L'autunno si fa più esplicito, il ponte di Ognissanti è alle porte e la distribuzione si fa più coraggiosa, dove il coraggio è rappresentato dalla discesa in campo di titoli che possono competere l'un contro l'altro, moltiplicando l'offerta e - appunto - la concorrenza.
Sicuramente gioca favorito il nuovo film sull'eroe Marvel Doctor Strange, nelle sale già da ieri, forte di un richiamo reso ancor più esplicito dalla presenza di un cast di rilievo e di ben 650 schermi. Ma alle sue spalle ci sono il nuovo e secondo film di Pif e il film Dreamworks Trolls, entrambi con 450 schermi. Seguono il thriller con Ben Affleck The Accountant e l'horror in salsa vintage Oujia - L'origine del male: 300 schermi per il primo e 200 per il secondo.
Per una volta è forte anche l'offerta di film d'autore - anche se le sale sono molte meno e l'accesso non sarà possibile quindi che nei grandi centri: il pubblico cinefilo potrà scegliere tra La ragazza senza nome di Luc e Jean-Pierre Dardenne, il drammatico Parola di Dio di Kirill Serebrennikov, la commedia Saint Amour di Benoit Deléphine e Gustave Kervern e Enclave di Goran Radovanovic.
Il Marvel Cinematic Universe sforna un'altra pellicola - la quattordicesima - facendo questa volta luce su un personaggio carismatico che ha subito in passato un trattamento scadente (giusto un film d'animazione Lionsgate straight to homevideo del 2007 e alcune comparsate): lo "Stregone supremo", ossia doctor Strange, il supereroe che combatte contro le forze mistiche verso le quali gli altri supereroi sono totalmente impotenti.
È proprio sulla genesi del personaggio che il film - che ha avuto una lunghissima gestazione - si concentra, raccontando come il neurochirurgo sia divenuto stregone. Nei panni dI Doctor Strange l'apprezzato attore britannico Benedict Cumberbatch, affiancato da altri grandi nomi: Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdamas, Benedict Wong, Mad Mikkelsen e Tilda Swinton - qui pelata e ancor più androgina - nei panni dell'Antico.
Tre anni dopo La mafia uccide solo d'estate, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, presenta il suo secondo lavoro da regista e interprete: questa volta un film storico, ambientato nel 1943, in Sicilia, al tempo dello sbarco degli Alleati che iniziarono da lì la riconquista dell'Italia sotto il gioco nazi-fascista. E così la vicenda in primo piano - una storia romantica - si mescola con quello sullo sfondo, raccontando anche del rapporto tra le forze americane e la mafia e ricostruendo così uno dei motivi dell'ascesa del potere di quest'ultima nel nostro Paese.
Siamo abituati a pensarli come orridi orchi (nella mitologia norrena) o come instancabili e anonimi rompipalle (nella mitologia internettiana): tuttavia nelle mani di Mike Mitchell e Walt Dohrn - tra i creatori di Shrek - anche i Trolls diventano esserini simpatici e buffi, protagonisti del film d'animazione targato Dreamworks che insieme a Sausage party: vita di una salsiccia (in uscita lunedì, eccezionalmente) rappresenta l'offerta della settimana per i più piccoli.
Gavin O'Connor dirige Ben Affleck in un thriller drammatico: la storia di Christian Wolff, un giovane esperto di matematica che, dietro la copertura di un piccolo ufficio, lavora come contabile freelance per conto di potenti organizzazioni criminali.
La tavoletta Ouija è quello strumento per la comunicazioni medianiche il cui trademark è oggi in mano alla casa produttrice giochi Hasbro che qui realizza, in collaborazione con la Blumhouse Production, un eccellente e insolito caso di product placement, riprendendo quanto già fatto con il fim del 2014: l'ambientazione di questo nuovo horror parapsicologico però è nella fine degli anni '60 ad aggiungere un tocco di stile e di charme a una storia che ha per protagoniste una donna e le sue due figlie, abitutate a truffare il prossimo con sedute medianiche artefatte, cui la situazione sfugge decisamente di mano.
Il realismo civile dei fratelli Dardenne torna con una storia per loro atipica nel soggetto - ci sono in ballo una ragazza morta e un'indagine - ma tipica nel trattamento asciutto e composto. Come spesso nelle loro pellicole precedenti (Rosetta, Il matrimonia di Lorna, Il ragazzo con la bicicletta, Due giorni, una notte) protagonista è una giovane donna, qui una dottoressa (Adèle Haenel) alle prese con un personale percorso di ricerca che parte dal tentativo di stabilire l'identità di una ragazza cui non ha prestato soccorso.
Il realismo grottesco di Benoît Délepine e Gustave Kervern torna con questa commedia che vede due assai celebri attori francofoni - Depardieu e Poelvoorde - nei panni di una coppia padre e figlio sui generis: due agricoltori con un rapporto da ricostruire attraverso un viaggio enologico ed etilico nella campagna francese.
L'apprezzato regista russo Kirill Serebrennikov arriva nelle sale con il suo quinto lungometraggio, presentato nella sezione Un certain Regard a Cannes 2016: un'indagine sulla religione e il pensiero religioso che parte dal punto di vista del protagonista - un giovane che ha trovato nella religione le risposte ai problemi che lo assillano e che trova nel confronto con un'insegnante atea l'occasione per fare i conti con il suo stesso fanatismo.
La cinematografia dei Paesi dell'ex-Jugoslavia non cessa di girare intorno al grande trauma del conflitto che ha generato gli stati attuali, non senza lasciare ferite rimaste aperte e situazioni - etniche e territoriali - irrisolte. È il caso di questa pellicola del serbo Radovanovic, documentarista al suo secondo lungometraggio di fiction (il primo però che arriva a una distribuzione da noi) e che punta l'attenzione sulle comunità serbe che vivono ancor oggi nel Kosovo - ora albanese - all'interno di enclaves che mantengono una separazione dolorosa, complessa e da superare.
La terra, le radici, la giustizia e l'amore che cerca riscatto e perdono sono i temi del film di Renato Pagliuso, esordiente: un'opera drammatica di produzione indipendente locale.
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