Figlio naturale della rust-bible belt che da sempre tiene su le brache delle badlands white-trash che punteggiano il Grande Paese sotto il Grande Cielo, ma nato in quella toppa per ginocchia ch'è Tacoma, Washington, e adottivo della "contro-cultura" (going south!) e padre di sé stesso, Richard Brautigan (“A Confederate General from Big Sur”, “Trout Fishing in America”, “So The Wind Won't Blow It All Away (American Dust)”, “An Unfortunate Woman: A Journey”) nel 1974 consegna alle stampe "the HawkLine Monster", un agile, denso, progressivamente, costantemente, inesauribilmente stocastico romanzo breve che riceverà la prima ed unica ('sì pare dopo breve e inattendibile ricerca) traduzione italiana (ottima, di Enrico Monti, che già si era cimentato, sempre per la stessa casa editrice, traslando in italico idioma "American Dust" e "una Donna Senza Fortuna") 34 anni dopo la sua pubblicazione originale e 24 anni dopo il suicidio dell'autore grazie ai tipi di ISBN (che l'hanno dato alle ri-stampe, non alla morte). L'altro editore nostrano che ha in catalogo opere di Brautigan è Marcos y Marcos.
(Edward Hopper - House by the RailRoad - 1925)
Pubblicato a suo tempo, si diceva giusto poco fa, quindi non converrebbe neanche rimarcarlo, ma tant'è, chi ha più voglia di correggere, ormai (2008, ma il volume è ancora agevolmente reperibile tra i remainders con una certa facilità, anche se non è stato oggetto di ristampa nella collana - che ne ha parzialmente assorbito e riproposto il catalogo - Reprints di ''i Libri ISBN - GuideMoizzi”) dalla meritoria e quindi e perciò e per questo defunt'anzitempo (dichiarata fallita a metà 2015) casa editrice di Conca dei Navigli fondata nel 2004 (e resasi indipendente da “il Saggiatore” nel 2009) da Massimo Coppola (Avere Ventanni, Bianciardi!, Hai Paura del Buio, Romeo e Giulietta), Luca Formenton e Giacomo Papi, il bellissimo volumetto risult'anzitutto piacevole sin dal primo bipartito approccio, ovvero quello visivo (grafico-visuale) e quello meramente e prettamente fisico-tattile (texture) : gradevoli al tatto e alla vista sono sia la bianca copertina satinata, gommosa e cerata (e al solito codice-barrata) sia i colorati bordi inchiostrati (in questo caso di rosso), com'è(ra) d'uso per l'editore milanese (coste gialle, rosse, blu).
(the Giant - George Stevens - 1956)
Il genere cui appartiene - e che ri-fonda - viene specificato sin dal sottotitolo : a Gothic Western. Dall'unione di questi due termini piuttosto antitetici tra loro, dalla crasi di queste due antinomie, si genera, connaturata e sottesa (genes'in vero esplicitata e riconoscibile sin dal principio, il cui canone è riconducibile alle prime pagine, e poi ancor più compiutamente procedendo verso il Centro), l'autenticazione manifesta di un altro genere : il grottesco, il sarcastico, il surreale. Un poco aleatorio, forse, ma sarete belli e giusti voi, allora.
(Psycho - Alfred Hitchcock - 1960 / Gus van Sant - 1998)
Dunque. Interno dell'Oregon, primi anni del '900. Due bellissime sorelle gemelle monozigote che si somigliano tantissimo, come due gocce d'acqua, le diresti due gemelle se non rischiassi d'esser pleonastico, che abitano in un'enorme e sperduta villa vittoriana messa lì ad avamposto nel bel mezzo del nulla sconfinato disperso nel niente più selvaggio e meno popolato (il cuore della valle abitata più vicina è lontano e ospita due paesi raccolti sotto a un unico comune: tutte le faide, pardon: le strade, portano a Roma) assoldano due bounty killer di ritorno da una infruttuosa trasferta a caccia di una taglia in terra hawaiiana (America: terra di cowboy, picciotti e astronauti) affidando loro il compito di sbarazzarsi di - e di liberarle da - un mostro che abita nello scantinato (“No! Nelle caverne di ghiaccio!”) e che forse si è reso responsabile della prematura scomparsa – nel senso di morte – del loro padre scienziato. E siamo arrivati a ¼ di romanzo. E qui ci fermiamo, che inizia davvero a fare freddo. E il camino ha bisogno di qualche ceppo in più. E le ombre inseguono la luce.
Che cos'è, allor quindi, “the HawkLine Monster: a Gothic Western”? Vedo un nugolo di frementi mani alzate che han seguìto la lezione: il primo che non si saprà trattener dal dire “un western gotico” gliele mozzo. A ragione. Cioè, no, meglio: ha ragione, a con l'acca. Perché si, è un gotico westeroso, o un western goticante. E, lo ripeto e ribadisco, lo dice ed esprime esso stesso, sin dal (sotto)titolo, perciò lo prendiamo per buono, non gli crediamo, e andiamo avanti, senza pappagallanti pleonasmi, si diceva.
Innanzitutto il romanzo-a-capitoli-brevi è anche un film, mancato. Anzi: due. Che cosa sarebbe potuto essere “the HawkLine Monster”, allora? Un film di Hal Ashby (siamo nella seconda metà degli anni settanta del ventesimo secolo, e il regista di “Harold and Maude”, “the Last Detail”, “Bound of Glory” e dei successivi “Coming Home” e “Being There” è ancora padrone di sé) con Jack Nicholson e Dustin Hoffman, per dire. E poi, un decennio più tardi, un film di Tim Burton con Clint Eastwood e Jack Nicholson (si, sempre lui, non è un omonimo, m'a ruoli invertiti, immagino). Ma non lo fu. Nessuno, dei due. Che cos'è, allora? Soprattutto, anzi, a questo punto, di nuovo, solamente e soltanto, finalmente (ma poi chissà, perché no? Eh?), è quello ch'è sempre stato, ovvero un romanzo breve di Richard Brautigan. Un western-gotico: una commedia. Che dite? Ben Affleck, Ethan Hawke, Matt Damon, James Franco? Perché no (segue sfilza di perché no, ma anche no). Perché si : Ethan e Joel Coen o Terry Gilliam.
(La copia in mio possesso, ed. ISBN)
Dunque dunque. È un western gotico, dice. Io aggiungerei anche erotico. Ma in fondo tutti i western sono western erotici, no? E allora.
Prendete Edgar Allan Poe, William Hope Hodgson, Howard Phillips Lovecraft, Ambrose Bierce, Robert Bloch, Shirley Jackson, Daniil Charms, Kurt Vonnegut, Jr., Raymond Carver, Hunter S. Thompson, Jonathan Lethem, A.B.Guthrie, Oakley Hall, Charles Portis, Cormac McCarthy e fatene ciò che volete. Se il risultato non vi aggrada, leggetevi Richard Brautigan.
(La copia in possesso di qualcun altro, ed. Simon & Schuster)
Nel capitolo “Contro la Polvere” non c'è traccia di polvere, o di qualcosa di avverso. Nel capitolo “il Ponte” non c'è alcun ponte. Si direbbe. E così è.
Ci mette 60 pagine per lasciare le Hawaii (in realtà no, molto meno, ma è il titolo della prima parte che rimane appiccicato addosso) e ritrovarsi in pieno inverno, a luglio, da qualche parte nelle Dead Hills, da qualche parte in Oregon, verso est e lontano dalla costa pacifica. Poi termina in riva a un lago (senza non ulteriormente spostarsi di un metro), e si spegne nella Storia.
Refusi. Pag. 115 : “...era cominciata la mutazione [che] aveva portato a una proliferazione...”.
Si acquattarono con i fucili nel campo di ananas a guardare un tizio che insegnava al figlio ad andare a cavallo. Era l'estate del 1902 alle Hawaii. Non avevano detto una parola da parecchio tempo. Erano rimasti lì acquattati a guardare il tizio e il ragazzino e il cavallo. Quello che vedevano non era per niente di loro gusto. «Non posso» disse Greer. «È un gran bastardo» disse Cameron. «Non posso sparare a uno che insegna a suo figlio ad andare a cavallo» disse Greer. «Non sono fatto così.» Greer e Cameron non si sentivano a loro agio nel campo di ananas. Erano fuori posto alle Hawaii. Erano vestiti tutti e due da cowboy e quei vestiti appartenevano all'est dell'Oregon.
Appena fuori Gompville, trovarono un uomo impiccato al ponte sopra il fiume. Aveva un'espressione incredula in viso come se non riuscisse a credere di essere morto. Semplicemente non voleva convincersi di essere morto. Non si sarebbe convinto fino alla sepoltura. Il suo corpo ondeggiava leggermente nella brezza del mattino.
La strada faceva una leggera curva, quindi saliva sulla cresta di una collina morta e dalla cima della collina si vedeva a circa mezzo chilometro di distanza un'enorme casa gialla a tre piani, al centro di una radura dello stesso colore […]. La strada si arrestava come la firma di un morente in un testamento dell'ultimo minuto.
Non c'erano né steccati né annessi né presenze umane né alberi vicino alla casa. Se ne stava lì sola in mezzo alla radura […]. Non c'era nemmeno un granaio. Due cavalli pascolavano a circa un centinaio di metri dalla casa e alla stessa distanza c'era uno stuolo enorme di galline sulla strada che finiva proprio nella veranda della casa. […] Bastava una rapida occhiata alla casa per capire che non c'entrava niente in mezzo al nulla delle Dead Hills.
"the Bird's Nest", 1954 ("Lizzie", Adelphi, 2014) "the Haunting of Hill House", 1959 ("l'Incubo di Hill House", Adelphi, 2004) "We Have Always Lived in the Castle", 1962 ("Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello", Adelphi, 2009)
Dannazione, pensò l'ombra e si girò lentamente e poi si rigirò di nuovo. Ora il mostro aveva il sonno agitato e si muoveva come qualcuno che sta per svegliarsi e si girò di nuovo e dannazione, pensò l'ombra, girandosi a sua volta. Il mostro degli Hawkline aveva il sonno tormentato. Forse stava facendo un brutto sogno o aveva una premonizione. Si girò di nuovo, dannazione.
A. B. Guthrie - “the Big Sky” - 1947 (Mattioli 1881, 2015) Oakley Hall - “Warlock” - 1958 (SUR, 2016) Charles Portis - “True Grit” - 1968 (Giano, 2011)
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