• E poi (tra Charles Stross e Ted Chiang), c'è Greg Egan. Tra FlatLandia e il Pendolo di Foucault. Universo Ortogonale e Fisica Rotazionale. Hard SF speculativa. L'esatt'opposto del TechnoBabble.
“La bambina aprì gli occhi posteriori e...”: tutta la diversità, la bellezza e la possibilità del mondo in una frase. La bambina è Yalda - la versione aliena, altrettanto indimenticabile, della memorabile protagonista umana di “Zero in Condotta” [altra società semi-totalitaria in cui uno dei due sessi in cui è suddivisa la specie (umana nel racconto, aliena nel romanzo), per “ragioni” di natura piegate e sfruttate da “ragioni” (bisognerebbe utilizzare due segni grafici differenti per virgolettare le due “ragioni”) religiose e politiche, sopraffà l'altro], un racconto che Greg Egan licenzierà due anni dopo “the ClockWork Rocket”, il presente romanzo costituente la prima parte della Orthogonal Trilogy che comprenderà anche “the Eternal Flame” e “the Arrows of Time” -, e con lei lavoriamo nella fattoria di famiglia, andiamo alle elementari/medie inferiori e poi al liceo/università, e poi nello spazio.
Nell'universo (maschilista per cause naturali, e poi sociali) di Yalda, la luce non ha una costante velocità universale ma è proporzionale alla frequenza e all'ampiezza delle onde elettromagnetiche e la sua creazione genera energia, e forse materia. Sul pianeta di Yalda, le piante producono cibo emettendo la loro luce nel buio cielo notturno. La specie senziente vagamente semi-antropomorfa cui appartiene Yalda è composta (così come tutte le specie animali superiori del pianeta) da due generi, uno maschile e l'altro femminile: le madri muoiono dando alla luce la prole (di solito due coppie di gemelli composte ognuna da un maschio e da una femmina, che a loro volta formeranno in età adulta una coppia di partner generando altra prole che verrà accudita dal maschio) perché dopo l'accoppiamento e la fecondazione (solo raramente e in particolari condizioni la riproduzione s'innesca per partenogenesi) si suddividono come una cellula eucariota attraverso una sorta di ninfosi ch'è una “meisoi mitosica”. Yalda è una cosiddetta “solo”, è grande e grossa perché la scissione della madre non ha portato alla nascita di una doppia coppia di gemelli ma alla creazione di una coppia più un solo neonato. Yalda, così come le sue amiche e compagne d'università, assume clandestinamente l'holin, una droga (un farmaco) atta a ritardare l'entrata in calore (gli anticoncezionali - “antidivisivi” - sono pillole salvavita), quindi l'accoppiamento, e poi la stasi, la ninfosi, la suddivisione, e infine la (già sopraggiunta nel frattempo) morte (nascita). Si, è un romanzo femminista.
Di arvicole... “E quelle che si riproducono presto [morendo, NdR] vivono la metà delle altre...certo che non è giusto! Ma vale la pena di apprendere tutta la gamma di possibilità inventate dalla natura, nella speranza di poterne un giorno rubare le parti utili per assemblarle in qualcosa di migliore.”
...e di persone. “Yalda era stanca di addolorarsi: non si poteva far altro per le persone morte e divise dalla proliferazione. L'unico modo di rendere giustizia alla loro memoria era trovare la conoscenza che avrebbe permesso alle generazioni future di vivere senza gli stessi rischi e le stesse paure.”
• Greg Egan fa paura (nel senso buono - anzi ottimo, eccellente, meraviglioso - del termine). Produce orgasmiche epifanie continue. Con tanto di schemini e disegnetti esplicativi (che riproducono quelli che i protagonisti fanno apparire sui loro corpi comunicando pensieri, idee, equazioni). Immaginate un universo del multiverso in cui non solo le leggi della fisica (matematica, geometria, chimica, biologia, etc…, sino a sfiorare le interazioni gravitazionali, elettromagnetiche e nucleari) siano totalmente differenti dalle nostre (per esempio un luogo in cui il pi greco non è 3.14) - un esercizio sul quale si sono applicati alcuni dei migliori scrittori di Hard-SF di sempre, da Arthur C. Clarke a Vernor Vinge -, ma proprio le 4 dimensioni in cui siamo immersi: nell'universo Ortogonale di Egan il tempo è una dimensione "solida" (controparte della speculazione semantica applicata alla tangibilità fisica in “Arrival”), e dunque percorribile in entrambe le direzioni, tanto quanto le altre tre, spaziali. Una differenza col nostro universo, ad esempio, la si riscontra con la Teoria della Relatività Generale: i viaggiatori spaziali dell'universo Ortogonale che viaggiassero - accelerando perpendicolarmente al mondo di partenza uniformandosi alla velocità dell'Ammasso Ortogonale da cui provengono gli Stellanti che stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza del pianeta - al limite della velocità di una luce
-{ogni colore possiede ed esprime - ed interagisce attraverso - una propria, particolare e peculiare velocità in quel (la zona di) cosmo [non dev'essere per forza un altro universo (accanto, parallelo, o addirittura alternativo) del multiverso, ma più semplicemente un'altra infra-porzione del nostro stesso creato, dove vigono altre leggi scientifiche e ordini di natura] in cui è ambientata la storia e ivi si muovono i nostri protagonisti xenomorfi (sei braccia/gambe - disposte lungo una simmetria radiale - dotate di mani/piedi prensili, una serie di occhi posti sia in fronte sia in retro sul capo, capacità di emettere luce e calore, di utilizzare la propria pelle come una lavagna, una pergamena, un papiro, una tavoletta di argilla, un foglio di carta, uno schermo di computer, facendovi comparire…
- “Che cosa mi hai fatto?”, disse. Poi si accorse che tra loro non c'era aria, e così scrisse le parole sul petto.
…lettere, glifi e segni, corrugandola, e di e mutare fino ad un certo punto forma al proprio corpo per esempio estroflettendo arti ulteriori o ritraendone di esistenti, o ancora di mutare gambe in braccia e viceversa) compiendo le loro gesta: le onde elettromagnetiche hanno, in progressione, a seconda della frequenza e in base all'ampiezza dell'onda, una differente velocità, quindi nello spettro della luce visibile l'infrarosso viaggia più lentamente…
- “Quanto è lontano domani con esattezza?” - “Quanto la luce blu può viaggiare in un giorno.”
...e l'ultravioletto più velocemente, e perciò, ad esempio, le stelle nel cielo notturno non sono brillanti puntini luminosi ma strisce di traiettorie a semiarco: il cielo notturno del pianeta di Yalda è un eterno scatto a lunga esposizione}-,
invecchierebbero esponenzialmente, una volta terminata la fase di accelerazione e raggiunta la velocità di crociera di quello ch'è in tutto e per tutto un viaggio ortogonale nello spazio che è in tutto e per tutto un “non”-viaggio nel tempo “fermi” sul posto in surplace a folle velocità ed accelerazione
[quando la storia (velocità+posizione) del razzo sarà perpendicolare a quella del mondo di partenza, il tempo sul pianeta relativamente a quello dell'astronave/montagna (il Monte Impareggiabile, composto interamente di eliolite e pietra refrattaria, un unico immenso V2/Ariane/Saturn/FalconHeavy, un mondo/laboratorio in nuce e in farsi, che impareremo a conoscere meglio nei due séguiti del presente volume componenti la trilogia: “la Fiamma Eterna” e “le Frecce del Tempo”) non passerà affatto: viaggiando ortogonalmente rispetto al pianeta potranno (s)volgersi e consumarsi gli anni, i decenni, i secoli, le ere, ma sul pianeta non sarà trascorso neppure un attimo, un momento, un secondo],
nei confronti degli individui rimasti fermi, a casa (al contrario di ciò che accadrebbe nella nostra sezione/zona di multiverso, in cui la Relatività Generale impera).
“La vita cavalcava la freccia del tempo che proveniva dalla lenta decomposizione del mondo.”
• Detto questo, “the ClockWork Rocket” è un'allegoria del nostro mondo, punto. L'arco narrativo comprende un periodo di storia patria assimilabile tra un quarto e il mezzo secolo terrestre, andando a collocarsi, elasticamente (la coincidenza estrema e perfetta non esite) e sotto forma di un proto/post-steampunk extra-galattico, per quanto concerne un ipotetico confronto con la nostra storia, tra la fine inoltrata dell'800 / alba del'900 (Einstein e i processi che hanno portato alla Teoria della Relatività Generale e, soprattutto, in questo caso, Ristretta) e la seconda metà del Secolo Breve, l'Era delle Esplorazioni Spaziali (nella versione reale, vera e concreta di “2001: A Space Odyssey”, non in quella falsa, posticcia e succedanea che ci hanno rifilato). Insomma: un secolo terrestre in metà tempo alieno (con l'eliolite e la pietra refrattaria al posto dell'energia nucleare, e, a fare da ponte, le armonie sferiche).
E il lettore passa da questo… - “Quanto hai capito dei principi di conservazione dell'energia e di quantità di moto?” - “Forse la metà.” - “Iniziamo con qualcosa di semplice...”
...all'accorgersi di essere più sveglio di un astronauta viaggiatore interstellare capo agricoltore: serve gravità per far crescere il grano...e allora serve una rotazione che la riproduca!
E via di questo passo, percussivamente.
Così: - Mi insegnerai le nozioni sulla luce? - Si. Fatima esitò, poi aggiunse baldanzosa: “Tutto quello che sai?” - Certo. Altrimenti come farai a finire per saperne il doppio di me?
E così: - Se gli tolgo la libertà, allora sta a me affrontarne le conseguenze. Dovrò trovare il modo di tenerlo occupato. - E come? È un agricoltore, non un artigiano: non puoi trasformare la sua cella in un'officina. - Non pensavo a nulla di così ambizioso. - Allora a cosa? - Da dove si inizia con chiunque? Se i nostri documenti sono esatti, non è mai stato a scuola. Quindi la prima cosa è insegnargli a leggere e a scrivere.
E ancora così: «L'insegnante Severa pose un problema semplice: “In un campo arato in modo uniforme, una corda tesa da nord a sud attraversa tre solchi. La stessa corda tesa da est a ovest nello stesso campo attraversa quattro solchi. Se la corda viene tesa nella direzione che le permette di attraversare quanti più solchi possibili...quanti saranno?” Su una decina di petti affiorarono diagrammi, mentre gli studenti disegnavano lo scenario descritto. Una volta trovata la risposta, e compreso il motivo per cui era vera, metà dei segreti della luce, del tempo e del movimento sarebbero diventati per loro naturali.»
Significativo il fatto che un romanzo basato interamente sulla scienza [matematica, (astro)fisica, chimica, biologia, ingegneria] alla fine termini con un sacrificio, ovvero il tentativo di assoggettare la morte ad un'azione di libero arbitrio. Si accetta l'autorità della naturalità - l'annientamento e la riproduzione (“Una montagna poteva volare nello spazio, ma lei non poteva vedere i suoi figli”), la morte e la rinascita - nell'impossibilità di cambiarne le regole (“Abbassò lo sguardo e vide un debole bagliore giallo attraversare le loro carni congiunte, portando un messaggio più antico della scrittura”) e di stabilire su di essa un controllo “totale”.
Yalda looked back towards the ruined edge of the forest. “When I get old,” she said, “what will happen to me?” “Hush,” Vito said. “That’s the way of men. No daughter of mine is going to die.”
La bambina volse lo sguardo verso il limitare distrutto della foresta. – Cosa mi accadrà quando sarò vecchia? – Zitta. Questo capita agli uomini. Nessuna delle mie figlie morirà.
E no, la figlia del fattore avrà vita immortale, tra le stelle, in un lungo viaggio generazionale, ortogonale al luogo avito, ché la natura spingerà percussiva per aprirsi un varco tra le barricate dell'antropocene (o meglio: del suo equivalente “alieno”), e il suo corso inarrestabile proclamerà procreazione. Vita dalla morte.
“Yalda lavorò per risolvere i calcoli, scrivendosi al buio equazioni sulla pelle.”
“Se avessimo avuto tutte le risposte, non avremmo mai fatto questo viaggio.”
• Refusi: Pag. 130: “un altra età” → “un'altra età”. Pag. 214: “Se qualche stellanti...” → “Se qualche stellante...”. Pag. 233: “che stava in usando” → “che stava usando”.
• Note e link utili:
“Autore di roba illeggibile, che può essere digerita solo da analfabeti molto intuitivi, visto che il suo valore letterario è nullo.” Valerio Evangelisti (un autore che rispetto ed in parte apprezzo), “La cospirazione fantascientifica”, prefazione al volume di Riccardo Mancini e Daniele Barbieri, “Di futuri ce n’è tanti. Otto sentieri di buona fantascienza”, Avverbi, 2006
- Un viaggio nell'Universo Ortogonale (munitevi di un adattatore sensoriale per le Superfici di Riemann e di un paio di sacchetti per il vomito): - La HomePage della sezione dedicata alla Orthogonal Trilogy. - Un'introduzione. - Un glossario. - Un estratto dal romanzo (l'intero primo capitolo, in lingua originale).
Quando si rimisero in marcia, l’anziano si appisolò ben presto. Una volta assicuratasi che il nonno fosse saldamente aggrappato, Yalda alzò lo sguardo posteriore per guardare spuntare le stelle. Le strisce di luce assomigliavano a vermi multicolori che lottavano nell’oscurità sempre più profonda... anche se sembravano combattere invano, spazzati via nel cielo in un lento turbinio, senza avvicinarsi alle loro destinazioni.
— Se le stelle sono così lontane che la luce rossa ci arriva dopo quella violetta... perché le loro scie puntano tutte in direzioni diverse? — chiese la piccola.
— Perché si muovono in direzioni diverse — rispose Vito.
— Ma non è vero! Sorgono tutte a est e tramontano a ovest.
— Ah. — L’uomo sembrava divertito e compiaciuto al tempo stesso, come se la domanda fosse stupida ma comunque gradita. — Quando le stelle sorgono e tramontano, è il mondo a girare, non le stelle a muoversi.
— Lo so. — Le aveva già spiegato che il mondo girava, e Yalda non l’aveva scordato. — Ma qual è la differenza? Se la luce violetta ci arriva per prima... e il mondo gira mentre aspettiamo che quella rossa ci raggiunga... questo non dovrebbe diffondere i colori nel cielo?
— Credo che tu abbia risposto da sola alla tua domanda. Come vedi, le scie non sono allineate da est a ovest.
— Allora non capisco nulla — dichiarò sconsolata la piccola.
Vito la prese delicatamente in giro per quel verdetto melodrammatico. — Tu capisci molte cose. Devi solo riflettere con un po’ più di attenzione.
Incoraggiata, Yalda cercò altri indizi nel cielo, ma invece di ricevere un’intuizione rivelatrice si ricordò un altro motivo di perplessità. — Il sole non lascia una scia — si lamentò.
— Esatto! — rispose Vito. — Non può essere la rotazione del mondo a formare le scie, altrimenti anche il sole ne possiederebbe una.
Yalda chiuse gli occhi posteriori e cercò di visualizzare quanto stava accadendo. A prescindere dalle stelle, se la luce rossa era così lenta, come poteva il sole attraversare il cielo senza lasciare una chiazza di rosso nella sua scia, che si attardava in eterno dietro i più veloci verde e blu? — La dottoressa Livia ha detto che la luce del sole è troppo blu. Ma allora non ha dentro di sé nessun rosso o verde?
— No, li ha. Il blu è più forte nella luce del sole, che però possiede anche la stessa quantità degli altri colori delle stelle.
— Mmm. — Yalda immaginò il sole come un disco rovente blu e bianco, e il mondo come un cerchio grigio su un lato, che girava lentamente. — La luce esce dal sole con due colori, rosso e violetto, che iniziano il viaggio fianco a fianco. Ma come Lucia batterà sicuramente Lucio in una corsa, così la luce violetta arriverà prima... e poi il mondo ruoterà un po’, spostando il sole nel cielo prima che arrivi la luce rossa. Allora perché i colori non si espandono?
— Hai appena descritto un singolo lampo di luce che lascia il sole. Ma il sole non lampeggia, giusto? Brilla costantemente. Yalda non riusciva più a contenere la sua frustrazione. — Allora come funziona? Come ha un senso?
— Scegli la scia di una stella, e dimmi con esattezza cosa vedi.
La bambina aprì gli occhi posteriori e obbedì, sforzandosi di rispondere con calma. — Vedo una debole linea di luce. È violetta a un’estremità, poi nella sua lunghezza cambia in blu, verde, giallo e infine rosso.
— E vedi questi colori in momenti diversi o tutti insieme?
— Tutti insieme. Oh! — La semplice domanda del padre scombinò del tutto la sua vecchia immagine mentale. Aveva visualizzato la luce rossa e quella violetta arrivare in momenti diversi, ma a parte considerare che il sole nel frattempo si sarebbe mosso nel cielo, aveva ignorato completamente il tempismo, confondendo i due eventi in qualcosa che si aspettava di vedere nello stesso istante. — Devo pensare a ciò che vedo in un determinato momento, non alla luce che lascia il sole in un determinato momento.
— Sì. Vai avanti.
— Ma questo come cambia le cose? Se vedo la luce rossa e quella violetta nello stesso momento... allora la luce rossa, più lenta, deve aver lasciato il sole prima.
— Esatto. Questo che effetto ha su quello che vedi?
La bambina si sforzò di immaginarlo. — Il punto del cielo in cui si trova il sole dipende da dove si trova il mondo quando la luce arriva, non quando parte. La luce rossa parte prima, ma questo non fa alcuna differenza: noi vediamo quello che ci raggiunge nel momento in cui guardiamo. Quindi vediamo tutti i colori del sole nello stesso punto, non sparsi in una scia.
Vito spalancò gli occhi posteriori in segno di approvazione. — Non è stato molto difficile, vero?
Yalda ne fu incoraggiata, ma era ancora ben lontana dal sentirsi certa che tutto avesse un senso. — E le stelle? Perché sono così diverse?
— Le stelle si muovono davvero. Non si limitano a sorgere e tramontare con la rotazione del mondo. Fra il tempo in cui la luce rossa che vediamo adesso lascia una stella e quello in cui la luce violetta che vediamo adesso la segue, la stella si allontana abbastanza da permetterci di vedere i colori diversi arrivare da direzioni diverse. Quando guardiamo il sole, la luce violetta e quella rossa percorrono lo stesso cammino, anche se quella rossa inizia prima il viaggio. Quando guardiamo una stella, la luce violetta ci arriva da un punto diverso, lungo un sentiero diverso rispetto a quella rossa.
Yalda ci rifletté. — Se le stelle si muovono davvero, allora perché non le vediamo spostarsi? — chiese. I vermi colorati erano tutti fissi nel rigido cielo nero, condividendo ma mai superando il movimento illusorio derivante dallo sguardo del mondo che si spostava. Perché non avanzavano lungo le loro scie, sgusciando via dalle costellazioni in nuovi sentieri ogni notte?
— Le stelle si muovono rapidamente, ma sono molto lontane. Anche con occhio attento e memoria perfetta, impiegheremmo una vita a notare un qualunque cambiamento. Ma siamo fortunati, non dobbiamo aspettare così a lungo. Alcune scie di luce ci mostrano in un unico sguardo cos’è successo nel corso di molte generazioni.
- Chi ti ha insegnato tutte le cose che mi hai raccontato ieri sulle stelle? - Le ho imparate da tua madre. - Oh! Ma a lei chi le ha insegnate? - “Aveva un'amica, una ragazza di nome Clara”. Vito parlò lentamente, come se l'argomento richiedesse uno sforzo speciale. “Andava a scuola. Raccontava a tua madre ciò che imparava, e poi lei lo spiegava a me.” - Vorrei averla conosciuta. - Clara? - Mia madre. - È come desiderare di poter volare.
Yalda sapeva che c'era una scuola nel villaggio, ma aveva sempre pensato che avesse lo scopo di addestrare le persone a svolgere compiti che non si potevano apprendere in famiglia, non a rispondere alle domande sulle stelle.
Se una parte di lei stentava a credere che il mondo potesse finire sotto un fuoco di fila di rocce provenienti dal lontano passato, la parte che lo credeva davvero si sforzava ancora di più per immaginare che una baraonda cosmica così imponente fosse evitabile. Forse tutti nascevano predisposti ad aspettarsi che la vita continuasse normalmente… E nonostante i vantaggi della sua istruzione, sperare di capovolgere tale convinzione innata per mezzo di un ragionamento iniziato con i triangoli retti scovati nei grafici sul Monte Impareggiabile era chiedere troppo al suo cervello animale.
Mentre guardava nel buio che nascondeva il pubblico, affinò il suo messaggio, accentuandone la semplicità. Il tempo era solo un'altra dimensione nello spazio: nient'altro poteva dare un senso al comportamento della luce, o alla violenza del combustibile in fiamme. E per domare la luce, il tempo doveva essere finito… Il che significava che la storia si sarebbe avvolta fino a incontrare sé stessa, esattamente come la rete di strade e linee ferroviarie intorno al pianeta.
“Il mondo sopravvive da eoni. La storia forse non menziona stelle cadenti come queste, ma il mondo è molto più antico di noi. I geologi affermano che il pianeta è stato già bombardato molte volte; qualche altro sasso dal cielo non rappresenterà una calamità. Ma se riuscite a mandare un razzo nel vuoto e a rimandarlo indietro intero, sarà un'impresa da ammirare.”
“Se esiste una sceneggiatura, allora noi siamo gli autori oltre che gli attori; nessun altro potrebbe scrivere le nostre battute. Non c'è nessun burattinaio a coordinare le cose, a costringerci ad agire contro la nostra volontà o a compiere scelte contro la nostra natura, in modo che la storia raggiunga la sua conclusione prestabilita.”
La camera aveva le dimensioni di quella sottostante, ma era sei volte più alta, e le ampie colonne di pietra a sostegno del soffitto ad arco si perdevano in mezzo agli alberi. In alto sopra le loro teste, ma molto sotto le cime degli alberi, giganteschi fiori violetti si avvolgevano su una rete di rampicanti, formando una calotta che divideva verticalmente la foresta. Senza la luce solare a guidare la loro attività, quei fiori si erano organizzati in due popolazioni con ritmi diurni sfalsati: un gruppo si apriva mentre l'altro si chiudeva. Attraverso le fessure lasciate dall'afflosciamento, fiori dormienti e steli di tenue violetto rispecchiati dalla pietra rivelavano un turbinio di polvere e una massa di insetti ronzanti. Persino l'aria si muoveva in modo diverso lì, guidata dai complessi gradienti di temperatura che crescevano all'interno della vegetazione. […] “Potrebbe sembrarvi un capriccio bizzarro. Disponendo di fattorie, piantagioni e giardini medicinali, a cosa serve una riserva naturale? Ma se la nostra sopravvivenza dipende dalla manciata di piante che abbiamo imparato a mietere normalmente, questo luogo codifica ancora più conoscenza su luce e chimica di tutti i libri mai scritti. Ogni organismo vivente ha risolto problemi di stabilità della materia e manipolazione di energia che noi abbiamo appena iniziato ad afferrare. Quindi ritengo sia prudente portare con noi quanti più animali e piante diverse possibile”.
“Un tempo, quando ci si imbatteva in qualcuno che leggeva una rivista scientifica continuando a inclinare le pagine o a capovolgerle, era un chiaro indizio che non aveva idea di cosa stesse guardando. Ora, grazie a Yalda, è la prova di trovarsi alla presenza di un esperto in fisica rotazionale.”
Con Anders W. Berthelsen, Anette Støvelbæk, Peter Gantzler, Ann Eleonora Jørgensen
Tutti i protagonisti del romanzo hanno in originale nomi italiani (moderni, antichi e semi-inventati). L'Italia è un paese sufficientemente "altro" per un anglofono (in questo caso australiano). E si, a memoria, dovrebbero esserci anche un Enrico e un Ettore.
Da un'astronave-montagna a un'astronave di pietra: le 12 stone-ship di "Arrival" appaiono "ortogonalmente" sul nostro pianeta, compaiono dal niente e al nulla ritornano, e si comportano come dei portali spaziotemporali: lo schermo cinematografico nella camera anti-gravitica durante il primo contatto così come nei successivi è un punto di connessione, un limine d'accesso, un ponte, un abisso, una finestra, una balconata spalancata a precipizio sul loro mondo. Uno pseudopodo di fisica quantistica che ci tende una mano: "Gimme seven!"
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta