Vol. 2 - “Tutti i Mondi Possibili” - MilleMondi n. 76 - Novembre 2016 [ YBSF n. 31 (p. 2 di 3) - 406 pagg., € 7.90 ]
L'enorme, mastodontico tomo (l'edizione originale rilegata statunitense consta di 700 pagine) di eterogenea SF (dall'Hard allo SlipStream) arriva in Italia suddiviso in tre volumi (formato tascabile) - tradotto però senza l'introduzione e la postfazione del curatore - dopo che le antologie annuali [che comprendevano anche racconti di autori emergenti e stranieri (out of north america), oltre ad essere maggiormente omogenee dal PdV dell'Hard SF] stilate e compilate da David G. Hartwell (morto quest'anno) e Kathryn Kramer [ Year's Best SF, 18 voll. dal '96 (1995) al '13 (2012) ] - tutte quante edite nella collana mondadoriana Urania - hanno cessato di essere pubblicate (la terza più famosa antologia annuale è quella di Jonathan Strahan, che raccoglie anche fantasy).
( i primi due volumi pubblicati - dei tre totali )
Greg Egan ri-scrive il presente, oltre che il futuro. E se non iniziare ora, anche un po' prima di adesso, allora quando? Per quanto riguarda il dove : svegliatevi!, dormienti! Da confrontare con “PathWays” di Nancy Kress (il miglior racconto del Vol. 1) : dallo sprofondo statunitense (da Donald a Ivanka Trump, passando per uno pseudo Al Gore) al vibrante/risuonante spazio superconduttivo a temperatura (quasi) ambiente tra Iran e Afghanistan.
Zéro de Conduite (ribellione a bassa intensità e superconduttori ad ''alta'' temperatura : due Rivoluzioni) – A Girl Walks Home Alone at Night – Persepolis – Lavagne – Viaggio a Kandahar – Dieci
2. (13) “the Waiting Stars” [ * * * ¼ ]
Galassia (Via Lattea) – Futuro Remoto
Ailette De Bodard : partorire cloche, timoni e volanti.
{ come altri, prima di lui - ad esempio John Varley -, e correggendo il sé stesso - in quel caso però dal PdV della duplicazione
[ “the Un-Gone”, cortometraggio di Simon Bovey del 2007 oserei dire esaustivo-riassuntivo :
dopo John Varley (“the Phantom of Kansas”, 1976), dopo James Patrick Kelly (“Think Like a Dinosaur”, 1995), dopo Robert J. Sawyer (“Shed Skin”, 2005), dopo Cristopher Priest e Jonathan e Christopher Nolan (“the Prestige”, 2006) : senza scordare il vecchio buon consiglio sempre valido del caro vecchio buon dottore presente in “It's Such a Beautiful Day” : "Vai a piedi!" ]
e del teletrasporto ( come dimenticare questo dialogo sui massimi ma pratici siemi tra questi due massimi esponenti del pensiero filosofico occidentale, in “Breaking Bad” ? ) nel multiverso - di “Tigre, in fiamme ”, ov'era presente anche il rapporto con la creazione artistica, là aliena, qui post-umana }
il problema principale relativo all'Up-Load Mentale : il Trasferimento di Coscienza senza interruzione di Continuità della Consapevolezza e con la costante Persistenza dell'Identità.
Tetsuo 1-2-3 – Ghost in the Shell (Mamoru Oshii / Rupert Sanders) – Tron – Self/Less
4. (15) “One” [ * * * ¾ ]
Terra – Presente Prossimo
Nancy Kress mette in scena uno scontro dicotomico tra la naturalità grezza del soggetto protagonista e la scienza medica che tenta al contempo di studiarlo e salvarlo (stesso approccio che l'autrice applica attraverso l'altro racconto presente nella raccolta e scelto da Dozois - tradotto nel primo dei 3 voll. in cui è stato suddiviso per l'uscita italiana -, “PathWays”) dalla ''menomazione sapiente'' (la velocità cognitiva dei sogni resa possibile anche durante la veglia) che lo ha colpito. È uno dei racconti più strani (dal PdV della costruzione, non delle tematiche Hard SF) dell'intero volume originale : sembra quasi il negativo solarizzato dell'“Orfeo” di Richard Powers. E poi...si libera dell'inconscio collettivo junghiano (schemi ereditari strutturati in archetipi e osservabili attraverso i sogni) con un “Balle”, per poi gettarsi nell'insorgere della singolarità trascendente : come non volergli bene?
[ Nota: il protagonista riuscirebbe ad interpretare e ad anticipare la finzione di una recita teatrale e cinematografica? Perché un attore da questo PdV è come una macchina : se un malintenzionato, nella realtà, può tentare di ingannare la propria vittima fingendo di assecondarla per poi saltarle alla gola, un attore che trasla sulla scena queste intenzioni (finge di fingere) può essere parimenti interpretabile, prevedibile, anticipabile? Ovvio che questa domanda è formulabile solo se contestualizzata alla finzione teatrale, in presa diretta, o a quella cinematografica ma solo se in presenza di un piano sequenza senza alcun intervento di montaggio (per esempio con due riprese distinte montate assieme non per ingannare lo spettatore ma per necessità, con l'attore che, a distanza di ore o giorni tra le due sessioni di ripresa, si comporta subliminalmente in maniera contraddittoria mandando segnali divergenti). ]
the Dead Zone
5. (16) “Murder on the Aldrin Express” [ * * * ½ ]
Orbita terrestre – Marte – Futuro Prossimo
Martin L. Shoemaker affronta un genere, il giallo, innestandolo in un altro, la fantascienza : un classico, quasi un genere a sé. Quindi non si tratta di narratore onnisciente ma di personaggio infallibile (Sherlock Holmes - espressamente citato e dichiarato -, e la sua evoluzione moderna, "House M.D."), e questo, assieme ai dialoghi molto retorici [derivati(vi), conseguenti, continui e reiterati fraseggi dei topoi più usurati del genere investigativo-giallo-mistery], mina un po' alla base, cioè, meglio, dall'interno, un racconto tutto sommato appassionante, un classico whodunit. Ah, già: e perfettamente riuscito.
OutLand
6. (17) “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” [ * * * * ]
Pianeta Terra – Futuro Prossimo [ post-semi-apocalittico (naturale: asteroide) ]
Jake Kerr : non so se possa trattarsi del primo racconto in assoluto ad apparire sotto la forma di una pagina WikiPedia (con tutti i rimandi alle note a piè di pagina rimasti orfani), ma certamente è un ottimo racconto a prescindere dallo stile scelto.
il Primo Uomo – Chocolat / White Material – Apocalypse Now (& Redux) – the Road (questi ultimi due citati testualmente) – Viaggio in Italia – Stromboli (Terra di Dio)
7. (18) “the Plague” [ * * * * ]
Pianeta Terra – Futuro Prossimo
Ken Liu ci racconta di un rimedio a un disastro. Un atto di violenza. Di vendetta. Di guarigione. Di evoluzione. Di salvezza.
Michael Swanwick : figlie, sorelle, studentesse, scienziate, schiave, ribelli, rivoluzionarie.
el Espíritu de la Colmena – el Laberinto del Fauno – Eyes Wide Shut
10. (21) “Bad Day on Boscobel” [ * * * ½ ]
Fascia di Asteroidi – Futuro
Alexander Jablokov ci trasporta in un planetoide cavo terraformato, una serra-mondo, un geode le cui pareti interne accolgono affondarvi le radici di alberi chilometrici le cui fronde, svettanti verso l'alto, una volta raggiunto il centro, intersecando l'asse di rotazione dell'asteroide cilindrico, lì non si fermano, ma proseguono verso...il basso, e raggiunto il suolo nel punto equivalente-contrario, al polo simmetricamente e graviticamente opposto, ridiventano radici… E in mezzo a tutto ciò: case, strade, locali, un'intera comunità (''naturalmente'' suddivisa in classi, in questo caso disposte a livelli), e un pericolo (ovviamente umano) in arrivo da Marte…
Star Wars : Episode VI : Return of the Jedi – Avatar
11. (22) “the Irish Astronaut” [ * * * ½ ]
Terra – Futuro Prossimo
Val Nolan : dopo varie visite e soste al bar/pub del paese e dopo qualche infruttuosa battuta di pesca (due riti che hanno lo stesso scopo), ecco finalmente esaudito l'ultimo desiderio : le ceneri dell'amico disperse nel Burren. Paesaggio lunare. Diorama, surrogato, simulacro. Un passo, dopo l'altro.
A Quiet Man – Barry Lyndon – Giù la Testa – the Big Lebowski (in questa mitica occasione le ceneri sono involate rimanendo sottovento rispetto all'urna) – the Right Stuff – Gravity
12. (23) “the Other Gun” [ * * * ¼ ]
Galassia (Via Lattea) – Futuro Remoto
Neal Asher imbastisce una space-opera vecchio stile e al contempo moderna, ricca di continue invenzioni hard sf e vasti scenari affastellantisi. Forse - come accade per il racconto di A.DeBodard - un po' troppo ammantata di ''belluria'' hard sf messa lì quasi gratuitamente per creare un problema e poi risolverlo senza altro scopo che...quello.
Mai come in questo caso mi è stato difficile recuperare (dalla memoria, sia mia che ''collettiva'') delle opere cinematografiche che potessero avere un'attinenza accettabile per tutti i racconti trattati. Alcuni di essi infatti sono quasi rimasti orfani di una controparte filmica, ma alla fine ho assegnato loro una o più pellicole che almeno sotto qualche aspetto si possono ricollegare loro. Ciò particolarmente in riferimento ai racconti : n. 2 (13) : umane menti-astronave partorite da grembo umano appostamente per divenire il centro nevralgico di comando dei vascelli aerospaziali; n. 4 (15) : pugile con superpoteri (prevedere inconsciamente il comportamento degli altri); n. 7 (18) : mutazione genetica di una parte della razza umana e scontro/assimilazione di culture; e, n. 8 (19) : ragazzo chamorro maschio cresciuto come femmina e allevato come agente dei servizi segreti dell'isola di Guam, arcipelago delle Marianne, protettorato (non incorporato e/ma non autonomo) U.S.A. del Pacifico occidentale, col compito di proteggere il microcosmo da un'interferenza/invasione esogena, un secolo dopo una semi-Apocalisse.
Classifica.
I. Greg Egan - “Zero of Conduct” II. Jake Kerr - “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” + Ken Liu - “the Plague” + Sandra McDonald - “Fleet” III. Nancy Kress - “One” + Michael Swanwick - “the She-Wolf's Hidden Grin” IV. Alastair Reynolds - “a Map of Mercury”, etc…
Voto complessivo a questa seconda parte (12 racconti su 32) : * * * * - 8
Postilla.
Il miglior racconto di Hard SF di questi giorni? Lo trovate nella cronaca finanziaria dei quotidiani, e questo è il suo inconsapevole book-trailer :
Agenzia : Y&R Roma. Regia : Javier Usandivaras. Casa di Produzione : Cattleya. Musica : “Mad World”, cover di un brano del 1983 dei Tears for Fears eseguita da Jasmine Thompson. L'irruzione della piccola, spiccia realtà quotidiana (pluriennale) non riuscirà a distruggere il sogno!
“Settimane fa, all'inizio del mio secondo crossing, delle piccole porzioni della mia struttura cerebrale sono state duplicate da componenti connettive artificiali situate al di fuori del mio corpo. Circuiti meccanici, in altre parole. Quando i segnali neurali passavano attraverso le interfacce di quei volumi cerebrali, i miei compagni Totalitaristi avevano la libertà di scegliere se quei segnali dovessero continuare a passare attraverso la mia anatomia esistente, o invece essere deviati attraverso le strutture esosomatiche. Lo scambio è stato fatto, in una direzione e nell'altra, e poi ripetuto infinite volte! Il dato fondamentale è che io non ho avvertito alcun cambiamento nella percezione di me stessa, che i miei pensieri scaturissero da dentro la mia testa o dai circuiti esterni! All'elettricità non importa quale strada percorre, purché riesca ad arrivare a destinazione! E così, passo dopo passo, parti del mio cervello sono state disattivate, soppiantate e scartate! Il processo è andato avanti. Nel corso di alcune settimane, il cinquanta, il sessanta, il settanta per cento della mia vecchia architettura è stato sostituito da macchinari esosomatici.”
Tetsuo 1-2-3 – Ghost in the Shell (Mamoru Oshii / Rupert Sanders) – Tron – Self/Less
6. (17) - Jake Kerr - “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” (1/4)
"Non una delle persone sbarcate in Africa volgeva lo sguardo indietro. Era come se la direzione chiamata ''Occidente'' non esistesse più. I tramonti non erano più un momento di bellezza, ma un doloroso ricordo dei condannati sull'altra sponda dell'oceano, letteralmente una luce morente. Dinanzi all'oceano, si arrestava ogni pensiero. Era sconvolgente immaginare amici e parenti ancora vivi, ma annientati dalla consapevolezza della morte incombente. La negazione era il meccanismo di difesa più diffuso. Nessuno degli sbarcati in Africa ricordava di avere amici o parenti rimasti in Nord America. Ho chiesto a decine di profughi, e nessuno era disposto ad ammettere di avere lasciato indietro qualcuno. Amici, vicini di casa, colleghi, familiari…in qualche modo erano tutti riusciti a entrare nel Programma di Espatrio. A Mogadiscio ho incontrato un uomo con cui avevo collaborato. […] Non gli risultava che nessuno fosse rimasto indietro."
Con Isabelle Huppert, Nicolas Duvauchelle, Isaach De Bankolé, William Nadylam
6. (17) - Jake Kerr - “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” (2/4)
"Nessuno sapeva di persone rimaste indietro. Sapere significava essere partecipi della loro condanna a morte, ed era qualcosa di troppo doloroso, troppo triste, troppo orribile. Ma il senso di colpa c'era comunque. Perciò facevano tutto il possibile per evitarlo. Non guardavano mai a ovest. Non assistevano ai tramonti. Non chiamavano né spedivano mai messaggi in Nord America, anche quando qualcuno era vivo. Avevano tagliato con l'esistenza precedente per guardare avanti alla nuova. E fortunatamente, misericordiosamente, l'Africa era pronta ad accoglierli a braccia aperte. Come sempre, dai tempi dei tempi, il ritorno a casa, alla dimora ancestrale, rendeva tutto più facile."
Estratto da “Ritorno a Casa” di Julian Prince (Der Spiegel, 2025)
6. (17) - Jake Kerr - “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” (3/4)
Prince: Siccome, per qualche motivo idiota, si trattava di una missione militare, gli scienziati e io, tutti quanti i civili, dovemmo partecipare a un corso di orientamento. In sostanza, l'orientamento consisté nel sentirci ripetere fino alla nausea dal nostro caposquadra, il colonnello Cooper, che il comandante era lui e che dovevamo dargli ascolto. Era un tipo robusto e calvo con una voce suadente, ma sprigionava un'energia da cui si capiva chiaramente che era abituato a farsi ubbidire. Per l'aspetto e i modi, mi ricordava Marlon Brando quando interpretava Kurtz in “Apocalypse Now”. Perciò, quando ebbe finito, gli dissi qualcosa tipo: “Ma senz'altro, Kurtz!”. [risa del pubblico] Prince: Anche a me parve spiritoso, ma lui non sembrò capire, e così marciò verso di me, si fermò a un palmo dal mio naso e disse: “Il mio cognome è Cooper, e lei può chiamarmi colonnello, o colonnello Cooper”. Inutile dire che continuai a chiamarlo Kurtz per tutti i sei mesi. [applausi e risa del pubblico] Preston: Mi sorprende che Cooper non abbia reagito. Prince: Io pensai solo che non avesse la minima idea di chi fosse Kurtz, ma negli ultimi giorni della missione gli dissi: “Lei mi mancherà, Kurtz”. Non c'era nessun altro nei paraggi, quindi sperai che si rendesse conto che stavo dicendo sul serio. Allora lui scosse la testa e rispose…e mi ricordo ancora oggi ogni sua parola: “ Lei mi ha chiamato Kurtz per tutta la durata di questo viaggio, e speravo che ormai si fosse reso conto di quanto fosse stato sciocco”. Dopodiché mi si accostò per bisbigliarmi all'orecchio: “Non puoi assumere gli usi degli indigeni quando non ci sono indigeni”. Preston: Caspita, molto sottile. Prince: Lo so. E poi chiamano me il Principe dell'Apocalisse! [qualche risata del pubblico]
6. (17) - Jake Kerr - “Biographical Fragments of the Life of Julian Prince” (4/4)
"L'ultimo romanzo di Prince, “Cratere” (Knopf, 2056), fu pubblicato l'anno prima della sua morte. Un libro in cui Prince proseguiva nelle sue esplorazioni degli aspetti più cupi del rimpatrio. Il romanzo segue le vicende di uno scienziato, William Ho, e della sua assistente, Wendy Singh, che cercano di scendere in fondo al Cratere Meyer. Come gli altri romanzi di Prince, “Cratere” è profondamente introspettivo. A mano a mano che si avvicinano al fondo del cratere, Ho e la sua assistente si scoprono innamorati. Solo quando raggiungono il punto zero dell'Impatto Meyer, i due si rendono conto di avere trovato il loro futuro insieme. Il finale del libro è ambiguo, con i protagonisti che tentano di scalare il cratere per uscirne, ma senza sapere se riusciranno mai a emergerne."
il Primo Uomo – Chocolat / White Material – Apocalypse Now (& Redux) – the Road – Viaggio in Italia – Stromboli (Terra di Dio)
"Prendete un fazzoletto di terra in mezzo all'oceano Pacifico. Costruiteci sopra un forte. Costruitene un altro. Continuate a costruire, decennio dopo decennio, porti e aeroporti e depositi di cemento e acciaio. Cambiatene i proprietari con una guerra. Cambiateli di nuovo. Aggiungete dei laboratori segreti dedicati alla ricerca sulla memoria. Il futuro non sembra avere limiti. Ma un bel giorno, la civiltà viene cancellata di sana pianta, inghiottita da megafusioni solari, e quel fazzoletto di terra deve arrangiarsi da sé."
Con Fernando Fernan Gomez, Ana Torrent, Isabel Telleria, José Villasante, Teresa Gimpera
9. (20) - Michael Swanwick - “the She-Wolf's Hidden Grin” (1/2)
"La notte scorsa sono tornata nella mia vecchia stanza e sono rimasta stupita per quanto era piccola, un buco senz'aria; non sembrava capace di contenere qualcosa di tanto esteso e turbolento come la mia infanzia."
9. (20) - Michael Swanwick - “the She-Wolf's Hidden Grin” (2/2)
"La Maitresse ci aveva fatto indossare dei mantelli lunghi e delle mascherine da carnevale veneziano - semplici volti senza decorazioni per noi ragazze e per lei un medico della peste dal naso lungo a rostro - com'era consuetudine per le donne senza cavaliere."
Con John Wayne, Maureen O'Hara, Victor McLaglen, Barry Fitzgerald
11. (22) - Val Nolan - “the Irish Astronaut” (1/4)
"Per anni aveva sentito Rodriguez parlare di venire laggiù, di colline verdi e ragazze dai capelli rossi. Era una fantasia, colorita e sfrenata, e in quanto tale somigliava ben poco a quello che si trovò dinanzi […]. Cieli azzurri e vivida luce. Era all'aperto che Dale si sentiva più a casa."
11. (22) - Val Nolan - “the Irish Astronaut” (2/4)
"Tutti gli irlandesi sembravano contemplare il mondo dalle porte e dalle finestre, aveva notato. Vedevano ogni cosa con i paraocchi, come i cavalli da tiro nelle acqueforti che ornavano le pareti nella sala da pranzo di Catherine. Quando la gente di qui parlava di terra, non intendeva la regione o lo Stato, mail campicello, il recinto ristretto in cui era intrappolata dalle circostanze o dall'avidità. Qui intere esistenze erano rinchiuse nei confini imbiancati di bungalow vetusti, o vissute nello scontento dietro i vetri coperti di ragnatele delle odiate finestre. […] Non c'era un campo fertile o una fanciulla danzante in vista, ma solo una torbida coltre di nuvoloni foschi che gravava sull'intero paesaggio, come una grossa mano premuta sul torace. Alla dogana, un poliziotto sprezzante con i capelli grigi gli timbrò il passaporto senza spiccicare una parola. Al banco dell'autonoleggio, una donna con la camicia macchiata d'unto non la finiva più di lagnarsi del tempo schifoso, la peggiore estate da un'intera generazione, con il raccolto che marciva nei campi."
11. (22) - Val Nolan - “the Irish Astronaut” (3/4)
"E tuttavia Dale si stupì di scoprire ciò che amava in loro, la loro storia, il rancore che ne induriva la scorza come una corazza o un carapace, ma soprattutto la loro certezza su ogni cosa che sfugge alla vista. Per tutti coloro che aveva conosciuto qui, le ruvide linee di un palmo non erano meno veritiere dei contorni tratteggiati di una mappa. Miti e fatti erano interscambiabili, la realtà una malattia personale."
11. (22) - Val Nolan - “the Irish Astronaut” (4/4)
« Rodriguez e gli altri sono sopravvissuti due minuti e tredici secondi. Un'avaria alla protezione termica. Un guasto al sistema RCS. Rodriguez non poteva modificare l'assetto di rientro, non poteva inclinare la capsula di quei pochi gradi vitali. E per tutto il tempo, loro sapevano esattamente quello che stava succedendo. […] Tutto quel che ha detto Rodriguez è stato: “Oh-oh!”. A quel punto, il collegamento radio si è interrotto e addio. […] Dale ripensò alle udienze, all'indagine, ai nomi scolpiti nel muro di granito al Kennedy. Ripensò a quei pezzi dell'Aquarius sul pavimento dell'hangar, poco più che schegge e brandelli. A Rodriguez, al suo tono di voce. Nessun turbamento, nessuna rabbia; solo stupore: “Oh-oh!”. »
A Quiet Man – Barry Lyndon – Giù la Testa – the Big Lebowski – the Right Stuff – Gravity
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