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Nell'ombrello di Gene - Venezia 74
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Nell'ombrello di Gene - Venezia 74

Quest'anno la sigla del Festival di Venezia è cambiata: non entriamo più nell'occhio di Simone Massi, nel petto del rivoltoso di Aleksandr Dovzenko o nella barca felliniana. Questa volta ricostruiamo un'immagine a partire da una successione di linee parallele verticali, nere e blu, tra le quali scorgiamo figure bianche o nere in movimento, rappresentative di icone più o meno significative per la Settima Arte tutta. Si sorvola sulla scelta azzardata e un po' troppo in anticipo sui tempi di mettere Emma e Ryan di La La Land, ma in compenso si vanno riconoscendo Il grande dittatoreLo sceicco biancoIl mago di Oz e così via, fino al mitico passo di Gene Kelly da I'm singin' in the rain, con le gambe che svolazzano a destra e a sinistra, e l'ombrello che troneggia sulle platee in attesa delle sale del Lido.

 

Quest'anno ho battuto tutti i miei record e ho visto 67 film, di cui:

  • 53 lungometraggi del 2017
  • 1 miniserie TV del 2017
  • 4 film del passato
  • 6 cortometraggi del 2017
  • 1 mediometraggio del 2017
  • 1 mediometraggio del passato
  • 1 mediometraggio del 2017 in Virtual Reality                                                                                                                                                 

Ad uno sguardo puramente qualitativo è stata un'annata di notevole varietà, ancor di più che di qualità, ogni gusto è stato soddisfatto e le opere indimenticabili, nel bene e nel male, sono innumerevoli. Si è passati dalle opere più sfacciatamente hollywoodiane che sbancheranno agli Oscar (come il Leone d'Oro The Shape of Water) all'opera d'Autore provocatoria e generalmente bistrattata (mother!), dall'opera a tesi (The Insult) al film di genere (Ammore e malavita, Suburbicon): un concorso fiammeggiante. Altrettanto interessanti le sezioni collaterali (dalla generale medietà delle opere che sono riuscito a vedere in Orizzonti, fino alla vivace varietà delle opere della Settimana della Critica), e indiscutibile il fascino di esperienze parallele irripetibili (la visione del medio The Deserted di Tsai Ming-liang in Virtual Reality). In mezzo a tale bottino cinematografico, incuriosisce sapere la media generale dei voti per quanto riguarda il sottoscritto, da porre a confronto a Venezia 72 (6,41 di apprezzamento) e Venezia 73 (5,94 di apprezzamento). E' venuto fuori sorprendentemente che quest'anno si è totalizzato ancora una volta 5,94 di media, quindi siamo intorno alla sufficienza: trattandosi di un festival che propone opere tra le più diverse e distanti fra loro è un risultato più che accettabile. Nella media, come gli anni passati, sono considerati soltanto i lungometraggi del 2017.

Qui riporto la mia classifica particolareggiata per i film in concorso:

 1 ) Mektoub, My Love di Abdellatif Kechiche 9/10

2 ) First Reformed di Paul Schrader 8/10
3 ) Ex Libris di Frederick Wiseman 8/10
4 ) The Third Murder di Hirokazu Kore-eda 8/10
5 ) mother! di Darren Aronofsky 7/10
6 ) Hannah di Andrea Pallaoro 7/10
7 ) Foxtrot di Samuel Maoz 7/10
8 ) La villa di Robert Guediguiain 7/10
9 ) Three Billboards Outside Ebbing, Missouri 7/10
10 ) Sweet Country di Warwick Thornton 7/10
11 ) Jusqu'à la garde di Xavier Legrand 6/10

12 ) Ammore e malavita di Manetti Bros 6/10
13 ) Una famiglia di Sebastiano Riso 6/10
14 ) Human Flow di Ai Weiwei 6/10
15 ) Angels Wear White di Vivian Qu 5/10
16 ) The Insult di Ziad Douairi 5/10
17 ) Ella & John - The Leisure Seeker di Paolo Virzì 5/10
18 ) The Shape of Water di Guillermo del Toro 4/10
19 ) Lean on Pete di Andrew Haigh 4/10
20 ) Suburbicon di George Clooney 3/10
21 ) Downsizing di Alexander Payne 3/10

e qui di seguito il mio presonalissimo Palmares:

Leone d'Oro: Mektoub, My Love 

Leone d'Argento: Andrea Pallaoro per Hannah
Gran Premio della Giuria: First Reformed

Premio speciale: Ex Libris
Coppa Volpi maschile: Ethan Hawke per First Reformed
Coppa Volpi femminile: Frances McDormand per Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Migliore sceneggiatura: Martin McDonagh per Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Premio attore/attrice emergente: Charlie Plummer per Lean on Pete

I premi effettivi hanno deluso gran parte delle mie speranze. Rimando per questi al post ufficiale del sito cliccando qui.

Si passino ora in rassegna i 67 titoli in ordine di apprezzamento. Segnalo fin da ora che la miniserie Wormwood, ancora non presente in database, si classifica al 10° posto. Non potendola inserire in successione nella playlist, la commento brevemente qui:

Morris destruttura il linguaggio cinematografico-televisivo approcciando una materia bollente come il misterioso omicidio di Frank Olsen sia tramite il documentario che tramite la fiction, in un botta e risposta fra "dimensioni" che non disdegna la sperimentazione visiva (andiamo dagli split screen a utilizzi anomali e spregiudicati dell'out of focus). Paragonabile a The Knick per fotografia e fascino dell'immagine, si tratta di una delle migliori opere per la televisione degli ultimi tempi.

Voto: 8

Qui sotto, tutti gli altri titoli, considerando che dal decimo in poi in realtà il posto va scalato di uno a causa della presenza della serie di Morris.

Playlist film

VENEZIA CLASSICI - Superbo Chabrol. Il film più bello di Venezia 74 è un classico del 1962, che riutilizza i raggiungimenti espressivi della Nouvelle Vague al servizio di un soggetto al confine fra thriller e dramma da camera, narrato da una delle voci fuoricampo più belle della Storia del Cinema e talmente crudele e asettico nei suoi assunti finali da lasciare attoniti.

Voto: 10

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CINEMA DEL GIARDINO - Il mio preferito del 2017 di questo Festival (e finora del 2017 tutto) è Woodshock delle sorelle Mulleavy: un'opera che mette insieme intenzioni narrative e video-arte, cinema classico e avanguardia, in un compromesso che per il Cinema del futuro può essere davvero una nuova strada da percorrere. Incredibile Kirsten Dunst. Incipit ed excipit da urlo - e da lacrime.

Qui la recensione.

Voto: 9

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Bergmaniano prima e puramente schraderiano poi, First Reformed è una chiave di lettura per osservare retroattivamente il cinema del grande regista sceneggiatore, e per uno sguardo più grande alle sorti del cinema d'Autore contemporaneo, costretto a far fronte a un ingombrante passato di capolavori e a un presente in cui si spererebbe in una Settima Arte che dalla morte di The Canyons risorga.

Qui la recensione. 

Voto: 8

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Kore-eda cambia scorza ma non cuore, e firma il suo più bel film da qualche anno a questa parte, un'indagine pacata e sottilmente inquietante, un thriller in cui il silenzio ha una valenza estetica fenomenale. Sporadiche e strazianti le sequenze oniriche; geniale l'immagine finale dei volti in sovrimpressione, prestito non ufficiale dai volti riflessi nel vetro divisore di prigionia di Anni di piombo della Von Trotta.

Voto: 8

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - I compromessi folli del cinema di Darren Aronofsky hanno finalmente trovato il loro ruolo nella Settima Arte, nel film più compiuto - e per lui forse il più estremo - del regista newyorkese. Accolto fra applausi entusiastici e fischi inorriditi: il film chiave di volta di tutto Venezia 74.

Qui la recensione. 

Voto: 7

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Un film sulle conseguenze della rabbia più primordiale, condotto da una Frances McDormand strepitosa e da un Sam Rockwell nel ruolo di tutta una carriera. Di ascendenze coeniane, spiritoso ma mai spigoloso come i capolavori dei fratelli registi (che McDonagh ha sempre imitato, con un pizzico di tarantinate), una pellicola dal coraggio relativo ma molto intelligente e di indubbio successo. 

Voto: 7

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Western australiano che si distingue più per la mise en scène sottilmente onirica alla Monte Hellman, che per i contenuti un attimo più costruttivi e meno interessanti. Il rischio è che fossero quelli il centro del film, ma è la confezione il punto di forza, con quelle brevi sequenze di incastro che rendono passato presente e futuro parte di un unico inconscio collettivo, quello di un'epoca storica di ingiustizie e barbarie.

Voto: 7

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Distrutto dalla critica, un documentario "totale" sul problema dell'immigrazione, che per quanto possa accumulare dati accennando a buonismi di sorta, cerca di sfruttare il mezzo Cinema per discutere anche di body performance in maniera ancora più azzardata considerando la delicatezza dell'argomento. Tanto pregiudizio per il povero Ai Weiwei. Riprese in drone mai utilizzate così bene.

Voto: 6

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Una delle più cocenti delusioni. Non ricattatorio, ma semplicista nel momento in cui tira le somme, e forza le metafore fin oltre il limite dello spettatore come se lo spettatore fosse stupido o in ritardo continuamente. Del disagio raccontato non passa niente se non il susseguirsi di aneddotici accadimenti di relativo interesse.

Voto: 5

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

EVENTO SPECIALE FUORI CONCORSO - Nonostante duri solo 16 minuti, il corto di Gianni Amelio è diviso in ben due parti, una prima superflua e qualunquista, e una seconda egregia composta da una lunga inquietante carrellata su Amatrice distrutta, condotta allo scopo di far sporcare le mani anche allo spettatore tra le macerie di decine di vite infrante.

Voto: 5

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

CONCORSO UFFICIALE - Apertura del Festival coi fiocchi: si parte con le dinamiche dell'indie più "dipendente" che esista (leggasi scontato), e finisce cercando ingenuamente di irridere problemi classicamente intesi come importanti (per esempio ambientali) solo allo scopo di apparire intelligente, anche se nel frattempo ha costruito i basamenti per una storiella d'amore da romanzetto rosa.

Voto: 3

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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