Nato a Parigi nel 1930 da genitori bretoni (occhi azzurri non mentono), Jean Rochefort è stato senza alcun dubbio uno dei più grandi attori francesi della sua generazione, un artista che seppe farsi apprezzare sia per il suo talento che per la sua eleganza, la sua ironia e la capacità di saper recitare sotto i più svariati registri. Ha lavorato per alcuni tra i più grandi registi della sua epoca (Philippe de Broca, Bertrand Tavernier, Luis Bunuel, Claude Chabrol, Robert Altman, per citarne solo un esiguo numero), accettando anche ruoli piuttosto leggeri in film popolari rivolti al grande pubblico, ai quali consentiva quasi sempre un salto qualitativo grazie alla classe e la naturalezza delle sue interpretazioni. La sua lunga avventura cinematografica prende il via all’inizio degli anni ’50, quando si iscrive al “Conservatoire national supérieur d'art dramatique” di Parigi e aderisce alla “bande du Conservatoire”, un gruppo di amici che ebbe tra i suoi maestri Louis Jouvet e del quale facevano parte attori destinati a fulgide carriere come Annie Girardot, Françoise Fabian, Jean-Paul Belmondo, Bruno Cremer, Jean-pierre Marielle, Claude Rich e, pochi anni dopo, Philippe Noiret.
Attore prolifico, Jean Rochefort ha interpretato oltre 110 dieci lungometraggi, ha recitato in oltre trenta opere teatrali e ha partecipato ad una cinquantina di produzioni televisive. L’altra sua grande passione sono stati i cavalli: cavaliere di buon livello, è stato anche allevatore e telecronista di manifestazioni sportive per le emittenti pubbliche francesi, commentando in particolare le prove equestri delle Olimpiadi di Atene nel 2004, nonché la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Ha militato anche tra le fila dell’associazione francese “Enfants de don Quichotte” che si batte per i diritti dei senzatetto.
Con Jean Rochefort scompare uno dei più validi e poliedrici esponenti di un cinema d’Oltralpe in piena rinascita, soprattutto nel campo della commedia, un genere che ne sentiva il bisogno, dopo un trentennio di “cinéma de papa”, dove i vari Fernandel, Louis de Funès, Bourvil e compagnia bella cominciavano a avere il fiato un po’ corto. I suoi isenparabili baffetti, il suo sorriso istrionico capace di strappare la risata senza bisogno di parole, alcune scene e battute entrate di diritto nelle antologie del miglior cinema francese lo consegnano oggi all’immortalità di un’arte che egli stesso ha contribuito a rendere immortale.
Di fronte all’impressionante filmografia di Jean Rochefort, l’elenco di titoli che ho scelto per ricordarlo si limita volutamente a quelli che sono restati maggiormente impressi nella mia memoria, vuoi per il ruolo dell’attore, vuoi per la grandezza dei film ai quali ha partecipato, anche in parti secondarie, ma che hanno quasi sempre lasciato il segno.
Titolo originale Le grand blond avec une chaussure noire
Regia di Yves Robert
Con Pierre Richard, Bernard Blier, Jean Rochefort, Mireille Darc
Poco conosciuto in Italia, è il film che consacrò la popolarità del comico Pierre Richard, facendo registrare alla sua uscita oltre tre milioni di spettatori nelle sale francesi. L’antagonista è Jean Rochefort, nel ruolo di un alto dirigente dei servizi segreti che si accanisce contro uno strampalato individuo che crede essere un agente segreto nemico. Impeccabile ed esilarante, strappa quasi la scena al protagonista. Regia di Yves Robert, con il quale lavorerà a più riprese, sceneggiatura di Francis veber e splendida colonna sonora di Vladimir Cosma. Protagonista femminile, la bellissima Mireille Darc, deceduta pochi giorni orsono.
Con Marcello Mastroianni, Françoise Fabian, Jean Rochefort, Carla Gravina
In streaming su CineAutore Amazon Channel
L’anno successivo, Jean Rochefort torna a farsi dirigere da Yves Robert, affiancato questa volta dal monumento per eccellenza del Cinema Italiano, Marcello Mastroianni, in una commedia dal sapore amaro sulle traversie di due attori che faticano a sbarcare il lunario. Una bellissima e indovinata contrapposizione di caratteri lanciati in una piacevole quanto elevata gara di bravura. Come ha scritto Jonas nella sua recensione, è una “(…) commedia malinconica, popolata da un’umanità di tranquilli sfigati: si ride per non piangere, e si apprezzano anche alcuni passaggi delicatamente introspettivi(…)”.
Con Philippe Noiret, Jean Rochefort, Jacques Denis, Julien Bertheau
Un anno dopo, il Nostro cambia completamente registro nel primo lungometraggio di Bertrand Tavernier, tratto da un romanzo di Georges Simenon, un film che lo stesso scrittore belga considerava un capolavoro. Film d’autore e film drammatico, dunque, nel quale Jean Rochefort si trova confrontato al suo coetaneo Philippe Noiret, un mostro di bravura, qui per giunta in stato di grazia. Ne scaturisce un equilibrio perfetto tra due soggetti, un padre ignaro delle vicissitudini del figlio e un commissario che gli sbatte in faccia la cruda realtà. Premio speciale della Giuria al Festival di Berlino nel 1974.
Con Philippe Noiret, Jean Rochefort, Jean-Pierre Marielle, Marina Vlady
Squadra che vince non si cambia e nel 1975 ritroviamo Jean Rochefort nuovamente diretto da Bertrand Tavernier e affiancato da Philippe Noiret, al quale si aggiunge un ispirato Jean-Pierre Marielle, in un film storico e picaresco, pieno di trovate, ambientato nel periodo della Reggenza, iniziato con la morte del Re Sole e durato fino al 1723. Il trio di attori è affiatato come raramente lo si è visto, con Jean Rochefort nel ruolo del cinico abate Dubois, Primo Ministro di Philippe d’Orléans, incarnato da uno spassoso e commovente Philippe Noiret. Per la sua prestazione, Jean Rochefort è consacrato miglior attore non protagonista alla prima edizione dei “César” nel 1976.
Con Anna Galiena, Jean Rochefort, Roland Bertin, Maurice Chevit, Philippe Clévenot
Tra i film che vedono Jean Rochefort protagonista, uno dei più conosciuti in Italia è probabilmente questa commedia di Patrice Leconte, nella quale si racconta la storia di un uomo maturo che, fin dall’infanzia, aveva deciso di sposare un giorno una parrucchiera. Il tono è leggero, ma l’analisi e l’approfondimento dei personaggi sono tutt’altro che superficiali. Protagonista femminile è Anna Galiena, all’apice della sua bellezza e di sorprendente bravura.
Con Charles Berling, Jean Rochefort, Judith Godrèche, Fanny Ardant, Bernard Giraudeau
Uno dei film più riusciti di Patrice Leconte, un film corale al quale partecipano alcuni tra i più bei nomi del cinema francese di quegli anni, tra i quali Jean Rochefort nel ruolo per lui perfetto del marchese di Bellegarde.
Anche se non è molto elegante, mi permetto di rinviare il lettore alla mia recensione presente nel sito.
Con Jean-Pierre Marielle, Philippe Noiret, Jean Rochefort, Michel Blanc
A oltre vent’anni di distanza da “Che la festa cominci” di Bertrand Tavernier, Patrice Leconte riunisce nuovamente il trio di vecchie volpi Rochefort-Noiret-Marielle e la formula si rivela ancora una volta vincente. Tre attori ormai sessantenni partecipano ad una tournée teatrale strampalata e delirante, durante la quale un impresario disonesto intende far fuori l’attrice protagonista per incassare una lauta assicurazione. A suon di sotterfugi e trovate immaginifiche, i tre compari salvano la donna, inguaiano l’impresario e trasformano una mediocre pièce da Boulevard in un grande successo.
Con Jean Rochefort, Johnny Hallyday, Edith Scob, Jean-François Stévenin
In streaming su Pluto TV
Jean Rochefort torna ad un registro più drammatico in questo bel film di Patrice Leconte, nel quale è affiancato dal divo del rock francese Johnny Hallyday. Per questo titolo, mi permetto di riproporre integralmente l’ottima recensione di Jonas, postata il 9 settembre del 2009.
“Vite parallele di due solitudini maschili: un professore in pensione, un rapinatore. Il primo sogna l’avventura, il secondo la normalità. Entrambi muoiono: il primo in un letto d’ospedale, l’altro ucciso dalla polizia. Poi, forse, tutto ricomincia ma in modo diverso. Destini che non sembrano avere nulla in comune, ma che trovano un punto di incontro prima di separarsi per sempre. Grandi Rochefort e Hallyday nell’esprimere le inquietudini dei rispettivi personaggi: il primo quando si incazza con un gruppo di giovinastri che fanno chiasso in un bar, il secondo quando riceve uno studente che chiede ripetizioni dicendogli “Oggi il professore non c’è. Lo sostituisco io”. Bel film, ma non il migliore di Leconte: anzi, avendo apprezzato altre sue opere un po’ maltrattate dalla critica, devo dire che da questa mi aspettavo qualcosa di più”.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Commento (opzionale)