“Ci vorranno dei mesi prima di scoprire la vera causa dell’incidente, supponendo che ce ne sia solo una. La cosa più probabile è che sia stata una concatenazione di coincidenze minime a generare un errore del sistema. Succede anche nella vita... […] Per ogni cosa esiste un punto di flesso, un luogo in cui l’equilibrio diventa caos... […] Il luogo che ogni scienziato detesta.”
Si sa, La Risposta è: “42”, ma la domanda qual è? Una, dell'infinita schiera, può esser questa: si può tornare indietro (per perseguire il futuro) se non si è, mai, partiti o se si resta dove si era, rischiando di rimanere per sempre nelle retrovie dei propri sogni? Quante seconde volte esistono, se più di zero?
Ce lo raccontano uno zippo, un proiettile, una rana-Elvis di porcellana, uno xeno/archeo-bacherozzo con ooteca, un supercomputer, uno shuttle STS, un mostro, forse due, e altre 69 - più o meno - persone - più o meno.
“È usanza comune seppellire gli uomini nel ventre della madre terra, nessuno ci pensa mai ma fa parte del concetto del ritorno che la morte rappresenta. Anche questo l'ha letto in un libro ma non ricorda quale. Dovrebbe proprio ricominciare da capo. Tutti dovrebbero farlo. Perché Dio non ha dato questa possibilità alle sue creature? Ripercorrere da capo la strada, avere una seconda possibilità. Forse perché non servirebbe a nulla.”
Se un mattino d'inverno equatoriale, dei viaggiatori (e residenti)...
Miami / Cape Canaveral (Merritt Island), già Cape Kennedy, martedì 28 gennaio 1986, le 11.30 passate da poco.
A 14 chilometri di altezza dal suolo, alla velocità di 1,92 Mach, 2 minuti e 45 secondi dopo la partenza, lo shuttle Challenger - “un grosso fallo pronto a scoparsi il cielo” - esplode, e con esso le 7 persone componenti l'equipaggio. La gente continua a vivere, nel mentre.
73 viste della città di Miami, e dintorni, dalle 05.45 alle 12.08, più o meno.
“Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa? A volte le sembra tutto un grosso errore, uno sbaglio madornale. Guardandosi indietro può generare un riflesso ingannevole, una trappola da evitare. Riconoscere il rimorso prima di sentire la sua infida pugnalata non serve a scongiurare il dolore del ricordo.”
La diossina dell'ICMESA a Seveso e dintorni non avrebbe potuto lasciarmi tracce dirette nella memoria (magari nel sangue si). Alfredino (“l'Asso nella Manica”) non lo ricordo. Mi ricordo il Challenger, così come mi ricorderò il Columbia. Di quel periodo, l'invisibile "nube" radioattiva che da Cernobyl si propagò all'intorno, l'alluvione in Valtellina (la frana di Val Pola, staccatasi dal Monte Zandila/Pizzo Coppetto, che travolse di sponda, distruggendolo, il paese di Sant'Antonio Morignone, e creò il lago temporaneo ed instabile che si formò in seguito allo sbarramento dell'Adda causato dall'immane massa di detriti accumulatisi sul fondovalle), e poi le stragi di Capaci e via D'Amelio, e tutte le altre bombe del '92-'93, la nazionale maschile di pallanuoto alle olimpiadi di Barcellona, e il primo uno-due di Marco Pantani al Giro d'Italia, nel '94, con la maglia della Carrera e ancora un po' di capelli, a scollinare dal Mortirolo e, sempre in Valtellina, arrivare all'Aprica...
“Ad astra per aspera. [...] Bisognerebbe scoprire quando l'accendino ha cominciato a sognare di essere un fiammifero.”
Già dal primo capitolo si capisce subito di che pasta è fatto il terzo romanzo (di racconti; forma: Alice Munro & Elisabeth Strout, sostanza: Philip K. Dick & Thomas Pynchon, stile: Raymond Carver & Harold Brodkey, contenuto: Kurt Vonnegut & Steve Erickson; e viceversa, cioè Wu Ming) di Guillem López: c'è un'assenza (anzi due, anzi 8), che il lettore individua come una possibile evoluzione futura di un colpo di scena, e che il romanziere disinnesca subito, rivelandone l'avvenire (verbo infinito presente e sostantivo).
Poi, 4 capitoli dopo, prende quel colpo di scena, quella lontana assenza in farsi e in divenire, e lo espleta, scaraventandocela addosso.
“Le cose importanti succedono e basta, apparentemente senza motivo o finalità. Cosa si nasconde dietro agli eventi che compongono la realtà? Niente? È inquietante sapere che tutto è in mano al caso. La realtà quotidiana è una rete di fatti insignificanti a cui nessuno presta attenzione; troppo veloci per l’occhio, ma determinante nel definire ciò che ci fa essere quello che siamo.”
L'altra assenza, le altre 7, invece, sono: il comandante, Dick Scobee, il pilota, Michael J. Smith, gli specialisti di missione, Judith Resnick, Ellison Onizuka e Ronald McNair, e gli specialisti del carico, Greg Jarvis e…
“Gli astronauti sono a bordo, in attesa. Cosa si aspettano? Quali pensieri navigano nei loro silenzi? Raccomandazioni dell’infanzia impresse nella memoria? C’è spazio per quell’istante sacro, unico, dedicato a un pensiero metafisico, al significato epico dell’esser lanciati fuori da questa sfera che galleggia nel vuoto, così piccola, così triste? [...] La paura assale anche gli esploratori dello spazio che intraprendono un viaggio verso l’ignoto, verso un luogo in cui soltanto pochi uomini e donne sono stati. Ma la loro non è una paura comune e mortale, è la vertigine di affacciarsi sull’infinito.”
...e Christa McAuliffe, la famosa, iconica rappresentante del programma reaganiano “Teacher in Space”, alla quale in seguito furono dedicati un asteroide e un cratere lunare (a me la cosa fa sorridere, in vari modi - in fondo è esplosa in volo, non si è schiantata -, non per forza negativi).
“Ripensa alla donna che viaggiava nella navetta spaziale, la professoressa. Nei mesi precedenti l'aveva vista al telegiornale, era andata a parlare di quella missione, di ciò che significava per lei. C'era qualcosa nel suo sguardo, in fondo ai suoi occhi marroni. Forse era il sogno americano, travestito da donna, da maestra, da Messia redentrice che muore per i peccati del suo popolo. Gli americani sono la tribù perduta che aspetta ancora l'arrivo del suo salvatore, ogni giorno, la figura dell'eroe, archetipo della morale biblica - Christa - [che] riporta in vita gli eroi del passato, martiri di una società più che imperfetta.”
Guillem López - “Challenger” - 2015
Ediz. ital. Eris, 2016 - Collana: Atropo narrativa - Traduzione (molto buona, a parte qualche doppia negazione di troppo, ereditata o no) di Francesca Bianchi (@latraduttriceagra) - Illustrazioni di Sonny Partipilo - Brossura rilegata, carta pesante, setosa, buon odore, particolare (in allegato una bella mappa info, ma non crono, grafica) - 406 pagg., 20.00 €
• Refusi (veramente un po' troppi, ma la casa editrice è relativamente piccola e giovane, e si farà, anche se ha le spalle strette).
Pag. 19 : “...qualche milione di anni fa, e quasi sicuramente, avrebbe raggiunto lo stesso...” : manca una virgola dopo la “e”, o ce n'è una di troppo dopo “sicuramente”. Pag. 109 : “...avrebbe dovuto dovuto crearlo...” : ripetizione. Pag. 156 : “...lascia che la sigaretta gli si consumi tra le dita lasciare com'è...” : probabilmente due diversi tentativi di traduzione, uno dei quali non è stato abortito del tutto. Pag. 168 : “...ha conosciuto un tipo, a Chicago che tutti chiamavano Gatto Grasso...” : o c'è una virgola di troppo dopo “tipo”, o ne manca una dopo “Chicago”. Pag. 214 : “...è un tipo con la testa tra le nuvole lo si vede da come cammina - […] - il classico tipo strano...” : mancano due virgole, una tra “nuvole” e “lo”, l'altra tra il secondo trattino e “il”. Pag. 220 : “...anche la luce si muove come quando una nuvola, per un breve istante, passa davanti al sole, le ombre si allungano e sentono salire il freddo da sotto i piedi e un brivido le percorre...” : cambuio di soggetto in corsa, a metà frase, ripescato dal periodo precedente (licenza poetica). Pag. 232 : “...archetipo della morale biblica - Christa - riporta in vita gli eroi del passato...” : manca un “che” di congiunzione tra “Christa” e “riporta”. Pag. 241 : “...como uno stuolo...” : “come”. Pag. 272 : “...il B. gli allunga una busta...” : presumibilmente manca la parola “signor” tra “il” e “B.” (altrimenti: colloquiale/informale). Pag. 377 : “...sta camminando sull'orlo del precipizio con gli occhi fissi sull'orizzonte, verso i miraggi dell'economia, le astrazioni del desiderio eppure il pericolo è in agguato a ogni passo, il dirupo della fragile stabilità emotiva, l'inconsistenza della personalità, il debole riflesso dell'ego...” : manca una virgola tra “desiderio” ed “eppure”, e forse qualcos'altro (la frase l'ho trascritta quasi tutta perché...è bella). Pag 388 : “Ti saresti immaginato che mandando un Terminator nel passato attraverso un buco spazio-temporale, la resistenza comandata da John Connor, avrebbe reagito inviando uno dei suoi affascinanti ribelli a proteggere l'obiettivo della tua missione e che, già che c'erano, avrebbero avuto un rapporto sessuale da cui sarebbe nata la tua nemesi?” : le prime due virgole sono superflue, anzi di troppo.
• Errori (dell'autore e/o del traduttore).
Cap. 3: i piccioni non sono carnivori (insettivori), ma erbivori (granivori).
Guillem López riesce in larga parte a tenersi ben a distanza da magic-a/u-me, misticanze/misticismi e trascendenze varie, anche se però, a volte, si lascia prendere un po' la mano con metafore, analogie e similitudini (è autore anche di una raccolta di aforismi), e l'umorismo insito non basta a stemperare lo scentramento del bersaglio (“Essere pallidi non è una questione di melanina, è uno stato d'animo” / “Annusare la terra umida fino a trovare la fossa comune della felicità” / "L’ambizione è il combustibile sacro che mette in moto ogni cosa. Il desiderio di essere migliori, di essere un’immagine divina"), ma tutto sommato “Challenger” è un'opera non comune, intrigante, efficace, che si legge d'un fiato (in cui si scambia molto ossigeno con anidride carbonica e si bruciano molti zuccheri).
“Che valore può avere la vita di un singolo in confronto alla rivoluzione? Che valore ha il suo beneficio in confronto al beneficio della specie? Che valore ha la sua sofferenza in confronto al mutamento delle coscienze di una nuova era?”
“È il momento di mettersi al lavoro, di provare, di sbagliare e di continuare a sbagliare. La scienza è così divertente che se non fosse per quelle ore di tentativi, di prove e caffè freddi, sarebbe già stata dichiarata illegale.”
Non è facile descrivere la vita quando la si ha davanti agli occhi.
Non esiste una ragione concreta per cui processi algoritmici debbano dar luogo alla vita, è una cosa improbabile, anzi, peggio, impossibile. La matematica non può sostituire la complessità del pensiero, non nel 1986, e neppure dopo venti, o trenta o cento anni. Il pensiero non definisce l'essere vivente. Pensare e sentire. Sentire che pensiamo e pensare quello che sentiamo non dipende soltanto dalle periferiche che l'evoluzione ha installato nel nostro sistema. Le sensazioni percorrono altre vie, utilizzano un canale diverso, per cui avremo bisogno di molti altri anni per riuscire a capire , a emulare. Cento anni, cento volte cento anni. Qualsiasi quantità di tempo è comunque troppo poco per arrivare a capire la genesi dell'esistenza.
Cosa c'è prima? Esiste davvero il primo pensiero? Esiste una parola che magicamente nasce all'interno di questa coscienza che non ha ancora un concetto chiaro di se stessa e che, forse, non arriverà mai ad averlo? Se potesse aprire gli occhi, se li avesse, e scoprire le sue mani, se le avesse. Se le fosse possibile percepire la gravità e, per la prima volta, distinguere il sopra dal sotto. Essere cosciente, senza saperlo, della sua stessa esistenza e, a partire da lì, farsi un'idea del mondo esterno, del comportamento di ciò che le è estraneo, degli altri, delle loro regole, delle loro aspettative. Inventare parole che possano definire il mondo là fuori e separarlo dal mondo qua dentro. Non è forse più importante la percezione della realtà che la realtà stessa?
Sentio ergo sum.
“È successa una cosa. Non ci crederai. […] Il Challenger è esploso. È scoppiato in mille pezzi. O mio Dio, hanno detto che è esploso poco dopo il decollo.” […] In quel momento gira lo sguardo, verso Sara. Il suo schermo è rimasto inalterato, come sempre, scuro e verdastro, come un bosco nascosto dietro un velo. […] Si alza in piedi, lentamente, senza staccare gli occhi da quello schermo profondo, insondabile, silenzioso sino a qualche attimo prima. Inciampa nella sedia dietro di lui e rimane lì, impietrito […] "Triste", lampeggiano i caratteri pixelati di Sara.
Gli occhi brillano pieni di determinazione. È la sensazione che dà la paura, il terrore scorre nelle sue vene, alimenta i suoi muscoli e gli dà energia. Sì, è la paura. È quello che lo fa scendere là sotto. La paura è ciò che spinge gli uomini ad affrontare l'ignoto, a cercare emozioni forti, scoprire il proprio vero io e metterlo di fronte alla realtà. È per questo che va a caccia di mostri, perché sono sinceri, non si nascondono dietro nessuna maschera, non indossano nessuna uniforme. I mostri sono autentici, anche se non esistono.
“Testa o croce”, dice all'improvviso, le sopracciglia vanno a sbattere sulle rughe della fronte. “Testa o croce?”. Lascerà decidere al caso? Suona un po'... È davvero possibile? È possibile abbattere le barriere di ciò che ci viene imposto dalla decenza, dalla grazia divina, dal professore e dai suoi abusi, dall'amore di un padre assente attraverso la sconcertante fatalità dell'imprevisto? È possibile? La monetina gira in aria e stavolta lancia un breve luccichio. È una stella che orbita in una galassia nuova, un luogo diverso, un altro tempo, un mondo a parte, un posto segreto, un esperimento extraterrestre. Testa o croce. Il mondo rimane quel che è, anche se cambia ogni secondo. Testa o croce. È così semplice. Ed è meraviglioso. Cose del genere succedono ogni giorno, ovunque.
Con Charles Chaplin, Allan Garcia, Merna Kennedy, Harry Crocker, George Davis, Henry Bergman
Poi c'è stata la lesione e lo spettacolo è finito. Perché prima o poi, anche se molti non vorrebbero accadesse, lo spettacolo finisce, le luci si spengono, le attrezzature vengono abbandonate, le gradinate si svuotano, nel tendone cala il silenzio. E quel che resta sono uomini e donne segnati dallo spettacolo, schiacciati dalla burocrazia in mezzo alla pista centrale. Felici della loro disgrazia. Il segreto è accettare l'assurdità della vita.
Di solito il caos provoca delle reazioni ben precise nell'animale più intelligete del pianeta: teorie scientifiche che vengono adorate o abbattute come nuovi totem pagani, leggi della fisica universale, principi logici di un universo che è impossibile conoscere, la creazione di altre coscienze oltre la nostra, divinità a nostra immagine e somiglianza nate da un misero sforzo creativo. Il tutto pr tornare alle paure primitive, alle notti intorno al fuoco.
...un mostro nato in questa palude in cui gli uomini gettano le loro paure ancestrali, come se il pericolo fosse altrove e non dietro l'angolo, nel negozio di liquori, all'uscita da scuola, nella monotonia del lavoro o nella sirena dell'antifurto.
“Aver paura dei propri figli è un sentimento spregevole anche se è impresso nel codice genetico della nostra specie. È una difesa contro la minaccia rappresentata dai giovani.”
“A volte si pensa che parlare del tempo sia la banale scusa che usiamo tutti i giorni per superare il disagio in ascensore, per spezzare silenzi imbarazzanti, per frugare pigramente nei luoghi comuni degli altri. Tuttavia, estremizzando, parlare del tempo, rimpiangere o maledire il caldo oppure il freddo, il vento primaverile, le gelate di gennaio, la scarsità o l'eccesso di pioggia, è un atto di sottomissione nei confronti della terra che calpestiamo, nei confronti del cielo sotto cui viviamo e che, come ominidi che hanno da poco assunto la posizione eretta, ancora temiamo e idolatriamo.”
"La superstizione riposa nella cavità più remota dell'animale umano. , rannicchiata in un angolo, aspettando il suo momento. Nello sguardo felino dell'assassino o nel balbettio di un bambino che si è perso nel buio. […] In tutto ciò c'è un lato oscuro ma anche un'espressione di libertà. Una componente farsesca, da parodia grottesca che cerca di spiegare l'inspiegabile. Immagini rituali, antiche, cruente e spietate, verità mute che fustigano la nostra coscienza.”
Sapeva che la navetta spaziale sarebbe partita quella mattina dopo un paio di giorni di ritardo per via delle condizioni atmosferiche. Non può evitare di paragonare la vicenda al volo di Icaro e le sue ali andate a fuoco. L'eterna ambizione dell'uomo di superare se stesso, di arrivare più in alto e di affrontare il padre creatore e il suo amore non corrisposto. Che razza di padre è un padre geloso della sua creatura? Come può pretendere devozione qualcuno che non mantiene le sue promesse, che non ha nessun rigore morale. Si immagina lo shuttle avvolto dalle fiamme e comprende che è un'allegoria eterna, quella dell'umanità che distrugge se stessa in una lotta vana, disperata e audace, ma del tutto priva di senso. La strada sbagliata. Ed è un pensiero molto triste e al tempo stesso poetico: l'esplosione, la morte di pochi, la fine di un sogno, il sogno di tutti, raggiungere le vette, spingersi oltre e trasformarsi in esseri divini, migliori di coloro che sono stati fatti a immagine e somiglianza di un'entità invidiosa e meschina.
Con Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou
I sogni nascono dalla follia e fanno parte di noi. […] Quei sogni che si intrufolano sotto la porta della sua camera e la accarezzano mentre dorme. Sogni senza un inizio né una fine che poi si trasformano in insonnia.
"E lì, dentro alla voragine sconosciuta, abitata da esseri deformi e ciechi, ritrova il silenzio, il vuoto reale in cui si è persa molto tempo prima di vivere il fallimento del matrimonio, gli amori frustrati, le false speranze, i cattivi esempi, il rancore imposto, la dittatura della morale, l'infanzia dimenticata, i suoi stessi genitori e i genitori dei genitori, e i genitori dei genitori dei genitori… Non esiste niente di tutto questo. C'è solo vuoto, un vuoto terrificante e insopportabile."
Con Donatas Banionis, Natalia Bondarciuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn
“Chi può dire cosa è reale? Dove cercare i confini dell’esistente? In ciò che può essere pensato, in ciò che si conosce e si sperimenta , nella percezione, nei sentimenti?”
“Il mondo esterno non esiste, siamo noi che cambiamo e trasformiamo ogni cosa. È così, il mondo non è altro che un insieme di possibilità finite che si concretizzando davanti agli occhi di un osservatore pigro. E il voyeur, oltre a essere un pessimo matematico, è un essere scorbutico che giudica e prende per buoni i suoi errori e fa di tutto per limitare l'orizzonte, imponendo come limiti i suoi piedi, le sue mani, i suoi occhi e il suo sesso. Per questo il mondo reale esiste solo nell'immaginazione; in alcuni casi si tratta di visioni fantastiche, il resto sono immagini irrilevanti, corrotte dalla mancanza di autostima e da menomazioni religiose."
“Una nuvola bianca divide in due il cielo. Non è rimasto altro. Fumo. Vapore acqueo e combustibile che brucia e che pian piano si esaurirà. Memoria. Questo siamo. Memoria. Un processo inspiegabile. Una bugia che dio sussurra alla nostra coscienza.”
“Il Governo. Crede che non l'abbiano già fatto in passato? Sanno bene come proteggere i loro segreti, mi creda. Usano cortine di fumo per distrarre la popolazione. Da tempo oramai hanno capito che invece di continuare a nascondere i loro maneggi è più semplice divertirsi alle nostre spalle. Tutti questi falsi illuminati, quelli che hanno visto gli extraterrestri, i veggenti e gli astrologi… Una bufala, un manipolo di fantocci creati dal Governo per sviare la nostra attenzione. Che c'è? Adesso è lei che non crede a me? Chi conosce la verità finisce a marcire in un manicomio o dietro alle sbarre oppure in fondo a uno stagno, la scelta è sua.”
Con David Niven, Kim Hunter, Marius Goring, Roger Livesey
"Pensa, senza volerlo, a tutte le parole che non si sono detti. Dove vanno a finire le parole che non si pronunciano? Sicuramente saranno state lì, da qualche parte, tra loro due. Esistevano davvero dietro alle loro labbra, nascoste nei pensieri e nei sogni? […] Vivere sarebbe molto più semplice se si potesse rinascere e cambiare tante cose, la frivolezza e tanta tanta superficialità. Una prova generale, questo dovrebbe essere la vita, un campo di prova per sgombrare il futuro dagli errori. Come si può sapere cosa succederà senza fare una prova prima?"
Con Julie Adams, Ben Chapman, Richard Carlson, Richard Denning
“Qualsiasi cosa sia. È uscita dalle paludi, è arrivata a casa tua, è finita in una pattumiera e tornerà nella palude; la natura segue il suo ciclo. È la vita.”
“Voglio solo sapere di cosa parla! Dannazione! È tanto difficile improvvisare un accidenti di riassunto? Ci sono dodici galeotti che Lee Marvin cerca di raddrizzare finché Telly Savalas va fuori di testa e manda tutto a puttane. Fine. Visto? Non è così difficile. Di cosa parla quel cazzo di libro?”
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