consigliato da PIER PAOLO PASOLINI
"Naldini ha preso delle decisioni stilistiche direi ferree nel progettare il film. Niente retorica antifascista, niente facile “ridicolo” sul fascismo, rappresentazione del fascismo attraverso materiale elaborato dai fascisti stessi, cioè attraverso la loro idea falsa e vera di sé. (...) Non è certamente un film sul fascismo (e come poteva esserlo se usava gli stessi materiali fascisti?) e non è certamente un film su Mussolini, visto com'è solo in quanto figura retorica e pubblica. È un film sul rapporto tra un Capo e il suo Popolo. Rapporto inaudito, assurdo, manifestamente arrangiato, ritagliato e mistificato, ridicolo, bieco: ma in qualche modo, quello lì, proprio quello lì, come compare nella realtà fisica dei materiali del film. Materiali che si accumulano, e infine esplodono in una espressività abnorme e involontaria. È stato un terribile gioco, e il film di Naldini gioca con questo gioco. Per questo è un film bellissimo. Ma anche pericoloso, perché sono i destinatari in buona fede che accettano il gioco. Quelli in cattiva fede fanno il “loro” gioco, cioè, come si sa, non sanno giocare. Il fascismo è un tetro comportamento coatto." ~ Pier Paolo Pasolini
LISTA COMPLETA di PASOLINI
- Tempi moderni (Chaplin)
- Luci della città (Chaplin)
- La passione di Giovanna d'Arco (Dreyer)
- Ombre (Cassavetes)
- Ostia (Citti)
- Monsieur Verdoux (Chaplin)
- Un condannato a morte è fuggito (Bresson)
- Playtime (Tati)
- Un maledetto imbroglio (Germi)
- I racconti della luna pallida d'agosto (Mizoguchi)
- La coppia (Siciliano)
- Francesco giullare di Dio (Rossellini)
- Paisà (Rossellini)
- Roma città aperta (Rossellini)
- I visionari (Ponzi)
- La grande guerra (Monicelli)
- Gertrud (Dreyer)
- Femmes femmes (Vecchiali)
- L'ultima risata (Murnau)
- Luci d'inverno (Bergman)
- Persona (Bergman)
- Milarepa (Cavani)
- Fascista (Naldini)
- Deserto rosso (Antonioni)
Fonti: "Pier Paolo Pasolini" ed. Il Castoro; www.pierpaolopasolini.eu; "I film degli altri" di Pier Paolo Pasolini, a cura di Tullio Kezich;
Su TEMPI MODERNI: "Una demitizzazione-modello dell'homo technologicus, l'ha fatta Charlot in TEMPI MODERNI, contrapponendosi ad esso nell'unico modo che pare possibile: ossia in qualità di superstite di un'umanità pre-industriale. Entrato in fabbrica, Charlot contraddiceva la tecnica (e quindi la faceva rientrare nel suo mondo linguistico-espressivo) in quanto egli, sopravvivendo da un'altra civiltà, e conservandone le abitudini, metteva follemente e comicamente in risalto l'inespressività del mondo della tecnica. (...) TEMPI MODERNI di Chaplin è un film assoluto, che a detto sul lavoro in fabbrica qualcosa che si pone come insuperabile, nella fantasia. Ti è mai successo di fare un sogno, che poi riconosci continuamente nella realtà, come una realtà spiegata fuori da se stessa, che si ripete, misteriosamente, imbevendo del suo senso gli oggetti, le persone? Il film di Charlot è come un sogno. (...) Un film di Charlot si può vedere venti volte come si può leggere venti volte una poesia." ~ Pier Paolo Pasolini
"Di Bresson ho visto e trovo stupendo UN CONDANNATO A MORTE È FUGGITO . Lo trovo uno dei più bei film degli ultimi dieci anni, del dopoguerra. Non c’è dubbio." ~ Pier Paolo Pasolini
Su FRANCESCO, GIULLARE DI DIO: "Forse da altre mie interviste non è risultato, ma io pongo questo film di Rossellini fra i più belli del cinema italiano. La differenza (tra IL VANGELO SECONDO MATTEO) e il FRANCESCO però è questa: che il FRANCESCO è l’estremo, quasi ormai fuori stagione, prodotto del neorealismo, sia pure un neorealismo reso fantastico dalla ricostruzione storica, ma che resta completamente nell’angolo visuale del neorealismo. Invece nel VANGELO c’è un altro momento storico che tiene conto di altri problemi che Rossellini a suo tempo non poteva nemmeno immaginare, evidentemente. Cioè, per dire stilisticamente, lo sguardo di Rossellini è uno sguardo sempre molto fotografico e realistico, anche nel senso di naturalistico e la poesia è di tipo sentimentale-lirico. Il mio invece è uno sguardo un po’ meno fotografico e forse più figurativo e la poeticità mia è meno lirica e più epica." ~ Pier Paolo Pasolini
INTERVISTATORE: "E il cinema americano? Pensa anche lei come gran parte della critica italiana che Hollywood sia sintomo di evasione?"
PASOLINI: "Da qualche anno in qua, direi di sì. L’ultimo film americano bello è OMBRE di Cassavetes. Poi ogni tanto salta fuori un colosso, qualche cosa mostruosa, come IL DOTTOR STRANAMORE che non è male, un film cadaverico, privo di vitalità, ma non brutto."
Su Jacques Tati: "Non amo il cinema politico. Non amo la politica romanzata. Per me i veri e soli film politici sono, ad esempio, quelli di Jacques Tati. Tati è veramente politico perché mette in evidenza una situazione economica, politica, psicologica, umana perfettamente attuale e riconoscibile a termini pratici. E tutto ciò senza romanzare. Tutto realmente critico. Una vera esplosione di sentimenti politici nel quadro di una scrittura puramente cinematografica." ~ Pier Paolo Pasolini
Su UN MALEDETTO IMBROGLIO: "Una volta ridotta la materia del gigante gaddiano alle norme della buona tecnica e del buon sentimento, Germi ha girato, con tutta la tecnica e il sentimento, il migliore film della sua carriera. (...) Devo dire che ho avuto l'impressione, in certi momenti, di trovarmi di fronte a dei frammenti di capolavoro. Anche stavolta il film è bello quando entrano in scena le escluse: le donne. Una Gajoni che compare, dolce e fulminea, in due o tre inquadrature formidabili e buttate via con lo sprezzo della vera ispirazione; e soprattutto una Cardinale che io mi ricorderò per un pezzo. Quegli occhi che guardano solo con gli angoli accanto al naso, quei capelli neri spettinati (unica vera prorompente citazione gaddiana) quel viso di umile, di gatta, e così selvaggiamente perduta nella tragedia: sono dati che danno ragione all'impeto irrazionale di Germi. Il poeta sarà pure un pochino un bestione. Basta la figura di Assunta e la scena finale dell'arresto a Marino, per fare di UN MALEDETTO IMBROGLIO un film memorabile." ~ Pier Paolo Pasolini
"Io considero Rossellini un grande regista: ROMA CITTÀ APERTA, PAISÀ e FRANCESCO GIULLARE DI DIO sono tre tra i più bei film, come si dice, della cinematografia mondiale. (...) Rossellini è il neorealismo. In lui la “riscoperta” della realtà – nella fattispecie dell'Italia quotidiana, abolita dalla retorica di allora – è stato un atto insieme intuitivo e strettamente legato alla circostanza. Egli era lì, fisicamente presente, quando la maschera cretina è caduta. Ed è stato uno dei primi a vedere la povera faccia della vera Italia. In questa operazione espressiva lui ha riversato l'impeto di un'anima ricchissima, un talento quasi magico. Ma ricchezza sensuale e sentimentale, intuito, magia, bastano per costruire un'opera? No, non bastano, certo. Ed ecco il secondo “condizionamento” di Rossellini: l'impeto intellettuale da cui l'intera cultura italiana era lievitata in quegli anni del primo dopoguerra. Al Rossellini istintivo, magico, mancava una struttura solidamente culturale di fondo. Ha provveduto a colmare la lacuna quella specie di anima universale che allora riempiva le piccole anime di noi tutti. Rossellini è stato così, colmo, oltre che della fede, anche della cultura di un nostro eccezionale momento storico. È stato veramente quel che si dice un demiurgo." ~ Pier Paolo Pasolini
"Tacerò sulla Nouvelle Vague perché tutti ne hanno piene le tasche, e soprattutto perché sono poco documentato. Non mi va di andare a vedere i suoi prodotti. A stento ho sopportato I QUATTROCENTO COLPI: a ogni inquadratura ero tentato di scappare fuori dalla sala, tanto mi irritava la presunzione del principiante (ma devo dire che, a distanza, il film migliora: la figura del ragazzo e i suoi rapporti con la famiglia nella prima parte sono bellissimi)." ~ Pier Paolo Pasolini
"Il film più bello dell'anno (1959), in senso assoluto, è I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D'AGOSTO (con un orrendo doppiaggio italiota) di quel Mizoguchi che, con Charlot, è il più grande poeta dei primi cinquant'anni di storia del cinema." ~ Pier Paolo Pasolini
"Considero Bergman un gran regista, e, benché così lontano da me, lo comprendo e lo amo senza fatica. I suoi personaggi femminili, dai glutei, dai seni, dai garretti monumentali, eppure così deboli – come elefanti feriti che cercano disorientati il loro cimitero – mi sono, teoricamente, del tutto estranei: in pratica, ne sono affascinato. LUCI D'INVERNO è uno dei film più belli della storia del cinema. (...) In PERSONA ci sono tracce del montaggio di Godard, e anche alcuni suoi manierismi “profilmici” (la macchina da presa in campo, per esempio). Malgrado questo, PERSONA rimane un film splendido, quasi del tutto smaterializzato: un cerimoniale visivo o “mistero”, estremamente leggero." ~ Pier Paolo Pasolini
"LA DOLCE VITA di Fellini è troppo importante perché se ne possa parlare come si fa di solito di un film. Benché non grande come un Chaplin, Eisenstein o Mizoguchi, Fellini è senza dubbio “autore”, non “regista”. Perciò il film è unicamente suo: non vi esistono né attori né tecnici: niente è casuale. (...) Soltanto delle goffe persone senza anima – come quelle che redigono l'organo del Vaticano – soltanto i clerico-fascisti romani, soltanto i moralistici capitalisti milanesi, possono essere così ciechi da non capire che con LA DOLCE VITA si trovano davanti al più alto e al più assoluto prodotto del cattolicesimo di questi ultimi anni, per cui i dati del mondo e della società si presentano come dati eterni e immodificabili, con le loro bassezze e abbiezioni, sia pure, ma anche con la grazia sempre sospesa, pronta a discendere: anzi, quasi sempre già discesa e circolante di persona in persona, di atto in atto, di immagine in immagi. (...) Eppure non c'è nessuno di questi personaggi che non risulti puro e vitale, presentato sempre in un suo momento di energia quasi sacra. Osservate: non c'è un personaggio triste, che muova a compassione: a tutti tutto va bene, anche se va malissimo: vitale è ognuno nell'arrangiarsi a vivere, pur col suo carico di morte e di incoscienza. Non ho mai visto un film in cui tutti i personaggi siano così pieni di felicità di essere: anche le cose dolorose, le tragedie, si configurano come fenomeni carichi di vitalità, come spettacoli. Bisogna davvero possedere una miniera inesauribile d'amore, per arrivare a questo: magari anche d'amore sacrilego." ~ Pier Paolo Pasolini
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