Annientamento
- Fantascienza
- USA
- durata 115'
Titolo originale Annihilation
Regia di Alex Garland
Con Natalie Portman, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Jennifer Jason Leigh
Ovvero: l'Acino di Traverso.
"Nessuna menzogna può durare in eterno." - Thomas Carlyle
Jeff VanderMeer - “Authority - Southern Reach Trilogy / 2” - 2014
[ “Autorità – Trilogia dell'Area X / 2”, Einaudi, 2015 (rilegatura filo refe, copertina cartonata e sovraccoperta trasparente), traduzione di Cristiana Mennella ]
Questo "Authority" - tomo/figlio di mezzo - è un sacrificio sull'altare della belluria alla mancanza di contesto.
La burocratica ossessione di un compito (impossibile) da svolgere e portare a termine: l'Area X vista dall'esterno, cioè: dall'interno della Southern Reach.
Il guardiano del faro scrive con materia organica vivente la sua storia in farsi (no, non in persiano), in corso (no, non in dialetto isolano), in svolgimento, ecco.
La Biologa è tornata, e Controllo non sa che pesci pigliare: la testa rassomigli'alla coda e loro sgusciano via.
“Ogni nostra decisione si distacca dalla successiva, di modo che lì fuori esiste un numero infinito di altri universi. […] In alcuni casi abbiamo risolto il mistero, in altri invece il mistero non è mai esistito e non c'è mai stata un'Area X. E questo sarebbe già una consolazione. Potrebbe addirittura bastarci. Se non fosse che poi penso una cosa. Alcuni degli universi in cui abbiamo risolto il mistero potrebbero essere separati dal nostro da una membrana sottilissima, da una variazione infinitesima. È il mio pensiero fisso. Qual è il banale dettaglio che ci sfugge, o quali sono le azioni che ci allontanano dalla risposta.”
Nota pre-liminare. La sottosezione “Libri In-A(ni)mati” non comprende - non è composta da - stroncature. Posso dedicare, per varie “ragioni”, un'ora e mezza ad assistere ad un film che già so odierò e disprezzerò, ma non posso spendere qualche giorno (e qualche euro) per la lettura di un libro verso cui nutro simili pre-sentimenti e pre-giudizi. Perciò questa sottosezione, questa costola del filone-tag principale, non contiene stroncature ma...miti delusioni.
Quindi. “Authority” mi ha deluso? Si. Già lo sapevo? Lo sospettavo (aka: n'ero quasi certo). Potevo davvero credere e pensare che il secondo tomo della Southern Reach Trilogy (conce)desse qualche risposta concreta (Hard SF)? No. E allora, perché? Per lo stesso motivo per cui quando sto facendo un'escursione in montagna, a meno che il tempo non cambi all'improvviso mettendo veramente e concretamente al peggio, quasi nessun impedimento può intromettersi tra me e la meta, in qualunque parte del percorso mi si presenti: i viaggi vanno portati a termine...per poterne iniziare altri. I libri vanno finiti: è l'esperienza che ti dice quali NON iniziare.
[ © Pablo Delcan ]
“Annihilation” mi era piaciuto, e però, certamente, non era concluso, e non poteva - doveva - esserlo, ma, tenendo conto di quel pre-sentimento, potevo decidere di lasciare duplicemente in sospeso un mistero che già immaginavo nato per non essere colto. E invece no, dovevo una seconda possibilità al (furbetto marketingaro stratega di sé stesso) VanderMeer [di cui fino ad allora avevo letto solo un'antologia - ovvero l'introduzione alla stessa, ché i racconti erano di altri: M.Chabon, T.Chiang, P.DiFilippo, M.Moorcock, N.Stephenson... -, “Steampunk”, da lui curata con la moglie Ann (ne hanno prodotte tante altre: “Steampunk 2: Reloaded”, “the New Weird”, e la mastodontica “the Weird”) e tradotta e pubblicata in Italia per i tipi di Elara (ex Perseo, ex Libra), ma, oltre a quel piccolo saggio, narrativamente nulla di suo, niente che fosse di suo pugno). E gliene darò una terza, e una quarta, forse, con la recente uscita, sempre per i tipi di Elara, di “la Città dei Santi e dei Folli”. Approfitto - off topic - per ricordare qui il gran lavoro che Ugo Malaguti ha fatto, fa e continuerà a fare per la fantascienza in Italia]. E diedi gliela.
Nonostante sapessi, perché lo sapevo, non mi avrebbe convinto, dato che, lungo e attraverso la soglia, la breccia, il confine, il passaggio, il contatto tra SteamPunk e New Weird, il mio amore incondizionato, in assoluto, è per China Mieville, seguito a ruota dal “Madre Londra” di Michael Moorcock, e da alcuni racconti di Paul Di Filippo e Michael Swanwick (o, ma qui il confine è cangiante, alcuni racconti di Speculative Fiction di Ted Chiang). E, certo, allargando un po' il perimetro, vi possono rientrare autori quali Stephen King, Joyce Carol Oates, Neil Gaiman, Angela Carter, James Ballard... E Borges, Bradbury, Cortazar, Ligotti, Sturgeon...
Oltre-limine. E VanderMeer null'avrebbe potuto. E nulla potette.
“Anomalia topologica? Anomalia topologica? Vorrete mica dire stregoneria? Fine della civiltà? Vorrete mica dire una cosa spaventosa da aggiungere a tutte le altre di cui non sappiamo una sega? Un'ombra su una foto sfocata, un incubo vertiginoso citato negli appunti di testimoni inaffidabili […]. Il gomitolo di un filo che si era smarrito, che poteva o non poteva esser fatto di qualcos'altro - più strano e imperscrutabile di un mollusco-squatter che barcollava come un ubriaco. Nessuna speranza di sapere che cosa fosse, né di farlo saltare in aria, perché così reagivano le scimmie intelligenti […]. Anomalia topografica.”
L'indagine è rallentata da un colloso, omogeneo, pervasivo infra-strato pseudo-burocratico (corroborato e implementato da un volontario disseminamento di false piste speculative, di vicoli ciechi intellettuali, di illusioni para-scientifiche), da un rimandare all'infinito sorto spontaneamente alla Southern Reach, messo in atto da parte dei colleghi scienziati di Controllo, esemplificabile così: se si scopre niente di nuovo si scoprirà nulla di male.
E il romanzo (narrato da una terza persona consapevole, ovvero il Narratore non onnisciente che descrive solo quello che Controllo può sapere) non fa alcunché per arginare questa diaspora d'intenzioni, anzi la corrobora: frase tipica, presa a caso, non decontestualizzata (nel corpo del romanzo simili locuzioni servono a sottolineare l'impasse cui si trova di fronte e nella quale si trova immerso Controllo) : “E poi avrebbero improvvisato una quadriglia a mezz'aria che si sarebbe dissolta in un intrico di felci verdeggianti e luminosi sciami di neri efemerotteri che impazzavano sul loro cammino. Oppure no”.
“Authority” è come l'ottica del suo faro, ultra - o meglio ur - poliedrica: “L'apparecchiatura poteva essere smontata e spedita a pezzi. L'«emissione luminosa» poteva essere manipolata in tutti i modi immaginabili. Poteva essere curvata, raddrizzata, fatta rimbalzare in circolo sulle superfici in modo che non raggiungesse l'esterno. Poteva essere proiettata di traverso o in basso sulla scala a chiocciola che conduceva alla lanterna. Nello spazio interstellare. All'interno della botola aperta, sulla montagna di diari delle spedizioni”.
Scene più riuscite, a ½ e a ¾ di romanzo: le “gitarelle” di Controllo con la “sua” squadra in esplorazione lungo il perimetro e i varchi dell'Area X e le esplorazioni dell'abitazione diroccata ed abbandonata della Direttrice (che, poco dopo, in una delle scene migliori, apparirà ritornare, “mutata, terribilmente mutata”, per la seconda volta, da oltre-confine, un confine cangiante, e in espansione) e del soppalco intercapedinato tra due piani dell'edificio della sede della Southern Reach.
E tutto il capitolo finale.
Contiene inoltre perl(in)e divertenti : “Se qualcuno o qualcosa cerca di introdurre nella tua testa delle informazioni usando parole che capisci con un significato che non capisci, il problema non è solo che viaggiano su una larghezza di banda che tu non puoi ricevere. È ben più grave. Come dire, se il messaggio fosse un coltello e creasse il proprio significato incidendo nella carne e il destinatario fosse la tua testa e ti ficcassero continuamente la punta di quel coltello nell'orecchio...”. E, giocando col soprannome del protagonista: “Ctrl. Ctrl. Ctrl. Sempre troppe pagine. Ctrl questo. Ctrl quello. Musica e crescendo di Ctrl. Ctrl per saltare le informazioni, perché le informazioni trovate sullo schermo non portavano da nessuna parte, mentre la distesa di cartacce che si spandeva dalla scrivania alla parete di fronte conteneva troppe cose”. E ancora: “Quando ricorrevi alle formule magiche, ai rituali, con il paleoencefalo che diceva al resto della tua persona: «D'ora in poi ci penso io. Oramai hai già dato»”. E per finire, un bel catalogo: “Morte lenta per alieni. Morte lenta per universo parallelo. Morte lenta per ignota forza nociva che viaggia nel tempo. Morte lenta per invasione da pianeta Terra gemello. Morte lenta per tecnologia antitetica o biosfera latente o simbiosi o iconografia o etimologia. Morte per questo e per quello. Morte per indifferenza e inferenza. La sua preferita: «Morte per organismo terrestre di superficie, precedentemente ignoto»”.
Dunque, in conclusione: con “Authority” (che vira sulla politica, sulla psicologia, e in minima, irridente parte, sul “complottismo”) VanderMeer cerca di razionalizzare il racconto ipnotico-onirico della per altro molto più “scientifica” prima parte della trilogia, “Annihilation”, ma è soltanto un pro forma, è solamente un altro modo per non affrontare la soluzione della questione in sospeso: chi/cosa, come, perché.
“Authority” vive per essere un ponte (è, in fondo, la descrizione di un re-incontro tra due sconosciuti: Controllo e la Biologa 2.0: “Ho cercato di ricordare questo posto. È bellissimo, ma avevo sempre la sensazione che fosse questo posto a ricordare me”), un varco, una rivisitazione, un punto di vista altro, esterno, ulteriore. In tal senso è per forza di cose menomato, incompleto...paradossalmente più di quanto possa e appaia esserlo “Annihiliation”, che potrebbe terminare così, senza risposte, e valere comunque come romanzo letterariamente finito.
“Authority” invece, finitimo rispetto ad “Annihilation”, non può, ovviamente, prescindere da esso, e ne paga lo scotto...
E non basta fare Lovecraft senza essere Lovecraft: “Dagli antri oscuri di altri luoghi forme che non potrebbero mai essere si contorcono”.
Refusi.
Pag. 81 : il tuo l'ultimo ricordo → il tuo ultimo ricordo.
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Postilla.
"Mai attribuire alla malizia ciò che si spiega adeguatamente con l’incompetenza." - Napoleone Bonaparte
Uno dei maggiori e più rilevanti contatti con la Realtà proposti tra le remissive pieghe di “Autority” ha un ambasciatore semantico proprio nel sostantivo che funge da titolo, e più precisamente si può ben individuare nello scarto di competenze e responsabilità, nella breccia fra propositi disinnesca(n)ti e tentennamenti, nelle lotte intestine tra chi è deputato allo studio e al controllo dell'Area X e a proporre reazioni e soluzioni le più valide fra quelle possibili, ovvero tra le fazioni opposte (per motivi “alti”: politici, morali, tecnici, e “bassi”: beghe personali, minutaglie del lasciar fare e lasciar vivere) interne all'agenzia governativa Southern Reach.
Come non riandare allora con la memoria agli albori di questo terzo millennio, costa est degli U.S.A., e non solo: dall'Area X a Ground Zero e dintorni, passando per il “Summit del Terrore” a Kuala Lumpur nel 2000.
"Brennan aveva un unico scopo, che era non “perdere Langley” come dicono a Washington, nel senso che non volevano alienarsi quelli che ancora lavoravano alla CIA. Questo calcolo, che i funzionari della CIA, al contrario dei soldati, ufficiali dei servizi di polizia e degli altri funzionari pubblici che rischiano la vita per servire la nazione, sono troppo fragili per essere criticati e troppo importanti per essere licenziati e troppo patrioti per essere perseguiti, in qualche modo ha imbrigliato l’Amministrazione Obama."
Jane Mayer - “the Real Torture Patriots” - the New Yorker - 13 Dicembre 2014 [ http://www.newyorker.com/news/news-desk/real-torture-patriots ]
Come scrive Mark Rossini, tradotto da UndiciSettembre[ http://undicisettembre.blogspot.it/p/mark-rossini-in-re911-traduzione.html ], segnalato da Attivissimo [ http://attivissimo.blogspot.it/2017/03/119-perche-i-dirottatori-non-furono.html ], “potete sostituire Brennan con Tenet e Obama con Bush” e, aggiungo io, Brennan con la Madre, la Voce (Lowry), il Nonno, la (Vice) Direttrice, Cheney (quello di fantasia, solo omonimo di quello, purtroppo, ben reale) e Whitby, e Obama con Controllo (John Rodriguez).
La Psicologa è tornata.
La prossima volta che vi lamenterete dell'italica situazione, in cui magari anche molto spesso Governo, Servizi Segreti, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza non vogliono, non possono e non riescono a collaborare nel pieno delle loro potenzialità, ben oltre la giustificabile soglia di segretezza messa in atto e in campo dai SS per cause di forza maggiore, portando allo stremo la compartimentazione stagna dei poteri dello stato, per contro resi facilmente e strutturalmente permeabili e pervasivi all'occorrenza, considerate gli U.S.A., rivolgete un pensiero al modo in cui la C.I.A. lavora con l'N.S.A., l'F.B.I., le altre agenzie di contorno e supporto create di volta in volta all'uopo delle esigenze contingenti al contesto, e vi sentirete meno soli.
A sparare sul pianista siamo sempre bravi, qui nel Bel Paese, ma come suonano il violino a percussione sulla pianola Bontempi in Ammmerega, niuno.
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Nel frattempo…
"Non esistono segreti che il tempo non riveli." - Jean Racine
...ovviamente leggerò anche “Acceptance”.
In attesa delle cose “vere e conoscibili”.
Jeff VanderMeer - Southern Reach Trilogy - 2014 (“Trilogia dell'Area X”, 2015) :
- Annihilation (Annientamento)
- Authority (Autorità)
- Acceptance (Accettazione)
Un pezzo di Jeff VanderMeer su Jeff VanderMeer, by “the Atlantic” : https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2015/01/from-annihilation-to-acceptance-a-writers-surreal-journey/384884/
Titolo originale Annihilation
Regia di Alex Garland
Con Natalie Portman, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Jennifer Jason Leigh
Titolo originale Stalker
Regia di Andrej Tarkovskij
Con Aleksandr Kajdanovskij, Anatoli Solonitsin, Nikolaj Grinko
“Possibile che il terroir fosse più utile di un altro approccio? Se qualcosa che andava ben oltre l'esperienza degli esseri umani aveva deciso di seguire un obiettivo e impedire loro di riconoscerlo o capirlo, allora il terroir sarebbe stato semplicemente una specie di autopsia, di ammissione dei limiti dei metodi umani. Potevi ricostruire un processo nella sua totalità - o, mettiamo, una testa di ponte o un'invasione - solo a posteriori e continuare a ignorare chi lo aveva messo in moto e perché.”
Titolo originale Arrival
Regia di Denis Villeneuve
Con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Mark O'Brien, Tzi Ma
“Il vero nocciolo del messaggio, il significato, veniva trasmesso dalle combinazioni di sostanza vivente che componevano le parole, come se l'«inchiostro» stesso fosse il messaggio.”
Titolo originale Wir sind die Flut
Regia di Sebastian Hilger
Con Max Mauff, Lana Cooper, Swantje Kohlhof, Roland Koch, Max Herbrechter, Waldemar Hooge
- “Terroir si potrebbe tradurre con senso di un luogo, vale a dire la somma degli effetti di un ambiente localizzato.”
- “Nel senso che studieresti l'intera storia, naturale e umana, di quel tratto di costa, insieme a tutti gli altri elementi? E che potresti, e sottolineo potresti, trovare la risposta in quella confluenza?”
Titolo originale Die Wand
Regia di Julian Pölsler
Con Martina Gedeck, Karlheinz Hackl, Hans-Michael Rehberg, Wolfgang M. Bauer
Titolo originale Open Range
Regia di Kevin Costner
Con Robert Duvall, Kevin Costner, Annette Bening, Michael Gambon, Michael Jeter, Diego Luna
“Usava le pistole, ma non gli piacevano e non gli piaceva contare sul loro aiuto. Puzzavano di quello che promettevano.”
Titolo originale The Manchurian Candidate
Regia di John Frankenheimer
Con Frank Sinatra, Laurence Harvey, Janet Leigh, Angela Lansbury
Titolo originale The Manchurian Candidate
Regia di Jonathan Demme
Con Denzel Washington, Meryl Streep, Liev Schreiber, Jeffrey Wright, Jon Voight
“Magari il soggetto avrebbe preferito scegliere. Avrebbe preferito non essere un drone.”
Titolo originale The Beast from 20000 Fathoms
Regia di Eugène Lourié
Con Paul Hubschmid, Paula Raymond, Cecil Kellaway
Titolo originale Lost Horizon
Regia di Frank Capra
Con Ronald Colman, Jane Wyatt, Edward Everett Horton, Thomas Mitchell
Titolo originale Five Come Back
Regia di John Farrow
Con Joseph Calleia, Chester Morris, Lucille Ball, John Carradine, Charles Aubrey Smith
Titolo originale Monsters
Regia di Gareth Edwards
Con Whitney Able, Scoot McNairy, Kevon Kane
Titolo originale Evolution
Regia di Lucile Hadzihalilovic
Con Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier
Titolo originale Midnight Special
Regia di Jeff Nichols
Con Michael Shannon, Jaeden Lieberher, Joel Edgerton, Kirsten Dunst, Adam Driver
Titolo originale The Lost City of Z
Regia di James Gray
Con Charlie Hunnam, Tom Holland, Sienna Miller, Robert Pattinson, Angus MacFadyen
Titolo originale Gadkie lebedi
Regia di Konstantin Lopushansky
Con Gregory Hlady, Leonid Mozgovoy, Aleksey Kortnev, Rimma Sarkisyan, Laura Lauri
[ Film aggiunto da @Maurizio73 ]
Una Zona è una Zona è una Zona...
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