Quarto potere
- Drammatico
- USA
- durata 119'
Titolo originale Citizen Kane
Regia di Orson Welles
Con Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Agnes Moorehead, Ruth Warrick
Titolo originale Citizen Kane
Regia di Orson Welles
Con Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Agnes Moorehead, Ruth Warrick
Titolo originale Ace in the Hole
Regia di Billy Wilder
Con Kirk Douglas, Jan Sterling, Robert Arthur, Porter Hall, Frank Cady, Richard Benedict
Kraus era interessato al modo in cui venivano divulgate le notizie, e internet avrebbe senz'altro attirato la sua attenzione, perché è da lì che le notizie vengono divulgate ai nostri giorni. E se “die Fackel” può ricordare un blog, la somiglianza tra blog e feuilleton è ancora più marcata. Anzi, con il mescolarsi di blog e giornalismo anche nei luoghi più rispettabili (come il “New Yorker” e il “NYT” online), vediamo riemergere uno dei problemi che assillavano Kraus: l'ascesa di un giornalismo impressionistico dotato di riconoscimento istituzionale, ma di qualità discutibile sia come reportage sia come espressione individuale. - PR
Forse il cattivo giornalismo non ha provocato l'invasione dell'Iraq, […] ma i pessimi reportage di Judith Miller sulle armi di distruzione di massa, pubblicati dal “NYT”, contribuirono parecchio a neutralizzare gli oppositori della guerra. Le sue ombre gettarono corpi. - JF
Il termine feuilleton non viene qui usato nel significato che ha assunto in seguito, e nel quale viene usato in italiano, di "romanzo d'appendice". In origine, infatti, il termine indicava un supplemento del giornale in cui trovavano spazio articoli di letteratura, recensioni, moda, pettegolezzi, insieme a epigrammi, sciarade e altri giochi linguistici. Ancora oggi i giornali tedeschi e polacchi lo usano per indicare le pagine dedicate all'arte e alla letteratura. Fu solo a partire dal 1831 che Honoré de Balzac, prefigurando quello che sarebbe poi divenuto il significato più diffuso del termine feuilleton, decise di anticipare sui giornali alcuni capitoli dei romanzi che stava scrivendo. - Nota di Silvia Pareschi
Titolo originale The Front Page
Regia di Billy Wilder
Con Walter Matthau, Jack Lemmon, Susan Sarandon, David Wayne, Vincent Gardenia
La scarsità di fantasia dei viennesi […] non è capace di immaginarsi una gamba rotta se non le si descrive una gamba. A Berlino, nonostante le sgradevoli ambizioni, non sono ancora conciati così male. Quando lì capita un incidente tramviario, i giornalisti berlinesi descrivono l'incidente. Mettono in luce le particolarità di quell'incidente e risparmiano al lettore le caratteristiche comuni a tutti gli incidenti tramviari. Se l'incidente avviene a Vienna, i signori [questo soggetto può essere o un osservatore che con un'aggettivazione fastosa si rifà ampiamente di ciò che la natura gli ha negato riguardo ai sostantivi, oppure un esteta che spicca per amore di colori e per senso delle sfumature e che delle cose della realtà fenomenica coglie quel tanto di nero che si infila sotto le unghie] scrivono sulla natura del tram, sulla natura dell'incidente tramviario e sulla natura dell'Incidente in sé e per sé, nella prospettiva della domanda fatale: che cos'è l'uomo? - KK (HC)
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Dello scrivere su FilmTv.it:
Ma qui, nel suo archivio, lui [KK - NdR] prende ciò che gli aggrada e accumula ciò che da altre parti non è piaciuto. Qui niente lo può deludere. [...] Qui niente può accadergli. Il suo autore, il cui piacere consiste nell'infilare la mano tra i raggi della propria ruota, nel fermare sé stesso e il mezzo se un puntino non lo soddisfa, non offrirà mai più il suo aiuto a un'attività pubblicistica estranea. Non cerca un nuovo pubblico, per lui la "Fackel" non è una tribuna, è un rifugio. Qui il destino di un lavoro può eccitarlo solo fino al compimento, non fino alla diffusione. Quello che si vive qui magari risorgerà in forma di libro. Ma giacere sotto la propria ruota è una ricompensa sufficiente. - KK (pHC)
Titolo originale Lo and Behold, Reveries of the Connected World
Regia di Werner Herzog
Kraus, tutt'altro che filoamericano, non poteva soffrire un personaggio profondamente americano come Theodore Roosevelt. […] Kraus si riferisce al sostegno fornito da Roosevelt al progresso tecnologico, alla sua vena modernizzatrice. Nella vita quotidiana, Kraus non era un tecnofobo. Nel 1914, quando Vienna aveva poche automobili e molti incidenti (si veda la scena iniziale di “L'uomo senza qualità” di Musil), comprò una macchina e assunse un autista. E in seguito non si oppose nemmeno ai viaggi in aereo. Ma intorno al 1908 arrivò a pensare che le nostre risorse tecnologiche e le nostre facoltà immaginative stessero andando in due direzioni opposte – le prime crescevano, e di conseguenza le seconde diminuivano – e questa idea lo spaventò parecchio, trasformandolo nel “satirico apocalittico”. Nel saggio “Apocalisse” (1908) scrive: «La cultura non riesce a prendere fiato, e alla fine ci ritroviamo con un'umanità morta e distesa accanto alle sue opere, che sono costate così tanta intelligenza per inventarle che non ce n'è rimasta più per utilizzarle. Siamo stati abbastanza complicati da costruire la macchina e siamo troppo primitivi per farci servire da essa. Le nostre comunicazioni internazionali vanno su binari cerebrali a scartamento ridotto». - PR
Quello che più mi colpisce del pensiero di Kraus è forse la precocità e la chiarezza con cui riconobbe la divergenza del progresso tecnologico da quello morale e spirituale. Il primo, dopo un intero secolo di conquiste scientifiche che sarebbero sembrate miracolose fino a poco tempo fa, ha prodotto smartphone ad alta risoluzione per girare video di tizi che buttano Mentos dentro bottiglie da un litro di Diet Pepsi e poi gridano " Wow!" mentre la bottiglia si trasforma in un geyser. I tecnoidealisti degli anni Novanta promettevano che internet avrebbe inaugurato un nuovo mondo di pace, amore e comprensione, e i dirigenti di Twitter continuano tuttora a suonare la grancassa dell'utopia, arrogandosi la paternità della primavera araba. A sentir loro, sembra inconcepibile che l'Europa dell'Est si sia liberata dai sovietici senza l'aiuto dei cellulari, o che un manipolo di americani si sia ribellato agli inglesi e abbia prodotto la costituzione degli Stati Uniti senza una copertura 4G. - JF
Opera “gemella” (NdA di questa PL) : Martin Rees - “Our Final Hours” - 2003 (“il Secolo Finale”, Mondadori)
Titolo originale Network
Regia di Sidney Lumet
Con Faye Dunaway, William Holden, Peter Finch, Robert Duvall
Ora però si sa con tale esattezza quanto fa due più due che tra cento anni non si riuscirà più a calcolarlo. Nel mondo dev'essere arrivato qualcosa che prima non c'era mai stato. Una macchina infernale dell'umanità. Un'invenzione, frantumare il Koh-i-Noor per rendere accessibile la sua luce a tutti quelli che non l'hanno. - KK (NP)
Titolo originale La mort en direct
Regia di Bertrand Tavernier
Con Romy Schneider, Harvey Keitel, Harry Dean Stanton, Max Von Sydow, William Russell
Titolo originale The Interpreter
Regia di Sydney Pollack
Con Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener, Jesper Christensen, Yvan Attal
Titolo originale Fahrenheit 9/11
Regia di Michael Moore
Titolo originale The White Diamond
Regia di Werner Herzog
Le opere dei due commediografi venerati da Kraus, Shakespeare e Nestroy, sono radicate in mondi socialmente immutabili. […] Si basa[no] sulle marcate differenze fra classi sociali. Anche la satira si nutre di contrasti, e così la prospettiva di una democrazia liberale, dove tutti hanno gli stessi diritti e finiscono per parlare allo stesso modo, minacciava le fondamenta stesse dell'arte krausiana. questo spettro dell'uniformità - la moderna cancellazione della differenza - avrebbe più tardi perseguitato pensatori di ogni genere, dall'antropologo Claude Lévi-Strauss, con il suo concetto di “entropia culturale”, allo scrittore postmoderno William Gaddis, con il suo rimpianto per una perduta epoca del Prestigio, in cui l'arte alta era alta e l'arte bassa era bassa. Le sgradevoli dissonanze delle loro posizioni (il “per favore non cambiate finché non abbiamo finito di studiarvi” di Lévi-Strauss e il “per favore restate fermi mentre vi prendo a calci” di Gaddis) sono versioni del più generale disagio con cui le persone creative osservano il livellamento della modernità. Per scrivere bene sugli abitanti degli slum, o delle isole Andamane, bisogna provare solidarietà nei loro confronti: proprio quel tipo di solidarietà liberale che spinge anche a volere scuole migliori per gli slum e comodità in stile occidentale per le isole Andamane. La buona narrativa, dunque, tende verso il liberalismo. Ma i buoni artisti desiderano anche il contrasto. A meno che non decidiate di raccontare la solita storia del trionfo della monocultura globale sulle differenze, vorrete che il dialogo di uno slum mantenga il suono dello slum, e che gli abitanti delle Andamane non usino iPhone o pratiche scarpe da ginnastica made in Usa, ma continuino a fare cose interessanti da veri andamaniani. Questo fa di voi dei conservatori. Anzi, peggio di conservatori, perché voi, come artisti, volete essere in grado di muovervi liberamente e solidalmente tra diverse classi e culture - come faceva Shakespeare - con la segreta speranza che tutti coloro che non sono artisti rimangano immobili al loro posto. Un privilegio mostruoso… - JF
Titolo originale Hitler - ein Film aus Deutschland
Regia di Hans-Jürgen Syberberg
Con Harry Baer, Johannes Buzalski, Alfred Edel, André Heller, Peter Kern
...poi arrivarono quegli irrazionali dei nazisti, e demolirono il vecchio ordine viennese contro cui Kraus inveiva ma nel quale aveva prosperato.
Che non gli venisse “in mente nulla” su Hitler è un fatto così ampiamente accettato che fu persino approvato dai verificatori del “New Yorker” e apparve sulle pagine della rivista. È vero che Kraus scrisse: “A proposito di Hitler non mi viene in mente nulla”. Ma era la prima riga di un libro su Hitler e i nazisti. Pubblicato postumo, “La terza notte di Valpurga” esprime un giudizio coraggioso e lucido sui nazisti, e secondo Daniel Kehlmann è l'opera migliore di Kraus. A me, tuttavia, sembra un esercizio di disperazione. Il problema, come spiega [Clive] James, è che i nazisti non mentivano (dieci anni prima della Soluzione Finale dicevano già apertamente cosa intendevano fare agli ebrei), oppure mentivano così spudoratamente che non c'era bisogno di smascherarli con la satira, e in genere erano troppo pericolosi per poterli prendere in giro. E così l'ultimo libro di Kraus non è divertente come molte sue opere precedenti, e le sue conclusioni - che i nazisti erano crudeli e folli - non hanno la stessa pungente attualità delle sue idee sulla letteratura o della sua critica dei media moderni. - JF
“Il liberale chiama sempre la polizia per incolpare l'artista di vigliaccheria.” - KK
Titolo originale The Terminator
Regia di James Cameron
Con Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton, Michael Biehn, Paul Winfield, Brian Thompson
Per Kraus - così come per Marx, ad esempio - la fede liberale nel progresso era la peggiore forma di ideologia. Il progresso tecnologico, alimentato da hybris e avidità, stava accrescendo le capacità distruttive della civiltà umana, non solo quelle produttive, e Kraus era terrorizzato dalla possibilità molto concreta che venisse usato male. Un aforisma che risale circa al 1908 recita: "Il progresso celebra la vittoria di Pirro sulla natura". Un altro: "Il progresso fa borsellini di pelle umana". Al centro della sua critica c'era il fatto che la tecnologia e la modernizzazione stavano sottraendo spazio vitale all'immaginazione. Una volta che l'immaginazione popolare si è atrofizzata, la possibilità che la tecnologia venga usata male si trasforma in certezza. Deplorando la vicinanza dell'Austria alla Germania, nel 1908, Kraus scrive: "Finché l'ipertrofia del nostro sviluppo tecnologico, che il nostro cervello non riesce a gestire, non porterà a una catastrofe generale, il destino di chi mangia carne ed è nato da una donna sarà di venire inghiottito da chi è nato e nutrito da una macchina". Quando infine la catastrofe generale arrivò, sotto forma della prima guerra mondiale, Kraus ritenne che fosse causata in gran parte da un tracollo dell'immaginazione, che, già scarsa in partenza in un paese come l'Austria, era stata fatalmente indebolita dalla stampa di massa in un momento di potenza tecnologica senza precedenti. Poco dopo lo scoppio della guerra, Kraus dichiarò che il vero segno del nostro tempo è la minaccia rappresentata dalla nostra mancanza d'immaginazione: "In questo momento, quando ciò che le persone non riuscivano più a immaginare è precisamente quello che succede, e quando ciò che non riescono più a immaginare deve succedere, e se fossero riuscite a immaginarlo non sarebbe successo". - PR, KK
Titolo originale Redacted
Regia di Brian De Palma
Con Kel O'Neill, Ty Jones, Daniel Stewart Sherman
La reazione di Kraus a questa diagnosi si potrebbe definire in parte come conservatorismo romantico. Manifestando spesso una nostalgia per giorni migliori che non aveva vissuto in prima persona, si batté contro le cose moderne che toglievano spazio all'immaginazione: il feuilleton, con la sua irresistibile e perciò redditizia offerta di reazioni emotive preconfezionate alle notizie; la psicoanalisi, che secondo lui "analizza i sogni nei quali cerca di rifugiarsi il disgusto che essa stessa provoca", etc... Ma un'altra parte della reazione di Kraus fu promuovere l'illuminismo in senso kantiano, cioè esigere maturità mentale: "Come frutto delle mie fatiche voglio che si legga con occhio più acuto". A volte, infatti, esortava i lettori a vedere la sua scrittura come il risultato di una specie di sottomissione mistica alla lingua: "Io domino solo il linguaggio degli altri, il mio fa di me quello che vuole". E tuttavia sottolineava anche che uno scopo importante del suo stile "rivoluzionario" ed estremamente difficile era costringere i lettori a leggere con più attenzione, nella speranza di rivitalizzare le menti austriache. Il pubblico "non deve necessariamente leggere giornali diversi: deve leggere diversamente". - PR, KK
Il rischio è quello di predicare solo ai convertiti...
Ma visto che l'illuminismo va via con il sapone, la menzogna deve correre in aiuto. Il presente non esce mai di casa senza una truppa cammellata di storici che gli spianano la memoria a bastonate. - KK (NP)
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Titolo originale Adieu au langage
Regia di Jean-Luc Godard
Con Héloise Godet, Zoé Bruneau, Kamel Abdeli, Richard Chevallier, Jessica Erickson
Doveva anche parlare e scrivere diversamente. Kraus spingeva i suoi lettori a riflettere il puù possibile sulle loro scelte linguistiche, perché così, a suo parere, avrebbero imparato a prendere decisioni etiche. Poiché in genere le nostre deliberazioni sulla lingua non si svolgono sotto la minaccia di una punizione o con la prospettiva di un guadagno, esse possono insegnarci, in modo singolarmente libero, a esitare, ad avere "scrupoli", a essere sensibili alle sfumature e quindi alle particolarità. Per un certo periodo queste idee ebbero risonanza; ancora più delle affermazioni di Kraus sul giornalismo e la Grande Guerra, portarono i critici a riconoscergli il merito di avere colto, come disse uno di loro, "il collegamento fra parole maltrattate e corpi maltrattati".
Si è detto anche che il progetto illuministico di Kraus fu un fallimento. Elias Canetti, per esempio, lo considerava una figura troppo autoritaria per promuovere l'indipendenza intellettuale negli altri, e sosteneva che il suo stile confondesse i lettori più che stimolarne le facoltà critiche. - PR
Ben presto mi abituai al rombo dei jet in decollo, tanto che lo percepivo solo in negativo, come un calo di volume della radio. - JF
Ma poi il pensiero, la sensazione, di voler descrivere quello che stava succedendo, è diventato quello che stava succedendo. L'impulso di voler controllare (attraverso la scrittura) quella mancanza di controllo si è rivelato la vera fonte della mancanza di controllo. - JF
Qui si è fatto il tentativo non di valutare la poesia di Heine, ma di criticare una forma di vita in cui, una volta per tutte, ogni incapacità creativa ha trovato il proprio posto e la propria misera, splendidamente misera sussistenza. Non si è biasimata l'invenzione della peste, e neppure il fatto di averla importata, ma si è descritta una situazione spirituale in cui gli ornamenti finiscono per suppurare. E questo ha offeso l'orgoglio dei portatori di bacilli. - KK (pHC)
Titolo originale Inherent Vice
Regia di Paul Thomas Anderson
Con Joaquin Phoenix, Benicio Del Toro, Reese Witherspoon, Owen Wilson, Jena Malone
Harold Bloom, tuttavia, mi diceva che avrei dovuto angosciarmi anche per Pynchon. [...] "Sembra che Pynchon abbia fatto quasi ogni cosa al mondo, scoppia di dettagli che si possono ricavare solo dall'esperienza. Ma [...] perché decidere che è lui il Grande Precursore? [...] Sono arrivato al punto in cui preferisco distruggere lo stile piuttosto che imitare quello di un altro". [...] L'arcobaleno della gravità mi sembrava un romanzo straordinariamente geniale. La sua fusione di stravaganza e letterarietà era così spontanea e brillante da sembrare inevitabile, e affrontava direttamente i due temi contemporanei che mi premevano di più: il pericolo nucleare e l'impenetrabile e complesso Sistema moderno che rendeva impotenti gli individui. [...] Divenne ben presto evidente che il trattamento pynchoniano delle convenzioni narrative - leggere ogni coincidenza come la prova di un complotto - era un trucco senza futuro. Gli apparteneva in esclusiva, e non aveva senso competere con lui su quel terreno: "Quel che mi lascia sbalordito è quanto sia facile inventare una trama come quella, e che nessuno prima di Pynchon lo abbia mai fatto. Lui è è...] il Signore della Cospirazione Paranoica. [...] Non ho smesso di pensare alla [...] vulnerabilità alle tossine contenute in ciò che leggiamo. Ieri ho letto l'AdG per almeno un paio d'ore, al massimo tre. Eppure ci ho pensato tutta la notte. È proprio come la descrive quella faina di Bloom: influenza. E se viene da un romanzo è molto più pericolosa che se venisse da una teoria critica. Può paralizzarti a vita. E allora, leggere o non leggere? «Slothrop ritorna la casinò proprio quando le prime grosse gocce di pioggia globulari, dense come il miele, cominciano a spiaccicarsi sul marciapiede formando dei giganteschi arabeschi, esortandolo a guardare a fondo pagina, sotto il testo di quel giorno, dove le note gli avrebbero spiegato tutto». Ecco perché quest'uomo mi crea tanti problemi. Con Heller e Vonnegut posso convivere, perché sono stilisticamente interessanti (o irritanti) più o meno come una traduzione di Checov. Ma non Pynchon, che ci sottopone anche a un tour de force attraverso ogni atto sessuale mai immaginato (compreso mangiare merda, bere piscio e commettere incesto (poco allettante, dirai, ma...)), che vuole informarci di sapere nei dettagli com'è fatto un panetto di hashish, e com'era precisamente l'Europa durante la seconda guerra mondiale (V, aveva due anni quando la guerra è cominciata, otto quando è finita), e come ci si sente a distruggersi con la cocaina, e quanto ne sa di chimica, di matematica, di fisica e di psicologia pavloviana: va avanti a oltranza, rubando nomi, espressioni, tecniche e facendole proprie a tal punto che ora l'universo di possibilità sembra più ristretto per il solo fatto che lui ha scritto un libro, uno schifosissimo libro. È ENORME. È questo il problema". - JF {un misto di primi anni '10 e primi anni '80 [i virgolettati ("..."), da lettere private giovanili, alla fidanzata di allora, ..."V."]}, Thomas Pynchon [altro virgolettato («...»), da l'AdG]
--- //www.filmtv.it/playlist/50864/the-canycns--un-opinione/#rfr:user-47656
Titolo originale A Dangerous Method
Regia di David Cronenberg
Con Viggo Mortensen, Keira Knightley, Michael Fassbender, Vincent Cassel, Sarah Gadon
Una psicologia che è soltanto psicrologia. - KK (NP)
Un neologismo che esprime (scherzosamente) l'opinione di Kraus sulla psicoanalisi: la parola greca "psychros" significa "fatuo" e "insignificante". Kraus era notoriamente critico nei confronti della psicoanalisi, tanto da farne il bersaglio del suo aforisma più citato: "La psicoanalisi è quella malattia mentale di cui ritiene di essere la terapia". Kraus amava anche parlare degli "psicoanali". Era convinto che la psicoanalisi fosse alimentata da patologie psichiche - "Si va a spazzare davanti alla soglia della coscienza altrui solo se si ha sporca la propria casa" - ma la sua ostilità era dovuta soprattutto all'invadenza e al riduzionismo del metodo psicanalitico, che Kraus riuscì persino ad attribuire a un intrallazzismo tipicamente ebraico: "Hanno la stampa, hanno la Borsa, ora hanno anche il subconscio!". Più spesso, tuttavia, evidenziava, i limiti intellettuali della psicoanalisi: "Un buono psicologo è capace di farti immedesimare subito nella sua situazione". Trovava particolarmente spaventosa l'interpretazione psicoanalitica dell'arte, che considerava una specie di profanazione: "stivali infangati" nel "luogo sacro del sogno dell'artista". - PR
Copernico//Galileo/Keplero, Darwin, Freud: via dal centro dell'Universo, e via dal centro del Sistema Solare, poi via dall'apice evolutivo, e via dalla sommità della catena alimentare, e infine via dall'io, e via da noi stessi. [NdA di questa PL]
Titolo originale 2001: A Space Odyssey
Regia di Stanley Kubrick
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter
L'architettura psichica di Id, Ego e Super-Ego elaborata da Freud è più misteriosa e suggestiva nell'originale tedesco: l'Esso, l'Io e il Super-Io. La parola tedesca per "Id", "Es", mette in risalto la mia oggettività - io non sono solo il caro vecchio me, sono anche un "Esso", un oggetto nel mondo - più di quanto non faccia "Id" (almeno per chi, come me, non conosce il latino). "Id" mi ha sempre evocato, e mi evoca tutt'ora, l'immagine di una cosa un po' disgustosa, potente e lussuriosa dentro di me, che tuttavia fa anche parte del mio io. "Esso" è più radicale, perché suggerisce che il me stesso che conosco, la mia consapevolezza di persona nel mondo, non è altro che un fantasma nella macchina, il misterioso sottoprodotto di un corpo formato da atomi stupidi. Come altre grandi scuole critiche del XX° secolo - lo strutturalismo, che postula un sé costituito dal proprio linguaggio, e il marxismo, per cui il sé è lo strumento dell'ideologia - il freudismo mina il concetto di individuo dotato di libero arbitrio e capacità di agire illimitata. Se lo guardiamo troppo da vicino, il sé scompare. - JF
[Il termine tedesco "Es" (pronome personale neutro) è quello più usato in italiano, ma qui si è scelto di mantenere il corrispondente latino "Id", usato di preferenza nei paesi di lingua inglese e meno spesso in Italia, per agevolare la traduzione della nota. - Nota di Silvia Pareschi]
Se sostengo che Freud aveva fondamentalmente ragione - che l'Esso fa quello che fa e la mia coscienza lo segue come un cagnolino uggiolante, fingendo di avere il controllo della situazione, inventando moventi che le impediscono di vedere quello che sta davvero succedendo - mi espongo a una critica strutturalista: il motivo per cui mi ritengo il fantasma nella macchina dell'Esso è che il linguaggio è separato dal parlante. Quello che sto descrivendo come una sconnessione tra Sé ed Esso è in realtà un prodotto della sconnessione fra Me quello che dico o scrivo, perché la ricerca dell'inafferrabile Esso può avvenire solo attraverso il linguaggio. Quello che mi perseguitava nel 1982, e che per un momento rischiò di farmi impazzire, non era un chimerico Id freudiano, bensì le parole che avevo scritto mentre cercavo di catturarlo; erano le parole, e non l'Id, a esistere indipendentemente da me. - JF
Titolo originale Bananas
Regia di Woody Allen
Con Woody Allen, Louise Lasser, Carlos Montalban, Nati Abascal, Jacobo Morales
E poi c'è la critica marxista: la psicoanalisi è un'istituzione borghese, un diversivo per chi ha il tempo e il denaro per usufruirne. Tu credi di usarla per demistificare te stesso e capire meglio l'interazione fra Esso, Io e Super-Io, ma in realtà stai solo costruendo una nuova e più grande mistificazione per nascondere il tuo privilegio. Il vero Esso sono i rapporti economici e di classe, che creano l'ideologia che ti governa; perciò non c'è da stupirsi se l'Esso ti fa paura. L'«Inconscio» è lo spauracchio imbevuto di sesso che ti sei inventato per evitare il vero spauracchio dell'ideologia; e così, per un marxista intransigente come per Kraus, la psicoanalisi è la malattia mentale di cui ritiene di essere la terapia. - JF
Titolo originale The Social Network
Regia di David Fincher
Con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Rooney Mara, Brenda Song
[...] E forse non sarebbe così sbagliato. Forse [...] l'apocalisse è, paradossalmente, sempre individuale, sempre personale. [...] Mi tocca una breve permanenza sulla Terra, delimitata dal nulla infinito, e durante la prima parte di questa permanenza mi affeziono a un particolare insieme di valori umani, inevitabilmente influenzati dalla mia condizione sociale. Se fossi nato nel 1159, quando il mondo era più stabile, avrei potuto pensare, a cinquantatre anni, che la generazione successiva avrebbe condiviso i miei valori e apprezzato le stesse cose che apprezzavo io; nessuna apocalisse incombente. Invece sono nato nel 1959, quando la TV era una cosa che si guardava solo in prima serata e nel fine settimana, e la gente scriveva lettere e le imbucava, e ogni rivista e giornale aveva un corposo inserto libri, e venerabili editori investivano a lungo termine nei giovani scrittori, e il New Criticism regnava nei dipartimenti di letteratura, e il bacino amazzonico era intatto, e gli antibiotici venivano usati solo per curare gravi infezioni, non pompati dentro mucche sane. Non era necessariamente un mondo migliore (avevamo rifugi antiatomici e piscine separate per bianchi e neri), ma era l'unico in cui sapevo di trovare posto come scrittore. E così oggi, cinquantatre anni dopo, la caratteristica lamentela di Kraus nel saggio su Nestroy - che il mondo nuovo ha perso perfino la capacità di essere una posterità - non può che sembrarmi fondata. Kraus fu il primo grande esempio di uno scrittore che sperimenta appieno in che modo la modernità, la cui essenza è l'accelerazione dei cambiamenti, crei da sola le condizioni di un'apocalisse personale. Naturalmente, poiché era il primo, gli sembrava che quei cambiamenti riguardassero solo lui, ma in realtà stava osservando un fenomeno che è diventato tipico della modernità. L'esperienza di ciascuna generazione è così diversa da quella della precedente che ci sarà sempre qualcuno convinto che i valori fondamentali sono andati perduti e non potrà più esserci una posterità. Finché dura la modernità, tutti i giorni sembreranno a qualcuno gli ultimi giorni dell'umanità. La rabbia di Kraus e il suo tragico senso dell'apocalisse saranno anche l'antitesi dell'allegra retorica del Progresso, ma come quella retorica rimangono una modalità invariata della modernità. - JF
Titolo originale Die Büchse der Pandora
Regia di Georg W. Pabst
Con Louise Brooks, Fritz Körtner, Franz Lederer, Carl Goetz
"Ora ha vent'anni, è stata sposata tre volte, ha soddisfatto un'incredibile quantità di amanti, adesso però si fanno finalmente sentire anche le esigenze del cuore". Un'annotazione biografica del genere potrebbe averla fatta, così com'è, anche uno dei detentori del pensiero nestroyano se, con lo stesso slancio, riuscisse a passare sopra all'antitesi riguardante i trascorsi della sua amante. - KK (NP), cit. da "il Vaso di Pandora" (1904) di Frank Wedekind
Titolo originale A Torinói ló
Regia di Béla Tarr
Con Volker Spengler, Janos Derzsi, Erika Bók, Mihály Kormos, Ricsi
E nello "Spirito della Terra" ["ErdGeist", di Frank Wedekind, 1986 - NdR] qualcuno potrebbe di nuovo pronunciare , all'incirca, la magnifica frase che compare in Nestroy: "Una volta ho visto un vecchio cavallo sauro che tirava un carro di mattoni. Da allora non riesco più a togliermi il futuro dalla testa". - KK (NP)
- Recensione.
Titolo originale The Hotel New Hampshire
Regia di Tony Richardson
Con Rob Lowe, Jodie Foster, Paul McCrane, Beau Bridges, Lisa Banes, Nastassja Kinski
Titolo originale Angry Birds
Regia di Clay Kaytis, Fergal Reilly
La mancanza di tempo, come dovunque nell'arte e soprattutto nel teatro, ha abituato il pubblico alla prolissità. - KK (NP)
Oggigiorno, nel mondo dei libri, si verifica l'analogo paradosso della biografia di mille pagine. Proprio mentre il mondo subiva un'accelerazione tecnologica e si accorciava il tempo dedicato alla lettura, la lunghezza media delle biografie raddoppiava. Serva quasi che annoiarsi serva a dimostrare che siamo impegnati in una lettura seria, anziché giocare ad Angry Birds. - JF
Titolo originale Topsy Turvy
Regia di Mike Leigh
Con Allan Corduner, Jim Broadbent, Lesley Manville, Dorothy Atkinson
La vendetta della fantasia borghese incatenata si creò una valvola di sfogo nell'operetta psicologica. - KK (NP)
Kraus non sta sostenendo che la nuova "operetta psicologica" fornisca un autentico sollievo. L'operetta, a suo parere, non dovrebbe avere alcun senso, né psicologico né di altro tipo: d'altra parte, il suo profondo realismo deriva proprio dalla sua assurdità. In un articolo posteriore sull'addomesticamento dell'operetta, Kraus scriverà: "L'esigenza che l'operetta sostenga la prova della ragion pura è responsabile della pura stupidaggine operettistica". Aggiungendo, qualche riga dopo: "La psicologia è la ultima ratio dell'incapacità, e così anche l'operetta ha dovuto essere razionalizzata". - PR, KK
Titolo originale Her
Regia di Spike Jonze
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Rooney Mara, Olivia Wilde, Amy Adams, Chris Pratt
Verrà un tempo in cui le donne saranno uomini in gamba e il sesso scacciato si rifugerà negli uomini per vendicarsi della natura. Un tempo in cui il talento fa concorrenza sleale al carattere e la cultura dimentica la buona educazione. In cui il livello generale si alza dappertutto e sopra non c'è nessuno. In cui tutti hanno un'individualità, tutti la stessa, e l'isteria è il collante che tiene assieme l'ordine sociale. - KK (NP)
- Recensione.
Titolo originale Modern Times
Regia di Charles Chaplin
Con Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman
Ciò che non viene telegrafato è tutta roba passata. Chi gli invia una corrispondenza gli rimpiazza la fantasia. Perché un tempo che non sente la lingua può giudicare soltanto il valore dell'informazione. Può ancora ridere alle battute se ha assistito al motivo che le ha fatte nascere. Un tempo in cui la memoria non va al di là dei tempi di digestione, come potrebbe allungarsi verso qualcosa che non gli sta davanti, immediatamente accessibile? […] È un tempo che afferra solo con le mani. E le macchine risparmiano anche le mani. I suoi organi si ribellano allo scopo di ogni arte, penetrare nella sensibilità dei posteri. - KK (NP)
Titolo originale Cabaret
Regia di Bob Fosse
Con Liza Minnelli, Joel Grey, Michael York, Helmut Griem, Marisa Berenson
Titolo originale M - Eine Stadt sucht einen Mörder
Regia di Fritz Lang
Con Peter Lorre, Ellen Widmann, Inge Landgut, Otto Wernicke, Theodor Loos, Gustaf Gründgens
Titolo originale All the President's Men
Regia di Alan J. Pakula
Con Robert Redford, Dustin Hoffman, Martin Balsam
Regia di Ermanno Olmi
Con Christo Jivkov, Sergio Grammatico, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Belelli
Titolo originale La grande illusion
Regia di Jean Renoir
Con Pierre Fresnay, Erich Von Stroheim, Jean Gabin, Gaston Modot, Dita Parlo, Marcel Dalio
Regia di Roberto Rossellini
Con Edmund Moeschke, Ernst Pittschau, Ingetraud Hinze, Franz-Otto Krüger, Erich Gühne
Regia di Pier Paolo Pasolini
Con Paolo Bonacelli, Giorgio Cataldi, Umberto Paolo Quintavalle, Aldo Valletti
Titolo originale Heimat - Eine Chronik in elf Teilen
Regia di Edgar Reitz
Con Marita Breuer, Gertrud Bredel, Michael Lesch, Dieter Schaad
Titolo originale Die Zweite Heimat - Chronik einer Jugend - Das Ende der Zukunft
Regia di Edgar Reitz
Con László I. Kish, Peter Weiss, Susanne Lothar, Henry Arnold, Salome Kammer
Titolo originale Heimat 3 - Chronik einer Zeitenwende - Das Glücklichste Volk der Welt
Regia di Edgar Reitz
Con Henry Arnold, Salome Kammer, Michael Kausch, Matthias Kniesbeck Henry Arnold
Titolo originale The Magnificent Amberson
Regia di Orson Welles
Con Tim Holt, Joseph Cotten, Dolores Costello, Anne Baxter
Titolo originale Shoah
Regia di Claude Lanzmann
Titolo originale The Birth of a Nation
Regia di David W.Griffith
Con Lillian Gish, Henry B.Walthall, Mae Marsh, Miriam Cooper, Mary Alden
Titolo originale Triuumph des willens
Regia di Leni Riefenstahl
Titolo originale Metropolis
Regia di Fritz Lang
Con Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Alfred Abel, Fritz Rasp
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