Beyond Sleep
- Drammatico
- Olanda, Norvegia
- durata 108'
Titolo originale Beyond Sleep
Regia di Boudewijn Koole
Con Thorbjørn Harr, Pål Sverre Hagen, Anders Baasmo Christiansen
Traduzione letterale: Mai Più Dormire. Traduzione interpretativa: giungere al di là e alla fine de e oltre il Sonno, o: del dare cibo ai vermi.
«La fisica risponde alla domanda: “Qual è la natura dell'Universo?”, mentre la geologia risponde alla domanda: “Su cosa sono appena inciampato?”»
Sheldon Cooper - “the Big Bang Theory” - stag. 11, ep. 7 (“the Geology Metodology”) - 2017
La battuta sarebbe piaciuta molto a W.F.Hermans.
Meteoriti e ghiacci paesaggi innevati di bianco? Peter Hoeg, “il Senso di Smilla per la Neve”! Si, ma prima – oltre che, con un po' di manica larga: la Cosa (da un Altro Mondo) / the Thing (from Another World): John W. Campbell, Howard Hawks/Christian Nyby/Russell Harlan e John Carpenter, e H.P.Lovecraft [una commistione tra “the Colour Out of Space” e “At the Mountains of Madness”: (non grandi) Antichi e non propriamente alieni; ad es. qui e qui], e persino Dan Brown con “Deception Point” –, Hermans.
Alfred, giovane ricercatore universitario nederlandese, parte per una trasferta in terra di Norvegia, la sua prima, vera esperienza diretta s'un campo così difficile per uno abituato alle basse e piatte terre a volte “sottomarine” del Benelux, su indicazione del suo nume tutelare Her Professor Sibbelee, con lo scopo di dimostrare una teoria da entrambi condivisa -[ovvero che quella porzione ancora in parte non calpestata di mondo trapuntata da decine di milgiaia di laghetti, alcuni dei quali tondi-tondi, ah!, se ci fossero delle fotografie aeree della zona! (1966/1978, anni di scrittura/ambientazione e rifinitura del romanzo di Hermans), e, ah!, se ci fosse (già) stato google earth/maps! (20 anni dopo, periodo in cui Boudewijn Koole situa il suo film tratto dal volume dello scrittore olandese), possa essere ricca di materiale meteoritico]-, appoggiandosi prima al collega-barone Her Professor Nummedal, e poi, uscito da quel castello kafkiano, da quella tragicommedia ioneschiana di presumibili/deducibili/sospettabili guerre tra docenti, una volta sul campo, sul terreno, accompagnandosi ad Arne, che parla bene inglese, lingua di compromesso tra olandese (dutch) e norvegese parlato standard (in quei luoghi come lingua scritta il Bokmål prevale sul Nynorsk), e a Qvigstad e Mikkelsen, altri due colleghi che portano avanti una loro ricerca separata.
Gironzolando nelle lande della norvegese tundra pre-artica, nel pieno della sua estate, col sole che non abbandona, mai, il compito assegnatogli dalle meccaniche celesti d'azzurrare il firmamento, sulla punta del gomito/ginocchio che la gigantesca penisola scandinava assume a forma e conformazione antropica in quello spicchio di pianeta, lungo il brullo limite della vegetazione arborea a quelle latitudini, poi solo salici polari e betulle nane, rododendri e mirtilli, e poi nemmen più quelli, ma solo rocce e sfagno, muschi e licheni, e l'onnipresente ronzio di zanzare, moscerini, mosche e tafani, ognuno col proprio apparato boccale pungente-perforante, succhiante e masticante-lambente, e neve e ghiaccio in fragoroso scioglimento come orizzonte concavo nell'oscuro catino di finisterræ, i 4 geologi finiranno per prendere 2 strade, e poi 3, differenti.
Alfred si (s)perderà, per un po', in quel paesaggio alieno, e girovagherà, passo dopo passo, in involontario e costretto “otium” cum “dignitate” assai pericoloso, intorno al monte Vuorje, “la montagna più famosa della letteratura olandese” (Max Pam).
La scienza è anche e anzi soprattutto un procedere concatenato di errori. E Alfred, da questo PdV, è perfetto: sbaglia tutto, da eterno fanciullo. E qualcosa impara: non a sbagliare meno, ma, beckettianamente, meglio.
L'Esistere come risposta al ''Cosa significa esistere?'', fino a quando non si esiste, più.
L'essere umano di fronte a sé stesso, agli altri da sé, a tutto quanto e a tutto il resto: "un acrobata ridotto a clown".
Non più zanzare, per Arne (del resto l'hanno sempre lasciato in pace, preferendo il sudore d'oltre mare speziato di tulipani di Alfred), solo mosche carnarie, adesso, per lui: mai più dormire, per Arne, lui è andato oltre, è giunto al guado più difficoltoso, alla misurazione ultima, è arrivato "alla fine del sonno".
©googlemaps
Colophon / Cit. Bibl. (ISBN: 9788845928932).
Willem Frederik Hermans - “Nooit Meer Slapen” - 1966 (1978)
Ediz. ital. (2014) Adelphi (collana: Fabula, n. 275 - rilegato in brossura a filo refe - font: Baskerville - 310 pagg., 18.00 €), traduzione (eccellente) di Claudia Di Palermo.
* * * * ¼
Nota.
Cose interessantissime che non conoscevi o conoscevi solo in parte prima della lettura mentre adesso che le conosci per intero è tutta un'altra storia.
Legge di Buys Ballot / Ferrel: empiricamente, un osservatore, in quota rispetto alla superficie terrestre (oltre i 1.500 mt/slm: ad altezza suolo, oltre all'effetto della Forza di Coriolis, intervengono le asperità orografiche del terreno, perciò bisogna correggere il tutto ruotando il bacino di circa 30/40° verso destra, ovvero in senso orario), nell'emisfero nord (boreale), volgendo le spalle al vento con le braccia aperte a 180° parallele al suolo, avrà sempre l'area di bassa pressione in avanti alla sua sinistra e quella di alta pressione indietro alla sua destra (l'aria circola in senso antiorario intorno alle zone di bassa pressione). A chi piace il vento in faccia lo faccia al contrario. Il contrario avviene nell'emisfero sud (australe).
Collateralmente (falsa credenza / esperimento impraticabile):
Titolo originale Beyond Sleep
Regia di Boudewijn Koole
Con Thorbjørn Harr, Pål Sverre Hagen, Anders Baasmo Christiansen
Titolo originale Nieuwe Gronden
Regia di Joris Ivens
L'inondazione del '53 però è servita di lezione, direi. Altri popoli se ne sarebbero andati, in cerca di altitudine, dove il mare non può arrivare! Ma gli olandesi no! Del resto, dove dovrebbero andare?
Caro signore, dia retta a me, se un intero popolo si dedica per secoli ad abitare un pezzo di terra che in realtà appartiene ai pesci, un terreno che in effetti non è stato creato per gli uomini – un popolo del genere alla lunga deve adottare una filosofia sui generis che non ha più niente di umano! Una filosofia basata esclusivamente sull'autoconservazione, una concezione di vita rivolta solo a evitare che piova sul bagnato! Come può una tale filosofia possedere validità universale? Che fine fanno così le grandi questioni?
Titolo originale A Dangerous Method
Regia di David Cronenberg
Con Viggo Mortensen, Keira Knightley, Michael Fassbender, Vincent Cassel, Sarah Gadon
La mia opinione è che esistono tre stadi fondamentali nella storia dell'uomo.
Il primo in cui l'uomo non conosceva la sua immagine riflessa, come non la conosce un animale. Se si mette un gatto davanti allo specchio, penserà che è una finestra con dietro un altro gatto. Ci soffia contro, ci cammina intorno. Alla lunga perde interesse; addirittura, certi gatti non sono per nulla interessati alla loro immagine riflessa.
Così erano anche i primi uomini, soggettivi al cento per cento. Un “io” in grado di porsi domande sul “sé” non esisteva.
Secondo stadio: Narciso scopre l'immagine riflessa. Il più grande scienziato dell'antichità non è Prometeo che scopre il fuoco, bensì Narciso. Per la prima volta l'io vede sé stesso. La psicologia in questo stadio era una scienza superflua, poiché l'uomo si considerava ciò che era, ovvero la sua immagine allo specchio. Poteva amarla oppure no, ma non veniva tradito da sé stesso. L'io e il sé erano simmetrici, l'uno il riflesso dell'altro, niente più. Se diciamo una bugia, il nostro riflesso mente con noi. Solo nel terzo stadio abbiamo ricevuto il colpo di grazia della verità.
Il terzo stadio inizia con l'invenzione della fotografia. Quante volte succede che amiamo una fototessera quanto la nostra immagine allo specchio? Quasi mai! Prima di allora, se qualcuno si faceva dipingere un ritratto e non gli piaceva, poteva dare la colpa al pittore. Ma la macchina fotografica, lo sappiamo, non sa mentire. E così nel corso degli anni, attraverso innumerevoli fotografie, scopri che in genere non sei te stesso, ma che per la maggior parte della vita sei formato da una serie di strane incarnazioni di cui, potendo, preferiresti declinare ogni responsabilità.
Il timore che gli altri ti vedano come appari nelle foto (che non sono trasferibili come le cambiali), che possano non vederti mai come l'immagine riflessa di cui sei innamorato, ha sgretolato l'individuo riducendolo a un insieme formato da un generale e da un branco di soldati ammutinati. Un io che vuol essere qualcosa, e una serie di finte apparenze che lo rinnegano in continuazione. Ecco il terzo stadio: se prima raramente si dubitava di sé stessi, ora si è sprofondati nel baratro della disperazione.
È il trionfo della psicologia.
Titolo originale Hamlet
Regia di Laurence Olivier
Con Laurence Olivier, Basil Sydney, Eileen Herlie, Norman Wooland, Peter Cushing
Regia di Michelangelo Antonioni
Con Monica Vitti, Richard Harris, Carlo Chionetti, Xenia Valderi, Rita Renoir, Aldo Grotti
Titolo originale Smultronstället
Regia di Ingmar Bergman
Con Victor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand
“…siamo sempre più inclini a credere a uno straniero che a un norvegese, anche se il norvegese sa il fatto suo. Ogni volta che qualcuno ha un'idea nuova qui in Norvegia, tutti dicono che non può valere granché perché non l'hanno mai letta nei libri americani. Ma se un americano fa un'affermazione insulsa e un norvegese lo contraddice, allora dicono: e lui cosa ne sa? È un provinciale. Fatelo andare un anno in America! In un piccolo Paese sono sempre gli imitatori pedissequi a ottenere il plauso. E questo vale a tutti i livelli. Adesso che Ibsen e Strindberg sono morti, tutti hanno capito che erano i più grandi scrittori che la Scandinavia abbia mai avuto. Ma quando erano vivi? Qualsiasi taglialegna avrebbe potuto vincere il premio Nobel... Ma Ibsen e Strindberg non lo hanno mai vinto!”
Titolo originale Shoah
Regia di Claude Lanzmann
«C'è un libro intitolato “il Volto [il Concetto, NdR] di Dio dopo Auschwitz”», dice Arne. «Bella faccia deve aver fatto...».
Scoppiamo entrambi in una risata nervosa al pensiero di cosa avesse visto Dio prima di fare quella faccia.
Titolo originale Insomnia
Regia di Christopher Nolan
Con Al Pacino, Robin Williams, Hilary Swank, Martin Donovan, Maura Tierney
Chiudo gli occhi, mi sforzo di tenerli chiusi, ma è difficile. Il riverbero rosso del sole di mezzanotte filtra attraverso le palpebre. Un'ultima occhiata all'orologio. L'una di notte. Il labbo codalunga pota la sua siepe, il cuculo canta per dirci che ha fatto fesso qualcuno.
Titolo originale Dune
Regia di David Lynch
Con Kyle MacLachlan, Silvana Mangano, José Ferrer, Sting, Francesca Annis, Jürgen Prochnow
Penso sia triste quando la gente non riesce a canalizzare le proprie energie verso obiettivi in cui davvero l'originalità è determinante.
Titolo originale Tess
Regia di Roman Polanski
Con Nastassja Kinski, Peter Firth, Leigh Lawson, John Collin, Tony Church
Titolo originale The Revenant
Regia di Alejandro González Iñárritu
Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Paul Anderson, Lukas Haas
In discesa tutto il corpo subisce una sorta di scossone ogni volta che il peso si sposta sul piede davanti. L'elasticità dei dischi di cartilagine tra le vertebre. La resistenza dei tendini, inimmaginabile per chi abbia visto con quale relativa facilità si spezza perfino il fil di ferro. Che miracolo è l'uomo! Ma che razza di prova, sperimentare fino a che punto può arrivare la miracolosità del proprio corpo.
Titolo originale 25th Hour
Regia di Spike Lee
Con Edward Norton, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Rosario Dawson, Anna Paquin
Ma che speranze ha una mano contro centomila zanzare? Più o meno le stesse che ha il fulmine di Dio contro i peccatori: fascisti, comunisti, capitalisti, cristiani, musulmani, buddhisti, animisti, il Ku Klux Klan, i negri, gli ebrei, i rifugiati arabi, i cinesi, i giapponesi, i russi, i tedeschi, gli olandesi in Indonesia, gli americani in Vietnam, gl'inglesi in Irlanda, i fiamminghi, i valloni, i turchi, i greci e qualsiasi altro miscredente che mi possa essere sfuggito.
Titolo originale The Big Bang Theory
Con Chuck Lorre, Bill Prady, Johnny Galecki, Jim Parsons, Kaley Cuoco
Tag Commedia, Storia corale, Scienza, Nerd, USA, Anni duemiladieci
Titolo originale Adieu au langage
Regia di Jean-Luc Godard
Con Héloise Godet, Zoé Bruneau, Kamel Abdeli, Richard Chevallier, Jessica Erickson
←← Uno dei motivi per cui i libri parlano sempre delle stesse cose è che gli autori si preoccupano che tutti i lettori siano in grado di capirne il contenuto. I termini tecnici sono banditi. Intere categorie di attività e mestieri non sono mai raccontate nei romanzi perché sarebbe impossibile descrivere la realtà senza l'uso di un gergo settoriale. Per quanto riguarda altre figure professionali (poliziotti, medici, cowboy, marinai, spie), nei libri compaiono come semplici caricature corrispondenti alle false idee che si sono fatti i profani ai quali tali letture sono destinate.
Titolo originale Pourquoi j'ai pas mangé mon père
Regia di Jamel Debbouze
Con Jamel Debbouze
Qvigstad: “[…] Ma la gente speciale? In giro ci sarà un bel po' di talento inutilizzato. Che prospettiva! Pensare: ho questo talento, ma tutto quello che ne potrei fare è già stato fatto. Da tempo esiste una macchina che ha più talento di me”.
“Siamo davvero dei poveracci”, dice Arne. “La scienza diventerà sempre più anonima. Non sarà più fonte di fama, né di trionfi personali. I singoli scienziati si inabisseranno con le loro scoperte. A un certo punto la natura non avrà più segreti e nessuno si interesserà più a coloro che li hanno svelati”.
“Anonima”, dice Qvigstad. “Come la gente che ha scoperto il fuoco, la ruota e la trottola. Eppure passerà molto tempo prima che le università smettano di conferire toghe, lauree e dottorati honoris causa”.
Titolo originale 2001: A Space Odyssey
Regia di Stanley Kubrick
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter
Io non li capisco [, gli altri], e loro non capiscono me. Nella loro mente sono impresse in maniera indelebile le favole più assurde, varianti di stupide idee megalomani risalenti all'Età della Pietra, quando i loro antenati erano convinti che il cosmo non fosse più grande della caverna in cui abitavano. E se pure non credono nelle favole sperano comunque di ricavare rivelazioni spirituali da sciocchezze materiali. Perché, dicono, non possiamo continuare a vivere a questo modo, abbiamo bisogno di consolazione. (Ma io continuo a vivere, no? E chi consola me?)
Così permettono ai papi di vivere in sontuosi palazzi e lasciano che l'Aga Khan si nutra di diamanti. Non pensano mai ai milioni di persone che subiscono abusi in nome delle loro bugie consolatorie, alle leggi insensate che regolano anche le nazioni più civili, perché vogliono addormentarsi ascoltando favole, e più sangue viene versato, più ferma è la loro convinzione. Del resto il sangue è l'unica cosa di cui dispongono, e l'unico dato esistenziale indiscusso è la loro insaziabile sete di sangue.
Titolo originale Le peuple migrateur
Regia di Jacques Perrin
L'anatroccolo ha gli angoli del becco incurvati verso l'esterno, e questo lo rende ancora più ridicolo rispetto alla sua versione adulta. Gli occhi sono in grado di vedere, non di guardare. Involontariamente, la sua presenza mi mette allegria.
Titolo originale Into the Wild
Regia di Sean Penn
Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Catherine Keener
E la mia unica prestazione degna di nota…
Titolo originale Grizzly Man
Regia di Werner Herzog
...sarà quella di aver salvato la pelle.
Titolo originale Gravity
Regia di Alfonso Cuarón
Con Sandra Bullock, George Clooney
Piego le ginocchia, poggio la mano destra a terra e mi tiro su. Sono lì vacillante, su due piedi, come si addice al coronamento della creazione.
Titolo originale Smilla's Sense of Snow
Regia di Bille August
Con Julia Ormond, Gabriel Byrne, Richard Harris, Vanessa Redgrave
Titolo originale La Région Centrale
Regia di Michael Snow
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