Lista in ordine sparso di colonne sonore in abbinata perfetta alla pellicola. Quei pezzi che sono imprescindibilmente uniti alle immagini, capaci di evocare solo al minimo accenno quel film.
Per il momento ho inserito solo film le cui soundtracks fanno parte della mia playlist quotidiana: mancano molti classici, ma e' stata una scelta voluta. Chiunque, pero', e' libero di ampliare questa classifica e di suggerire nuove colonne sonore (e, di conseguenza), nuovi film.
Il maestro Herbie Hancock ha realizzato quasi totalmente (tranne che per un brano degli Yardbirds) la colonna sonora dell'iconico film del '66 di Antonioni. Le atmosfere create dal tastierista ben si adeguano alle ambientazioni di questa pellicola, la swinging London degli anni Sessanta: modelle, fotografia, un delitto intricato vengono presentati con sfondo la capitale inglese e su ritmi jazz-funk.
Fortemente voluti da Antonioni, i Pink Floyd hanno firmato tre brani per questo piccolo pezzo d'arte della storia del cinema. In particolare un pezzo, Come In Number 51, Your Time Is Up, entra in perfetta sintesi con le immagine proiettate durante la scena finale dell'esplosione. Epico, mistico, assolutamente pinkfoydiano & so sixties.
Con Jeanne Moreau, Maurice Ronet, Georges Poujouly, Yori Bertin
In streaming su Plex
Miles Davids firma in toto la colonna sonora di questo film: dopo l'incontro con il regista francese Malle, il trombettista statunitense ha composto, eseguito e registrato in una sola notte (4 dicembre 1957) tutti i pezzi in modalità' jam session jazz. Il vagare meditabondo di Florence viene continuamente cadenzato dalle atmosfere create dalla colonna sonora, in maniera quasi mistica e ipnotica, sottolineando perfettamente lo stato confusionale nel quale si trova la protagonista.
Sebbene questo film non abbia un gran numero di tracce, ce n'e' una in particolare estremamente significativa: Also Sprach Zarathustra, una versione fusion-funk di Strauss edita dal compositore brasiliano Eumir Deodato. In particolare, il brano viene sapientemente inserito in un momento fatidico nella vita di Chance (the) Gardener, vale a dire quando si ritrova costretto ad abbandonare la dimora/nido nel quale e' nato e cresciuto, per immergersi nella violenza urbana della città di Washington (che solo aveva visto in televisione): una vera e propria giungla di cemento, esasperata dalle note di un brano potente ed iconico.
Il film di per sé parla di musica glam, e di conseguenza presenta una rosa di tracce indimenticabili, con alcune chicche da veri appassionati del genere: in particolare il pezzo 20th Century Boy dei T.Rex, interpretato con un cameo in una loro versione cover dagli stesso Placebo (imbellettati come delle vere glam stars) e il magnifico 2HB di Bryan Ferry (tributo meta-cinematografico al grande mito Humphrey Bogart in Casablanca) ma qui interpretato vocalmente da niente meno che Tohm Yorke! E poi che dire, ci sono brani di Brian Eno, Iggy Pop, Marc Bolan, Lou Reed... la colonna sonora vale la visione dell'intero film.
Altro film la cui colonna sonora e' una carrellata di pezzi perfettamente azzeccati, e non poteva essere altrimenti dato che la regista (alias Sofia Coppola) e' stata aiutata dal marito Thomas Mars (da leggere come cantante di un certo gruppo di nome Phoenix... detto niente insomma), il quale ha stilato un elenco infinito di brani dall'indie all'elettronica. Senza elencare pedissequamente ogni traccia, ne sottolineo alcune secondo me estremamente azzeccate: Alone in Kyoto del duo francese AIR (malinconicamente ideale nel peregrinare di Charlotte tra i templi giapponesi dell'omonima città del titolo del brano), Fuck the Pain Away di Peaches (ovviamente piazzata nella scena del club) e Just Like Honey dei The Jesus and Mary Chain (epilogo finale perfetto). Senza menzionare la famosissima scena che ci ha fatto tutti diventare appassionati di karaoke, dove Charlotte e Bob cantano nientemeno che i Roxy Music e i Pretenders.
Con Joss Ackland, Andréa Ferréol, Frances Barber, Agnes Brulet, Ken Campbell, Brian Deacon
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Questa e' una di quelle collaborazioni iconiche tra regista e compositore che fa storia, una dualità senza la quale la pellicola non sarebbe quella che e'. Tra le grandissime accoppiate ho scelto di inserire questa in particolare, tra il regista gallese Peter Greenaway e il compositore inglese Michael Nyman. E tra tutti i film in cui collaborano (cioè praticamente tutti i film di Greenaway) ho scelto in particolare questo, e in specifico per una scena: la decomposizione velocizzata di animali, accompagnata da Angelfish Decay. Straniante, grottesco, paradossale.
Non potevo non inserire in questa lista il grandissimo John Carpenter che, oltre ad essere un grandissimo regista (o almeno, io lo adoro) e’ pure un efficace compositore delle colonne sonore dei suoi stessi film. Di tutta la sua filmografia, ho scremato la sua produzione fino a giungere a questo film perché credo che, in questo, Carpenter sia riuscito a creare un binomio perfetto tra il protagonista Michael Myers e il motivo musicale che gli ha abbinato, traducendo il tutto in un’icona collettivamente e trasversalmente riconoscibile.
Altro film icona con una colonna presa da un altro artista allo stesso modo simbolico: Cat Stevens, o meglio Yusuf. L'improbabile storia d’amore tra lo stralunato Harold e l’eccentrica Maude e’ accompagnata squisitamente dalle canzoni del musicista inglese. If You Want to Sing Out, Sing Out e’ anche interpretata dalla stessa Ruth Gordon in una scena del film. Quando sono demoralizzata mi ascolto questa colonna sonora, e tutto passa.
Non potevo assolutamente non inserire qua questa voce, penso sia imprescindibile in una playlist intitolata Best Soundtracks: il brano The End, qui interpretato proprio da The Doors (in una versione modificata appositamente per la pellicola e quindi diversa da quella registrata su lp) sottolinea sia l’inizio del film (con Martin Sheen in preda a visioni mistiche dei bombardamenti della guerra del Vietnam) che la sua conclusione (quando Kurtz/Brando viene ucciso) di Apocalypse Now.
La colonna sonora di questo film e’ parte integrante della trama stessa e nella definizione di un personaggio in particolare, cioè lo stralunato Seymour interpretato da Steve Buscemi: grande appassionato del vecchio blues, quello fatto dai neri del Mississippi degli anni ‘20 e ‘30, e’ proprio grazie a un 33 giri che i tuoi personaggi principali entrano in contatto (Seymour, appunto, e la protagonista Enid, ragazzina strampalata e provocatoria). L’intero film e’ ricco di citazioni e riferimenti musicali interessanti e poco usuali, tra cui il pezzo principe in apertura al film, Jaan Pehechaan Ho (un pezzo rock'n'roll originale indiano degli anni ‘50).
La colonna sonora di questo film e' stata composta appositamente da Chu Ishikawa, e ricalca perfettamente quello che e’ questa pellicola: non un film “standard”, con una trama che si sviluppa in maniera lineare, ma più un prodotto artistico intricato dove uomo e macchina si fondono. La musica in questo cosa e’ ovviamente industrial, martellante e ritmata sulle scene in movimento, rendendo il tutto estremamente frenetico e irrazionale. Una chicca forse per appassionati.
La disco dance che si fonde con i costumi sfavillanti delle "protagoniste" ed i paesaggi accecanti del deserto australiano. Memorabile la scena di Felicia che canta la Traviata seduta su una scarpa argentata.
Angelo Badalamenti, un piccolo John Deere verde, una strada dritta, un poco in salita e un poco in disce...eeeee...esa, e un immenso cielo stellato, profondo, abissale...
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