Ogni tanto mi chiedo in base a che cosa un regista salga agli onori della cronaca oppure cada nel baratro della vergogna e della damnatio memoriae. Sarà una questione di moda? Sarà perché ormai nella nostra civiltà ipercollegata e perennemente aggiornata, in cui ognuno non solo può dare la propria opinione in merito a qualsiasi cosa ma si sente addirittura in dovere di farlo (spesso non avendo nè i mezzi nè le conoscenze adatte per farlo), basta una pseudorecensione o un luogo comune postato su un blog ed ecco che le pecore accorrono in massa belanti a ripetere ciò che hanno appena letto come se provenisse dalle labbra del profeta Maometto in persona? Dunque è così che funziona al giorno d'oggi? Allora è questo che decreta la bravura e il successo di un regista piuttosto che la sua disfatta e il suo accantonamento? Non c'è da meravigliarsi quindi se non sono quasi mai d'accordo con le tendenze della maggioranza.
Ma c'è una cosa su cui tutti possiamo trovarci d'amore e d'accordo: è palese infatti che, a giudicare dalle "recensioni" dei critici di FilmTv Rivista, Alan Parker debba essere stato beccato a letto più volte con le mogli di questi ultimi e proprio da loro scoperto in flagranza di reato, nell'atto birichino di piantare una selva di corna sulle loro fino a poco tempo prima ignare teste. Solo così si spiega la ritorsione ai suoi danni fatta in termini di recensioni acide e pungenti volte a sminuirne il lavoro come regista. E a giudicare dai pareri degli utenti, pare che l'influenza nefasta degli stambecchi (oops, volevo dire dei critici) sia andata a buon fine. Non mi credete? E allora vi faccio leggere i commenti presenti nelle Note a margine della trama di ogni suo film, con relativo voto. E poi vediamo se non c'è in corso un evidente atto di bullismo cinematografico nei confronti del povero Alan Parker.
P.S.: vi consiglio caldamente di leggere anche il contributo di degoffro su Alan Parker, decisamente più serio della mia "giullarata".
Con Jodie Foster, Scott Baio, John Cassisi, Florrie Dugger, Martin Lev
A New York, 1920 circa, Lardo Sam regna sul locale "Il grande Schlem", la cui vedette è Tallulah. Ma Sam deve vedersela con una gang rivale, armata di mitragliatrici a bigné; la gang attacca il locale, ma Sam può contare sull'alleanza di Bugsy Malone. La "guerra" si conclude con una gigantesca battaglia a suon di torte in faccia e paste alla crema. Parker esordisce al cinema con questa parodia del gangster movie, interpretata da ragazzini dagli 8 ai 13 anni, e curata nell'ambientazione come una miniatura. Scelta radicale, che può divertire o lasciare allibiti per la sua premeditata "mostruosità".
4 stelle
Ok, qua và ancora tutto bene, è la calma prima della tempesta, ma già dall'ultima frase un oscuro presagio sul nubifragio imminente può essere colto: "premeditata mostruosità". L'inquietante ombra della malattia mentale e di una sadica malvagità si staglia su Alan Parker. Cosa si nasconde dietro a quegli occhiali tondi e a quel sorriso paffuto e bonario? Un pacato gentiluomo d'oltremanica? Io non credo...
Per un po' i turchi protestarono accusando il film di razzismo. Per un po' tutte le guardie di frontiera si misero a controllare i battiti del cuore dei possibili sospetti (è così che Billy viene beccato) e per un po' Alan Parker riuscì a far credere di essere un genio incompreso. La mano del regista è pesante e prende alla gola.
3 stelle
Si incomincia! Ecco che la vera natura di Alan Parker si manifesta in tutta la sua ineluttabile malvagità: un uomo megalomane, pronto a tutto pur di essere considerato (a torto) un genio, un pubblicitario con secondi fini (come il suo complice e compagno di merende Ridley Scott, con il quale è stato beccato a fumare hashish sul set dello spot pubblicitario della Barilla. Che coppia di farabutti) a cui interessano solo il successo e il potere. Addirittura prende alla gola il pubblico con la sua mano unticcia e lo costringe a sorbirsi la retorica tronfia e pacchiana del suo film, razza di spudorato figlio d'Albione.
A New York, alcuni studenti della High School of Performing Art vengono seguiti durante un anno di intenso studio: le audizioni e le lezioni (scolastiche e di vita) si intrecciano agli amori, alle delusioni e alle speranze di chi sogna un posto in prima fila nel mondo dello spettacolo. Il film, sorta di commedia musicale, segue un andamento quasi documentaristico nella prima parte, per divenire più spettacolare nella seconda. La storia è largamente scontata, però, il film segue bene i vari protagonisti, nelle loro vicende personali e scolastiche. Ottime alcune coreografie (di Louis Falco) e alcune canzoni ("Fame" vinse l'Oscar, così come la colonna sonora di Michael Gore). Il film ha dato il via all'omonima serie televisiva.
3 stelle
Stranamente qua sembra che vada tutto bene, non lo cazziano nemmeno più di tanto, vedo che il parere è largamente positivo, e poi...tre (misere) stelline barilla. Ma sì, un po' di elemosina non può che fare bene a questo pezzente di regista.
Con Bob Geldof, Christine Hargreaves, James Laurenson
Forse Alan Parker voleva bissare il suo precedente successo "Saranno famosi", mostrando questa volta gli aspetti negativi del successo. La sua predilezione per la banalità, condita di magniloquenza, rende però il film pesante e retorico. I disegni animati di Gerald Scarfe non salvano la nave che affonda. Non resta che sedersi tranquilli e ascoltare i Pink Floyd.
2 stelle
Et voilà, la stroncatura è servita! Se col film precedente avevamo osservato un po'di clemenza, adesso invece è arrivato il momento di bombardare Alan Parker con siluri pieni di merda pronti ad esplodergli in faccia e a sotterrarlo sotto tre metri di escrementi fumanti. Basta prendere un film che è un fottuto capolavoro, il manifesto di un'epoca e della musica dei Pink Floyd, un classico intramontabile per poi sminuirlo scientificamente e bocciarlo senza possibilità di appello. Vostro onore, mi affido alla clemenza della corte! Sto cazzo Parker, vai a marcire nell'inferno dei registi di merda insieme a Michael Bay e Zack Snyder! Banalità...magniloquenza...pesante...retorico...nave che affonda...mi sembra la recensione di Titanic, solo che invece si riferisce a "Pink Floyd. The Wall". Ho capito, ho capito di essere scemo, perché a me questo film piace da morire, quindi sono scemo e adesso vado in dispensa al buio e piango per qualche ora, tanto a nessuno mancherà la mia stupidità e quella di Alan Parker. Regista nefasto, funereo, ogni volta che sentirò pronunciare il suo nome mi tasterò i pendenti per sicurezza.
Con Diane Keaton, Albert Finney, Karen Allen, Peter Weller
Nei drammi familiari Parker non è decisamente a suo agio, ed esagera con i toni. Buoni gli attori.
2 stelle
Spara ad Alan Parker! Eh sì, perché se "Pink Floyd. The Wall" fa schifo, questo che ha un voto deprimente quanto può essere brutto? Qua evidentemente il recensore è un'anima pia che non se l'è sentita di infierire ulteriormente su quel poveraccio di Parker, tanto la vita lo punisce già abbastanza. Sono però lieto di vedere che a FilmTv Rivista il film è piaciuto quanto il precedente.
Reduce dal Vietnam, Birdy è totalmente annichilito, ripiegato su se stesso. Nei bei tempi andati, era appassionato al volo degli uccelli; adesso, in ospedale, la vicinanza di un vecchio amico, anch'egli ferito in guerra, gli dà sostegno. Con il suo aiuto, riaffiora il passato e un sogno mai realizzato: volare. Parker si butta sugli stereotipi del dramma psicologico-militare già sfruttati da Hollywood in mille occasioni. Lo fa con il suo solito stile: greve, esibizionista, incurante del ridicolo involontario a cui può a volte portare l'eccesso di enfasi. Le prodezze tecniche (sequenza del volo) non rialzano di molto il livello dell'insieme.
2 stelle
E siamo a 3! No, ma che avete capito? Non 3 stelle, intendevo 3 bocciature di fila, abbiamo fatto tris! Parker, tra una moglie e l'altra, trova il tempo di dirigere anche questo film che ovviamente è stereotipato e palloso a tal punto che a Hollywood ci si riferisce al regista chiamandolo affettuosamente "Scassaballe" Parker, mentre qui su FilmTv il suo soprannome è "Quel bastardo che si è fatto mia moglie ed è scappato dalla finestra". Basta Alan, pensa meno al sesso e cerca di prendere qualche lezione di regia da Ron Howard, uno che la parola stereotipo la conosce solo perchè una volta l'ha cercata sul dizionario e ci ha trovato la sua foto-profilo.
Parker alle prese con il cinema noir punta apertamente all'allegoria: il Male e il Bene si incarnano in Lucifero e l'Angelo. Mickey Rourke annaspa e De Niro se lo mangia in un boccone. Un film a suo tempo sopravvalutato.
2 stelle
Another One Bites the Parker! Siamo a 4 bocciature consecutive, un record di cui andare fieri. Parker alle prese con il cinema noir riesce a rovinare anche quello. Gira voce che dopo questo film Male e Bene abbiano fatto causa ad Alan Parker per diffamazione, reato poi caduto in prescrizione in quanto due entità astratte come Male e Bene non sono riconosciute dalla legge, mentre Lucifero e l'Angelo sono caduti in un vortice di depressione e droga da cui non sono più usciti. Inoltre, sempre per colpa di Alan Parker, Robert De Niro ha mangiato la faccia a Mickey Rourke "perchè il ruolo lo richiedeva": ecco spiegato perchè da molti anni a questa parte Mickey Rourke preferisce passare il tempo facendo a botte piuttosto che recitare, almeno così ha una scusa per quell'opera d'arte di Picasso che è ora il suo volto.
La messa in scena spesso diventa oleografica. Però il dramma sudista dei tre attivisti trucidati (storia vera) non può lasciare indifferenti, così come la prova al solito memorabile di Gene Hackman. Lo scontro tra i suoi metodi brutali e quelli "disciplinati", ma inefficaci, di Willem Dafoe, sembra ricalcare un western.
3 stelle
Oleografico = in senso figurato e spregiativo, di tecnica o di esecuzione pittorica (e, per estensione, di ogni altra espressione artistica) che ricorda l’oleografia, cioè stereotipata, banale, senza forza espressiva e originalità. Altri complimenti. Ma qui almeno la sufficienza l'ha presa, grazie all'intercessione della Madonna e di Stanley Kubrick che dall'alto dei cieli ha provato compassione per quel miserabile di Alan Parker. Sia beato Kubrick, che prova pietà per chi non ne merita. Maledetto Parker, la pagherai col prossimo film.
Jack è irlandese; nella Los Angeles degli anni Trenta lavora a Little Tokyo. Quando prende in moglie una fanciulla di origini nipponiche, tutto va bene finché scoppia la guerra. Mentre Jack deve partire per il fronte, moglie, figlia e tutti i parenti vengono internati perché ritenuti potenziali nemici dal governo Usa. Soltanto dopo prove durissime, alla fine della guerra, Jack ritrova la sua famiglia. Le intenzioni di rispolverare una pagina poco gloriosa della recente storia americana è meritoria, ma il film non offre molto di più. Dennis Quaid funziona, ma l'insieme è spesso noioso. Nella filmografia di Parker tuttavia c'è di peggio.
2 stelle
E infatti, dopo il parziale sollievo di Mississippi Burning, si torna a picchiare duro, e questa volta non c'è Kubrick a salvarti le chiappe, mio noioso Alan. Lo so, lo so che tu ci provi, ma se sei un fallito dovresti considerare l'opportunità di darti alle bocce, almeno in quell'ambito riusciresti a vincere per abbandono dei concorrenti dovuto alla noia di vederti giocare. In ogni caso, sù con la vita! Hai fatto anche di peggio, come "Pink Floyd. The Wall"!
Con Robert Arkins, Michael Aherne, Andrew Strong, Angeline Ball, Felim Gormley
Dublino, Irlanda. Il giovane Jimmy Rabbitte si è messo in testa di fondare un gruppo che suoni musica soul: perché il soul è la musica dei neri e gli irlandesi sono i "neri" d'Europa. Comincia a contattare una serie di giovani musicisti e, finalmente, mette insieme un complesso affiancato da tre coriste. Dopo i primi successi però il gruppo comincia a litigare (complici gelosie e ripicche) finendo ben presto per sciogliersi. Spaccato generazionale e musicale della gioventù irlandese, raccontata con humor e sfrontatezza (cosceneggiatore è lo scrittore Roddy Doyle dal cui romanzo è tratto il film). Ottimi gli interpreti e altrettato ottima la colonna sonora.
4 stelle
Evvai! Finalmente! 4 stelle! Promosso a pieni voti! Yuppieeeeee! Congratulazioni a...a chi? Il nome del regista non c'è. Vabbè, sarà tutto merito dello sceneggiatore. Del resto il film si è diretto da solo.
Con Anthony Hopkins, Bridget Fonda, Matthew Broderick
Siamo a Battle Creek, Michigan Falls, nel 1907, ed è qui che il dottor John Harvey Kellogg, l'inventore dei corn flakes, del burro di noccioline e di oltre settantacinque tipi di cosiddetti "cibi sani", conduce e dirige "The San", la sua amata clinica della salute. Ma non è tutto oro quel che luccica. Sotto la tranquilla facciata si agitano eventi tragici. Spreco di costumi e di attori per una storia noiosa e ripetitiva. Nessuna sorpresa e la sensazione ricorrente che gli stessi germi putrescenti di cui parla Kellogg riferendosi alla carne si siano attaccati alla celluloide del film.
2 stelle
Aridaje lammerda! Alan è tornato, e con lui il suo campionario di inadeguatezza e incapacità! Grande Alan, ci sei mancato, non vedevamo l'ora di gustarci un'altra delle tue ciofeche da ex-pubblicitario suonato! Questo film l'hai imbrattato bene coi germi putrescenti della carne, dì la verità, tu i film li giri col sedere, vero? Almeno avresti un alibi, ovvero che non sai cosa cavolo succede sul set perchè le riprese le fai di spalle. Alaaaaaaaaan, datti all'ippicaaaaaaaaaaa!!!
Più volte annunciato con vari registi, "Evita" è stato diretto da Alan Parker unendo due sex-symbol della nuova Hollywood: Madonna e Antonio Banderas. Il film, senza dialoghi, è basato unicamente sulle melodie e le canzoni del musical di Lloyd Webber. Musical lento e statico, senza un attimo di grazia, ha delle canzoni orecchiabili (una ha vinto l'Oscar) e una bella fotografia di Darius Khondji.
3 stelle
Complimenti! Noto dei miglioramenti, Alan. Almeno questa volta non sei stato retorico, solo lento e noioso come a tuo solito. Si vede che il buon vino migliora con l'età, e tu piano piano diventi sempre meno scarso. A quando un film decente? In punto di morte?
Con Emily Watson, Robert Carlyle, Michael Legge, Joe Breen, Ciaran Owens, Ronnie Masterson
Questa volta quasi quasi speravamo che Parker facesse un bel film. In fondo, uno dei suoi titoli più riusciti è "The Commitments", ma anche stavolta ci sbagliavamo.
"Ma anche stavolta ci sbagliavamo" XD XD XD Ma come si fa? Ahahah, ma sul serio, ma che male vi ha fatto Alan Parker? Io scherzavo, non dicevo sul serio quando ho ipotizzato che vi avesse messo un bel paio di corna, ma a questo punto credo di avere indovinato XD
La trama ricostruisce la vita di Gale in una serie di serrati flashback, montati con ritmo solido e intenso: l'alta professionalità di Parker emerge con forza, e il film è potente anche se altamente discutibile. Per la serie: non abbiamo risposte, solo domande. E l'estremo, angoscioso interrogativo è contenuto nell'ultimissima inquadratura.
4 stelle
Oh mio Dio, OH MIO DIO,
OH
MIO
DIO
Che cosa succede? Sono confuso...Per tutta la vita ho creduto grazie a voi che Alan Parker avesse imparato a dirigere al corso di taglio e cucito, e ora cosa mi tocca sentire? Ritmo solido e intenso...alta professionalità...forza...potente...estremo...angoscioso...ma allora, ho sbagliato tutto. Alan Parker non è il cagnaccio rognoso che ho sempre pensato che fosse, sono stato fuorviato per tutta la mia vita, ho perseguitato per anni un innocente per nulla, non c'è più motivo per me di restare in questo mondo crudele. Addio FilmTv, mi ritiro a vita privata sulle alture di Genova, dove condurrò un'esistenza da eremita per espiare il mio peccato nei confronti di Alan Parker. Goodbye, goodbye.
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