Nessun titolo piglia-tutto sbarca questa settimana nelle sale e l'offerta si fa così più varia, visto che quando arrivano blockbuster annunciati eventuali competitor si fanno prudentemente da parte. Il film d'animazione Sony Emoji, il più distribuito, non arriva alle 400 sale e così sono ben cinque i titoli che superano la soglia dei cento schermi: nell'ordine abbiamo la commedia Chi m'ha visto? (280) e poi, a scendere, Mother! di Aronofsky (260), la commedia francese ALIBI.com (180) a pari merito con quella americana L'incredibile vita di Norman, l'horror La foresta dei suicidi (150). e il film italiano Il contagio (110). Tutti ampiamente al di sotto del centinaio gli altri.
Come si vede la scelta è vasta, non solo per i film, passateci il termine, commerciali, ma anche per quelli più impegnati e autoriali: diversi infatti sono i titoli in arrivo da Venezia o da Cannes.
Sarà anche interessante osservare le performances della prima commedia italiana di un certo peso della stagione, Chi m'ha visto? con Favino e Fiorello Jr.: l'anno scorso fu un anno davvero gramo per i film allegri di casa nostra e in molti parlarono della necessità che le produzioni italiane cambiassero registro, visto che non riuscivano più a intercettare la loro clientela. Ci riusciranno quest'anno?
Prima erano le emozioni di Inside Out, ora sono la loro forma iconica, le emoticons, divenute protagoniste di questo film d'animazione Warner che si svolge nel mondo delle comunicazione via smartphone. Protagonista della storia è Gene, l'unica emoji che non ha un'unica espressione e che è - in qualche modo - l'alter ego di Alex, il giovane proprietario dello smartphone.
MI si nota di più se non vengo? E se scompaio addirittura? Il titolo della commedia di Alessandro Pondi con Favino e Beppe Fiorello la dice già lunga: gioca infatti sulla volontà del personaggio, un chitarrista trunista sempre in secondo piano rispetto agli artisti per i quali ha suonato, di ottenere una notorietà mediatica che il mondo sin qui gli ha negato.
"Tutto o niente, Mother! è questo, le mezze misure sono bandite." L'opera che ha spaccato pubblica e critica a Venezia 74 (e che non ha convinto la giuria) è l'ultimo film di Aronofsky che spinge sull'acceleratore dell'assurdo, creando un oggetto che quantomeno può vantarsi di una forte e assoluta identità fatta di eccessi. Sicuramente da valutare per una visione, accorta.
Una commedia newyorchese fa sempre pensare a Woody Allen. Qui poi la cosa è addirittura strillata dal marketing: sarà anche che il personaggio che interpreta Richard Gere - più senile del solito - è un ebreo. Fatto sta che il film di Joseph Cedar, che come sceneggiatore si è meritato la Palma d'Oro per Footnote nel 2011 e che nella sua Israele gode di grande considerazione, alla sua prima regia americana si fa forte, oltre che delle sue capacità, di un cast sicuramente ricco e gradevole, dove oltre all'interprete principale si fanno notare i nomi del mai troppo lodato Steve Buscemi, di Dan Stevens, di Charlotte Gainsbourg e di Michael Sheen.
Il vaudeville funziona ancora bene in Francia, anche in questa versione che la critica ha definito "2.0". La commedia campione di incassi oltralpe, dove è uscita all'inizio dell'anno, arriva anche da noi e riunisce i comici francesi già famosi per aver recitato in Babysitter 1 e 2. La storia ha qualche debito con quella del capro espiatorio Malaussene, solo che qui le colpe vengono semplicemente oscurate dalla società ALIBI.com, gestita dal protagonista, la cui mission è appunto fornire alibi a chi ne ha bisogno, costruendo ad arte bugie e inganni. Ovviamente una bomba pronta a esplodere.
Natalie Dormer - che i più conoscono per la sua presenza in Hunger Games e in Game of Throne - è la protagonista di questo horror, di produzione americana ma dall'ambientazione giapponese, primo lungometraggio di Jason Zada, sin qui premiato regista di clip e spot.
Un affresco della Roma contemporanea, popolata da criminali, affaristi e palazzinari. Tratto dall'omonimo romanzo di Walter Siti, diretto da Matteo Botrugno e Daniele Coluccin, un nuovo film sulla miseria della capitale (minuscole, appositamente), in arrivo dalle Giornate degli autori veneziane appena conclusesi.
Una coppia all'apparenza normale e molto legata nasconde un segreto destinato a deflagrare. La famiglia che racconta Riso nel suo film accolto dal concorso a Venezia 74 non è affatto come le altre. Il film tuttavia ha raccolto sin qui critiche molto severe: va messo in conto.
Era a Cannes, nelle selezione della Quinzaine des realisateurs, questo lavoro di Leonardo Di Costanzo, sin qui molto apprezzato documentarista e autore di un altro solo lungometraggio di fiction, L'intervallo (2012). Come il primo, anche questo ci porta a Napoli, a contatto con il lavoro di Giovanna, energica e appassionata direttrice di un centro di accoglienza per bambini disagiati, che deve dare ospitalità alla giovane moglie di un camorrista: un arrivo destinato a scompaginare ila già difficile quotidianità del luogo. .
Come in altri casi, il team doloroso e ancor più spesso tremendamente drammatico dei migranti, viene affrontato con umorismo e freschezza nel film d'esordio di Gigi Roccati: una commedia che porta in scena una storia di riscatto sociale al femminile. Le donne ci salveranno?
Un documentario che è un circostanziato atto d'accusa sul mercato clandestino dell'avorio, che nonostante le battaglie degli ecologisti, l'accresciuta sensibilità mondiale e il conclamato rischio d'estinzione degli elefanti africani, ancora viene prodotto e venduto in abbondanza. Firma la regia il noto ex politico russo Sergey Yastrzhembskiy, portavoce di Boris Yeltsin e assistente di Vladimir Putin, che ha poi dedicato la sua vita alla produzione cinematografica, concentrandosi sul continente africano.
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