Film da salvare. Da recuperare. Vedere e rivedere. Film che ormai sono parte di te. Che ti sono entrati nel cuore alla prima visione. Che ogni volta che li vedi è sempre una prima visione.
Capolavoro di Argento, sia in veste formale sia in veste di contenuto, Tenebre è un film giallo dalla forte coloritura splatter. Cronologicamente si colloca a seguito della trilogia iniziata con Suspiria e proseguita con Inferno, ed in realtà si rifà, nella sua titolazione, alle oscure "tenebre" dell'animo umano che, con l'occulto misterico, ben poco ha da spartire. Eppure i meandri della psicologia umana mostrano di essere, a volte, più spaventosi di qualsivoglia stregoneria. Perverso.
Con Catriona MacColl, David Warbeck, Sarah Keller, Antoine Saint John, Veronica Lazar
Nato sulla scia imitativa di Inferno ma superiore (alla resa dei conti, e con il passare degli anni) al modello di riferimento: L'Aldilà è frutto di un'ottima sceneggiatura (opera del grande Dardano Sacchetti) che assimila situazioni da molti classici (Suspiria e Shining in particolare) rielaborandole in maniera molto personale, riuscendo a raggiungere quello stadio di massima "sospensione" della realtà che, sempre più di rado, il cinema propone. Da vedere.
Darren Aronofsky introduce il pubblico nell'Universo spesso irreversibile della tossicodipendenza. Senza giudicare perché o percome ci si arriva. Ma tracciandone, con necessaria cattiveria, le conseguenze. Che in breve tempo possono condurre all'Inferno: un luogo che, per tante (troppe) persone, è qui. Ora. In questo stesso momento.
Folle, delirante, svincolato dalle regole (anche le più elementari) cinematografiche, il film diventato culto (ripetuto annualmente a livello teatrale) e omaggiato da Sclavi (il manifesto troneggia nella camera di Dylan Dog) sembra figlio diretto del post '68: un inno al piacere, alla spensieratezza, al divertimento. Divertimento garantito dalla splendida colonna sonora e dalla folle sceneggiatura di Richard O'Brien (Riff Raff nel film). Meat Loaf impone un ritmo scatenato, Susan Sarandon (mai più così bella) si lascia corrompere anima e corpo.
Con Bob Geldof, Christine Hargreaves, James Laurenson
Il musical per eccellenza, che mantiene inalterata la sua potenza espressiva (musicale, concettuale e visiva) nonostante il passare degli anni. Merito della superba base musicale e della capacità di resa in termini cinematografici, raggiunta grazie all'ottima regia di Alan Parker.
Ispirato ad un fatto di cronaca reale. Alan Parker porta sullo schermo il dramma vissuto da un turista occidentale in Turchia, colpevole di portare nel taschino qualche grammo di hashish. Valorizzato da attori di classe ed impreziosito da un cast composto anche da nomi di caratteristi italiani (Gigi Ballista e Franco Diogene) Fuga di Mezzanotte è diretto con taglio sensibile, con la grazia tipica della mano di un genio. Alan Parker commuove, rattrista, fa piangere e fa riflettere. Curiosità: D'Amato ne girerà una versione hard-core. Poetico.
L'universo letterario di Edgar Allan Poe perfettamente sintetizzato in un'antologia suggestiva e altamente artistica. Le animazioni, di diverso stile, si adattano mirabilmente al testo. Ottimo anche l'accorgimento sonoro. Incantevole.
Con Hannah Emily Anderson, Brittany Allen, Martha MacIsaac, Joey Klein
Opera del canadese Colin Minihan, che conferma qui -in un contesto realistico- l'ottima versatilità ai testi e in cabina di regia già dimostrata anche nel lavoro precedente, ovvero Deserto rosso sangue.
Dallamano firma il suo capolavoro: un giallo dal meccanismo perfetto, che si discosta subito dalla tipologia "alla Dario Argento" inserendo nella storia la triste vicenda di un gruppo clandestino di liceali, che si offre a personaggi insospettabili per una manciata di sterline. Una Londra dal cielo plumbeo fa da cornice alla triste vicenda che verrà, con modi e tempi diversi, ripresa dallo stesso regista (La polizia chiede aiuto), da Mario Caiano (A tutte le auto della polizia) e da Sergio Martino (Morte sospetta di una minorenne). Da vedere.
Con Kieran Canter, Cinzia Monreale, Franca Stoppi, Sam Modesto, Lucia D'Elia, Anna Cardini
Uno dei titoli horror italiani più estremi realizzato da Massaccesi, regista qui ispirato da un soggetto già tradotto sullo schermo da Mino Guerrini. Una straziante e dolorosa storia di amore a morte, con contorno di grida, sangue e tenebre...
Con Cécile De France, Maïwenn, Philippe Nahon, Franck Khalfoun
Titolo più che pertinente, per questo inaspettato ed eccezionale horror francese diretto dal giovane (e promettente) Alexandre Aja. Il meccanismo del thriller, avvalorato da una colonna sonora che alimenta, appunto, il crescendo di ansia, tensione e terrore puro, funziona a meraviglia: grazie alla bravissima Cecile De France (Marie) che offre una performance di rara intensità. Il cinema di genere italiano ha fatto scuola, e Giannetto De Rossi depone qua il testimone a favore del nuovo "maestro del brivido". Elettrizzante.
Indiscutibile capolavoro della comicità grottesca (quando non surreale) ben rappresentata dall'icona dello sfigatissimo Fantocci (ops... Fantozzi), un bravissimo Paolo Villaggio diretto con intelligenza dalla perfida ironia di Luciano Salce (che pure sceneggia). Il buon risultato è da ascrivere anche al cospicuo numero di ottimi caratteristi tra i quali è bene ricordare la Mazzamauro, Gigi Reder (senza di lui il film non sarebbe quello che è), Plinio Fernando ed il divertentissimo Umberto D'Orsi (nei panni blasonati del Conte Diego Catellani).
Con Claudia Koll, Paolo Lanza, Ornella Marcucci, Franco Branciaroli
In streaming su Cultpix
La bella Claudia Koll, prima d'esser assalita da "vocazione mistico/religiosa" presta "il fianco" a Tinto Brass, che la vuole nel ruolo della disinibita, maliziosa e malandrina scultrice Diana, habituè dello pseudo-tradimento che si diverte a sollecitare la tensione (erotica) dell'amante Paolo raccontandogli esperienze "anali" di cui favoleggia sino a quando, chiamata in quel di Venezia per questioni ereditarie, non metterà in pratica. Opera al limite dell'hard con un'ambientazione che rifugge quelle post-belliche e con musiche accattivanti.
Titolo emblematico ed apripista che scruta nell'orrore interiore, insito nella personalità dissociata dell'individuo. Hitchcock porta sullo schermo un racconto di Robert Bloch, ispirato alle gesta del killer seriale Ed Gein, ma a differenza di quello che farà Hooper 14 anni dopo, spaventa il pubblico con artefatti atti a celare ogni esplicita rappresentazione dell'orrore. In "Psycho" la scena della doccia è parca di sangue, ma montata con stile frenetico e delirante, risultando paurosa quanto lo sguardo del timido, introverso e mite Norman Bates.
Con Tomas Milian, Henry Silva, Ray Lovelock, Gino Santercole, Laura Belli
Noir di Lenzi, che punta tutto sulla validissima interpretazione del talentuoso Tomas Milian, "condannato" a vestire i panni (sporchi) di un lucido, cinico calcolatore chiamato Giulio Sacchi: un lavativo, intento solo ad oziare e a pensare come "fottere" il prossimo. E lo fotterà, il prossimo (quasi rivoltante il macello con i cadaveri appesi ad un lampadario), ma solo per essere a sua volta giustiziato senza raziocinio da chi, invece, dovrebbe rappresentare l'ordine costituito (un bravissimo Henry Silva). Ottimo.
Seconda pellicola, girata da Corman, delle otto (complessive) ispirate ai celebri racconti di Poe e realizzate negli anni ’60. Il regista fortifica, con questo film, il suo metodo (in seguito adoperato da altri cineasti e ribattezzato, appunto, “metodo Corman”) avvalendosi di ottimi collaboratori che compongono il cast tecnico e artistico. Grande prova di sceneggiatura (opera di Matheson), ottime interpretazioni e grande perizia tecnica ne fanno il migliore della serie. Omaggiato da Burton in Edward mani di forbice e ne Il mistero di Sleepy Hollow.
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