SPECIALE SCORSESE (appropriato special guest: Paul Schrader)
Era da dire che mi sarei arenato tentando di star dietro alle chiacchiere di cinema di Scorsese... Il viaggio stavolta è piuttosto breve, due soli stop. Ma è gia molto che ci abbia tirato fuori i piedi, considarata la mole di consigli riversati dal regista italoamericano. Il problema con Scorsese è che il Nostro non solo è notoriamente un'enciclopedia del cinema vivente ed ha visto TUTTO il visibile, ma gli è anche piaciuto tutto il visibile. E oltretutto si fa un dovere di far promozione e di rimpolpare ogni angolo di questo tutto ogni volta che apre bocca, in ogni intervista, in ogni opera storiografica, in ogni chiacchierata dal barbiere. Di conseguenza, alla fine di un interminabile inseguimento, la sua lista assomiglia a un buco nero in continua espansione di circa 350 titoli. Una roba da maniaci. Ma anche i maniaci devono divertirsi... Per l'occasione, e per fare un po' d'ordine, ho ritenuto opportuno mantenere la divisione in sottoliste e mettere il tutto in vetrina giusto qui sotto. Tra le sottoliste ho comunque dovuto operare dei distinguo: in "85 FILM ESSENZIALI", lista piuttosto nota ricavata da una lunga intervista, ho trascurato alcuni titoli di film solo "menzionati" ma in realtà non magnificati nei commenti, quindi difficilmente annoverabili tra i preferiti; in "GUILTY PLEASURES" invece ho preso in considerazione solo un primo blocco di film a cui il regista sembrava tenere maggiormente (tanto da spendere qualche parola per ciascuno), lasciando l'eventuale approfondimento dei "GUILTY PLEASURES SECONDARI" ai lettori più intrepidi (in verità è un settore che potrebbe anche sorprendere, soprattutto per la presenza di film horror poco conosciuti, vedi il delizioso – almeno nel titolo – MR. SARDONICUS di Castle).
I consiglieri:
Paul Schrader (MISHIMA; AMERICAN GIGOLÒ)
Martin Scorsese (TAXI DRIVER; QUEI BRAVI RAGAZZI)
LISTA COMPLETA di SCHRADER
- Pickpocket (Bresson) - The Face of Another (Teshigahara) - Le ali (Shepitko) - Gli egoisti (Bardem) - Le Furie (A. Mann) - Scorpio Rising (Anger) - Prick up – L'importanza di essere Joe (Frears) - Lo spirito dell'alveare (Erice) - When a Woman Ascends the Stairs (Naruse) - Mala Noche (Van Sant) - Berlin Alexanderplatz (Fassbinder) - Le mani sulla città (Rosi) - La strada della vergogna (Mizoguchi) - La regola del gioco (Renoir) - Viaggio a Tokyo (Ozu) - Il gusto del sakè (Ozu) - Quarto potere (Welles) - Lady Eva (P. Sturges) - La bella e la bestia (Cocteau) - Il Conformista (Bertolucci) - La donna che visse due volte (Hitchcock) - Sentieri selvaggi (Ford) - Il mucchio selvaggio (Peckinpah) - In The Mood For Love (Wong Kar Wai) - Orfeo (Cocteau) - La Passione di Giovanna d'Arco (Dreyer) - Il maschio e la femmina (Godard) - Luci della città (Chaplin) - Rocky Horror Picture Show (Sharman) - Sadismo (Cammell & Roeg) - Barry Lyndon (Kubrick) - Lolita (Kubrick) - L'eclisse (Antonioni) - Un bacio e una pistola (Aldrich) - La caduta degli dei (Visconti) - California poker (Altman) - Diario di un curato di campagna (Bresson)
Fonti: Sight & Sound (1992, 2002, 2012); Criterion collection; "Paul Schrader" di A. Canadè; filmcomment.com; telegraph.co.uk; "Cult!" a cura di Bill Krohn;
- 2001: Odissea nello spazio (Kubrick) - 8½ (Fellini) - Cenere e diamanti (Wajda) - Quarto potere (Welles) - Il gattopardo (Visconti) - Paisà (Rossellini) - Scarpette rosse (Powell & Pressburger) - Il fiume (Renoir) - Salvatore Giuliano (Rosi) - Sentieri selvaggi (Ford) - I racconti della luna pallida d'agosto (Mizoguchi) - La donna che visse due volte (Hitchcock) - L'avventura (Antonioni) - Il disprezzo (Godard)
FILM STRANIERI (NON IN LINGUA INGLESE) PREFERITI (openculture.com)
- Metropolis (Lang) - Nosferatu (Murnau) - Il dottor Mabuse (Lang) - Napoleone (Gance) - La grande illusione (Renoir) - La regola del gioco (Renoir) - Amanti perduti (Carnè) - Roma città aperta (Rossellini) - Paisà (Rossellini) - La terra trema (Visconti) - Ladri di biciclette (De Sica) - Umberto D. (De Sica) - La bella e la bestia (Cocteau) - Viaggio a Tokyo (Ozu) - Vivere (Kurosawa) - I sette samurai (Kurosawa) - I racconti della luna pallida d'agosto (Mizoguchi) - L'intendente Sansho (Mizoguchi) - Anatomia di un rapimento (Kurosawa) - I soliti ignoti (Monicelli) - Rocco e i suoi fratelli (Visconti) - I 400 colpi (Truffaut) - Tirate sul pianista (Truffaut) - Fino all'ultimo respiro (Godard) - Bande à part (Godard) - Il sorpasso (Risi) - L'avventura (Antonioni) - Blow-Up (Antonioni) - Prima della rivoluzione (Bertolucci) - Il tagliagole (Chabrol) - Week End – Una donna e un uomo da sabato a domenica (Godard) - L'impiccagione (Oshima) - Il mercante delle quattro stagioni (Fassbinder) - La paura mangia l'anima (Fassbinder) - Il matrimonio di Maria Braun (Fassbinder) - Nel corso del tempo (Wenders) - L'amico americano (Wenders) - L'enigma di Kaspar Hauser (Herzog) - Aguirre, furore di Dio (Herzog)
85 FILM ESSENZIALI (fastcocreate.com)
- L'asso nella manica (Wilder) - Secondo amore (Sirk) - Il Ribelle dell'Anatolia (Kazan) - Un americano a Parigi (Minnelli) - Apocalypse Now (Coppola) - Arsenico e vecchi merletti (Capra) - Il bruto e la bella (Minnelli) - Spettacolo di varietà (Minnelli) - Nato il quattro luglio (Stone) - Il promontorio della paura (J. Lee Thompson) - Presi nella morsa (Ophüls) - La conversazione (F. F. Coppola) - Fa' la cosa giusta (S. Lee) - Mr. Smith va a Washington (Capra) - Il delitto perfetto (Hitchcock) - Duello al sole (K. Vidor) - I quattro cavalieri dell'Apocalisse (Ingram) - Europa 51 (Rossellini) - Volti (Cassavetes) - Il bacio della pantera (Tourneur) - La caduta dell'Impero Romano (A. Mann) - Francesco, giullare di Dio (Rossellini) - Le forze del male (Polonsky) - Quaranta pistole (Fuller) - Gilda (C. Vidor) - Germania anno zero (Rossellini) - La sanguinaria (Lewis) - Health (Altman) - I cancelli del cielo (Cimino) - La maschera di cera (De Toth) - Com'era verde la mia valle (Ford) - Lo spaccone (Rossen) - Le vie della città (Haskin) - Le cake-walk infernal (Méliès) - Il Padrino (F.F. Coppola) - Accadde una notte (Capra) - Viaggio in Italia (Rossellini) - Giulio Cesare (Mankiewicz) - Kansas City (Altman) - Gli Argonauti (Chaffey) - Un bacio e una pistola (Aldrich) - Unasquillo per l'ispettore Klute (Pakula) - La Terra Trema (Visconti) - Il Gattopardo (Visconti) - La signora di Shanghai (Welles) - Macbeth (Welles) - Stupenda conquista (Boulting) - M.A.S.H. (Altman) - Scala a Paradiso (Powell e Pressburger) - Un uomo da marciapiede (Schlesinger) - I compari (Altman) - Il Messia (Rossellini) - Mishima (Schrader) - È arrivata la felicità (Capra) - Quarto Potere (Welles) - Nashville (Altman) - I trafficanti della notte (Dassin) - Uno, due, tre! (Wilder) - Otello (Welles) - L'occhio che uccide (Powell) - Paisà (Rossellini) - Mano pericolosa (Fuller) - I protagonisti (Altman) - Potenza e gloria (Howard) - Ombre rosse (Ford) - Schiavo della furia (A. Mann) - Scarpette rosse (Powell e Pressburger) - La presa del potere da parte di Luigi XIV (Rossellini) - I ruggenti anni Venti (Walsh) - L'Infernale Quinlan (Welles) - Rocco e i suoi fratelli (Visconti) - Roma città aperta (Rossellini) - Ombre (Cassavetes) - Qualcuno verrà (Minnelli) - Il Corridoio della Paura (Fuller) - Stromboli terra di Dio (Rossellini) - I dimenticati (P. Sturges) - Piombo rovente (MacKendrick) - I racconti di Hoffmann (Powell e Pressburger) - Il Terzo Uomo (Reed) - T–men contro i fuorilegge (A. Mann) - Senso (Visconti) - Il processo (Welles) - Due settimane in un'altra città (Minnelli)
I FILM HORROR PIÙ SPAVENTOSI (thedailybeast.com)
- Gli invasati (Wise) - Il vampiro dell'isola (Robson) - La casa sulla scogliera (L. Allen) - Entity (Furie) - Incubi notturni (Dearden, Cavalcanti, Hamer, Crichton) - Changeling (Medak) - Shining (Kubrick) - L'esorcista (Friedkin) - La notte del demonio (Tourneur) - Suspense (Clayton) - Psyco (Hitchcock)
CAPOLAVORI DEL CINEMA POLACCO (milestonefilms.com)
- La taverna /Austeria (Kawalerowicz) - Madre Giovanna degli angeli (Kawalerowicz) - Il faraone (Kawalerowicz) - Il treno della notte (Kawalerowicz) - Illuminazione (Zanussi) - La Costante (Zanussi) - Colori mimetici (Zanussi) - I cavalieri teutonici (A. Ford) - Ingenui perversi (Wajda) - L'uomo di ferro (Wajda) - Cenere e diamanti (Wajda) - Le nozze (Wajda) - La terra della grande promessa (Wajda) - Attori di provincia (A. Holland) - Walkover (Skolimowski) - Il coltello nell'acqua (Polanski) - Eroica (Munk) - The last day of summer (Konwicki) - Salto (Konwicki) - Destino cieco (Kieslowski) - Breve film sull'uccidere (Kieslowski) - Il manoscritto trovato a Saragozza (Has)- La clessidra (Has) - To kill this love (Morgenstern)
FILM GANGSTER PREFERITI (thedailybeast.com)
"Ecco 15 film gangster che hanno avuto un profondo effetto su di me, sul mio modo di pensare al crimine e di ritrarlo nei film. Mi hanno eccitato, provocato, e in un modo o nell'altro mi sono suonati veri. Mi sono fermato prima degli anni '70 perché qui stiamo parlando di influenze, ed ho guardato i film diversamente dopo aver cominciato a fare i miei. Ci sono molti film gangster che ho ammirato negli ultimi 40 anni: SADISMO, la saga del PADRINO, C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA di Leone, QUEL LUNGO VENERDÌ SANTO, SEXY BEAST, i film del periodo di Hong Kong di John Woo. Ma i film che seguono li ho visti quando ero giovane, aperto, impressionabile." ~ Martin Scorsese
- Nemico pubblico (Wellman) - Scarface, lo sfregiato (Hawks) - Blood money (R. Brown) - I ruggenti anni venti (Walsh) - Le forze del male (Polonsky) - La furia umana (Walsh) - I trafficanti della notte (Dassin) - Grisbi (Becker) - La città del vizio (Karlson) - Tempo di furore (Webb) - Assassinio per contratto (Lerner) - Al Capone (Wilson) - Lo spione (Melville) - Mafioso (Lattuada) - Senza un attimo di tregua (Boorman)
LE INFLUENZE: MEAN SCREENS (fonte: http://www.nytimes.com/1993/05/21/movies/the-movies-that-inspired-martin-scorsese.html?pagewanted=all)
Nel 1993 il Lincoln Center di New York e Martin Scorsese organizzarono la rassegna "Mean Screens", ossia una serie di proiezioni in “doppio spettacolo” in cui Scorsese presentava ogni suo film associato a un film che lo aveva influenzato. Gli accoppiamenti erano:
Chi sta bussando alla mia porta? + Ombre (Cassavetes) ; America 1929, sterminateli senza pietà + L'impero del crimine (Karn & Kahn) ; Mean streets + Prima della rivoluzione (Bertolucci) ; Alice non abita più qui + Take care of my little girl (Negulesco) ; Taxi Driver + Assassinio per Contratto (Lerner) ; New York, New York + Io amo (Walsh) ; L'ultimo valzer + I racconti di Hoffman (Powell & Pressburger) ; Toro scatenato + Rocco e i suoi fratelli (Visconti) ; Re per una notte + Avamposto Sahara (Holt) ; Fuori orario + Nozze agitate (Dwan) ; Il colore dei soldi + Il sorpasso (Risi) ; L'ultima tentazione di Cristo + Accattone (Pasolini) ; Quei bravi ragazzi + Colpo grosso (Milestone) ; Cape Fear + La morte corre sul fiume (Laughton).
FILM PREFERITI DA FONTI VARIE ("Il bello del mio mestiere" di M. Scorsese; "Martin Scorsese" ed. Il Castoro; "Un viaggio personale con Martin Scorsese attraverso il cinema americano" di M. Scorsese & M. Wilson; "Conversazioni su di me e tutto il resto" di M. Scorsese e R. Schickel; YouTube; "Cult!" a cura di Bill Krohn)
- I conquistatori (Tourneur) - La città spenta (De Toth) - Selvaggi ragazzi di strada (Wellman) - The Regeneration (Walsh) - Nella camera di Mabel (Dwan) - La campana ha suonato (Dwan) - La preda della belva (Lupino) - Hell's highway (Brown) - I tre banditi (Boetticher) - Fronte del porto (Kazan) - La valle dell'Eden (Kazan) - All That Jazz (Fosse) - Questa è la mia vita (Godard) - Il disprezzo (Godard) - The Exile – Re in esilio (Ophuls) - Il corridoio della paura (Fuller) - Dietro lo specchio (N. Ray) - Antonio das Mortes (Rocha) - Uomini in guerra (A. Mann) - Lettera da una sconosciuta (Ophüls) - Il cattivo tenente (Ferrara) - Accattone (Pasolini) - Wake in fright (Kotcheff) - L'albero della vendetta (Boetticher)
GUILTY PLEASURES PRIMARI (Film Comment 1998)
- La regina delle piramidi (Hawks) - Khartoum (Dearden) - I dieci comandamenti (DeMille) - Il Gigante (Stevens) - Il calice d'argento (Saville) - Angeli dell'inferno (Hughes & Whale) - Il falso traditore (Seaton) - I sette senza gloria (De Toth) - Cielo di fuoco (King) - Prima vittoria (Preminger) - Le schiave della città (Leisen) - Musica per i tuoi sogni (Curtiz) - Io amo (Walsh) - Always Leave Them Laughing (Del Ruth) - Avventura a Zanzibar (Schertzinger) - Cieli azzurri (Heisler) - Sperduti nell'harem (Riesner) -Viaggio al pianeta Venere (Lamont) - La maschera di cera (De Toth) - La casa sulla scogliera (Allen) - La maledizione di Frankenstein (Fisher) - L'esorcista 2: l'eretico (Boorman) - I due volti della vendetta (Brando) - Le vie della città (Haskin) - I trafficanti della notte (Dassin) - Avamposto Sahara (Holt) - Buio oltre il sole (Cardiff) - Assassinio per contratto (Lerner) - Stupenda conquista (Boulting).
GUILTY PLEASURES SECONDARI (Film Comment 1998)
Parte Prima : "Nel complesso, questi film non sono buoni. Sono colpevoli. Ma ci sono in loro delle cose che li rendono piacevoli e degni di essere visti." ~ Martin Scorsese
- Il tormento e l'estasi (Reed) - Alessandro il Grande (Rossen) - Barabba (Fleischer) - La Bibbia (Huston) - Black magic (P. Rosen) - La pelle di Satana (Haggard) - Karamazov (Brooks) - Captain Kronos, Vampire hunter (Clemens) - Ehi Cesare, vai da Cleopatra? Hai chiuso... (Thomas) - Il circo degli orrori (Hayers) - La città che non dorme (Auer) - Damn Yankees! (Abbott & Donen) - La pista degli elefanti (Dieterle) - Sono un agente FBI (Le Roy) - Fantasmi a Roma (Pietrangeli) - Le jene di Edimburgo (Gilling) - Ambra (Preminger & Stahl) - Molok il dio della vendetta (Jack Lee) - Okinawa (Milestone) - Elena di Troia (Wise) - Honor Thy Father (Wendkos) - Gli orrori del museo nero (Crabtree) - Invasion U.S.A. (Green) - La vergine di ferro (Thomas) - Il re dei re (N. Ray) - L'ultima valle (Clavell) - Dopo la vita (Hough) - L'uomo del Colorado (Levin) - L'uomo che non è mai esistito (Neame) - Nel mezzo della notte (D. Mann) - Mr. Sardonicus (Castle) - Furia bianca (Haskin) - Colpo grosso (Milestone) - Sul sentiero dei mostri (Roach) - Pal Joey (Sidney) - La gente mormora (Mankiewicz) - Tempo di furore (Webb) - Orgoglio e passione (Kramer) - Il principe delle volpi (King) - Gli orgogliosi (Allégret) - Prigionieri di Satana (Milestone) - Quo Vadis? (Le Roy) - L'albero della vita (Dmytryk) - Le sabbie del Kalahari (Endfield) - Profumo di donna (Risi) - Le nevi del Kilimangiaro (King) - Sodoma e Gomorra (Aldrich) - I cavalieri dell'onore (Fenton) - I tre moschettieri (Sidney) - La regina dei vampiri (Young)
Parte Seconda : "Questi sono piaceri non colpevoli, film che amo, anche se hanno qualcosa che li rovina." ~ Martin Scorsese
- Al Capone (Wilson) - Arsenico e vecchi merletti (Capra) - Foglie d'autunno (Aldrich) - Bastogne (Wellman) - La città assediata (Seaton) - Stirpe dannata (Allegret) - I conquistatori (Tourneur) - Sessualità (Cukor) - La voce magica (Waggner) - Il comico (Reiner) - Prima dell'anestesia (Day) - Rommel, la volpe del deserto (Hathaway) - Piano, piano non t'agitare (Mackendrick) - Il principe Azim (Korda) - Il sorpasso (Risi) - Il volo della Fenice (Aldrich) - Gangster cerca moglie (Tashlin) - Cannoni a Batasi (Guillermin) - Gli invasati (Wise) - Collina 24 non risponde (Dickinson) - Spregiudicati (Brown) - La donna vespa (Corman & Hill) - Gli invasori spaziali (Menzies) - Tutti pazzi (Wallace) - Gli argonauti (Chaffey) - Il libro della giungla (Korda) - Le miniere di re Salomone (Bennett) - Operazione paura (Bava) - Femmina folle (Stahl) - Più vivo che morto (Taurog) - Le lunghe navi (Cardiff) - Passione selvaggia (Korda) - Mafioso (Lattuada) - Accadde a Berlino (Reed) - La maschera di ferro (Whale) - L'uomo dei miracoli (Mendes) - Il labirinto (Menzies) - La preda nuda (Wilde) - Pandora (Lewin) - Pagare o morire (Wilson) - Il ritratto di Dorian Gray (Lewin) - 38° parallelo: missione compiuta (Milestone) - Pianura rossa (Parrish) - Il filo del rasoio (Goulding) - La tenda rossa (Kalatozov) - Il fronte della violenza (Anderson) - Blues di mezzanotte (Cassavetes) - Take care of my little girl (Negulesco) - Il viaggio (De Sica) - Senza un filo di classe (Reiner)
Gli arretrati :
1 - Da Allen a Aronofsky 9 - Da Jarman a Kieslowski
2 - Da Assayas a Bergman 10 - Da Kitano a Kurosawa
3 - Da Bertolucci a Tim Burton 11 - Da Lean a Loach
4 - Da Cameron a Craven 12 - Da Luhrmann a Menzel
5 - Da Cronenberg a De Sica 13 - Da Milius a De Oliveira
6 - Da Dreyer a Frears 14 - Da Pasolini a S. Ray
7 - Da Friedkin a Hathaway 15 - Da Reed a Rivette
8 - Da Haynes a P. Jackson 16 - Da Rodriguez a Sayles
Con Martin Lassalle, Marika Green, Pierre Leymarie, Jean Pélegri, Dolly Scal, Pierre Etaix
consigliato da PAUL SCHRADER
"Il film che mi ha più influenzato come scrittore è PICKPOCKET di Bresson. Come regista è IL CONFORMISTA DI Bartolucci. (...) PICKPOCKET è un capolavoro assoluto. Bresson priva lo spettatore di ogni piacere superficiale...ci sono buone probabilità che vi annoi a morte. (...) Lo adoro e lo posso guardare in continuazione. Per me è quanto di piu vicino alla perfezione possa esistere. È un'opera piuttosto breve su un poliziotto virtuoso ed un giovane uomo che pensa di essere in qualche modo al di sopra della legge. Beh, non lo è. Ma c'è una ragazza, e lei è un elemento di grazia che compare nella sua vita. Alla fine questo personaggio visita il borsaiolo in prigione. Ho copiato quel finale in AMERICAN GIGOLÒ, il che è piuttosto perverso perché AMERICAN GIGOLÒ è un film molto superficiale. Ma ce l'ho messo perché mi piaceva. Quando poi ho girato LO SPACCIATORE, ho realizzato: «No! È qui che avrei dovuto usarlo.» Così l'ho usato di nuovo! (...) Non sono abbastanza rigoroso anche solo per tentare quel che ha fatto Bresson. Ma da lui ho imparato che potevo fare film su persone sgradevoli – potevo prendere un reietto, un solitario, un tizio che vive una vita interiore, e dire: «Mettiamoci nei suoi panni». PICKPOCKET mi ha dato il coraggio di scrivere TAXI DRIVER, e da quel punto in poi non ho mai avuto problemi con personaggi per cui sembra impossibile provare empatia. Ho fatto film su un aspirante assassino, su un gigolò, su uno spacciatore e su una persona appassionata di porno fatto in casa. (...) In TAXI DRIVER ci sono degli elementi Bressoniani. L'attenzione per i dettagli, il quotidiano, le piccole cose della vita di ogni giorno. Il formato del diario, mostrare la scrittura. La narrazione. La visione monocolare del mondo visto attraverso gli occhi di Travis; viviamo nella sua testa e dobbiamo accettare la sua realtà. E la scena in cui Travis mette insieme il suo arsenale e si esercita davanti allo specchio con le nuove armi. È presa da una sequenza di PICKPOCKET. E il film si intitola TAXI DRIVER per la stessa ragione per cui è PICKPOCKET e non THE PICKPOCKET o A PICKPOCKET: è un anonimo termine descrittivo che non descrive il carattere. Prima di iniziare le riprese abbiamo mostrato due film al cast e alla troupe: PICKPOCKET e FUOCO FATUO di Malle." ~ Paul Schrader
Con Barbara Stanwyck, Walter Huston, Judith Anderson, Wendell Corey, Gilbert Roland
consigliato da PAUL SCHRADER
Parere su LE FURIE di Martin Scorsese: "Mentre John Ford si è limitato ad alludere ai lati oscuri, Anthony Mann è andato fino in fondo. In LE FURIE il proprietario del ranch è un patriarca che vuole che sua figlia lo supplichi per la vita del suo amante. L' orgoglioso amante messicano preferisce morire piuttosto che permettere alla sua donna di umiliarsi. LE FURIE avrebbe potuto essere una tragedia greca. La sua storia potente – scritta da Niven Busch, l'autore di DUELLO AL SOLE – fu in effetti ispirata dal romanzo di Dostoevskij L' IDIOTA. La mitologia della Frontiera, di una terra in continua espansione, ha lasciato il posto all'avidità, alla vendetta, alla megalomania e alla violenza sadica."
Con Gary Oldman, Alfred Molina, Vanessa Redgrave, Frances Barber
consigliato da PAUL SCHRADER
A proposito di AUTO FOCUS: "Il vero Bob Crane non aveva molti amici, apparentemente, perché di solito ci provava compulsivamente con tutte le donne e gli uomini ne erano infastiditi. Ma suo figlio Bobby mi ha detto che Carpenter era il suo unico amico, ed era un'amicizia legittimante. È questo che mi ha attirato nel soggetto, la somiglianza con un film che mi era piaciuto, PRICK UP - L'IMPORTANZA DI ESSERE JOE. Volevo fare con questa star televisiva la versione eterosessuale, americana della storia di Joe Orton, con tutte le complessità e i secondi fini. La mia amica Susanna Moore, la scrittrice, mi ha detto che ogni volta che c'è più di un pene in una stanza, è un atto omosessuale. [Ride] Questo rapporto è pieno di connotazioni e insinuazioni." ~ Paul Schrader
Con Bruce Byron, Ernie Allo, Frank Carifi, Steve Crandell, Johnny Dodds
consigliato da PAUL SCHRADER
"Ho visto SCORPIO RISING poco dopo la sua uscita. Ci si innamora di un film anche perché si scopre qualcosa che avremmo voluto fare noi anche se non sappiamo come, ma una cosa è certa: quel film ci ha rivelato una nuova dimensione. SCORPIO RISING è un imprevedibile mix di musica, metafore visive e grafiche, una continua contrapposizione di immagini banali e scandalose. Il suo modo di raccontare una storia attraverso la musica pop – una storia molto diversa da quella cui si riferisce la musica – crea un punto di contatto tra la cultura pop e la cultura proibita, quella omosessuale. Quando l'ho visto per la prima volta è stato come spalancare una finestra su una realtà che non conoscevo. Non parlo solo del mondo dei motociclisti omosessuali, ma di un nuovo modo di percepire le cose e di trasmettere messaggi. Il film contiene una lezione: violare le regole è facile. La regola numero 1 di molti direttori di MTV è appunto violare le regole, così alla fine nessuno si stupisce più. Sono le nevrosi e le psicosi genuine a non poter essere copiate, perché sono il prodotto di convinzioni ideologiche profonde. Si può decidere a tavolino di «fare un Kenneth Anger», ma non ci si riuscirà mai, come è successo a schiere di registi che volevano fare «un Bresson». In entrambi i casi si tratta di uno stile di regia che scaturisce da una nevrosi profonda. Il punto di partenza di questi due registi non è stato il desiderio di fare qualcosa di diverso, ma l'impegno a trovare la soluzione di un problema. È chiaro che si tratta di problemi completamente diversi: nel caso di Anger il problema è la ricerca di una sorta di meditazione, per Bresson è la ricerca di una sorta di delirio. In SCORPIO RISING la simbologia religiosa è pensata per motivi puramente feticistici, non c'è altro fine, proprio come l'iconografia utilizzata da «Midsummer Night's Dream» o da «Li'l Abner». Tutte le immagini confluiscono in una sorta di febbre omoerotica. La spinta è impressa dall'ansia feticistica di una società proibita com'era la comunità gay di quell'epoca, al cui interno le icone tradizionali venivano elaborate come valori omosessuali. Così alcuni personaggi, immagini, cartoni animati oppure oggetti assumevano un significato feticistico. Il film contiene tutte queste icone rielaborate, confermando la sensazione che in quella cultura vige un sistema di valori diverso." ~ Paul Schrader
Con Lucia Bosé, Alberto Closas, Bruna Corrà, Carlos Casaravilla, Otello Toso, Alicia Romay
consigliato da PAUL SCHRADER
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"Un filmmaker, come chiunque, non dimentica mai il suo primo amore. E il mio primo amore è stato il cinema intellettuale: Bergman, Antonioni, Bresson, Godard e Truffaut. In un certo senso, il resto della mia carriera gira attorno al mio primo amore e prende le sue forme. (...) Da anni mi porto dietro alcuni film che faccio scorrere nel videoregistratore senza audio quando sono in pre-produzione o sono occupato in altre faccende. Si tratta di film che mi rinfrancano e sono: SADISMO, IL CONFORMISTA, L'ECLISSE, IL MASCHIO E LA FEMMINA e SCORPIO RISING. Più di qualsiasi altra cosa queste pellicole riescono a liberarmi la mente quando penso a come realizzare un film (...) Ritorno periodicamente a certi film. Almeno una volta l'anno guardo SENTIERI SELVAGGI, LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE, IL GUSTO DEL SAKÈ o VIAGGIO A TOKYO, PICKPOCKET o DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA – per tenere a mente per che cosa mi batto, e che cosa si può ottenere. (...) I miei gusti in fatto di cinema si dividono esattamente a metà. Da un lato i registi orientati verso la comunità, che pensano in termini di relazioni iconografiche bidimensionali con una massa – Dreyer, Bresson, Ozu, Rossellini, Boetticher, Michael Snow, Frampton, Gehr. Mi piace tutto questo gruppo, a cui stranamente ora si è aggiunto BARRY LYNDON, una svolta interessante. Quello è un lato, che guarda ai film come un architetto guarda alla costruzione di una chiesa. Poi c'è l'altro versante da cui sono attratto: la pazzia, la pura idiosincrasia, film completamente antisociali: UN BACIO E UNA PISTOLA, ROCKY HORROR PICTURE SHOW, Buñuel, Peckinpah; tutti quelli che dicono: «Tutto il mondo sbaglia, solo io ho ragione, solo io esisto, la mia realtà è trascendente.» I miei favori sono andati dritti agli estremi dello spettro. La grande America di mezzo non mi ha mai affascinato – Capra, Cukor, il John Ford più convenzionale. Solo il John Ford più pazzo mi ha affascinato, quello di SENTIERI SELVAGGI. (...) BARRY LYNDON è un film rivoluzionario, uno schiaffo in faccia all'intera storia del cinema. È un film importante. Ne ho un rispetto infinito. Quasi nessuno sa cone giudicarlo. È un assalto. (...) Credo che i due film più importanti degli anni '60 siano LOLITA e IL MUCCHIO SELVAGGIO, per opposte ragioni. Uno sembra un film dei primi '60, pieno di lussuria e promessa e passione; l'altro dei tardi '60, pieno di morte e suicidio e passione. (...) IL CONFORMISTA è stato un film molto importante per la mia generazione, perché è il film che ha reintrodotto il concetto di ricercatezza dello stile. Negli anni cinquanta e sessanta i film erano diventati più realistici, meno scenografici e IL CONFORMISTA fu una specie di grido di adunata dello stile. Ha influenzato un sacco di gente – Scorsese, Coppola – spingendoli a fare film stilisticamente più forti e oggi questa influenza raggiunge prodotti come il telefilm MIAMI VICE. Michael Mann, che è un mio amico, mi ha detto che era stato molto colpito dal lavoro che Scarfiotti fece per AMERICAN GIGOLÒ e SCARFACE, ed era esattamente quello che tentava di emulare." ~ Paul Schrader
"Marty (Scorsese) non è una persona facile con cui lavorare. Ovviamente mi piacerebbe lavorare ancora con lui, ma non m'illudo: il tempo e la realtà ci giocano contro. Una delle ragioni per cui Marty è bravo è il fatto che è pignolo e testardo; ha un'opinione molto forte di se stesso. Si vede come un'entità importante per cui spesso prende le critiche come i bambini prendono le botte, vacillando ad ogni colpo. Se ne prende troppe, la salute lo abbandonerà. Così discutere con lui diventa una sessione terapeutica in cui tu ti riduci a pregare, urlare, litigare, mentre la salute di Marty svanisce. È un bene per lui fare queste sessioni, ma è dura, ti consuma. Ci sono altri registi con cui è più facile discutere, che accettano le tue idee molto facilmente, ma non sono altrettanto bravi. Devi scegliere i migliori, non importa quanto sarà dura. Quand'ho visto per la prima volta TAXI DRIVER ho avuto una discussione con Marty a proposito e lui ha finito per avere un attacco, urlando, accusandomi di non sapere di cosa parlasse il film e di essere contro di lui. Questa è una delle cose che potrebbe rovinarlo. Se farà dei passi falsi, sarà semplicemente perché certi suoi difetti saranno stati esacerbati dal successo – uno dei quali è l'incapacità di accettare le critiche, una paranoia. Alla fine arriverà ad un punto in cui potrà avere abbastanza potere da non essere costretto a trattare con altre persone; allora sarà talmente tagliato fuori che farà un grosso flop. È uno schema familiare." ~ Paul Schrader
Sullo stile trascendentale: "Il cinema ha sviluppato uno stile trascendentale, di cui si sono serviti artisti appartenenti a diverse culture per rappresentare il sacro. (...) La trama, la recitazione, la caratterizzazione psicologica, le tecniche di ripresa, la musica, i dialoghi , il montaggio, nei film di stile trascendentale questi elementi sono «inespressivi», cioè non esprimono nè una determinata cultura nè un tipo di personalità: sono ridotti alla stasi. Lo stile trascendentale stilizza la realtà eliminando (o quasi) gli elementi ai quali viene principalmente delegata la rappresentazione dell'esperienza umana e spogliando le interpretazioni convenzionali della realtà del loro valore e della loro forza. È come la messa: trasforma l'esperienza in un rituale che può essere ripetutamente trasceso. (...) Lo stile trascendentale si articola in tre momenti distinti: quotidianità, scissione, stasi. La quotidianità è una meticolosa rappresentazione dei banali, insulsi luoghi comuni della vita di tutti i giorni. Non c'è, però, il desiderio di catturare la verità documentaria di un evento, ma soltanto la sua superficie «stilizzata». La scissione è una discordanza reale o potenziale tra l'uomo e il suo ambiente, che culmina in un «evento decisivo». Quest'ultimo spezza la stilizzazione della quotidianità. È un evento incredibile nell'ambito della banale realtà che va accettato ciecamente. Nella sua forma più assoluta, come in ORDET di Dreyer o nel finale di PICKPOCKET di Bresson, tale evento decisivo è un vero e proprio miracolo, una resurrezione. La stasi è la scena inerte, congelata o ieratica che segue l'evento decisivo e chiude il film. In Bresson è l'ombra della croce nel DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA, il volto tra le sbarre di Michel in PICKPOCKET, il palo carbonizzato in IL PROCESSO DI GIOVANNA D'ARCO; in Ozu è, ad esempio, la lunga inquadratura del vaso alternata al volto di Noriko, prima sorridente e poi piangente, in TARDA PRIMAVERA. Questa visione statica rappresenta il mondo nuovo in cui l'universo spirituale e quello fisico, anche se in tensione irrisolta, possono coesistere come parti di uno schema più ampio nel quale tutti i fenomeni sono a loro volta più o meno espressione di una realtà più vasta: il trascendente. (...) Il segreto dello stile trascendentale sta nel fatto che esso può impedire l'esternazione delle emozioni superficiali (attraverso la quotidianità) e nello stesso tempo rafforzare quelle stesse emozioni (attraverso la scissione). L' estraniamento, il distacco dalle emozioni, dall'arte primitiva fino a Brecht, non fa altro che intensificare l'esperienza emotiva potenziale." ~ Paul Schrader
"Non ero interessato ai film da bambino e non ne ho visti fino a 17 anni. I film sono stati proibiti nella nostra chiesa (Calvinista - ndt) con un decreto del 1928 che li definiva un «divertimento mondano», insieme ai giochi di carte, il ballo, fumare, bere, e così via. Sono andato di nascosto a vedere il mio primo film: UN PROFESSORE FRA LE NUVOLE, che ho visto perché ricattato dal Mickey Mouse Club (trasmissione televisiva - ndt). Mia madre era del parere che non importava se un film fosse o no innocuo, erano comunque soldi che sostenevano un'industria malvagia. (...) Ricordo di quando mia madre mi trovò ad ascoltare una canzone di Pat Boone e di come prese la radio e la lanciò contro il muro della cantina. Ricordo la sua rabbia per aver perso il controllo e per gli insidiosi effetti dei media che distruggevano e minavano la struttura familiare, cosa che in effetti fecero. (...) Non avevo alcuna intenzione di occuparmi di cinema. Ci arrivai indirettamente. Comiciò quando ero al Calvin College, un seminario nel Michigan. Mi interessai al cinema perché era vietato. Era il periodo di IL SETTIMO SIGILLO e LA STRADA. Mi accorsi che quei film potevano collegarsi alla struttura religiosa della scuola e fare da ponte tra il mio tirocinio religioso e il mondo proibito." ~ Paul Schrader
Sul lavoro di sceneggiatore: "Si parte da un problema. Quando scopri il tuo problema, allora cerca di trovare una metafora per descriverlo. Una metafora è qualcosa che si mette al posto del problema. Non assomiglia al problema. È una sua variante. La prima volta che me ne sono reso conto è stato con TAXI DRIVER. Lì il problema era la solitudine. La metafora era il taxi, quella carretta vistosa che si muoveva tra le fogne di New York, una bara di ferro con dentro un uomo apparentemente inserito nel contesto sociale, ma di fatto del tutto isolato. Una volta stabilita la metafora, si passa alla fase seguente: i primi rudimenti della trama. Non stiamo ancora neppure parlando di scrittura, ma la trama viene al terzo posto in ordine d'importanza. Quindi, sbatti il problema contro la metafora e vedrai come la trama schizza fuori. Il passo successivo attinge alla tradizione orale. Non credo che il lavoro di sceneggiatura abbia a che fare con la scrittura. Secondo me, è più simile a raccontare storie attorno a un falò. Le parole non sono i tuoi strumenti primari. Il dialogo è essenzialmente una funzione dell'udito. La maggior parte dei dialoghi prendono il dialetto e i modi della situazione. (...) Se riesci a raccontare una storia per almeno 45 minuti, hai già un film. Come fai a sapere se funziona o no? Prendi delle persone a caso, preferibilmente gente che non abbia troppo a che fare col tuo ego o col mondo della sceneggiatura e invitale a bere qualcosa, e mentre racconti loro la storia osserva i loro occhi, le mani. Guarda il culo! Capisci subito quando li stai perdendo. Se li stai perdendo lavoraci e migliora la tua storia. Se vuoi fare la prova del nove alzati e va' in bagno dopo mezz'ora, poi torna e non continuare il racconto. Se ti chiedono come va a finire saprai con certezza che hai raccontato una bella storia. Di fatto non si impara a scrivere una sceneggiatura scrivendo, si impara raccontandola ad alta voce." ~ Paul Schrader
Sulla genesi di TAXI DRIVER: "Il mio matrimonio era fallito. Ed era fallita la relazione che aveva fatto fallire il mio matrimonio. Tutto nel giro di qualche mese. Così cominciai a vagabondare di notte, non potevo dormire a causa del profondo stato di depressione in cui mi trovavo. Anche la mia coinquilina ne aveva avuto abbastanza di me e se n'era andata, lasciandomi solo nel suo appartamento ad attendere che finissero le scorte di cibo. Restavo a letto fino alle 4 o le 5 del pomeriggio e poi mi dicevo: «Bene, ora potrei farmi un drink». Mi alzavo, bevevo e poi, portandomi dietro la bottiglia, cominciavo i miei giri notturni in auto. Quando chiudevano i bar me ne andavo a un cinema porno. Rientravo all'alba, e l'ho fatto per tre o quattro settimane di fila, una sindrome alquanto distruttiva. Mi salvò un'ulcera: non avevo mai mangiato, solo bevuto. Mentre ero in ospedale, successero due cose che dettero corpo al progetto: uscì una canzone di Harry Chapin dal titolo «Taxi», in cui una ragazza entra nel taxi del suo ex; e Bremer sparò a Wallace (Arthur Bremer per diventare famoso sparò a un politico in corsa per le presidenziali facendone un invalido a vita. Bremer finì in carcere e pubblicò il suo «Diario di un assassino» con la dettagliata cronaca dei giorni precedenti l'attentato - ndt). Quando uscii dall'ospedale mi resi conto che dovevo cambiare vita perché così sarei morto. Decisi di lasciare Los Angeles. Fu allora che mi raggiunse la metafora per TAXI DRIVER, il simbolo assoluto della solitudine urbana. Era ciò che avevo vissuto. Era il mio simbolo, la mia metafora." ~ Paul Schrader
"Il problema di Travis in TAXI DRIVER è lo stesso degli eroi esistenziali, vale a dire: perché esisto? Ma Travis non capisce che questo è il suo problema, così lo focalizza altrove: e io penso che ciò sia un segno dell'immaturità e dell'ingenuità giovanile del nostro paese. Noi non comprendiamo propriamente la natura del problema, cosicché l'impulso autodistruttivo, invece di essere rivolto verso noi stessi come avviene in Giappone, in Europa e in tutte le culture più antiche, si dirige verso l'esterno. In YAKUZA c'è un personaggio che dice: «Quando un giapponese non ce la fa più, chiude le finestre e si uccide; quando un americano non ce la fa più, apre le finestre e ammazza qualcun altro.» Ecco come cambia l'eroe esistenziale quando diventa americano. Egli diventa più ignorante, ignora la natura del suo dilemma. Non c'è sufficiente tradizione culturale in questo paese, e neanche storia; e Travis non è abbastanza intelligente da capire il suo problema. Dovrebbe uccidere se stesso invece che quelle altre persone. Alla fine, l'unica cosa che ha tentato di fare in tutto questo tempo viene a galla, ed è il tentativo grottesco di suicidarsi." ~ Paul Schrader
"Negli anni trenta, alcuni film d'attualità permisero alla dura realtà della Depressione di insinuarsi nel cinema, particolarmente alla Warner Bros. Il giovane Darryl Zanuck, allora capo della produzione, ordinò ai suoi sceneggiatori di trarre i loro soggetti dai titoli dei giornali. IO SONO UN EVASO fu probabilmente il più famoso di questi resoconti esplosivi. Portò perfino alla riforma del sistema penale del Sud. Tuttavia, David Selznick alla RKO fu più lesto di Zanuck facendo uscire la sua denuncia del sistema penitenziario parecchi mesi prima. Il film era HELL'S HIGHWAY. Fu uno dei tre film diretti da Rowland Brown, una figura dimenticata la cui veloce carriera, a quanto si dice, terminò quando prese a pugni uno dei baroni di Hollywood. Richard Dix, rapinatore di banche, è uno degli «uomini dimenticati» della Depressione. Il suo comportamento ribelle è giustificato dalle condizioni aberranti del campo di prigionia. E la sua disperazione riflette quella del paese. Il veterano della Prima Guerra Mondiale era un tempo un eroe a tutto tondo. In qualche modo l'audacia di Rowland Brown era tipica dell'epoca che precedette l'entrata in vigore del codice Hays con le sue regole di censura." ~ Martin Scorsese
Con Frankie Darro, Edwin Phillips, Rochelle Hudson, Dorothy Coonan Wellman
consigliato da MARTIN SCORSESE
"SELVAGGI RAGAZZI DI STRADA di William Wellman era un film su dei ragazzi costretti a lasciare la propria casa per trovare lavoro, dal momento che i loro genitori lo avevano perso a causa della Grande Depressione. Gli agenti dei treni li tormentavano in continuazione e frequentemente abusavano di loro. Il contesto sociale e politico era descritto a grandi linee, ma i drammi erano attuali, urgenti e dolorosi. «Wild Bill» Wellman aveva una naturale propensione per la vita vagabonda, era vicino ai ragazzi senza dimora e alla loro battaglia con le autorità. La sua simpatia andava agli emarginati e ai ribelli." ~ Martin Scorsese
"Leisen qui ha dato tutto se stesso. Il film intero è così osceno ed oltraggioso che deve avere qualcosa di speciale. La psicologia spicciola è ridicola, chiaramente, ma le sequenze dei sogni sono meravigliosamente kitsch. Amo l'elemento fantastico. Amo le canzoni di Kurt Weill e Ira Gershwin. Amo la canzone «Jenny». Per me tutto il film cresce fino al punto in cui Ginger Rogers canta: «Poor Jenny, bright as a penny» – poi si apre il vestito ed è tutto rosso e foderato di pelliccia. Questo film ha influenzato un mucchio di miei film. L'ho proiettato prima di iniziare le riprese di NEW YORK, NEW YORK, per osservare i colori e l'uso del rossetto etc. etc. Liza Minnelli, tra l'altro, è stata chiamata Liza per il personaggio che qui interpreta Ginger Rogers; il suo padrino è stato Ira Gershwin." ~ Martin Scorsese
Con Ray Milland, Ruth Hussey, Donald Crisp, Cornelia Otis Skinner
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Ambientato in Inghilterra, LA CASA SULLA SCOGLIERA è anche piu spaventoso de LA MASCHERA DI CERA e non meno atmosferico de GLI INVASATI. A dire il vero è la migliore storia di fantasmi mai realizzata. È così spaventosa che Ray Milland deve fare un paio di battute qua e là per alleggerire la tensione e tenere il pubblico nei cinema. Il tono è molto delicato e il senso di paura è intessuto nell'ambientazione e nella raffinatezza dei personaggi." ~ Martin Scorsese
Con Dana Andrews, Patricia Roc, Hoagy Carmichael, Susan Hayward
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Jacques Tourneur resta uno dei grandi registi più sottovalutati del cinema americano. Anche se è sicuramente meglio conosciuto oggi di trent'anni fa e due sue opere – IL BACIO DELLA PANTERA e LE CATENE DELLA COLPA – sono ormai dei classici. Bertrand Tavernier ha notato che Tourneur registrava i dialoghi dei suoi film a un volume molto basso e incoraggiava gli attori a recitare sottotono (ecco perché preferiva lavorare con attori minimalisti come Robert Mitchum, Dana Andrews o Victor Mature). Si tratta di una scelta fondamentale perché nei suoi film i luoghi, gli oggetti e le atmosfere diventano presenze vive. Alle emozioni e al dramma è riservato un tono sfumato per poter meglio mostrare come su di essi influisca profondamente l'ambiente fisico circostante. Tra i suoi film più belli quello che ancora non ha ricevuto il riconoscimento che merita è I CONQUISTATORI, semplicemente uno dei più bei western mai realizzati. È interessante che questa pellicola sia uscita contemporaneamente a DUELLO AL SOLE di King Vidor. In entrambi i casi si tratta di film che definirei western noir, tutt'e due riflettono il disagio del dopoguerra attraverso storie di comunità distrutte dall'avidità, dalla lussuria e dal male. Entrambe le pellicole sono a colori, ma qui terminano le somiglianze. DUELLO AL SOLE, che amo, è un film imponente, appariscente, iper-espressionista. I CONQUISTATORI è minimalista e squisitamente sottile. Una delle caratteristiche più sorprendenti di questo film è la sua ambientazione. Quando si dice western, infatti, si pensa subito alle grandi pianure o al deserto, spazi immensi che si estendono per miglia e miglia. I CONQUISTATORI è ambientato in una cittadina delle montagne dell'Oregon, un luogo dalla ricca vegetazione, isolato e piovoso e racchiuso in se stesso – una delle prime scene mostra la via principale di Portland trasformata in un acquitrino fangoso. Anche gli spazi aperti sono rappresentati da radure montagnose piuttosto anguste. Guardando I CONQUISTATORI con attenzione ci si accorge che Tourneur struttura tutte le scene diagonalmente in spazi ristretti, mostrando i personaggi che salgono o scendono pendii scoscesi. Si ha così la sensazione di una vera cittadina di coloni, o almeno dell'idea poetica che se ne era fatto Tourneur. Una delle prime scene del film, quella in cui Hoagy Carmichael canta una canzone mentre con il suo asinello sale per la ripida stradina che porta in paese, è ripetuta anche alla fine. Questa scena racchiude in sé la silenziosa, discreta bellezza di tutto il film. Sotto certi aspetti, la cosa più sorprendente de I CONQUISTATORI sono le piccole interazioni tra Donlevy e Andrews, oppure il momento in cui Carmichael guarda fuori dalla finestra mentre Donlevy pesa l'oro e pensa di tenerne un po' per sé. Quello di Donlevy è un personaggio molto interessante e moderno, un uomo debole, una persona fondamentalmente buona ma dalla personalità nulla. È come se lui e il brutale assassino e violentatore, Ward Bond, fossero le due facce della stessa medaglia, che dividono la comunità da un lato con l'incapacità di destarsi da una sorta di letargo, dall'altro con la violenza cieca e insensata. Vi sono altri grandi film di Tourneur che meritano attenzione, ma I CONQUISTATORI è per me davvero speciale e occupa un posto d'onore nella storia dei western. È uno dei più sorprendenti e squisiti esempi di questo genere mai realizzati." ~ Martin Scorsese
Con Douglas Fairbanks jr, Maria Montez, Paule Croset, Henry Daniell
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Ophüls è stato un regista che ha segnato la mia infanzia. Preferisco Renoir, ma LETTERA DA UNA SCONOSCIUTA, che ho visto la prima volta in televisione, è uno dei miei film preferiti. Ho visto anche altri film di Ophüls: PRESI NELLA MORSA – molto bello, molto noir – SGOMENTO, un altro bel film; ma quelli che mi piacciono di più sono LETTERA DA UNA SCONOSCIUTA e THE EXILE – RE IN ESILIO, di cui ho una stampa virata seppia, che è magnifica: si vedono i punti in cui, per rispettare le convenzioni degli studios, i produttori sono intervenuti a modificare il montaggio." ~ Martin Scorsese
"Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il gangster diventò un uomo d'affari. Alle gang subentrarono società anonime. Il primo film a mostrare questi cambiamenti importanti nel mondo della malavita fu il sottovalutato LE VIE DELLA CITTÀ di Byron Haskin. Io amo particolarmente la scena in cui Burt Lancaster, appena uscito di prigione, scopre questo nuovo mondo. Tutto è cambiato e lui non ci capisce niente. Ha solo un modo per affrontare i suoi problemi: la forza bruta. LE VIE DELLA CITTÀ è un film molto intelligente su un uomo completamente spiazzato dal nuovo mondo postbellico." ~ Martin Scorsese
"Prima di tutto il film noir era uno stile. Univa realismo e impressionismo, l'uso di luoghi reali e giochi d'ombre molto sofisticati. Qui merita menzione l'asso della fotografia John Alton. Il maestro di origini ungheresi, «dipingeva con la luce» (questo era il titolo del suo libro del 1949 che ancora usavamo da studenti negli anni sessanta): contrasti estremi nel bianco e nero, fonti di luce isolate, inquadrature inquietanti, campi molto lunghi... I più straordinari esempi del lavoro di Alton si trovano nei primi film di Anthony Mann, come T-MEN CONTRO I FUORILEGGE e SCHIAVO DELLA FURIA. Si trattava di piccole produzioni di serie B, in cui Alton era libero di sperimentare e spesso si assumeva rischi inusuali. I suoi chiaroscuri, da soli, evocavano la quintessenza del film nero. «Non ho dubbi che la più bella musica sia triste – rimarcava – così come la migliore fotografia è sotto tono, con neri intensi.» " ~ Martin Scorsese
Con John Garfield, Beatrice Pearson, Thomas Gomez, Marie Windsor, Howland Chamberlain
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Alcuni film, in particolare LE FORZE DEL MALE di Abraham Polonsky, descrissero la società intera come corrotta. La faccia di John Garfield, avvocato della malavita, era un paesaggio di conflitti morali. Il dialogo di Polonsky era insolitamente poetico, ma quello che vedevi era un mondo d'immoralità e cupidigia che implodeva davanti ai tuoi occhi. E il soggetto era la violenza del sistema più che la violenza individuale. (...) LE FORZE DEL MALE ha avuto su di me una grande influenza per il rapporto tra i due fratelli che mostrava cosa accadeva durante il tradimento e per lo strano dialogo scritto in versi. Il conflitto è elementare – soldi contro famiglia – e le interazioni tra fratelli sono struggenti. Sinceramente, su di me ebbe lo stesso impatto di QUARTO POTERE o FRONTE DEL PORTO. (...) Rappresentava gente che più o meno conoscevamo, ma con lo stile di Hollywood. E poi parlava delle lotterie clandestine. Ci giocavano tutti. Anch'io andavo avanti e indietro a portare soldi e biglietti dentro sacchetti di carta. Avevo dieci anni ed era uno stile di vita. Tutti parlavano dei numeri che sognavano e poi andavano a giocarli. Era facile venire coinvolti da un film così. E poi, ovviamente, bastava e avanzava la presenza di John Garfield." ~ Martin Scorsese
"In LA SANGUINARIA di Joseph H. Lewis, l'accento non è posto sulla vittima, ma sui criminali. Eri obbligato a condividere la loro paura e perfino la loro esaltazione. Nei film di Lewis il pubblico era trascinato nell'azione e dagli attori e diventava complice. Annullavano la separazione tra schermo e spettatore. Naturalmente, l'affascinante coppia di LA SANGUINARIA, apparteneva alla tradizione dei fuorilegge degli anni '30 – la tradizione che sarebbe culminata negli anni '60 con GANGSTER STORY di Arthur Penn. Ma nel film culto di Lewis, i ribelli erano animali selvaggi! Il sesso e la violenza erano inscindibili." ~ Martin Scorsese
"A metà degli anni quaranta accadde una cosa interessante: correnti oscure si insinuarono nel musical come era successo con i Western e i film gangster. Perfino il musical più convenzionale accennava al malessere postbellico. In superficie, MUSICA PER I TUOI SOGNI ha tutti i cliché di un film di Doris Day prodotto dalla catena di montaggio Warner Bros. Sembrava puro intrattenimento. Ma la commedia aveva un retrogusto amaro. Si vedevano gli artisti rovinare le loro relazioni personali, sacrificarle alla loro carriera. Doris Day, un'aspirante cantante, si innamora di Lee Bowman, un popolare cantante confidenziale, ma lui è un egoista che si sente minacciato dal successo crescente della sua partner. Significativamente, la rottura avviene quando lei lo deve rimpiazzare alla radio nel suo stesso show nazionale, perché lui è troppo ubriaco. Il film fa prendere coscienza delle difficoltà, se non dell'impossibilità, di una relazione fra artisti. MUSICA PER I TUOI SOGNI ha esercitato una grande influenza sul mio musical NEW YORK, NEW YORK. Ho preso quella relazione tormentata e l'ho fatta diventare il perno attorno a cui ruota il film." ~ Martin Scorsese
Con Mala Powers, Tod Andrews, Robert Clarke, Raymond Bond
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Ida Lupino usò spesso gli effetti del film noir per un suo scopo molto specifico. Nei suoi film erano le giovani donne ad attraversare l'inferno quando la loro sicurezza borghese veniva travolta da un'esperienza traumatica: bigamia, abusi da parte dei genitori, gravidanza non voluta, stupro. La regia della Lupino costringeva il pubblico a sperimentare dall'interno e a condividere il travaglio dell'eroina. Con un gesto insolito, l'attrice Ida Lupino era diventata regista nel 1949 dopo essere stata sospesa dalla Warner Bros. Colse l'opportunità di formare una compagnia di produzione con il marito Collier Young. Svilupparono i loro progetti, cercando nuovi talenti e trattando soggetti impopolari come lo stupro in LA PREDA DELLA BELVA. Il film non presenta il peggior incubo femminile come un melodramma, ma come uno studio di un comportamento represso capace di cogliere la banalità del male in una cittadina qualsiasi. Al di là dell'orrore del delitto, la Lupino mette in luce i cambiamenti nella psiche della vittima. La giovane donna oltraggiata non è più in grado di mantenere una relazione, per non parlare del matrimonio che aveva organizzato. Per tutta la durata del film cercherà di imparare come superare il dolore e la disperazione. (...) Come attrice, Ida Lupino disprezzava lustrini e paillettes; si può dire lo stesso del suo lavoro di regista. Raccontava storie intime, collocate sempre in un ambiente sociale ben definito: voleva «fare film su dei poveracci completamente persi, perché è questo che siamo tutti»." ~ Martin Scorsese
Con Sterling Hayden, Gene Nelson, Phillis Kirk, Charles Bronson
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Di tutti i registi esuli «contrabbandieri di stile», André de Toth fu uno dei più tenaci. In LA CITTÀ SPENTA distrusse il vecchio cliché che in America puoi sempre avere un altro momento di fortuna, una seconda possibilità. Gene Nelson interpreta la parte di un ex-galeotto che tenta di rigare dritto, ma è perseguitato dal suo passato. Persino il suo compassionevole giudice di sorveglianza non riesce a salvarlo da Sterling Hayden, l'instancabile poliziotto che lo vuole colpevole." ~ Martin Scorsese
Con Bud Abbott, Lou Costello, Mari Blanchard, Anita Ekberg, Robert Paige
consigliato da MARTIN SCORSESE
"VIAGGIO AL PIANETA VENERE mi è stato raccomandato da Michael Chapman, il mio cameraman, mentre stavamo girando TAXI DRIVER. Aveva l'abitudine di farlo vedere ai suoi figli ogni domenica mattina. C'è una sequenza in assenza di gravità che lo rende molto «avant-garde». Due gangsters si prendono a botte, e quando manca la gravità parlano in slow motion. Uno di loro spara con una pistola e il proiettile va al rallentatore e alla fine cade. È surrealismo totale, tutto il film. Questi due si presero un sacco di rischi e, nel farlo, trovarono delle cose inattese. È un film che vale la pena di vedere, quanto meno la domenica mattina." ~ Martin Scorsese
Con John Payne, Lizabeth Scott, Dan Duryea, Dolores Moran, Emile Meyer, Robert Warwick
consigliato da MARTIN SCORSESE
"LA CAMPANA HA SUONATO è un B-movie diretto da Allan Dwan, uno dei pionieri senza storia che aveva realizzato il primo dei suoi 400 film nel 1911. Alla fine della sua lunga carriera, fu relegato alla realizzazione di filmetti di genere a basso costo. Ma come si può non ammirare la bellezza delle riprese con il carrello che letteralmente guidano un disperato John Payne verso il suo ultimo rifugio, la chiesa della città. I più bei film di Dwan mettevano in primo piano la gente semplice, i paesaggi di pastori, e l'America rurale di un'epoca passata. Eppure, dietro le immagini liriche del vecchio West LA CAMPANA HA SUONATO suggerisce la fragilità delle nostre istituzioni democratiche. Il giorno del suo matrimonio John Payne dovrebbe essere l'uomo più felice di Silver Lode. Deve invece combattere per la sua vita quando viene accusato ingiustamente di un delitto e messo al bando dalla comunità. Con coraggio, la futura moglie del fuggitivo riesce a convincere la cittadinanza che lui non è colpevole, falsificando un mandato federale. Saranno la campana della chiesa e una frode a salvare la coppia. Perseguitato per ragioni sbagliate, Payne è perdonato per ragioni sbagliate. Erano i tempi delle liste nere; i messaggi politici dovevano essere contrabbandati – travestiti da metafore. Infatti il nome del malvagio interpretato da Dan Duryea era McCarthy." ~ Martin Scorsese
Con John McIntire, Richard Kiley, Kathryn Grant, Edward Andrews, Lenka Peterson
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Un film totalmente non sentimentale di Phil Karlson che segue da presso la vera storia di corruzione su larga scala, intimidazione, razzismo, e terrificante brutalità nella un tempo famigerata città di Phenix City, Alabama – dove sono stati girati gli esterni...in 10 giorni! Rapido, furioso e determinato." ~ Martin Scorsese
Con Jack Webb, Janet Leigh, Edmond O'Brien, Peggy Lee, Andy Devine
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Un film realizzato splendidamente, con dei colori e un Cinemscope gloriosi, diretto e interpretato da Jack Webb nel ruolo di un suonatore di cornetta degli anni '20 la cui vita professionale viene infettata e ribaltata completamente da un gangster di Kansas City (Edmund O’Brien). Questo tipo di situazione accadeva continuamente negli anni delle big-band e più in là nell'era del doo-wop. È una situazione che è anche al centro di AMAMI O LASCIAMI, un altro duro musical in Cinemscope fatto intorno agli stessi anni." ~ Martin Scorsese
Con Myron Healy, Jean Harvey, Doug Wilson, Richard Crane
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Con un budget incredibilmente basso, questo film ha raccontato l'intera storia dell'FBI, con Pretty Boy Floyd, Ma Barker, Bonnie and Clyde, etc. È molto episodico, molto documentaristico. C'è un momento in cui Ma Barker sa che deve uccidere il marito, gli dice di andare nel bosco; lui va; dissolvenza su una mitragliatrice; dissolvenza di nuovo e Ma è nella macchina. È un film incredibile. Bisognerebbe studiarlo, perché mostra come si fa un film a basso budget." ~ Martin Scorsese
"Budd Boetticher ha esplorato l'essenza stessa del western. Il suo stile era semplice come i suoi eroi impavidi – di una falsa semplicità. Tutti gli archetipi erano distillati fino all'astrazione. La corrida fu il primo amore di Boetticher. Il suo forte era la coreografia delle passioni umane essenziali. Nei sette western che realizzò con Randolph Scott, Boetticher diede sempre la precedenza al personaggio piuttosto che all'azione. Ogni avventura era una partita a poker e le mosse complesse dei giocatori erano più importanti della posta in gioco. Nel gioco di potere, l'eroe e il cattivo erano figure complementari: condividevano la stessa solitudine, gli stessi sogni, e perfino lo stesso codice etico. In qualche modo il gentleman e il desperado erano affascinati uno dall'altro." ~ Martin Scorsese
(Da culture.pl): L'azione si svolge in un'imprecisata spiaggia sul Mar Baltico. In uno spazio quasi vuoto si incontrano due estranei. Lui ha 28 anni, lei un po' di più ma non vuole precisare la sua età. Inizialmente la donna risponde aggressivamente alla corte del ragazzo, ma col tempo tra i due si forma una relazione più stretta. Si scopre che il ragazzo ha seguito la ragazza per due settimane e durante questo periodo si è innamorato di lei. Lei non vuole impegnarsi in una relazione di acun tipo e preferisce tornare a casa quello stesso giorno. Creando una storia poetica e minimalista focalizzata sull'osservazione di due ragazzi, Konwicki divenne il precursore della narrazione filmica moderna, con un anno d'anticipo rispetto alla fondazione della Nouvelle Vague. Non conosciamo il nome dei protagonisti nè il loro passato, i dialoghi sono scarni e la trama è ridotta, ma da gesti, occhiate e frammenti di frasi possiamo intuire alcune informazioni. Apprendiamo infine che la riservatezza della ragazza è dovuta alla morte dell'amato durante il conflitto bellico. Konwicki non fa riferimento al quadro storico più ampio, ma analizza invece come la guerra ha influenzato la materia delicata dei sentimenti umani, accrescendo la diffidenza reciproca e creando tensione nelle relazioni. THE LAST DAY OF SUMMER può essere considerato un ritratto della generazione postbellica e delle sue ferite, ma prima di tutto è una storia ancora attuale sul conflitto tra bisogno d'intimità e paura degli altri.
Con Vince Edwards, Philip Pine, Herschel Bernardi, Caprice Toriel
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Questo è uno dei film che più mi ha influenzato. Volevo inserire una clip di ASSASSINIO PER CONTRATTO in MEAN STREETS ma ho dovuto lasciarla fuori: era troppo lunga e un po' troppo esoterica. E c'è una scena in cui il protagonista si mette in forma facendo esercizio nella sua stanza d'hotel che è molto simile a quella in TAXI DRIVER. Lo spirito di ASSASSINIO PER CONTRATTO ha molto a che fare con TAXI DRIVER. Lerner era un artista che sapeva come fare le cose in maniera essenziale, come Bresson e Godard. È un film che ci fa vergognare tutti quanti per la sua economia di stile, specialmente all'inizio, nella scena dell'omicidio dal barbiere. Vince Edwards dà una meravigliosa interpretazione nella parte del killer che non riesce ad assassinare una donna. Ho potuto conoscere un poco Irving Lerner, è stato supervising editor in NEW YORK, NEW YORK, sfortunatamente è deceduto prima che finissimo la post-produzione. Era molto affascinante, aveva lavorato in alcuni progetti interessanti, come SPARTACUS, UOMINI IN GUERRA di Anthony Mann, e aveva diretto diversi film interessanti come un adattamento di “Studs Lonigan” (VIVI CON RABBIA) e anche CITY OF FEAR, ma ASSASSINIO PER CONTRATTO spicca davvero come qualcosa di unico. Con Howard Shore abbiamo studiato la scarna e ipnotica colonna sonora per chitarra elettrica e il suo ruolo nell'azione quando abbiamo fatto THE DEPARTED. Tra l'altro, la colonna sonora ricorda ovviamente IL TERZO UOMO...e la musica riflette la sensazione che che il protagonista sia preso in un circolo sempre piu stretto di fato e destino. (...) ASSASSINIO PER CONTRATTO era uno dei film preferiti dai ragazzi del mio quartiere, anche da quelli che non sapevano niente di cinema. Lo amavano semplicemente perché avevano riconosciuto che aveva qualcosa di speciale e unico. (...) È un esempio di film americano di serie B che era 100 volte meglio del film a cui era associato nel doppio spettacolo. Il film con cui lo proiettavano quando lo vidi era IL VIAGGIO di Anatole Litvak, con Yul Brinner. Quel film aveva dei bei colori, ma quando ASSASSINIO PER CONTRATTO comparve sullo schermo, fu sorprendente e snello e deciso, e diverso da qualunque altra cosa avessi visto. Quando l'ho rivisto anni dopo sono stato sopraffatto dalla severità del suo stile." ~ Martin Scorsese
Con Rod Steiger, Fay Spain, James Gregory, Martin Balsam, Nehemiah Persoff, Murvyn Vye
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Questo acuto e sobrio film low-budget di Richard Wilson, uno dei più stretti collaboratori di Orson Welles, merita di essere conosciuto meglio. Rod Steiger è brillante come Al Capone – affascinante, rozzo, brutale, ambizioso. Non c'è traccia di sentimentalismo. Wilson ha fatto anche un altro notevole film di genere crime, PAGARE O MORIRE, sulla Mano Nera a Little Italy subito dopo l'inizio del secolo." ~ Martin Scorsese
Con William Holden, Lilli Palmer, Hugh Griffith, Ernst Schröder
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Prima di IL FALSO TRADITORE, la maggior parte dei film di guerra erano in bianco e nero – l'influenza di Rossellini e del neorealismo. Ci eravamo abituati. Poi, all'improvviso, arriva questo film: intelligente, realizzato in maniera splendida, dispendioso, le sue svolte narrative basate su incidenti reali, fantastiche interpretazioni di William Holden e Lilli Palmer – e tutto con colori vivaci. Per dei ragazzini cresciuti sui campi di battaglia in bianco e nero dei cinegiornali, l'uso del colore qui – specialmente il colore rosso, che è molto importante – dette al film una presenza e un'immediatezza che ci terrorizzò." ~ Martin Scorsese
Con Carroll Baker, Mario Adorf, Peter Van Eyck, Denholm Elliott
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Un gruppo di uomini vive isolato in una stazione petrolifera nel deserto. C'è una forte insinuazione di omosessualità tra di loro – e poi in una straordinaria sequenza, entra in scena questa sirena (Carroll Baker) insieme al marito, e tutti gli uomini cercano di uccidersi a vicenda. La desolazione e la lurida qualità complessiva è meglio di qualsiasi cosa prodotta dal National Enquirer. Il montaggio e l'uso di dialoghi sovrapposti sono meravigliosi; Set Holt cominciò la sua carriera nel cinema come montatore. Qui si percepisce una papabile sensazione d'essere bloccati in un posto. E si capisce com'è vivere in una società di persone lontana da tutto." ~ Martin Scorsese
Nel 1993 il Lincoln Center di New York e Martin Scorsese organizzarono la rassegna "Mean Screens", una serie di proiezioni in “doppio spettacolo” in cui Scorsese presentava ogni suo film associato a film di altri che lo aveva influenzato. AVAMPOSTO SAHARA fu accoppiato con RE PER UNA NOTTE. Secondo le parole di Scorsese entrambi i film riguardavano "una battaglia di nervi."
Con Jerzy Selnik, Barbara Brylska, Wieslawa Mazurkiewicz, Krystyna Mikolajewska
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Tutti i film di Wajda fecero colpo su di me. Ogni volta che avevo l'opportunità di vederne uno rimanevo impressionato dalla sua maestria. Ho amato anche i film di Jerzy Kawalerowicz: IL TRENO DI NOTTE, MADRE GIOVANNA DEGLI ANGELI e in particolare IL FARAONE, che aveva un approccio nuovo al film storico. I film di Wojciec Has, LA CLESSIDRA e più tardi IL MANOSCRITTO TROVATO A SARAGOZZA, mi hanno veramente sorpreso. Andrzej Munk l'ho recuperato un po' più tardi, e poi, ovviamente, i primi film di Skolimowski e Polanski. Gli anni '50 e '60 sono stati un gran periodo per il cinema polacco...un gran periodo per il cinema, punto. Col cinema polacco, quello che su di me fa effetto è la mistura di passione, meticoloso artigianato, composizioni dinamiche di grande profondità focale, dilemmi morali e conflitti religiosi, il tutto fatto spesso con gran senso dell'umorismo. Umorismo e tragedia sono molto vicini nel cinema polacco." ~ Martin Scorsese
Con Michael Caine, Nigel Davenport, Nigel Green, Harry Andrews
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Nella sequenza d'apertura, Michael Caine guida una jeep con un cadavere a bordo, e c'è una marcetta italiana in sottofondo. Da subito sai che stai per assistere a qualcosa di unico. I SETTE SENZA GLORIA non è un film sadico, ma è meschino. I personaggi non hanno alcun valore sociale che li riscatti, una cosa che amo. In una sequenza, fingono di essere sodati italiani per ingannare degli arabi; uno degli arabi nota qualcosa di strano in loro, così prendono le armi e sparano a tutti gli arabi. Non pensano, agiscono solo. Hanno un lavoro da fare, e lo porteranno a termine. Nichilismo, pragmatismo...è spaventoso." ~ Martin Scorsese
"Questo film – Rod Taylor contro i Mau Mau – era il più violento che avessi visto fino a quel momento. C'è una scena in cui Taylor combatte contro un ex nazista con una sega elettrica. In un'altra scena un treno pieno di rifugiati è finalmente riuscito a sfuggire ai Mau Mau della valle sottostante e quando sta per raggiungere la cima della collina perde potenza e scivola indietro, e i rifugiati vengono macellati. È un film veramente sadico, ma bisognerebbe vederlo. Credo che molti l'abbiano trovato imbarazzante per via del suo scoperto razzismo, così si è preferito ignorarlo. Il senso del film è intollerabilmente violento; non c'è considerazione per nient'altro. La risposta a tutto è: uccidere." ~ Martin Scorsese
Titolo originale Der Händler der vier Jahreszeiten
Regia di Rainer Werner Fassbinder
Con Hans Hirschmüller, Hanna Schygulla, Irm Hermann, Ingrid Caven
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Mi piaceva com'erano illuminati i film di Fassbinder. Avevano una specie di look neorealista, malgrado l'accuratezza delle inquadrature. E un tono drammatico, malgrado la luce diffusa e senza ombre. Forse non capisco molto i film di Fassbinder, forse non sono la persona più adatta. Ma IL MERCANTE DELLE QUATTRO STAGIONI mi ha influenzato molto – la durezza complessiva, la durezza delle inquadrature, specialmente nella scena in cui la moglie sta facendo l'amore con un altro uomo e arriva il marito, quando litigano. C'è una franchezza inflessibile, nel tono come nelle luci. Anche se poi in altri momenti la fotografia ricorda quella di un film di Douglas Sirk. E da lì ho capito che mi sarebbe piaciuto lavorare con Michael Ballhaus (direttore della fotografia - ndt). (...) Ho visto i film di Fassbinder – amo BERLIN ALEXANDERPLATZ, ma molte cose non le capisco. È troppo lontana da me, in quel senso, la roba di Fassbinder, proprio non la capisco. Ho visto anche LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT. Ma quel che aveva IL MERCANTE DELLE QUATTRO STAGIONI era una specie di brutale onestà nel modo in cui la cinepresa guardava i personaggi – gli attori – e non necessariamente nelle scene melodrammatiche. E mi ha fatto capire che si poteva fare qualsiasi cosa, veramente. Proprio di tutto, a patto di essere onesti a riguardo. Sono immagini oneste. Sono come le foto della polizia – le foto di una scena del crimine. C'è in loro una certa obiettività. Come sceglie l'angolo il fotografo di una scena del crimine? Dice: «Questa verrà bene...»? Oppure dice: «Ecco qua! La vita e la morte insieme.» Questo è l'impulso che mi ha dato il film di Fassbinder." ~ Martin Scorsese
Con Gary Bond, Donald Pleasence, Chips Rafferty, Sylvia Kay, Jack Thompson, Peter Whittle
consigliato da MARTIN SCORSESE
"WAKE IN FRIGHT è un film profondamente – e sottolineo profondamente – destabilizzante e inquietante. Lo vidi alla première a Cannes nel 1971, e mi lasciò senza parole. Dal punto di vista visivo, drammatico, atmosferico e psicologico è splendidamente calibrato e ti entra sotto la pelle un incontro alla volta, mentre accompagni il protagonista interpretato da Gary Bond. Sono entusiasta che WAKE IN FRIGHT sia stato conservato e restaurato e che finalmente possa avere la visibilità che merita." ~ Martin Scorsese
Con Barbara Hershey, Ron Silver, David Labiosa, George Coe
consigliato da MARTIN SCORSESE
"Barbara Hershey interpreta una donna che viene brutalmente violentata e soggiogata da una forza invisibile in questa pellicola genuinamente terrificante. L'ambientazione banale, una casa californiana moderna, accentua le sue qualità snervanti." ~ Martin Scorsese
Con Franciszek Pieczka, Wojciech Pszoniak, Jan Szurmiej, Ewa Domanska
consigliato da MARTIN SCORSESE
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THE REGENERATION(Raoul Walsh, 1915, USA) A lungo creduto perso fino al ritrovamento da parte del Museum of Modern Art, THE REGENERATION non solo segnò la nascita del film gangster, ma fu anche uno dei pochi film ad usare vere locations newyorchesi (nello specifico i malmessi caseggiati della Bowery) per dare autenticità alla sua ruvida parabola di ascesa e caduta. La storia segue le vicende del piccolo Owen da quando a dieci anni perde la madre e si ritrova ospite di alcuni vicini di casa. Quando appare evidente che hanno solo bisogno di un servo Owen scappa, preferendo comunque dormire per strada. Entro qualche anno capisce che può ottenere ciò che vuole con la forza, ma dietro i muscoli mantiene un buon cuore, tanto che uno dei suoi primi atti di violenza è per difendere un disabile. A venticinque anni Owen (ora interpretato da Rockliffe Fellowes) è già il leader della sua gang e un giorno usa il suo potere per risparmiare un gruppo di ricconi in trasferta a caccia di scenari pittoreschi. A convincerlo è lo sguardo implorante di Marie (Anna Q. Nilsson), giovane superficiale che però proprio in quella circostanza realizza la sua vocazione e comincia a dedicare tutta se stessa al volontariato nei bassifondi. Owen osserva da distanza le sue opere di bene, è attratto da lei ma troppo legato alla vita criminale per pensare di potersi "rigenerare". Marie comincia a contraccambiare il suo interesse e si impegna per fargli cambiare strada, ma a complicare le cose ci si mette anche Skinny (William Sheer), il secondo in comando della gang, che vuole tenere Owen nei bassifondi semplicemente perché non sopporta la bontà e i suoi alfieri. ~ (moviessilently.com)
"Il film gangster precedette la prima guerra mondiale con film come THE MUSKETEERS OF PIG ALLEY di D. W. Griffith e THE REGENERATION di Raoul Walsh, che fu girato in esterni, a New York, nel Lower East Side. I gangster allora erano visti come le vittime di un ambiente degradato, ragazzi di quartiere cresciuti nelle «mean streets» (strade senza legge). (...) Quando mia madre era una ragazza, quegli orribili caseggiati dei «Five Points» (dov'è ambientato anche GANGS OF NEW YORK di Scorsese - ndt) erano ancora in piedi. Walsh vi girò parte di THE REGENERATION. È un film magnifico, duro, implacable. Walsh conosceva davvero la gente dei Five Points...quel che rimaneva dei Five Points, e alcuni di loro li mise nel film. Walsh conosceva la gente, capiva il loro folklore. Sapeva come ordinavano una birra al bar, come si muovevano, come si vestivano. Capiva personaggi come Chuck Connors, l'uomo che inventò il concetto di racket. Organizzava grandi feste a cui invitava i poliziotti. Per Walsh, che era irlandese, tutto ciò era un po' una seconda natura. Un po' com'è successo a me col mondo italoamericano. " ~ Martin Scorsese
POTENZA E GLORIA(William K. Howard, 1933, USA) Alle esequie di Tom Garner (S. Tracy), odiatissimo presidente della Chicago and Southwestern Railway, soltanto Henry (R. Morgan), suo segretario e amico da una vita, lo ricorda con affetto. È lui che fa da narratore dei vari episodi (flashback) che, senza susseguirsi in ordine cronologico, riepilogano la vita di Garner fino al suicidio della moglie (C. Moore) e dello stesso Tom. Scritto per la Fox dal 35enne Preston Sturges che fu il primo sceneggiatore di Hollywood a ottenere il totale controllo sul proprio lavoro e a strappare una percentuale sugli incassi, il film fu un fiasco al botteghino, ma oggi è considerato un classico e un precursore per la tecnica narrativa mista di flashback e – novità assoluta – di una voce fuori campo che in quell'occasione fu definita "narratage". Citizen Kane (1941) gli deve molto come lo stesso Welles riconobbe. Persino la fotografia di James Wong Howe anticipa quella di Gregg Toland. Il titolo è preso dall'ultima frase del Padre Nostro ("Tua è la potenza e la gloria") nella versione protestante, ripresa da Graham Greene nel suo romanzo di ambiente messicano del 1940 portato sullo schermo da John Ford (La croce di fuoco, 1947). ~ (il Morandini)
BLOOD MONEY(Rowland Brown, 1933, USA) Il terzo film prodotto dalla 20th Century Pictures, BLOOD MONEY, vede George Bancroft nella parte di un losco garante per cauzioni di criminali che s'innamora di una giovane cleptomane di buona famiglia (Frances Dee). La ragazza, affetta da una “mania malavitosa” spasima per trovare un uomo forte che la domini. Non passa molto prima che conosca uno dei clienti di Bancroft, un criminale che si dà il caso sia anche il fratello della sua donna di lungo corso, interpretata da Judith Anderson. La Dee finisce per ingannare Bancroft e questo porta a una grossa incomprensione e a un alterco tra il garante e i suoi contatti nella malavita. BLOOD MONEY è un film selvaggio, anche per un film pre-codice Hays, in larga parte per merito del personaggio della giovane cleptomane e dell'interpretazione che ne dà Frances Dee. Rowland Brown diresse solo tre film, ma se questo melodramma criminale è un'indicazione, possedeva un magistrale senso della storia e un'arguzia sorprendentemente scontrosa. ~ (immortalephemeral.com + chicagoreader.com)
"Rowland Brown, figura ampiamente dimenticata, realizzò tre film duri e sardonici nei primi anni '30, ciascuno di essi è illuminante riguardo a politica cittadina, corruzione, e intimità tra poliziotti e criminali. Questo è il mio preferito. Il finale è indimenticabile." ~ Martin Scorsese
NOZZE AGITATE(Allan Dwan, 1945, USA) Dennis O'Keefe, sposato di fresco con la deliziosa Sheila Ryan, è nei pasticci. L' ex ragazza di O'Keefe, la danzatrice esotica Marie McDonald, ha in suo possesso una giarrettiera ornata di pietre preziose donatale da O'Keefe nei suoi giorni da scapolo. La McDonald intende mostrare la giarrettiera alla sospettosa moglie di O'Keefe, così il nostro eroe deve recuperare l'imbarazzante accessorio senza che la sua signora venga a saperlo. NOZZE AGITATE fu uno dei tre fortunati adattamenti di classiche farse ad opera di Allan Dwan per il produttore indipendente Edward Small. Dwan disse a Peter Bogdanovich che queste commedie frenetiche e blandamente risqué furono il suo contributo allo sforzo bellico: erano opere d'evasione fatte per distrarre il pubblico dalle preoccupazioni. ~ (letterboxd.com)
Scorsese ha citato NOZZE AGITATE come un'influenza per il suo AFTER HOURS: "Mi sono sempre piaciute le due farse di Allan Dwan – NELLA CAMERA DI MABEL e NOZZE AGITATE. Mi piace come i diversi rami delle vicende si snodano e s'intrecciano, e come quei personaggi finiscono per trovarsi in quelle ridicole situazioni. (...) Ho sempre voluto fare un film che avesse questa sorta di «effetto scatole cinesi», in cui continui ad aprirne ed aprirne e poi finisce che ritorni al punto di partenza."
IO AMO(Raoul Walsh, 1947, USA) Ci sono molti artisti fittizi nel cinema, ma pochi la cui presenza è inquietante e stimolante quanto quella del pianista jazz interpretato da Bruce Bennett nel musical crime-drama IO AMO. Bennett, caratterista in molti film noti (inclusi IL ROMANZO DI MILDRED e IL TESORO DELLA SIERRA MADRE), ha uno sguardo gelido e una voce piatta, vuota (simile a quella di Gary Cooper) che gli danno l'aria della persona profonda ma spezzata. Nel ruolo di Petey Brown, la donna che lo ama, c'è Ida Lupino, che trasmette una durezza scaltra, di strada, provata dalla vita che porta con sé la saggezza di conoscere le regole e i limiti dell'amore. E Walsh, un maestro di stoicismo sarcastico e riservato, sommerge la tragedia della loro relazione in un paio di sguardi sommessamente angosciati. La distrazione monosillabica di Bennett accenna a un dolore insondabile, un dolore così vasto e crudo da non poter essere incanalato nell'arte. ~ (newyorker.com)
"IO AMO è dark – è un musical noir, ed è quello a cui miravamo per NEW YORK, NEW YORK. (...) Sia MUSICA PER I TUOI SOGNI di Curtiz che IO AMO di Walsh sono musical noir su cantanti da nightclub; entrambi sono stati d'ispirazione. E tra l'altro la ripresa di New York che ho usato per i titoli d'apertura in NEW YORK, NEW YORK l'ho presa dai titoli d'apertura di IO AMO." ~ Martin Scorsese
ALWAYS LEAVE THEM LAUGHING(Roy Del Ruth, 1949, USA) Kip Cooper (Milton Berle) è un comico sconosciuto che si eibisce in pubblico ad Asbury Park (New Jersey) provocando più sbadigli che applausi. Un giorno ottiene un appuntamento galante da Fay, anche lei in cerca di successo nel mondo dello spettacolo, e viene a sapere che i suoi genitori un tempo facevano un numero di vaudeville che Kip sa ancora a memoria. Kip convince Fay a riproporre insieme a lui il vecchio numero, ma quando gli viene offerto un ingaggio che non prevede la presenza di Fay, Kip la scarica ottenendo però solo un flop nonché il furto del suo compenso. Fay, in cerca di un lavoro, si unisce al coro dello spettacolo itinerante di un comico dei vecchi tempi, Eddie Eagen. Kip invece si interessa alla giovane e bella moglie di Eagen e quando il maturo comico si ammala, Kip finisce per prendere il suo posto. Eagen tenta di rientrare quando lo show arriva a New York ma collassa sul palco, lasciando a Kip un'occasione d'oro per far decollare la sua carriera. ~ (Wikipedia)
"Milton Berle è l'archetipo del comico molto ruvido e sgradevole. Questo film dipinge in modo chiaro il tipo di personaggio che era Berle – il vero Milton Berle. Trovo i comici molto affascinanti; c'è così tanta sofferenza e paura in questo mestiere, e questo è uno dei film più onesti sui comici. Ammiro il coraggio che ha avuto Berle di fare un film autobiografico su una persona completamente antipatica. A dire il vero, credo che Berle abbia anche completato la regia del film quando Del Ruth si ammalò a tre quarti della lavorazione." ~ Martin Scorsese
STUPENDA CONQUISTA(John Boulting, 1951, UK) William Friese-Greene, un giovane aiutante fotografo con tanta fantasia e talento, ha davanti a sé un avvenire radioso. La sua fidanzata, Helena, lo spinge a rischiare e a licenziarsi dallo studio in cui lavora per aprire un'attività in proprio. William le dà ascolto e, dopo un inizio incerto, la sua attività prende il via e lui diviene il fotografo più ricercato dall'alta società londinese. Messosi in società con Jack Carter, William, che ha intuito le potenzialità del cinematografo, comincia a fare esperimenti su di esso. Le sue ricerche, benché coronate dal successo, esauriscono le sue finanze e lui e Helena attraversano una grave crisi economica. Quando Helena, ancora giovanissima, muore improvvisamente, William è scosso dal dolore, ma continua a lavorare. Dopo qualche tempo conosce Edith, una giovane guantaia, e la sposa. Dal loro matrimonio nascono tre figli e, mentre William si concentra in esperimenti sulla validità del film a colori, la famiglia versa in sempre più frequenti crisi economiche. Allo scoppiare della prima guerra mondiale, per non essere di peso alla famiglia, tutti e tre i figli si arruolano nell'esercito inglese. Edith, per non compromettere ulteriormente il loro avvenire, benché ami ancora molto suo marito, decide di lasciarlo. Nel 1921 William muore dopo aver realizzato il suo sogno: un film a colori. ~ (cinematografo.it)
"L'impatto più importante del cinema inglese e una delle mie prime esperienze cinematografiche risale a un film intitolato STUPENDA CONQUISTA. Per quel che ne so, è l'unico film mai realizzato sull'invenzione del cinema. Fu anche il contributo dell'industria cinematografica inglese al Festival of Britain del 1951, che coincise con il cinquantenario del cinema inglese. Per me era un momento straordinario per vedere quel film! Avevo dieci anni. Mio padre mi portò a vederlo all'accademia della Musica di New York, nel 1953. Per me si trattò di una rivelazione. C'è una scena in cui Friese-Greene spiega il concetto di persistenza delle immagini retiniche, che è proprio l'essenza del cinema. Lo descrive alla fidanzata facendo scorrere molto rapidamente una serie di disegni che ha abbozzato sul margine di un libro: tutte queste immagini sono separate, statiche, ma quando si susseguono rapidamente si muovono come per miracolo. Quella è stata la prima volta che ho capito che cos'erano i film. Quei film che mi appassionavano da sempre – anche se avevo solo dieci anni: e ad un tratto ho capito come si faceva a fabbricarli. Da quel momento non sono più stato la stessa persona. (...) Mi è sembrato molto commovente che mio padre, un operaio di sartoria, abbia voluto vedere un film sulla nascita del cinema. Questo mi fa pensare all'universalità del cinema, al fatto che il suo potere possa superare ogni tipo di frontiera e rivolgersi a qualunque persona sulla faccia della terra. Inutile dire che mio padre non poteva prevedere l'impatto che quell'opera avrebbe avuto su di me." ~ Martin Scorsese
TAKE CARE OF MY LITTLE GIRL(Jean Negulesco, 1951, USA) Liz (Jeanne Crain) è una ragazza giovane e ingenua appena uscita dall'high school. Insieme alla migliore amica Janet (Beverly Dennis) si iscrive alla Midwestern University, dove un tempo sua madre era stata una leggenda tra gli studenti. Liz e Janet sognano di essere accettate dall'associazione studentesca "Tri-U", ma se Liz non ha problemi a diventare unaTri-U, Janet al contrario non fa colpo sul gruppetto di snob e, affranta per essere stata respinta, decide di lasciare il college. In seguito Liz conosce Joe e Chad, il primo è un ex soldato all'ultimo anno di college che non vede di buon occhio le cricche delle associazioni, il secondo ha la reputazione del playboy sbevazzone, ma è anche uno dei ragazzi più popolari tra le confraternite. Liz viene spinta da una "sorella" della Tri-U a uscire con Chad e si affeziona a lui al punto di accettare di aiutarlo a barare ad un esame. L'impresa è acclamata dalle sorelle ma disapprovata aspramente dall'etico Joe. Arriva poi la "Settimana Infernale" che prevede umilianti e crudeli scherzi ai danni delle matricole. Mentre porta a termine i suoi sciocchi compiti Liz s'imbatte in Joe e lo segue a una festa. Chad viene a sapere che i due sono insieme, li raggiunge e cerca di vendicarsi con Liz ma Joe la difende finendo per fare a botte col rivale. Liz capisce che è Joe che vuole e si dimette dall'odiosa confraternita. ~ (Wikipedia)
Scorsese ha segnalato TAKE CARE OF MY LITTLE GIRL tra le influenze per il suo ALICE NON ABITA PIÙ QUI: "TAKE CARE OF MY LITTLE GIRL ritrae la ribellione di una studentessa che sceglie di non far parte della confraternita snob e senza principi che già era stata della madre. Ho trovato il film di Negulesco interessante per quel che dice a proposito del conformismo nell'America dei primi anni '50. Se si sorvola sulle convenzioni di quell'epoca, come ad esempio far recitare a delle trentenni la parte delle universitarie ventenni, si può godere di questo film e non trovarlo ridicolo." ~ Martin Scorsese
I CAVALIERI TEUTONICI (Aleksander Ford, 1960, Polonia) Ambientato nella Polonia a cavallo tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo, è la storia di un giovane nobile impoverito che insieme a suo zio ritorna dalla guerra contro l'ordine dei cavalieri Teutonici in Lituania. Il giovane s'innamora di una donna bellissima e fa voto di portarle «tre trofei» strappati ai Cavalieri Teutonici. Il film attirò masse di spettatori e rimane uno dei film più visti della storia polacca: vendette 14 milioni di biglietti in 4 anni, fu esportato in 46 nazioni e fece 29 milioni d'ingressi in Unione Sovietica. ~ (Wikipedia + letterbox.com)
TO KILL THIS LOVE(Janusz Morgenstern, 1972, Polonia) La storia ruota principalmente attorno alla giovane coppia di innamorati Magda e Andrzej. Dopo le scuole superiori ad entrambi manca il punteggio necessario per potersi iscrivere all'università. Magda ha la possibilità di cominciare gli studi di medicina l'anno successivo se lavora nel frattempo come assistente all'ospedale. Andrzej a sua volta vorrebbe trovarsi un lavoro mentre si prepara per l'esame d'ingresso alla facoltà di "tecnologia". I due ragazzi desiderano vivere insieme ma non possono permetterselo, per cui Andrzej finisce per farsi ospitare da un amico e Magda per stare a casa del padre e della sua giovane compagna, i quali però attraversano un momento burrascoso che aumenta il disagio della convivenza. Andrzej viene assunto in un'autofficina e col lavoro trova anche un'amante nella moglie del suo nuovo capo. Magda scopre il tradimento e la storia tra i due rischia di andare in pezzi. Come se non bastasse Andrzej ruba un prezioso crocefisso all'amante per venderlo al mercato nero, ma il suo capo viene a sapere sia del furto che della relazione tra Andrzej e la moglie. "Se dovessi specificare il genere del film," ha detto l'autore della sceneggiatura Janusz Glowacki, "direi che il film appartiene al genere della commedia drammatica. Volevo mostrare alcune variazioni dell'amore che si influenzano a vicenda, tipi di amore molto diversi: splendido, divertente, patetico, rassegnato. Volevo che questo film fosse tanto triste quanto divertente. Tanto lirico, quanto ironico." All'uscita il film fu criticato da molti per il suo cinismo e trovò spazio solo in un ristretto numero di cinema d'essai. ~ (culture.pl)
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"Il primo film che vidi al cinema di cui ricordo il nome è DUELLO AL SOLE. La rassicurante oscurità della sala fu improvvisamente squarciata da un'esplosione stravagante di colori vivaci, seguita da parecchi colpi di pistola: i titoli d'apertura del film. Era il 1946, avevo 5 anni. Di solito era mio padre a portarmi al cinema, ma quella volta fu mia madre. Il film era stato condannato dalla Chiesa ed era stato soprannominato «Lust in the dust» (lussuria nella polvere). Penso che la mamma mi abbia usato come scusa per vederlo lei. (...) Fu una grandiosa esperienza sensoriale: l'intensità selvaggia della musica, il Technicolor in tricromia, la sensazione dello spazio (come solo King Vidor sapeva ricreare), l'impiego del «matte painting» e, infine, il duello al sole vero e proprio. Tutto era travolgente. Ne fui impaurito, ricordo di essermi coperto gli occhi durante la sequenza finale. La qualità allucinatoria di quelle immagini non si è mai attenuata, anche dopo tutti questi anni. Credo che questa esperienza mi abbia segnato per sempre." ~ Martin Scorsese
"Uno dei miei film preferiti da adolescente era LA REGINA DELLE PIRAMIDI di Hawks. Andavo di cinema in cinema per rivederlo. Ho passato un periodo in cui ero appassionato di storia egizia. Poi FRONTE DEL PORTO ha spazzato via tutto. Non ha spazzato via l'amore per il film, solo il bisogno di rivederlo." ~ Martin Scorsese
Su FRONTE DEL PORTO di Kazan: "Avevo dodici anni quando vidi FRONTE DEL PORTO. Ne fui sconvolto. Kazan stava forgiando un nuovo stile di recitazione. Aveva l'apparenza del realismo. Ma in effetti rivelava qualcosa nel comportamento naturale delle persone che non avevo mai visto prima: la verità dietro la finzione. «Brando» osservava Kazan, «è l'unico attore che posso definire un genio. Ha quell'ambivalenza che io reputo essenziale per descrivere l'umanità: la forza unita alla sensibilità.» " ~ Martin Scorsese
"Sono stato studente di cinema tra il 1960 e il 1965, gli anni del massimo fulgore della Nouvelle Vague francese, del successo internazionale del cinema italiano e della scoperta del cinema dell'Europa Orientale. Il cinema di Resnais ebbe su di noi un impatto notevole: ciò che aveva fatto con gli stacchi di montaggio in HIROSHIMA MON AMOUR e L' ANNO SCORSO A MARIENBAD ci faceva sentire liberi." ~ Martin Scorsese
Su DELITTO PERFETTO di Hitchcock: "Quando sono un po' stanco guardo DELITTO PERFETTO. È come se ascoltassi una fuga di Bach: avete presente quando bisogna indovinare la frase che andrà a seguire, e ci si sofferma su quella che si sta per ascoltare...è lo stesso tipo di piacere. È un film meraviglioso da guardare – una lezione di montaggio – tant'è vero che lo consiglio spesso ai miei studenti. Quando Ray Milland spiega all'ottimo attore che interpreta l'assassino come intende uccidere sua moglie, guardate come Hitchcock cambia l'angolo di ripresa, come cambia il valore delle inquadrature a seconda del dialogo. È qualcosa di molto sottile. Non colloca improvvisamente un primo piano in mezzo allo schermo; sposta un pochettino la macchina da presa, cambia leggermente il valore dell'inquadratura. È come nella prima parte de GLI UCCELLI, che io trovo più affascinante della seconda. (...) A uno studente di cinema basterebbe guardare i film di Hitchcock, Welles e Ford." ~ Martin Scorsese
"I miei due film preferiti di Godard sono IL DISPREZZO e QUESTA È LA MIA VITA. Amo anche gli altri suoi film, ognuno di loro è un viaggio, una ridefinizione del cinema e del linguaggio. Ma quelli che mi hanno più emozionato sono senza dubbio quei due. Adoro IL DISPREZZO, i suoi colori, l'uso del Cinemascope. E la sua magnifica tristezza. E in più, ne IL DISPREZZO l'eroe arriva a vendere la sua anima al produttore." ~ Martin Scorsese
Su OMBRE e su Cassavetes: "È stato QUARTO POTERE che mi ha fatto prendere coscienza di ciò che faceva veramente un regista, ma è stato OMBRE che mi ha dato l'urgenza e il coraggio di provare davvero a fare film. In un certo senso, in termini di stile, nei miei film ho sempre cercato di combinare Welles e Cassavetes. (...) OMBRE di Cassavetes fu un evento enorme per me: una visione di verità quasi insostenibile. Gente che sembra raccolta per strada... Cassavetes era sicuramente il più indipendente di tutti i registi. Per me è stato e resta una guida e un maestro: senza il suo sostegno e i suoi consigli, non so cosa sarei diventato nel mondo del cinema. Ogn volta che incontro un giovane regista avido di consigli gli dico di meditare sulla vita e le opere di Cassavetes. Il suo esempio è fonte di grandissima forza. È grazie a John che ho capito che si poteva davvero fare un film, che di per sé è un'idea folle, perché è un'impresa enorme, della quale non si comprende la dimensione se non quando ci si è già completamente invischiati...ma a quel punto è troppo tardi." ~ Martin Scorsese
Su I RUGGENTI ANNI VENTI di Walsh: "Alla fine degli anni trenta, arrivò un film cruciale: I RUGGENTI ANNI VENTI di Raoul Walsh. Questa cronaca dell'età del proibizionismo fu l'ultimo grande film di gangster prima dell'avvento del film noir. Si sovvertiva allegramente la storia di Horatio Alger: il gangster faceva la caricatura del sogno americano. Era la saga appassionante di un eroe di guerra diventato contrabbandiere e della sua caduta dopo il crollo della borsa. Il gangster era diventato una figura tragica. Walsh osò perfino concludere il film su un'immagine semireligiosa che evoca la «Pietà». I RUGGENTI ANNI VENTI ha ispirato uno dei miei film da studente: IT'S NOT JUST YOU, MURRAY. E mi piace pensare che QUEI BRAVI RAGAZZI discenda dalla stessa straordinaria tradizione che ci ha dato SCARFACE - LO SFREGIATO e I RUGGENTI ANNI VENTI." ~ Martin Scorsese
"Tarantino è diverso dalla nostra generazione. L'eroe di Tarantino è ironico, non esistenzialista. Se gli capita di ammazzare qualcuno, dice: «Beh, e con questo?» Del resto non credo che sia una grande novità; mi sembra che Godard facesse la stessa cosa nei suoi primi film. Mi è piaciuto LE IENE. L'utilizzo della musica è fantastico." ~ Martin Scorsese
Su SCARPETTE ROSSE di Powell & Pressburger: "Ho detto e scritto talmente tanto su questo film; per me è sempre stato uno dei più bei film mai girati, e ogni volta che torno a guardarlo – circa una volta l'anno, come anche 8 ½ di Fellini – è nuovo: rivela un altro lato, un altro livello, e raggiunge una nuova profondità. Cos'ha di così speciale? Ovviamente è magnifico, uno dei più bei film in Technicolor mai fatti; dà una sensazione di magia straordinaria – date un'occhiata alla scena in cui Moira Shearer sale i gradini per raggiungere la villa di Anton Walbrook, specialmente dopo il restauro del film: sembra che galleggi su correnti scintillanti di luce e aria. E non c'è nessun altro film che come SCARPETTE ROSSE drammatizzi e renda visivamente l'ossessione per l'arte, il modo in cui può impadronirsi della tua vita. Ma ad un livello più profondo, nel movimento e nell'energia della stessa regia, c'è un enorme, ossequioso amore per l'arte, una fede nell'arte come uno stato genuinamente trascendentale." ~ Martin Scorsese
Su L'AVVENTURA di Antonioni: "È difficile pensare a un film che abbia una comprensione più potente di come le persone sono legate al mondo che le circonda, attraverso ciò che vedono e toccano e gustano e sentono. Sono consapevole che L'AVVENTURA dovrebbe riguardare dei personaggi «alienati» dal loro ambiente, ma quella parola è stata usata così spesso per questo film e i film di Antonioni in genere che quasi spegne il pensiero. A dire il vero, io lo vedo più che mai come un film su delle persone in un momento di angoscia spirituale: i loro segnali spirituali sono interrotti, ed è per questo che vedono il mondo attorno a loro come ostile e spietato. Visivamente, tematicamente, dal punto di vista drammatico, e sotto ogni altro aspetto, è una delle grandi opere cinematografiche." ~ Martin Scorsese
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