“È stato dai mattatoi di Chicago che i nazisti hanno imparato a lavorare industrialmente i corpi.” J.M. Coetzee - the Lives of Animals - 1999
Alla Big G di Mountain View sono AVANTI : l'algoritmo per l'individuazione - termine scelto non a caso, e dall'etimologia chiara - ( e successiva blurpatura ) dei visi utilizzato per lo Street View di Google Maps identifica - altro etimo lampante - volti nei musi riconoscendovi espressioni umane prontamente sfocandoli-offuscandoli.
Michel Faber - Under the Skin - 2000 ( ediz. ital. Einaudi, 2004, trad. di Luca Lamberti )
* * * *
• Informazione, ovvero: di cosa tratta “Under the Skin”.
Di: Gli sarebbe piaciuto scoparsela? Di: Cose tipo 'le donne contro gli uomini'. Di: Relativizzare l'iniquità della vita umana. Di: Animali rosa e privi di peli (“the Sentinel” di Fredrick Brown, probabilmente uno dei racconti di SF più famosi in Italia - se non IL - essendo antologizzato in ogni antologia delle scuole medie inferiori). Di: È proprio bella, pensò Amlis. E strana, strana davvero. Di: Uomini, pensò. Di: Shona, stava pensando. Tieni duro, Shona [così nel testo, senza virgolette né trattini]. Di (nel pieno dell'epidemia di Encefalopatia Spongiforme Bovina e poco prima di una delle tante epidemie di Influenza Aviaria) : "C'erano tre possibilità: Hot Dog, Panino al Pollo e Hamburger di Manzo. Erano tutti avvolti in una carta bianca, cosí [sic (Einaudi): “in omaggio al Piemonte 'alessandrino'” (cit. @MdC - msg. prv.)*] non poté esaminarne il contenuto. Scelse il Panino al Pollo. Aveva sentito in televisione che la carne bovina era pericolosa - potenzialmente mortale, addirittura. Se poteva uccidere i vodsel, non osava pensare che cosa avrebbe fatto a lei. Per quanto riguarda l'Hot Dog be'...era [sarebbe stato] piuttosto bizzarro salvare un cane dalla morte per poi mangiarne uno pochi giorni dopo".
* Due link einaudiani della Treccani sull'argomento: - ''più''-''piú'' : in generale - ''così''-''cosí'' : marchio di fabbrica-officina Einaudi
Per i refusi dell'edizione italiana si vedano alla fine della playlist le note in calce alla finestra su “the Island” di maicolbei.
• Delicatessen.
Divertente [ l'umanizzazione degli alieni - che, giustamente, quando la narrazione segue il PdV di Lei, si riferiscono a loro stessi come Esseri Umani (in vece che ''persone'', ad esempio; ciò non dipende dall'interpretazione adattativa della traduzione, che rispetta l'originale) -, attraverso per esempio gli esercizi chiropratico-aerobico-scheletrico-muscolari cui deve sottoporsi Isserley in seguito ai multipli interventi di chirurgia ortopedica e plastica cui è stata sottoposta assieme agli altri operai-pellegrini dell'avamposto ] e raggelante [ la disumanizzazione (modesti prelievi venatori, minuscoli olocausti, piccoli genocidi, e un'affermazione, buttata un po' là, che può anche sfuggire ad un lettore men che poco attento : l'Ira di Khan, la Morte Nera e l'Autostrada Spaziale della Guida Galattica per Autostoppisti dovrebbero suggerire qualcosa...) : umani, troppo umani...] al contempo, “Under the Skin” è tanto horror vacui quanto horror pleni.
• Parlare del Romanzo Scrivendo del Film, ovvero: libro, libero, librarsi.
Ne ho visti di ottimi film tratti da eccellenti libri (le novellizzazioni il più delle volte le diamo al gatto). Alcuni ne rispettano alla perfezione l'impiantito, altri lo tradiscono sconvolgendone la morale, il senso, il principio, il percorso e la destinazione. Né l'una né l'altra cosa in partenza sono qualità o solo negative o solo positive. Vi sono pessimi film rispettosi in superficie ma al fondo nulli artisticamente così come vi sono film eccezionali che fanno del tradimento un'arte. Glazer rispetta alla perfezione il senso e la morale del romanzo di Faber e le sue 265 pagine che si sfogliano d'un fiato e riesce a creare un'opera autonoma dal punto di vista stilistico rispetto al romanzo fra le migliori degli ultimi 35 anni. L'unità di misura scelta è strana ma una ragione c'è, e si chiama ''the Shining'' [ poteva essere di 55, e chiamarsi “Lolita” (la sceneggiatura che Nabokov trasse dal suo romanzo, che Kubrick non utilizzò e che lo scrittore pubblicò anni dopo), o 60, e “Moby Dick” (Melville – Bradbury – Huston – Welles) ] : Kubrick tradì in più punti il romanzo di King, sia dal pdv visuale (il labirinto al posto del giardino di sculture verdi) che architettonico (il congelamento nel labirinto invece dell'incendio catartico - scaturito dalla grande caldaia - dell'hotel), così come Glazer tradisce la trama di Faber reinventandola, ma solo negli aspetti pratici atti a portare a termine una produzione e a mettere in scena la morale e il senso della storia: percorre una valle diversa delle HighLand scozzesi, ma alla fine il Mare cui giunge è lo stesso, il panorama che si vede dalle brulle colline il medesimo.
Questi cambiamenti, apportati durante la fase di traslazione dalla pagina di cellulosa alla pellicola di celluloide (attraverso il digitale 2K) in 35mm e formato 1.85:1, avvengono per varie ragioni : di sintassi e di grammatica filmica (e chi dice che il cinema è l'arte suprema perché con un'ellissi può raccontare ciò che a un romanzo servirebbero centinaia di parole per narrare ha capito niente di nulla d'entrambe le arti), di puro e semplice compromesso (una parola totalmente gratuita in un romanzo può costare milioni di $/€ se traslata sullo schermo, e a questo punto si può ricorrere ad una modifica o...ad un fuori campo...), ma, nel caso specifico, entrambe le opere – sia autonome che intercalate ed interdipendenti l'una dall'altra, ché per lo meno dal pdv di chi le ha vissute entrambe risultano inestricabili – sono piccoli capolavori nei loro campi e nel loro genere, travalicando entrambi l'horror sia dal pdv psico-sociologico [il romanzo d'esordio, per Faber: la prova può dirsi ancora un minimo acerba, proprio perché tutti i nodi tornano al pettine: ad esempio le modifiche all'auto (pistole non ancora fumanti), la cui natura è suggerita, che alla fine gettano la maschera, trovano un nome e detonano] sia da quello fantascientifico (il film della maturità sancita e confermata, per Glazer).
L'opera di ''semplificazione'' ( la decrittazione è compito dello spettatore, il quale deve mettere in campo – in uso – la sua chiave d'interpretazione, il grimaldello composto dal know-how preesistente nella sua cultura personale ) del Cinema (a scapito di un testo preesistente o di un'idea-soggetto originale) che ripara a quest'atto barbarico (dettato dalla sua morfologia: all'incrica più o meno 24 frame per secondo contro caratteri a stampa inchostrati quasi sempre nero su bianco) con le (quasi) infinite possibilità del non detto, dell'ellissi, del suggerito, del fuoricampo.
• (Anti)Specismo.
Nel romanzo, un profluvio composto e muliebre di scene cruente, crudeli e terrificanti : i vodsel mestrali all'ingrasso lasciati fuggire da un gesto di auto-sabotaggio vegano-animalista, dadaista-alieno e choosy-bamboccione di papà, per poi dover essere per forza di cose recuperati-neutralizzati; la visita ai sotterranei della fattoria (la fabbrica-allevamento-lager) con la descrizione completa del processo di ''preparazione'' (amputazioni, castrazioni, intubazioni – soppressione, macellazione, frollatura). Nel film, la coppia che annega, il buon samaritano ucciso e il loro figlioletto neonato lasciato a morire di freddo e stenti.
Nel romanzo, l'anatomia aliena maggiormente xenomorfa (ma comunque bilaterale, basata s'un modello evolutivo di tipo terrestre, pur se sotto forma di snodati quadrumani esadattili caudati, e mammaliaforme: un po' cani/gatti, e un po' visoni: castrazione per compagnia e allevamento per pelliccia). Nel film si cede purtroppo ad un antropomorfismo inspiegato ed esagerato (alla Star Trek/Star Wars).
E ancora: si passa dal musetto rincagnato, dalle braccia e gambe magrissime, dalle operazioni di chirurgia sperimentale cui è stata sottoposta Isserley (le hanno segato via un terzo di vertebre spinali, le hanno mozzato 2 dita, ridisegnato l'apparato genitale esterno, applicato protesi mammarie, finti occhiali in vetro spessi come fondi di bottiglia, rossetto pesante sulle labbra come esca, parrucca posticcia con acconciatura che ricalca una permanente sempre sul punto di collassare a caschetto) nella descrizione fatta con l'inchiostro stampato su carta... ...al (l'a) simmetrico viso da dea finnico-greca, alla suadente voce roca e alle cosce portatrici sane di santa e meravigliosa cellulite di Scarlett Johansson ( digressione inutile : quali altre attrici avrebbero potuto interpretare il ruolo col fisico del ruolo? Christina Ricci, Alison Pill, Jasmine Trinca...) ripreso e catturato dalle lenti e decodificato dai byte in pixel in vece dei sali d'argento.
(Seduzione)
(Erezione)
(Rivelazione)
Un'altra differenza (zoo)tecnica non da poco: Isserley in Faber utilizza una potente droga per anestetizzare i maschi-prede-insaccati prima di gettarli in pasto agli allevatori-veterinari-macellai, mentre la Lei/Her di Glazer li seduce ed attira con la supremazia del corpo e dello sguardo : la promessa del corpo e una piccola ''magia'' nello sguardo.
Nel romanzo, il suicidio trabocca dal vaso già ricolmo che lo conteneva in nuce ma ben (de)formato, compresso, grazie alla goccia di un incidente automobilistico, nel film diventa un omicidio scaturito s-fortuitamente da una fuga in cerca di sé. Il film comprime ed assembla insieme nel personaggio interpretato da Scarlett Johansson i due protagonisti principali del romanzo : la protagonista assoluta Isserley e il più importante dei caratteri secondari, Amlis Vess (il futuro erede della Vess Incorporated, la Nestlé delle stelle).
Nel romanzo non è chiaro cosa muova la mano del rampollo della schiata Vess ad aprire il recinto lasciando fuggire le bestie Homo s. sapiens [ probabilmente ha poco a che spartire con la fuga-diserzione di Isserley e col fatto che inizi a cibarsi di cibo non kashèr (e così - utilizzando questo termine del tutto improprio ed invalido - il cortocircuito è completo), ''cioè'' non o ben difficilmente assimilabile dal suo apparato digerente alieno (che attua un sano e salvifico rigetto), per poter sopravvivere ], mentre nel film è lampante che la scintilla di ''compassione'' scatta nella protagonista quando - più che considerare le malformazioni causate dalla neurofibromatosi che affliggono la sua ultima preda già in salamoia - osserva sé stessa in un residuale piccolo specchio ovale posto s'un pianerottolo delle scale tra il pianterreno e il primo piano facente parte del vecchio arredamento dell'appartamento (dis)ammobiliato conformato a tana.
Uno dei cambiamenti maggiori apportati dalla sceneggiatura/adattamento/traslazione è la totale scomparsa dell'...umanizzazione, in base al contratto sociale, degli alieni, i quali, a parte le speciali, superiori e presunte capacità di cogitazione, estrapolazione e considerazione racchiuse e lì recise, dimenticate, relegate nei termini xeno-glottologici (ri-leggere la lista in calce a “Safari” di U.Seidl), non hanno alcuna interazione con i terrestri, né diretta, con loro (gli umani, definiti vodsel dagli alieni, nel romanzo) né parlandone, tra loro (gli alieni, autodefinitisi esseri umani, nel romanzo) : scompaiono nel film ogni riferimento alla...Nestlé aliena (corporazione/multinazionale (del cibo) che dir si voglia), ruolo che viene trasferito in toto sulle spalle del motociclista-angelo custode (si passa dalla mattanza di amerindi e bisonti a una leonessa che insegna ai propri cuccioli come cacciare portando loro strette tra le fauci delle prede ancora vive, calde ed urlanti).
E, per finire, un esempio letterale : il film è ambientato verso la fine del 2013, quasi '14, alla vigilia del referendum sull'indipendenza della Scozia dal Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord che si sarebbe tenuto, grazie agli accordi raggiunti ad Edimburgo alla fine del '12, il successivo settembre, e che avrebbe visto prevalere gli unionisti per 55 a 45 con un'affluenza dell'85%, mentre nel romanzo si può rintracciare un principio simile in questa battuta (una risposta alla domanda su quale differenza ci sia tra tedeschi ed inglesi) e nel conseguente paragrafo : “- Gli inglesi, - disse finalmente l'autostoppista, - non sono così preoccupati a pensare quale posto occupano nel mondo. Isserley ci pensò su per un po'. Non riusciva a capire se intendeva dire che gli inglesi avevano un'ammirevole fiducia in se stessi oppure che erano provinciali. Immaginò che l'ambiguità della frase fosse intenzionale”.
• Umano, Troppo Umano.
L'unico problema dell'opera narrativa letteraria potrebbe consistere nel fatto che, trattando di alieni tecnologicamente ed ingegneristicamente più evoluti di noi
(posseggono la tecnologia per percorrere distanze interstellari, ma: o sono stati la causa del collasso della biosfera del loro pianeta e/o ad ogni modo non sono riusciti a porre rimedio al suddetto collasso sia esso causato dal loro antropocene o da cause del tutto naturali e/o esterne al pianeta : possono ridurre un pianeta a pezzettini, ma vivono rintanati nel sottosuolo del loro, morente, o rinchiusi nei gusci delle loro navi : un'ennesima variazione del dualismo eloi-morloch su scala però interplanetaria, anzi interstellare),
l'autore dovrebbe riuscire, quando assume il loro punto di vista, vale a dire per il 95% del romanzo (e una delle caratteristiche migliori della novella è il cambio di soggetto del PdV nell'abitacolo, guidatore-passeggero-guidatore), a trasmetterci questa superiorità non solo tecnologica ma morale, e si veda a tal proposito il paragrafo che riporto in calce a “Safari” di Ulrich Seidl (ma avrei potuto inserirlo in esergo a “Shoah” di Claude Lanzmann, in un cortocircuito di orribile banalità e indifferenza). Ciò - dal PdV tecnologico - non avviene, è (abilmente) eluso, ed è un (piccolo) peccato. E no, UtS-romanzo non è propriamente Hard SF, mentre UtS-film lo è maggiormente (causa il comparto tecno-visuale atto a rappresentare la bio-chimica lavorazione dei corpi casalingo-industriale). Mentre dal PdV ''morale'' la questione è ''risolta'' con...ironia, lasciando il tutto in sospeso, inserendo quel paragrafo citato poco fa straripante di termini alieni inspiegati.
In realtà - e questo Faber lo rende benissimo - questa presunta superiorità morale, filosofica e "antropologica" non esiste, ma consiste solo in una maggiore evoluzione tecnologica ed ingegneristica: da questo PdV il discorso razziale all'interno della specie umana non viene coinvolto, ma si applica invece al rapporto Homo s. sapiens vs. altre specie viventi (mammiferi e non solo) coabitanti la Terra, e può assumere la parvenza di un'assoluzione verso gli allevamenti intensivi ed i macelli.
Ad un certo punto, rimane solo l'addiaccio, quando ci accorgiamo che il paragone più calzante – se pur sproporzionato e deviante – è quello con i nazi-fascisti e i 'pezzi' da campi di concentramento. Con un poco di sforzo può essere letto come una metafora morbida verso ''tutto'' : individuo, famiglia, lavoro, società alienanti.
In fin dei conti “Under the Skin” - romanzo-film - altro non è che una grande caratterizzazione di un personaggio femminile, di una Persona (Essere Umano-Alieno / Essere Umano-Vodsel).
● PlayList / 1 : da leggere in coda ( bibliografia recente ed incompleta ).
- Ralph Waldo Emerson / Henry David Thoreau – – Primo Levi - Stranger in a Strange Land - Robert A. Heinlein - 1961 (1991) - Martin Amis - “Time’s Arrow, or: the Nature of the Offence” - 1990 ( la Freccia del Tempo - Einaudi - 2010 ) - Jeremy Rifkin - “Beyond Beef - the Rise and Fall of the Cattle Culture” - 1992 ( “Ecocidio - Ascesa e Caduta della Cultura della Carne” - Mondadori - 2001 ) - J. M. Coetzee - “the Lives of Animals” - 1999 ( le Vite degli Animali - Adelphi - 2000 ) - J. M. Coetzee - “Elizabeth Costello” ( contiene ''the Lives of Animals'' ) - 2003 ( Einaudi - 2004 : non contiene ''the Lives of Animals'' ) - Jonathan Littell - “les Bienveillantes” - 2006 ( “le Benevole - Einaudi - 2008 ) - Michel Pollan - “the Omnivore's Dilemma - a Natural History of Four Meals” - 2006 ( il Dilemma dell'Onnivoro - Adelphi - 2008 ) - Jonathan Safran Foer - “Eating Animals” - 2009 ( “Se Niente Importa - Perché Mangiamo gli Animali?” - Guanda - 2010 ) - Martin Amis - “the Zone of Interest” - 2014 ( la Zona d'Interesse - Einaudi - 2015 )
● Intermezzo. PlayList, Post e Recensioni precedenti (un tentativo di riassunto tra il marasma).
- Recensione alla MiniSerie di Lisa Cholodenko, Jane Anderson e Frances McDormand (2014). - Dittico di Post che trattano maggiormente del Romanzo : Hold On (ep. 1 e 2) e Not Yet (ep. 3 e 4).
• “the Lovely Bones” di Alice Sebold (2002). - Film di Peter Jackson (2009). • “Winter's Bone” di Daniel Woodrell (2006). - Film di Debra Granik (2010).
Dalla Zona Tarkovskij (Solaris-Stalker) all'esperienza trumbull-kubrickiana (lo star gate, il tunnel spaziale).
● PlayList / 2 : vedere-ascoltare in coda : una filmografia parziale
(tutti i virgolettati in corsivo - ove non altrimenti segnalato - sono tratti da "Under the Skin" di Michel Faber nella traduzione di L.Lamberti, ed. Einaudi).
“Se tralasciamo il contenuto, alcuni dei più spettacolari esempi di cinema si trovano nei migliori spot televisivi.” Stanley Kubrick - Rolling Stone - 1987
O videoclip ( luogo in cui il contenuto, a volte, si può pure permettere di non essere tralasciato ).
La pupilla, come una Camera Oscura, uno specchio di tenebra informe, (ap)prende sostanza : il segno, la voce. Oida : guardo, vedo, sento, ascolto, percepisco, dunque so : nulla di più sbagliato, niente di tutto ciò. La voce compita : vocali e consonanti, sillabe e suoni gutturali, versi e fonemi. Poi : parole, le più...importanti [ tradotte, re-interpretate, (re)inventate, che (non) importa ] : sentire-percepire-provare, campo (controcampo), film(are), filtro pieno, lamina-pelle ripiegata, film(are), fallire, ragazze, puledri, cascata-pozza-conchiglia-cellula, conoscere… Parole pronunciate (capite, comprese) per (come fosse) la prima volta. Ascoltarsi definirle.
• “Why Here?” - “Because it's… It's NowHere.”
Gli alieni giungono sulla Terra – terzo da Sol – sotto forma d'Informazione. E d'Informazione si pascono avidamente nutrendosene, all'inizio della loro rigenerazione, come fosse - qual è - pappa reale: così come una indistinta larva di futura ape operaia diventa regina, loro diventano (imparano a comportarsi come) esseri umani (almeno in superficie, ...a pelle).
• 2013 (quasi '14) : a Earth Odyssey.
La leonessa -- un tocco di trucco (CGI aliena) spesso a ridisegnare i lineamenti della gazzella appena scuoiata di abiti ed epidermide, percolante petrolio di pozza primordiale-interstellare a guisa d'eyeliner, rossetto di pesante rubino-scarlatto cazzuolato sulle labbra come esca, e vaporosa, spettinata e posticcia parrucca di umida permanente
-[ che forse nasconde la lampo cerniera zip, l'asola e il bottone, l'imbastitura bio-cucita che tiene insieme la pelle, la criniera e la maschera, la quale rimane pseudo-senziente e semi-cosciente e continua a reagire agli stimoli e a simulare simbioticamente e mimeticamente la preda ch'ella stessa fu anche dopo essere stata disindossata; e prede che, per quel che le concerne, ci mettono del loro per esser tali, per (cercare di) finirle in bocca, sconsideratamente ed ipnoticamente comandate dal cazzo dritto attraverso il desiderio pescato dal profondo del nero pozzo abissale degli occhi di Lei/Her, pur rimanendo dotate, di norma, e alla bisogna, di fauci e zanne, di unghie e artigli, di forza muscolare e ferina ferocia ]-
a fare pendant col giubbotto di pelliccia (finta) che indossa -- si occupa del procacciare il cibo per la piccola comunità-avamposto, è sempre pronta alla caccia, è il suo lavoro, la sua vita: immettendosi sulle arterie principali e secondarie della rete stradale perlustra il territorio d'intorno, allestisce trappole, adesca prede meritevoli d'esser tali trofei da macello più che da parete. Si muove nella collinare savana umida e piovosa delle alte terre scozzesi, tra la costa e l'entroterra del paese, in cerca dei suoi abitanti stanziali (cittadini, cacciatori, bracconieri ) e migratori (turisti, viaggiatori). I leoni, ingobbiti dalla gretta e zarra aerodinamicità, escono alla bisogna, facendo paura e spavento per la maestosa fluidità animal-robotica dell'incedere e l'armonicità dei gesti violenti, e ripuliscono le scene dei delitti.
• Make Room! Make Room!
Il nero-trasparente liquido amniotico-gastrico implode e discioglie i corpi, ché sotto la pelle siamo tutti cibo (pelle compresa). (Hieronymus Bosch,) Caspar David Friedrich, Egon Schiele, Francis Bacon (, Lucian Freud)... Corpi solitari, lividi, tumefatti, disarticolati... Il nastro trasportatore trasporta succosa carne trita frollata dalla zona del macello a quella della lavorazione finale, verso una fornace di fameliche fauci spalancate ad accogliere tutto questo ben di dio.
Sazia, si guarda in faccia, che non è la sua, e riconosce la propria mostruosità. Ora ch'è stata infettata dalla compassione nessuno potrà più proteggerla.
• Informazione [ in Zona Chris Cunningham (Stanley Kubrick) ].
Scritto da Jonathan Glazer e Walter Campbell [ Mad Men della TBWA WorldWide (OmniCom Group Inc.) ] con la collaborazione non accreditata di Milo Addica ( che scrisse “Birth” in collaborazione col regista e Jean-Claude Carrière ), fotografato con parsimoniosa autenticità da Daniel Landin [ che non ha, mai, lavorato con Glazer nell'industria del videoclip (in compenso ha collaborato con Anton Corbijn, Sophie Muller, Grant Gee, Stéphane Sednaoui, Dom and Nic...), ma fu addetto all'additional photography sul set di “Sexy Beast” ], montato con attenta precisione dal giovane Paul Watts della LuxArtists [ suo l'editing dello spot Jaguar di Tom Hooper con Ben Kingsley, Tom Hiddleston e Mark Strong, e degli ultimi due videoclip diretti da Glazer dopo “Birth”, e in assoluto: “Live With Me” dei Massive Attack nel 2006 (grandioso cortometraggio che ha più di un punto in comune con “Under the Skin”, così come il già citato lavoro di Glazer con Nick Cave per “InTo My Arms” ) e “Treat Me Like Your Mother” di the Dead Weather nel 2009 (idem in parte, anche s'è un lavoro che rientra più nei ranghi del mainstream) ], musicato con cullanti/disturbanti objet trouvé pescati dal magazzino sonoro di György Ligeti da Mica Levi (Micachu), scenografato da Chris Oddy, effettospecializzato meravigliosamente dalla Asylum Model & Effects, sonorizzato magnificamente da Nigel Albermaniche e Steve Browell, e castinghizzato con intelligenza da Kahleen Crawford [che non è la grandiosa Avy Kaufman (per citare solo una fra le ultime produzioni delle centinaia cui ha partecipato: “the Night Of”), ma è del posto : Ken Loach, Andrea Arnold, etc…].
Non riesco a dargli un 9 pieno per via di alcune incongruenze-ingenuità che dall'Hard SF pretendo siano affrontate e risolte, se direttamente presentate. Il romanzo - a cui consegno lo stesso giudizio grafoalfanumerico - invece le affronta e le risolve (le questioni che presenta) senza incongruenze ma con qualche ingenuità.
Un pianeta morente, una nuova casa da cercare, magari dotata di trilioni e trilioni di alberi che sintetizzano l'ossigeno necessario a carburare la vita a base di carbonio e acqua senz'alcun bisogno di “FearSome Engine” sotterranee che lo fabbrichino per sopperire alla sua mancanza sulla superficie del pianeta natale.
Altre Case, Altri Esploratori, Altre Fami (sic) del ''primo'' mondo ''occidentale'' :
– Planet of the Apes - Franklin J. Shaffner - 1968 – Close Encounters of the Third Kind - Steven Spielberg - 1977 – E.T. the Extra-Terrestrial - Steven Spielberg - 1982 – StarMan - John Carpenter - 1984 – V (mini-serie e serie) - 1983-1985 – Contact - Robert Zemeckis - 1997 – A.I. - Artificial Intelligence - Steven Spielberg - 2001 – War of the Worlds - Steven Spielberg - 2005 – the Wild Blue Yonder - Werner Herzog - 2005 – SkyLine - C. e G. Strause - 2010 – Interstellar - Christopher Nolan - 2014
– the Thing - C.Nyby (H.Hawks) / John Carpenter - 1951/1982 – Luci Lontane - Aurelio Chiesa - 1987 – Trouble Every Day - Claire Denis - 2001 – Dans Ma Peau - Marina de Van - 2001 – la Vie Nouvelle - Philippe Grandieux - 2002 – the Lobster - Giorgos Lanthimos - 2015
– Silent Running - Douglas Trumbull - 1972 – the Martian Chronicles - Michael anderson - 1980 – Avatar - James Cameron - 2009
“Isserley sapeva quello che Amliss doveva provare in quel momento: qui c'era una vegetazione che non aveva bisogno di crescere in una vasca o di venire raschiata da un terreno viscido e gessoso, ma si alzava nell'aria come un getto gioioso. C'erano ettari ed ettari di tranquilla fecondità, che si prendeva cura di se stessa apparentemente senza alcun aiuto da parte degli esseri umani. E questi erano i campi di Ablach d'inverno: se soltanto avesse potuto vedere cosa succedeva in primavera!”
“Aveva un'espressione di mortificato stoicismo. Era strano che un esemplare del genere, ben allevato, sano, libero di girare il mondo, e dotato di una perfezione fisica che di sicuro gli avrebbe permesso di riprodursi con un numero di femmine ben più alto della media, potesse avere quell'aria così abbacchiata. Altri maschi, invece, trascurati dalle famiglie, logorati dalle malattie, respinti dai loro simili, riuscivano a irradiare una gioia di vivere che pareva nascere da qualcosa di più enigmatico della semplice stupidità.”
– the Island - Michael Bay - 2005 : Scarlett Prey. – In Time / the Host / Good Kill - Andrew Niccol ('11,'13,'14)
Tra l'altro, ma senza significato alcuno a parte la coincidenza in sé e in quanto tale, “Under the Skin” termina come titola l'ultimo romanzo di Jonathan Safran Foer, “Here I Am”.
E lo stesso dicasi per gli occhiali dalle spesse lenti (vere, però, non di semplice vetro come quelli utilizzati da Isserley per dare una ragione plausibile ai suoi occhi da manga) che porta Jonathan.
– Walt Disney ( Topolino, Pippo, Paperino, Pluto : se non è specismo cannibale questo...). – Hansel and Gretel - Tim Burton - 1983 – Mad Max - George Miller – 1979-1981-1985 – the Silence of the Lambs - Jonathan Demme - 1991 – Mad Max: Fury Road - George Miller – 2015
“Valeva la pena di correre dei rischi per un vodsel disoccupato. Per quanto a Isserley sembrassero adatti esattamente come quelli che lavoravano, aveva scoperto che i vodsel disoccupati vivevano spesso ai margini della società, isolati e vulnerabili. E, una volta esiliati, pareva che trascorressero il resto della loro esistenza aggirandosi ai margini del gregge, cercando di spiare da lontano i maschi altolocati e le femmine nubili di cui anelavano l'amicizia, ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di avvicinare per paura di un'immediata e selvaggia punizione. In un certo senso era come se fosse la stessa comunità dei vodsel a selezionare i membri da mandare al macello.”
“Il pensiero di un vodsel rasato, castrato, tenuto all'ingrasso, con le interiora modificate e chimicamente purificato, che si presenta all'improvviso in un ospedale o in una stazione di polizia, era un incubo in carne e ossa.”
- Cosa sono? […]. - Si chiamano pecore […]. - Come fai a saperlo? Isserley pensò velocemente a una risposta. - Si chiamano così tra di loro, - disse. - Parli la loro lingua? - sgranò gli occhi al passaggio delle creature trotterellanti. - Non proprio, - disse. - Solo qualche parola. […] - Avete provato a utilizzare la loro carne? - chiese Amlis. Isserley fu sbalordita. - Dici sul serio? - Cosa ne so io di quello che fate? Isserley sbatté nervosamente le palpebre, cercando qualcosa da dire. Come ha anche solo potuto pensare una cosa del genere? Era la crudeltà che accomunava padre e figlio? - Loro sono...sono a quattro zampe, Amlis, non vedi? Hanno la pelliccia, la coda, i tratti del volto non tanto diversi dai nostri…
“Con i vodsel il guaio era che la gente che non li conosceva poteva equivocare i loro gesti. La tendenza era quella di antropomorfizzarli. Un vodsel poteva compiere qualcosa di simile ad un'azione umana; emettere gemiti di sofferenza, o supplicare, e questo portava l'osservatore ignorante a trarre conclusioni affrettate. Alla fine però i vodsel non sapevano fare nessuna delle cose proprie degli umani. Non potevano siuwil né mesnishtil, non avevano il concetto di slan. Nella loro brutalità, non si erano mai evoluti abbastanza da usare l'hunshur; le loro comunità erano così rudimentali che l'hississins non esisteva ancora; né queste creature sembravano manifestare il bisogno di un chail e neppure del chailsinn.”
Isserley guarda in tv una versione della tragedia di Shakespeare (tra un episodio dei Teletubbies e una puntata delle Ruota della Fortuna), in scena Amleto ed Orazio, davanti ad ''una'' fossa, mentre un clown scava, fuoricampo dall'interno della buca sbuffando getti di terriccio, col Principe di Danimarca che dice all'amico, soppesando la rappresentazione tridimensionale di un simbolo di pericolo mortale sprovvisto dei femori incrociati : “Ed ora è proprietà di madama Verme, senza più la mascella inferiore, e con la zucca percossa dalla vanga d'un becchino”.
– la Passeggera - Andrzej Munk - 1964 – Schindler's List - Steven Spielberg - 1993 – the Pianist – Roman Polanski - 2002 – Paradise - Andrej Konchalovskij - 2016
“Ovviamente sapeva bene che queste creature in sostanza erano esattamente identiche. Qualche settimana di lavoro agricolo intenso e pasti standardizzati bastavano per capirlo. Ma quando erano vestiti […] riuscivano ad apparire piuttosto distinti - al punto che a volte, come con gli esseri umani, avevi la sensazione di averne già visto uno.”
– Agosto all'Hotel Ozon - Jan Schmidt - 1967 – Stalker - Andrej Tarkovskij (Arkadij e Boris Strugackij) - 1979 – i Giorni dell'Eclisse - Aleksandr Skurov (Arkadij e Boris Strugackij) - 1988 – Few of Us (Lontano da Dio e dagli Uomini) - Sharunas Bartas - 1996 – È Difficile Essere un Dio - Aleksej German (Arkadij e Boris Strugackij) - 2013 – Annihilation - Alex Garland (Jeff VanderMeer) - 2016
"Il motivo per cui sembra seta è perché fin dalla nascita tengono i vitellini in una cassa, al buio. Una cassa così piccola che dopo un po' non riescono nemmeno a girarsi. E ci restano, mezzi ciechi al buio, bevendo latte artificiale, finché non li ammazzano."
Refusi (e quale miglior luogo che un film di Maicol Bei per parlar d'errori) dei quali mi sono accorto.
Pag 60 : “un enorme quantità” : senz'apostrofo. Pag 63 : “...dalla finestra della sua stanza, altrimenti se non bastava, sul sedile posteriore...” : virgola mancante (per lo meno a me suona male, ma ce ne sono almeno altri 3 o 4 di esempi simili, per cui...). Pag. 79 : “...ma il il fatto era che le avrebbe fatto...” : doppia ripetizione...di ''il''. Pag. 212 : “...non poteva permettersi di preoccuparsi di che facesse” : incomprensibile. Pag. 215 : “- C'è questa roba abbastanza schifosa, - spiegò lui, - molto famoso nelle zone, - fatta di piccole fette di un tubero...” : refuso/errore di concordanza [ inversione (e raddrizzamento) di genere applicato all'aggettivo/predicato nominale ]. Pag. 218 : “La strada che portava alla spiaggia era destinato ai fuoristrada...” : idem (predicato verbale). Pag. 219 : “Le guardò, una per una, la sua testa si muoveva sempre più vicino...” : virgola al posto dei due punti.
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