Come ogni anno pubblico qui i dieci film, usciti in Italia nel 2016, che in assoluto ho preferito. Inutile precisare che qualche grande (o piccola) uscita me la sono persa.
Il film sta finendo. Una ragazza, seduta dietro di me, inizia a singhiozzare, poi si lascia sfuggire una risata, dettata forse dall’imbarazzo, e dice al suo amico (o fidanzato?) che sta piangendo. Questo piccolo estratto di vita vissuta dovrebbe bastare per far capire quanto, in questo caso, il valore dell'opera ne trascenda quello puramente oggettivo, ma pur sempre ottimo, a mio avviso.
La miglior sceneggiatura mai scritta da Quentin Tarantino. Un film che gioca tutto sui dialoghi, sulla lenta caratterizzazione di otto splendidi personaggi che, con il lento passare del tempo, non possono che arrivare allo scontro (ideologico, quindi fisico). Un climax continuo gestito in maniera perfetta. Maneggiare con cautela, puro Tarantino al 100%.
Oscar meritato: il trionfo del classicismo e della sobrietà della messinscena, a favore di una sceneggiatura che sa catturare l'attenzione dello spettatore e delle interpretazioni fenomenali di tutto il cast.
È, a buon diritto, in praticamente tutte le classifiche dei miglior film dell'anno stilate dagli italiani. Mainetti guarda al cinema supereroistico senza dimenticarsi delle proprie radici. Il risultato omaggia almeno altri due continenti (America e Asia), ma è allo stesso tempo un'opera profondamente italiana. Ha entusiasmato pure il sottoscritto, persona poco incline ad entusiasmarsi per le solite macchiette in calzamaglia, votate alla salvezza dell'universo.
Un trattato drammatico sui nostri tempi mascherato da commedia, che regala al pubblico il puro divertissement di vedere recitare assieme quattro attori dal calibro di Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell e Brad Pitt (tutti in parte e convincenti) a patto che si sia pronti ad affrontare un tema tanto difficile da comprendere quanto importante, poiché è il nostro presente.
L'horror si conferma campo prolifico di idee. Il regista David Robert Mitchell prima gioca con le aspettative del pubblico, poi lo sfida a cercare la minaccia incombente grazie ad un geniale uso delle inquadrature. Mitchell omaggia gli anni '80 con le musiche e, soprattutto, con l'idea che il sesso, invece di condannare i protagonisti, sia la loro unica via di salvezza.
Il capolavoro animato dell'anno. Un vero e proprio noir ambientato in una società animalesca, diretta proiezione della nostra, dove i difetti di quest'ultima vengono raccontati con sottile ironia.
L’autore racconta qualcosa che dopotutto non è mai stato tanto attuale: il terrore causato dall’irrazionalità religiosa e l’ignoranza. The Witch è un’opera geniale, ma che non cerca mai di andare incontro allo spettatore e quindi di difficile approccio. Bisogna essere disposti ad entrare nello spaventoso mondo di Robert Eggers, ma si verrà ripagati con un viaggio che difficilmente vi scrollerete di dosso.
Solito Allen? Sì. È questo un difetto? No. Café Society è un ulteriore passo avanti nella poetica del regista, ormai completamente disilluso e senza speranze nei confronti dell’intero genere umano. Un’opera profondamente tragica, della quale fatalismo esistenziale e sfiducia religiosa ne sono i principali ingredienti, che presenta comunque nuove interessanti prese di posizione del regista da un punto di vista prettamente visivo.
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