Il fascino della cosidetta "opera prima" resta scolpito nella mente di ogni cinefilo: alcuni registi hanno lanciato la propria carriera attraverso pellicole rivoluzionarie e talvolta indimenticabili. Ecco la lista degli esordi più folgoranti della storia del cinema.
Il talento prodigioso di Orson Welles si rivela in un'opera mastodontica e universale, ormai caposaldo del cinema americano: la storia narra - attraverso il racconto frammentario della vita di Charles Foster Kane, ricco magnate della stampa - delle tragiche conseguenze del titanismo, dell' american dream che diviene american nightmare. Welles, giocando con espedienti visivi e narrativi del tutto inediti, racconta l'autopsia di una vita umana, l'analisi - morbosamente voyeuristica - del passato e del trascorso più intimo; lo spettatore rimane inpnotizzato da un bianco e nero magniloquente - di stampo espressionista - simbolica chiave di lettura per una vicenda ricca di contrasti e ambiguità, dove i corridoi del tempo possono infrangersi e seppellire l'agognata verità.
Punto di svolta inconvertibile nella storia dell' horror, in quanto manifesto del genere anti-gotico per eccellenza: George A.Romero reinventa lo spauracchio dello zombie - estrapolandolo dall'originario contesto folkloristico, quello caraibico/africano - per inserirlo in una mostruosa allegoria sociale. Segregando i protagonsiti in uno spazio angusto e precario, Romero indaga sulle dinamiche umane e gli effetti che un evento catastrofico può innescare nella comunità. Nonostante la grezza fotografia e l'acerba messa in scena, il film offre sequenze ricche di espressività e dense di contenuti che ne fanno un prodotto unico.
L' opera più sensibile e audace sul tema della giustizia. Sidney Lumet ambienta in una stanza la storia di dodici uomini chiamati a decretare una sentenza: vita e morte si affrontano in un fiume di parole, gesti e sguardi d'intensità straordinaria. Intrinsecamente teatrale - ma ricco di suggestioni rigorosamente cinematografiche - , questo film ha il coraggio di esporre le questioni più nevralgiche sul tema della pena capitale mediante una forma mai vista prima.
L'egocentrica, rabbiosa e accattivante irruzione nel cinema da parte di Quentin Tarantino ha avuto ripercussioni notevoli nel panorama della settima arte: con questa opera che mescola indissolubilmente noir (Rapina a mano armata, Kubrick), pulp (Cani arrabbiati, Bava) e western (Django, Corbucci), il regista firma uno degli esordi più compiuti di sempre. Grazie ad un cast perfettamente assortito, una sceneggaitura satura di riferimenti pop e una messa in scena citazionista, Tarantino fonde arte e intrattenimento in una pellicola che mira ad innalzare la cultura exploitation filtrandone la violenza e la scurrilità.
Il germe di tutto il cinema Lynchiano è racchiuso in questo incubo surrealista, dove i mostri dell'inconscio possono materializzarsi. Un sound pulviscolare, incombente e visioni disturbanti fanno di Eraserhead (letteralmente "la mente che cancella") un enigma psicologico, un quadro onirico che inquieta profondamente: Lynch assembla un campionario di simbolismi e intuizioni di grande efficacia visiva e concettuale, iniettando nelle vene del cinema una sostanza allucinogena.
Con Leon Niemczyk, Jolanta Umecka, Zygmunt Malanowicz
Un apologo sulla crisi coniugale estetizzato in maniera sublime da un giovane Roman Polanski. Il regista azzanna le controversie della società borghese, denudandone le ipocrisie e le contraddizioni attraverso una sintesi pungente: le dinamiche intessute dai tre portagonsiti danno origine a significati impliciti, sottotrame provocatorie che nuotano sotto la superficie del lago (vero protagonista) inquadrato ossessivamente dalla macchina da presa. La sceneggiatura descrive i personaggi con naturalezza, favorendo prove attoriali eccellenti che - come è solito accadere nei film di Polanski - richiamano la magia del teatro più audace. Siamo proiettati in un viaggio in barca alla scoperta delle leggi ataviche di supremazia, del conflitto generazionale i cui effetti riportano l'uomo ad uno stato primitivo.
Il futuro regista di Blade Runner inaugura la sua carriera con uno splendido film in costume, eguagliato in potenza visiva e contenutistica soltanto dal Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Nel secolo delle guerre napoleoniche, due soldati intrecciano un rapporto conflittuale che li porterà all'esasperazione: Scott dipinge - attraverso una regia caleidoscopica, mutevole - una parabola sul tema della persecuzione e della nemesi, stilizzando le fasi di una guerra nello scontro tra due uomini d'onore. Rievocando l'atmosfera delle pitture settecentesche, il film si rivela un miracolo estetico non privo di contenuti dalla portata universale.
Il gigante del cinema americano Steven Spielberg si rese autore di uno dei film più "hitchcockiani" a memoria di cinefilo. Si tratta di un road movie teso e adrenalinico come un thriller: impiegando lo stratagemma di non mostrare mai direttamente le sembianze dell'orrore antagonista - come accadrà nel successivo Lo squalo - , Spielbergdà origine ad una suspence contagiosa e magistrale. Il montaggio, serrato e trascinante, trasforma la macchina da presa in uno strumento dinamico che partorisce immagini e situazioni da incubo. Duel fotografa un'america desolata e pericolosa, dove l'asfalto cocente è territorio di caccia.
L'opera prima di Dario Argento, maestro dell'horror di casa nostra, è un thriller ricco di invenzioni visive e colpi di scena. Narrativamente tradizionale ma innovativa dal punto di vista estetico, questa pellicola ha il merito di consolidare il filone del "giallo all'italiana" - attraverso sistemi devoti al cinema di Hitchcock e alla letteratura di A.Christie - e di lanciare le coordinate del cinema di Argento (non ancora marcatamente horror) in tutto il mondo.
Con Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Marzio Honorato, Franco Interlenghi
Un mafia movie che oscilla tra epicità e crudo realismo - ispirato alle vicende giudiziare legate al malavitoso Raffaele Cutolo - si rivela come esordio alla regia di Giuseppe Tornatore. Narrando una storia di corruzione e violenza, l'autore segue la scia tracciata da Scorsese e Coppola nel condurre il pubblico a stretto contatto con gli antieroi portagonisti, mettendo in campo una tecnica cinematografica già matura e potente.
In fondo, il vero esordio di Tarkovski. Non all'altezza del suo ''secondo'' (terzo) esordio, e ci mancherebbe. --- //www.filmtv.it/film/42253/non-ci-sara-licenza-oggi/recensioni/559059/#rfr:none ---
Lo psicodramma familiare dell'esordiente Bellocchio è una ballata macabra che celebra il selvaggio rituale di una irreversibile disgregazione dei valori borghesi.
Film fondamentale per gli amanti del noir e più in generale per chi ama il grande cinema, girato quasi tutto in interni si giova di una messa in scena perfetta, di un cast strepitoso e di una sceneggiatura che è senza dubbio il vero punto di forza dell’opera, una parte narrativa che trasporta efficacemente su schermo tutte le peculiarità della prosa di Hammett, quindi personaggi caratterizzati da una perenne ambivalenza morale (bene e male sono due facce intercambiabili della stessa medaglia), atmosfere ambigue dominate da misteri e menzogne e relazioni spesso immorali che al tempo fecero scandalo.
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