi rinforzati di lastre di ferro, acquistarono fame e freddo e persero sonno e vita tra l'estate e l'inverno del 1847-'48, cercando una via per il Pacifico più veloce e sicura di Capo Horn.
John Barrow, per quarant'anni il Secondo Segretario dell'Ammiragliato britannico, organizza l'ennesima spedizione esplorativa. La Terra è tonda, la Sterlina chiede una via marittima breve per passare dall'Europa all'Asia. Partiti da Londra a metà maggio del 1845, 24 ufficiali e 110 uomini d'equipaggio (poi ridotti di cinque unità prima della partenza definitiva, riducendo così a 129 le vittime finali totali), imbarcati su due navi, la Erebus e la Terror (già utilizzate per altre precedenti esplorazioni artiche, antartiche e tropicali da James Clark Ross), avvistati per l'ultima volta nel luglio dello stesso anno da una baleniera nella baia di Baffin, finirono col passare tre inverni (quello del 1845-'46 nei pressi dell'isola di Beechey, e quelli del 1846-'47 e 1847-'48 nei pressi dell'isola di Re William) bloccati sul pack dell'artico canadese: gli ultimi uomini morirono nella primavera del 1848 (tra di essi Francis Crozier e James Fitzjames, mentre John Franklin morì già nel giugno '47), tentando un quasi impossibile (troppo tardi: troppo malati, debilitati e sfiniti e troppe poche provviste rimaste) odisseico-anabasico ritorno alla salvezza, alla “civiltà”, a casa, puntando a sud per tentare di attraversare l'intero Canada continentale.
Saturnismo (e “secondariamente” botulismo) dallo scatolame sigillato male col piombo fuso delle saldature entrato in diretto contatto col cibo e dalle tubature e cisterne dell'impianto di desalinizzazione a vapore dell'acqua marina; e poi scorbuto, broncopolmonite e tubercolosi per forza di cose.
Il cannibalismo non aiutò: quando un animale al vertice della catena alimentare mangia un suo consimile intossicato da metalli pesanti, il veleno si accumula esponenzialmente.
E poi Tuunbaq, già.
“Is God here, Captain? Any God? It doesn't matter. This place is beautiful to me, even now. To see it, with eyes as a child's. There is wonder here, Captain.”
Il dottor Harry Goodsir al Capitano Francis Crozier
• Sulla Bestia e sul Dio.
Bellum Omnium Contra Omnes: ritornando gli esseri umani allo stato (brado, al grado zero) di natura, ecco che niente affatto paradossalmente entra in scena e in gioco (siamo epigeneticamente fatti per credere, è per questo che sopravviviamo: conoscere, scoprire ed apprendere è il passo successivo, superiore, ulteriore) la mitopoiesi arcaica ed archetipica del Dio-Bestia, dell'Uomo-Animale. L'occidentale clerico-illuminista regredisce al Tempo del Sogno, ma si scopre estraneo ad esso: duplicemente impreparato.
“Chi è più veloce a capire il tuo valore lo è anche nel riuscire a capire i tuoi difetti.”
Dan Simmons, produt. esec. e autore del soggetto non originale -[che, nei ringraziamenti in esergo al suo romanzo, cita parte della crew tecnica ed artistica di “the Thing from Another World”: oltre a 7 attori del cast principale e secondario: Dmitri Tiomkin (musiche), Charles Lederer (co-sceneggiatura), Chrystian Nyby (co-regista), Howard Hawks* (co-sceneggiatore, co-produttore e co-regista non accreditato), e infine James Arness (the Thing), dimenticandosi di Ben Hetch (co-sceneggiatore non accreditato), Russel Harlan (fotografia) e John W. Campbell (autore del soggetto non originale)]- fa entrare in scena Tuunbaq in medias res, già a metà del primo capitolo (prolettico rispetto al flusso del romanzo, essendo situato nel 1847), e così fa - con le dovute differenze - David Kajganich, il creatore e co-showrunner (sceneggiatore del tribolato “the Invasion”, tolto a James McTeigue ed affidato ad Oliver Hirschbiegel, e di due film - di cui è anche produttore - di Luca Guadagnino, “A Bigger Splash” e l'imminente remake/reboot di “Suspiria”), sin da subito, facendone pronunciare il nome già durante il prologo ambientato in una prolessi ancor più spinta in avanti, poco prima della “fine” (circolare).
* L'editor di Mondadori (non so l'edizione originale) lo scrive “Hawkes”...
Tuunbaq, il Divoratore di anime, dopo essere comparso nel prologo sotto forma di nome pronunciato, e nel secondo episodio in carne, ossa, muscoli, pelliccia, artigli e zanne, è assoluto protagonista del penultimo, pur non comparendovi, mai. Comparirà invece nell'epilogo, uomo selvaggio + orso polare + totem/spirito guida, con inserti dell'intelligenza del gorilla di montagna e nello sguardo il riflesso vacuo degli occhi dello squalo bianco, creato da una CGI grezza, basica, funzionale, paradossalmente iperrealistica.
“Da postilla a paragrafo principale.”
• Sulla Persona e sul Tempo.
Dan Simmons adotta diverse tecniche narrative: l'esperienza di Francis Crozier, vice (è irlandese) comandante (ruolo che ricoprì pochi anni prima agli ordini di James Clark Ross in Antartide) della spedizione e capitano della bombarda cannoniera (varata nel 1813, partecipò alla Guerra Anglo-Americana per poi essere dislocata nel Mediterraneo) a tre alberi di classe Vesuvius - riadattata ai ghiacci polari con un motore a vapore da 20 cavalli e il rafforzamento della prua - HMS Terror (un vulcano dell'Antartide), è declinata in terza persona quasi sempre al presente e quella di John Franklin - l'uomo che si mangiò le scarpe, e che mai assaggiò carne umana -, il comandante (“Non la prima scelta. Neanche la seconda. E nemmeno la terza”) della spedizione e capitano della bombarda cannoniera (varata nel 1826 e messa di stanza nel Mediterraneo) a tre alberi di classe Hecla - riadattata ai ghiacci polari con un motore a vapore da 20 cavalli e il rafforzamento della prua - HMS Erebus (un vulcano dell'Antartide), sempre in terza persona ma all'imperfetto, mentre il dottor Harry Goodsir (chirurgo e naturalista assurto al ruolo di capo medico della spedizione per forza di cose: l'accumularsi dei cadaveri dei suoi superiori) spesso si racconta da sé con le pagine del proprio diario: prima persona presente (in divenire, ch'è già passato).
“Il naso e lo stomaco non distinguono ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ma io si. Io si.”
Solitary, poor, nasty, brutish, and short: Dan Simmons, ancora dal Leviatano di Thomas Hobbes, estrapola constatazione e speranza, conforto e consolazione, sia pur'anch'e soltanto la minuscola meraviglia di una curva catenaria (il processo fisico-geometrico, e quindi matematico, per cui gli igloo stanno in piedi) di-spiegata a ripiglino, e riesce ad elidere dalla sentenza empirica e sperimentale almeno la prima condizione umana espletata dal termine “solitary”: erge un tumulo di mortalità contro l'avanzare sferzante, divorante, annichilente della morte.
Eppure, nonostante questa montagna di associazioni con tutto ciò che è soave e venerabile e sublime, sempre nell'idea più profonda di questo colore si acquatta un che di ambiguo, che incute più panico all'anima di quel rosso che ci atterrisce nel sangue.
È questa qualità inafferrabile che rende l'idea della bianchezza, quando è separata da associazioni più benigne e accoppiata con un oggetto qualunque che sia terribile in se stesso, capace di accrescere quel terrore fino all'estremo. Ne sono prova l'orso bianco polare e lo squalo bianco dei tropici; cos'altro se non la loro bianchezza soffice e fioccosa li rende quegli orrori ultraterreni che sono? È quella bianchezza spettrale che impartisce una bonarietà così orrenda, più ancora ripugnante che spaventosa, alla fissità ottusa del loro aspetto. Tanto che nemmeno la tigre con le sue zanne feroci, avvolta nel suo mantello araldico, può scalzare a un uomo il coraggio meglio dell'orso e del pescecane dal sudario bianco.
Hermann Melville - “Moby-Dick; or, the Whale” - cap. XLII (la Bianchezza della Balena) - 1851
• Enciclopedia della Cambusa.
Primi 6 episodi diretti in alternanza da Edward Berger (“Tatort”, “Deutschland 83”, “Patrick Melrose”) - anche prod. esec. - e Sergio Mimica-Gezzan (“BattleStar Galactica”, “Saving Grace”, “Under the Dome”, “the Pillars of the Earth”, “Hell on Wheels”, “the Bridge”), e ultimi 4 da Tim Mielants (“the Tunnel”, “Peaky Blinders”, “Legion”: e con quest'ultima condivide allucinati orizzonti desertici: gelidi o bollenti), che riesce a creare un film-nel-film (3 ore sulle 8 totali), compatto e sempre più progressivamente d'inesorabile disperazione panica, dissennata, irreversibile.
Altri produttori esecutivi: Ridley Scott [le scene in interni, sul pack e notturne sono state girate negli ungheresi teatri di posa di BudaPest - gli stessi di "the Martian" -, mentre gli esterni sono stati ospitati dalla desolazione lunare dell'isola di Pag(o) in Croazia], Soo Hugh (anche co-sceneggiatrice/showrunner), David W. Zucker...
8 marzo.
Quel giorno l’acqua trasportò vicino a noi un animale bianco, come quello che, comparso sulla spiaggia di Tsalal, aveva causato un incredibile tumulto tra i selvaggi. Avrei potuto catturarlo, ma fui colto da un’improvvisa indifferenza che me lo impedì. L’acqua era salita ancora di temperatura, tanto che ormai immergerci la mano era impossibile. Peters parlava poco e della sua apatia non sapevo che pensare. NuNu respirava e nulla più.
9 marzo.
La sostanza bianca e cinerea ci pioveva addosso copiosa. A sud, la cortina di vapore si era come per incanto levata sull’orizzonte e cominciava ad assumere una forma distinta. Non saprei a che cosa paragonarla se non a una cataratta senza fine che silenziosamente precipiti in mare da un immenso e lontano monte del cielo. A sud questo sipario gigantesco chiudeva l’orizzonte in tutta la sua estensione, ma da esso non proveniva alcun suono.
21 marzo.
Un’oscurità sinistra si distese su di noi, eppure dalle lattee profondità dell’oceano si levava un bagliore di luce che veniva a lambire i fianchi dell’imbarcazione. Eravamo quasi sopraffatti dalla pioggia bianca e cinerea che si abbatteva su di noi e sulla canoa, sciogliendosi però al contatto con l’acqua. La sommità della cataratta si perdeva confusa in lontananza, sebbene le stessimo evidentemente andando incontro a folle velocità. A tratti vi scorgevamo ampie e repentine incrinature al cui interno regnava una confusione di immagini fluttuanti e indistinte, dalle quali scaturivano venti forti, possenti ma silenziosi, che nel loro corso squarciavano il mare ardente.
22 marzo.
L’oscurità era diventata ancora più fitta, alleviata soltanto dal bagliore dell’acqua che rifletteva il sipario bianco calato davanti a noi. Uccelli giganteschi, d’un bianco livore, sbucavano incessanti da dietro al velo, urlando l’eterno Tekeli-li! e sottraendosi alla nostra vista. A questo punto Nu-Nu, sul fondo dell’imbarcazione, si scosse, ma toccandolo ci accorgemmo che aveva reso l’anima. Stavamo ormai per precipitare nell’abbraccio della cataratta, dove un abisso si spalancò per accoglierci. Ma ecco levarsi sul nostro cammino una figura umana velata, di proporzioni ben più vaste di qualsiasi essere umano. E il colore della pelle della figura era del bianco assoluto della neve.
Edgar Allan Poe - “the Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket” (cap. XXV) - 1837-'38
Cast imperdonabilmente portentoso:
Jared Harris - Francis Crozier (“Happiness”, “the Ward”, “Certain Women”, “Fringe”, “Mad Men” (Lane Pryce), “the Expanse”, “the Crown”), Ciarán Hinds - John Franklin (“the Weight of Water”, “Miami Vice”, “the Tiger's Tail”, “Margot at the Wedding”, “There Will Be Blood”, “Life During WarTime”, e “Game of Thrones”, in cui interpreta il personaggio col nome più fico di tutti i tempi: Mance Ryder), Tobias Menzies - James Fitzjames, il vice di Franklin sulla Erebus (che qui, a bordo, sul pack e sul deserto di pietrisco artico reincontra i suoi compagni di set di “the Crown”, Jared Harris, e “Game of Thrones”, Ciarán Hinds), Paul Ready - Harry Goodsir (già indimenticabile nella splendida “Utopia” e qui...altrettanto), Adam Nagaitis - Cornelius Hickey (una rivelazione internazionale), Ian Hart - Thomas Blanky (“Dirt”, “Luck” (Lonnie!), “BoardWalk Empire”, “Vinyl”), che qui s'adorna di forchette indigeste e scorge per primo (e unico: verrà “poi” Roald Amundsen...) il Passaggio a Nord-Ovest, Nive Nielsen - Lady Silence, (cantautrice coi suoi the Deer Children, e “the New World”), che non può non far ritornare alla memoria una sua antipodica (da inuit a fuegini) consimile, la Fuegia Basket del magnifico “Questa Creatura delle Tenebre” (dal verso shakespeariano “This Thing of Darkness...la riconosco mia”, contenuto ne “la Tempesta”, atto V - scena 1) del compianto Harry Thompson [altro memorabile, poderoso, commovente, emozionante romanzo dedicato a e incentrato su due fondamentali figure storiche: Robert FitzRoy, il Capitano del brigantino Beagle impegnato in svariate missioni di rilevamento cartografico in Sud America (col cuore dalle Falkland alle Galapagos), e un suo giovin passeggero in uno di questi viaggi, tal Charles Darwin…], Greta Scacchi - Lady Jane Kranklin (“Heat and Dust”, “Good Morning Babilonia”, “the Player”, “Jefferson in Paris”, “la Tenerezza”)… E almeno un'altra dozzina di “secondari” fenomenali. Comparsata veloce di Charles Dickens, storicamente accurata, m'ad ogni modo a tal proposito va qui ricordato il “Drood” di Dan Simmons, sulla genesi e il destino dell'omonimo (“The Mystery of Edwin Drood “) ultimo romanzo, rimasto incompiuto, dell'autore de il Circolo Pickwick, Canto di Natale, David Copperfield, Casa Desolata, Tempi Difficili, Racconto di Due Città, Grandi Speranze e il Nostro Comune Amico.
[…] La vita non si può arginare come un lento corso d'acqua. La vita deborda sempre e sommerge le pene di un uomo, si richiude sopra un dolore come il mare sopra un corpo senza vita, a prescindere da quanto amore è andato al fondo. E il mondo non è cattivo.
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«[…] Mia cara, sono al limite estremo delle mie risorse».
[…] Fece scivolare la lettera piegata fra i due bottoni del semplice corpetto nero e appoggiata la fronte contro il vetro della finestra rimase là fino al crepuscolo perfettamente immobile dando a lui tutto il tempo che poteva risparmiare. Andato! Era possibile? Mio Dio, era possibile? Il colpo era arrivato attutito dagli spazi della terra e dagli anni d'assenza. C'erano stati giorni interi in cui non aveva mai pensato a lui - non aveva tempo. Ma lo aveva amato, sentì di averlo amato, dopo tutto.
Joseph Conrad - “the End of the Tether” - 1902
• Di nuovo in Viaggio.
Minimi e massimi comun denominatori a proposito di una seconda stagione che renderebbe questa serie una serie antologica, oltre che senz'ancora un titolo onnicomprensivo che racchiuda tutte le stagioni:
- Contesto storico reale (metà dell'800 - XIX° sec.) non obbligatorio (antichità, medioevo/rinascimento, modernità/contemporaneità, futuro).
- Contesto geografico reale (artico ... antartico, alpino, himalayano) non obbligatorio (Amazzonia, Patagonia, Africa desertica e pluviale, e Madagascar, India, Cina, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, Indonesia...).
- Elemento misterico, fantasy, fantascientifico: obbligatorio.
Da parte mia, spero in e tifo per Ernest Henry Shackleton (uno dei tanti progetti kubrickiani mai andati in porto).
Un boccone alla volta, l'Artide si sarebbe inghiottita le tracce rimaste. Via via che il ghiaccio sull'Isola di re Guglielmo si trasformava in poltiglia, che a poco a poco ridiventava ghiaccio, il succedersi delle stagioni risucchiava i resti in uno strato di terra e licheni schiacciato da nuovi strati di neve presto durissima - e di misteri. Se anche c'erano stati dei diari con la storia della spedizione, ormai erano scomparsi in quel ciclo inesorabile. Niente sarebbe stato più ritrovato.
In estate, le zanzare che Franklin si rifiutava di uccidere infestavano l'Isola di re Guglielmo. In inverno, il ghiaccio che Franklin non temeva di affrontare premeva sulle sue rive. E il Passaggio a nordovest, che Franklin aveva cercato andando incontro alla catastrofe, si nascondeva sulla sua costa orientale, simbolo eterno della futilità.
Fergus Fleming - “Barrow's Boys” - 1999
(ed. it. Adelphi - “i Ragazzi di Barrow” - 2016 - trad. di Matteo Codignola)
Attendo la traduzione italiana di “the Rifles” (1994), il sesto volume dei “Sette Sogni” (“Seven Dreams: a Book of North American Landscapes”) di William T. Vollmann.
- http://www.nationalgeographic.it/viaggi-avventure/2014/09/10/news/la_nave_ritrovata_170_anni_dopo-2281926/
- http://www.nationalgeographic.it/viaggi-avventure/2015/10/11/news/scoperta_erebus_nave_spedizione_artica_franklin_scomparsa_1846-2801113/
- http://www.nationalgeographic.it/viaggi-avventure/2016/09/13/news/ritrovamento_terror_della_spedizione_franklin-3234522/
L'inua di Francis Crozier ancora vivo e vitale in Taliriktug non s'illudeva che la vita sarebbe stata altro che misera, sgradevole, bestiale e breve.
Ma forse non sarebbe stata anche solitaria.
Dan Simmons - “the Terror” - 2007
Romanzo: * * * ¾ (****)
Serie: * * * * (¼)
Titolo originale The Thing from Another World
Regia di Christian Nyby, Howard Hawks
Con Kenneth Tobey, Margaret Sheridan, Robert Cornthwaite, Douglas Spencer, James Young
Titolo originale The Thing
Regia di John Carpenter
Con T.K. Carter, Kurt Russell, Wilford Brimley, David Clennon
Titolo originale Northwest Passage
Regia di King Vidor
Con Spencer Tracy, Robert Young, Ruth Hussey, Walter Brennan
Titolo originale Antarctica
Regia di Koreyoshi Kurahara
Con Ken Takakura, Tsunehiko Watase, Matsako Natsume, Eiji Okada, Keiko Oginome
Titolo originale The Warriors
Regia di Walter Hill
Con Michael Beck, James Remar, Thomas Waites, Deborah Van Valkenburgh, Dorsey Wright
Titolo originale Southern Confort
Regia di Walter Hill
Con Keith Carradine, Powers Boothe, Fred Ward, Peter Coyote
Titolo originale Nanook of the North
Regia di Robert Flaherty
Titolo originale Aningaaq
Regia di Jonas Cuarón
Con Orto Ignatiussen, Lajla Lange, Maligiaq Fredeik, Lange Siegstad
Titolo originale The Masque of the Red Death
Regia di Roger Corman
Con Vincent Price, Hazel Court, Jane Asher, David Weston, Nigel Green, Patrick Magee
Titolo originale Carnivàle
Con Daniel Knauf, Michael J. Anderson, Adrienne Barbeau, Clancy Brown, Debra Christofferson
Tag Fantasy, Storia corale, Sovrannaturale, Mistero, USA, Anni '30
Titolo originale Beyond Sleep
Regia di Boudewijn Koole
Con Thorbjørn Harr, Pål Sverre Hagen, Anders Baasmo Christiansen
Titolo originale The Way Back
Regia di Peter Weir
Con Colin Farrell, Jim Sturgess, Mark Strong, Saoirse Ronan, Ed Harris, Gustaf Skarsgård
Titolo originale The Lost City of Z
Regia di James Gray
Con Charlie Hunnam, Tom Holland, Sienna Miller, Robert Pattinson, Angus MacFadyen
Titolo originale Krasnaya palatka
Regia di Michail K. Kalatozov
Con Claudia Cardinale, Sean Connery, Hardy Krüger, Peter Finch
Titolo originale On the Ice
Regia di Andrew Okpeaha MacLean
Con Josiah Patkotak, Frank Qutuq Irelan, Teddy Kyle Smith
Titolo originale El Abrazo de la Serpiente
Regia di Ciro Guerra
Con Brionne Davis, Jan Bijvoet, Luigi Sciamanna, Nilbio Torres, Antonio Bolivar
Titolo originale Ship of Fools
Regia di Stanley Kramer
Con Vivien Leigh, Simone Signoret, Oskar Werner, Heinz Rühmann
POSTILLA (Neo-PostFascista, ovvero salviniano-dimaiesca) - Un secolo (e mezzo, poi quasi due) dopo.
Titolo originale Voyage of the Damned
Regia di Stuart Rosenberg
Con Faye Dunaway, Max Von Sydow, Orson Welles, Lee Grant, Sam Wanamaker
Titolo originale Hair
Regia di Milos Forman
Con John Savage, Treat Williams, Beverly D'Angelo, Annie Golden, Dorsey Wright, Don Dacus
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Anche qui ci sono personaggi barbuti in
posa plastica e atteggiamento muscolare ? (https://www.ogginotizie.it/salvini-chiude-porti-ai-migranti-sindaci-non-ci-stanno/) Solo per saper quanto terrore aspettarmi...;-)
Tranquillo, tutti mostri immaginari (uno, bello grosso e zannuto). Più qualche essere umano che dà il peggio di sé (e qualche d'un altro il meglio).
Nulla di simile, insomma: https://twitter.com/Wu_Ming_Foundt/status/1006192010200518659?s=19
“the Terror”: confermato il rinnovo per almeno una seconda stagione.
http://www.denofgeek.com/us/tv/the-terror/273671/the-terror-season-2-confirmed
La prossima annata della serie antologica sarà ambientata in California durante la WW2 e tratterà la questione dell'internamento in campi di “reinsediamento” - durato anni - di decine di migliaia di cittadini (più di 110.000) nippo-statunitensi (di 1a e 2a generazione) post-Pearl Harbour.
- https://calisphere.org/exhibitions/t11/jarda/
- http://www.loc.gov/pictures/search/?st=grid&co=manz
- https://it.wikipedia.org/wiki/Manzanar
No, non si tratta di Shackleton, ma l'argomento mi sembra di urgente contemporaneità.
E non può che ritornare alla mente “Prisoner's Dilemma” di Richard Powers:
“Nel febbraio 1942 la nostra euforia nazionale esplode contro i giapponesi, tutti i giapponesi, perfino i giapponesi della nostra stessa nazionalità. Un clamore spontaneo dilaga sia tra i capi dell'amministrazione, sia tra i cittadini normali: i nostri interessi nazionali sono minacciati da quei centoventicinquemila americani giapponesi sparsi lungo la nostra costa occidentale non più protetta. Questo elemento imponderabile, situato sul vulnerabile bordo del Pacifico, potrebbe approfittare dell'occasione per compiere atti di guerriglia o ricognizioni per conto dell'Armata Imperiale. E' vero che queste persone potrebbero restare irreprensibili come lo sono in questo momento. Ma il sentimento nazionale, lo sfavore con cui viene vista l'idea della pace con onore e i rischi che si corrono a basarsi su una supposizione sbagliata rendono impossibile, così ragiona il pubblico, scommettere su un buon comportamento e perdere. Quanto è in pericolo la California? Potremmo venire attaccati davvero? Quale minaccia rappresentino in realtà questi AAG - americani di ascendenza giapponese - non viene mai spiegato chiaramente. Ma l'allarme generale si basa sulla possibilità di segnali dai campanili delle chiese e cose simili. A metà gennaio Roosevelt fa approvare una proposta: tutti gli stranieri devono registrarsi presso il governo degli Stati Uniti. Il 20 febbraio 1942 il dottor Vinciguerra scrive un'altra ricetta, più forte ma messa in esecuzione in modo altrettanto silenzioso. Si tratta di rastrellare più di centomila di questi giapponesi americani, due terzi dei quali cittadini americani. Sono prelevati a forza dalle loro case e deportati in zone sicure. Il governo istituisce campi di concentramento nel Colorado, in Montana, nello Utah. Non esiste altro nome appropriato per questi villaggi prigione, circondati da filo spinato e custoditi da guardie armate. Sono costruiti con l'esplicito proposito di imprigionare i nostri nemici interni. Secondo un calcolo approssimativo, viene rastrellato circa il 90 per cento di tutti gli americani di origine giapponese. Vi sono compresi non solo gli issei, o cittadini giapponesi nati all'estero, ma anche più di 60000 nisei, cittadini americani della prima generazione, a cui sono stati conferiti tutti i diritti costituzionali goduti dagli agenti dell'FBI che vanno ad arrestarli. In tutto, più di 112.000 civili sono ammassati nei campi e tenuti là per i tre anni e mezzo successivi. Tra loro vi sono laureati della Università della California, per i quali il kanji è arabo e la cui idea della conservazione della propria eredità consiste nell'indossare il kimono al ricevimento in costume che segue l'incontro degli Orsi Bruni in occasione del raduno degli ex studenti. Padri, madri e bambini piccoli finiscono dalle parti opposte dei reticolati. Alcuni vengono alloggiati in stalle per animali finché non si crea dello spazio nei campi permanenti. Degli studenti della scuola superiore di Hollywood, figli e figlie di registi e attricette, una mattina entrano in classe e scoprono che i loro compagni, figli e figlie di funzionari degli studi cinematografici e di sceneggiatori, sono misteriosamente assenti. Il progetto dell'evacuazione di emergenza è gestito da un meccanismo amministrativo capace e ben oliato. Gente che non ha commesso nessun delitto e che non è nemmeno accusata di averne commessi deve vendere tutto quello che possiede a prezzi stracciati, ridurre i propri effetti personali a due valigie e salire su un camion a pianale piatto per essere condotto ai centri di smistamento. La gente viene arrestata in abito da sera, in giacca e cravatta, in grembiule da lavoro, in tuta. A molti vengono forniti abiti da reclusi: tute di jeans con sopra un numero stampinato. Ogni internato riceve una serie di documenti che deve tenere con sé: nome, data di raccolta, luogo di internamento. Alcuni sono redatti su carta intestata del governo in cui è stampato il messaggio : '' Mantenete libero il vostro futuro sottoscrivendo le obbligazioni statali ''. E' una faccenda sporca. Earl Warren, durante la breve fermata come procuratore generale della California in attesa di proseguire la strada che lo porterà alla Corte Suprema degli Stati Uniti dieci anni dopo, appoggia con decisione la retata. Alcuni suggeriscono che sia stato sollecitato da gruppi con forti interessi protezionistici, desiderosi di allontanare i piccoli commercianti giapponesi dal paese della libera concorrenza. Forse è così, forse no. Possiamo permetterci il rischio di correre il rischio di andare a vedere? Una volta che il sabotaggio è avvenuto, è troppo tardi per ammettere gli errori. Quando, due giorni dopo l'approvazione dell'internamento da parte di Roosevelt, un sottomarino giapponese cannoneggia una raffineria di petrolio a Santa Barbara, ogni opposizione all'idea crolla. Alcune mongolfiere esplodono sulla costa dell'Oregon, facendo sembrare la mossa sempre più preveggente, anche se abietta e indiscriminata. Meglio vivi e compromessi, dicono in maggioranza, che virtuosi e sopraffatti. Ma quando le settimane passano e non si verifica nessun altro attacco al continente, nessuno ripensa alla questione, se non quando è troppo tardi. Nessun imbraccia le armi per opporsi al provvedimento. Le armi sono già imbracciate in altre operazioni, in altri paesi. Inoltre che cosa si può dire? Opporsi a quello che tutti gli altri ritengono un male necessario significa essere un collaborazionista.”
https://www.filmtv.it/playlist/49160/49-parallelo-di-michael-powell-ed-emeric-pressburger--perche/#rfr:user-47656
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