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CONSIGLI D'AUTORE 14 - Da Pasolini a S. Ray
di Utente rimosso (SillyWalter) ultimo aggiornamento
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CONSIGLI D'AUTORE  14 -  Da Pasolini a  S. Ray

Prima di tutto diamo corso alle vanterie. Grazie a una rischiosa operazione di biblioarcheologia il mio team è riuscito a mettere le mani su "I film degli altri" di Pier Paolo Pasolini a cura di Tullio Kezich, libello non troppo in vista in cui sono raccolte le recensioni del regista apparse su varie testate tra il 1959 e il 1974. È da questo eccitante ritrovamento che provengono quasi tutti i consigli e le analisi di PPP qui presenti e credo mi scuserete se, considerato il materiale sempre affascinante e spesso abbacinante, ho lasciato che lo spazio a lui dedicato debordasse oltre i limiti del pudore. Tra le molte sorprese saltano all'occhio due o tre titoli quasi completamente scomparsi dalla memoria del cinema benché adottati da un padrino tanto eccellente. A quanto pare può capitare che una massa senza volto di critici di professione possa mettere in minoranza e poi a tacere anche un Pasolini (siano maledetti "i cascherini di Filmcritica"...)... Il resto della ciurma è composto da molte grandi personalità con grandi storie di cinema & vita da raccontare. Come il sanguigno cowboy Sam Peckinpah: personaggio "bigger than life", rissoso, colto, determinato, ubriacone, sadico e umanista, uno che mai ti immagineresti di ritrovare tra i fans di Resnais e del suo MARIENBAD. O come il nomade Polanski, sfuggito a un Olocausto, a una Manson family, a una condanna per violenza carnale su minore e nonostante tutto ancora nel pieno possesso delle sue facoltà e del suo talento. Dalle dichiarazioni di un giovane Roman ci arriva altresì un consiglio prezioso su un film negletto del suo connazionale Wojciech Has (quello de IL MANOSCRITTO TROVATO A SARAGOZZA e LA CLESSIDRA)... Michael Powell e Satyajit Ray ci portano a riscoprire opere sorvolate di grandi autori e ad apprendere che non c'è poi molto da apprendere sul cinema indiano prima di Satyajit... Poi c'è Pollack, che lascia la curiosa impressione del regista un po' per caso, ma anche di un essere umano di cui tutti ricercavano l'amicizia.... E così va a finire che il cinquantacinquenne Alexander Payne risulta il "giovane" della compagnia e con l'entusiasmo dei giovani setaccia la cinematografia mondiale fermandosi spesso e volentieri in corrispondenza dello Stivale. Una passione, quella per il cinema italiano, così sincera da allungarsi fino a UNA GIORNATA PARTICOLARE di Scola, IL SORPASSO di Risi e LE NOTTI BIANCHE di Visconti, prima nomination per tutti e tre (per inciso, bisognerà ritornare su come ci vedono dall'estero: da questo mio osservatorio privilegiato mi sono accorto che sono pochissimi anche tra i grandi ad azzardare un passo fuori dal cerchio magico dei soliti nomi. Un dato per tutti: al netto di più di un centinaio di autori scrutinati non ho ancora mai sentito nominare INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO di Petri...se vi sembra il caso...)

  

 

I consiglieri:

Pier Paolo Pasolini  (ACCATTONE; SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA) 

Alexander Payne  (NEBRASKA; A PROPOSITO DI SCHMIDT) 

Sam Peckinpah  (IL MUCCHIO SELVAGGIO; VOGLIO LA TESTA DI GARCIA)

Roman Polanski  (ROSEMARY'S BABY; CHINATOWN) 

Sydney Pollack  (I TRE GIORNI DEL CONDOR; TOOTSIE) 

Michael Powell  (L'OCCHIO CHE UCCIDE; SCARPETTE ROSSE) 

Satyajit Ray  (IL LAMENTO SUL SENTIERO; LA SALA DELLA MUSICA) 

 

 

Gli arretrati:

1 - Da Allen a Aronofsky                     8 - Da Haynes a P. Jackson 

2 - Da Assayas a Bergman                 9 - Da Jarman a Kieslowski 

3 - Da Bertolucci a Tim Burton        10 - Da Kitano a Kurosawa 

4 - Da Cameron a Craven                 11 - Da Lean a Loach 

5 - Da Cronenberg a De Sica            12 - Da Luhrmann a Menzel 

6 - Da Dreyer a Frears                       13 - Da Milius a De Oliveira 

7 - Da Friedkin a Hathaway    

 

 

 

Playlist film

La passione di Giovanna d'Arco

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 97'

Titolo originale La passion de Jeanne d'Arc

Regia di Carl Theodor Dreyer

Con Renée Falconetti, Eugène Sylvain, Antonin Artaud, Michel Simon

La passione di Giovanna d'Arco

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Se lei analizza ACCATTONE vedrà come LA PASSIONE DI GIOVANNA D'ARCO di Dreyer mi abbia influenzato dandomi il senso del primo piano, il senso della severità figurativa, visiva appunto. È un film che ho visto da ragazzo (...) e che ho sempre amato; è stato uno dei miei modelli figurativi cinematografici". ~ Pier Paolo Pasolini

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I visionari

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 95'

Regia di Maurizio Ponzi

Con Adriana Asti, Jean-Marc Bory, Luigi Diberti, Olimpia Carlisi

I visionari

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Il film di Ponzi I VISIONARI, che ha vinto il primo premio al Festival di Locarno, (...) è strettamente unitario: così unitario, da essere quasi monotono, monolitico, privo di spiragli: e, di conseguenza, misterioso, o, meglio, enigmatico. Senza cambiamenti di ritmo, senza uscire mai da se stesso, tutto perduto dentro il suo mondo prefilmico come in un sacrario, I VISIONARI fa vivere se stesso allo spettatore; che esce dalla visione del film, dunque, come dopo aver “partecipato” a un mistero. (...) In Ponzi c'è una rievocazione del cinema degli anni Trenta, fatta in un modo e con un'intensità che non hanno finora modelli. Gli anni Trenta sono stati finora evocati commercialmente dall'esterno: non secondo il gusto di una cultura cinematografica tanto raffinata e matura, come in Ponzi. E si noti: il suo film non è affatto un film elegante nel senso convenzionale della parola, anzi ha quasi delle rozzezze, è molto disadorno e massiccio." ~ Pier Paolo Pasolini 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La coppia

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 90'

Regia di Enzo Siciliano

Con Anita Sanders, Massimo Girotti, Christian Hay, Mario Carrara, Nicoletta Machiavelli

La coppia

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Ho la gioia di annunciare che è nato un nuovo regista-autore. Enzo Siciliano. Ho visto la prima copia del suo film LA COPPIA, in visione privata. Quando il film uscirà, son certo che il nostro Morando Morandini ne dirà molto bene, e con gli argomenti del caso. Questo film – dal punto di vista tecnico fin troppo sicuro, elegante e sciolto, pieno di ovattate sottigliezze – appartiene in pieno alla cultura: è, insomma, il film di un uomo realmente colto. E poiché il tema del film è un tema culturale, ecco che esso è trattato con assoluta attendibilità. (...) Tale sicurezza del rapporto con la sua realtà (un mondo piccolo-borghese colto, in cui si ha un caso di voyeurismo, raddoppiato ambiguamente, e fondato su documenti raffinatamente culturali) fa sì che Siciliano non senta il bisogno di ricorrere a sperimentalismi tecnici esteriori, e che addirittura riadotti uno stile quasi cameriniano. Ciò gli costerà una certa impopolarità tra i cascherini fanatici di “Filmcritica”: ma la sua importanza consiste appunto nel demistificare la moda falsamente culturalistica, in realtà dilettantesca, del cinema post-godardiano." ~ Pier Paolo Pasolini (7 giugno 1969)

"A proposito del film LA COPPIA… I giornalisti hanno sghignazzato. Perché? Credo di capirlo. Perché, appunto, erano di fronte all'attendibile e al reale. I dialoghi non erano quelli di una sceneggiatura, o quelli delle traduzioni cattive. Centrifugati dal loro margine di sicurezza, dato loro dal cinema-cinema, cioè dal cinema volgare – o fuori dalla cultura, o con un piede dentro e uno fuori – si sono sentiti disorientati, qualcosa gli è sfuggito di mano, e hanno reagito con l'antico spirito goliardico italiano." ~ Pier Paolo Pasolini (20 settembre 1969) 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Femmes femmes

  • Commedia
  • Francia
  • durata 115'

Titolo originale Femmes femmes

Regia di Paul Vecchiali

Con Hélène Surgère, Sonia Saviange, Michel Duchaussoy, Michel Delahaye

Femmes femmes

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"FEMMES FEMMES è il primo prodotto “finito” di una ricerca cinematografica durata per una decina d'anni, coincidente soprattutto con la parabola “metalinguistica” di Godard e dei suoi giovani e terroristici epigoni. Trattandosi dunque di un prodotto “finito”, si propone – oggettivamente, al di fuori forse delle intenzioni dell'autore – di restaurare una classicità in cui la ricerca “metalinguistica” venga almeno in gran parte riassorbita. Il distacco dall'opera si è ridotto in Vecchiali a un certo diffuso sentimento senza più pressioni e violenze sullo spettatore, e soprattutto senza più esibizionismi. Trattandosi di una “restaurazione”, non ideologica sul piano dell'ideologia ma sul piano dell'espressività, quella di Vecchiali è in definitiva una riscoperta del cinema. Nel bianco e nero di FEMMES FEMMES traspaiono i grandi, commoventi modelli primi. Le protagoniste sono due attrici fallite che scendono la china della degradazione sociale. Quelle due povere, farneticanti emarginate, ridotte a rottami umani, ci appaiono alla fine del film, due personaggi degni dello Jannings de L'ULTIMA RISATA di Murnau o della Gertrud di Dreyer. Il loro amore, che è sensuale senza essere lesbico, che è spirituale senza alcuna retorica spiritualistica, che è commovente senza alcun sentimentalismo – ha la fermezza e la follia delle grandi invenzioni poetiche dei piccoli maestri." ~ Pier Paolo Pasolini 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Deserto rosso

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 120'

Regia di Michelangelo Antonioni

Con Monica Vitti, Richard Harris, Carlo Chionetti, Xenia Valderi, Rita Renoir, Aldo Grotti

Deserto rosso

In streaming su CineAutore Amazon Channel

vedi tutti

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Ecco: io ero molto, come si dice, prevenuto contro DESERTO ROSSO. Mi era piaciuto assai poco LA NOTTE e mi era parso detestabile L'ECLISSE. In queste opere c'erano a mio avviso due contenuti: uno formalistico (cioè la stessa forma come contenuto) e uno pretestuale (i problemi della società moderna a un livello avanzato), estranei uno all'altro. (...) Mi sbagliavo. Ho visto finalmente DESERTO ROSSO, e mi è sembrato un film bellissimo...non vorrei fermarmi sui punti “poetici” del film, e ce ne sono molti, e convincenti. (...) C'è una profonda, misteriosa, a tratti altissima intensità nel formalismo che accende la fantasia di Antonioni. E che la base del film sia totalmente questo formalismo, finalmente rigoroso e condotto fino alla poesia , lo dimostra un'occhiata al montaggio: in cui predominano due operazioni stilistiche che rivelano la preminenza assoluta del mondo come spettacolo estetico sulla storia e sui personaggi: 1) L'accostamento successivo di due punti di vista di diversità insignificante su una stessa immagine; 2) La tecnica di fare entrare e uscire i personaggi nell'inquadratura... (...) Nel DESERTO ROSSO Antonioni non appiccica più, come aveva fatto nei film precedenti, la sua visione del mondo a un contenuto vagamente sociologico (la nevrosi da alienazione): ma guarda il mondo attraverso gli occhi di una malata. Attraverso questo meccanismo stilistico Antonioni ha liberato se stesso: ha potuto finalmente vedere il mondo con i suoi occhi, perché ha identificato la sua visione delirante di estetismo, con la visione di una nevrotica." ~ Pier Paolo Pasolini 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Milarepa

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 108'

Regia di Liliana Cavani

Con Lajos Balázsovits, Paolo Bonacelli, Marisa Fabbri, Marcella Michelangeli

Milarepa

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Che straordinaria esperienza (in parte dimenticata) vedere un film veramente bello. Il cinema appartiene allo stesso ordine della vita: per questo, mentre si vede un film veramente bello, se ne sente l'artificialità, ma, dopo averlo visto, esso si ripresenta alla memoria come una cosa reale, anche se sognata. MILAREPA di Liliana Cavani è uno di questi film assolutamente rari. Non lo si ricorda come un film, ma come una perfetta Geometria, in cui si sia sintetizzata e cristallizzata un'esperienza visiva vissuta nella realtà. (...) La Geometria che sintetizza tutti i punti di vista possibili della vita (vissuta e vista vivere) di Milarepa, ha, come dire, tecnicamente, i caratteri della visione religiosa del reale, che è appunto sempre polivalente e onnicomprensiva (lo sguardo della santità “razionale” è quello di un perfetto e sublime pittore cubista, che vede contemporaneamente tutte le superfici di una realtà oggettiva). (...) Quasi senza rendersene conto, la Cavani ha raccontato non la vita di Milarepa, ma il suo apprendistato. Ciò ha reso il film profondamente e miracolosamente intimo. La Cavani vi ha infatti proiettato una propria immagine di adolescente ideale (che fu ed è vera) che cerca un Maestro e, attraverso esso, il Sapere, qualsiasi sapere, non importa se laico o religioso, se razionale o irrazionale, se, sacro o profano, se accademico o pratico... Non per nulla Milarepa passa con una certa indifferenza, o almeno un'indifferenziata ansia, da un maestro all'altro. (...) La serie delle delusioni è crudele: addirittura sadica. Ad essa il metodo (che è pressappoco quello che si legge nei testi zen) conferisce un'aria quasi ironica, di atroce beffa metafisica, di scherzo ambiguo. Ed è qui che scatta il secondo elemento dello stile del film, che, pur contraddicendo la pazzesca razionalità della Geometria religiosa, contribuisce in realtà a renderla più perfetta. Si tratta appunto di una “ironia” che rasenta l'empietà della freddura, la canagliesca doccia fredda dello straniamento. Ecco perché il Maestro è un attore come Bonacelli, che qui è assolutamente ammirevole… Il rapporto tra eccesso di serietà ed eccesso di correzione ironica è così equilibrato che mai, in nessun momento, il film appare “composto”." ~ Pier Paolo Pasolini 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Fascista

  • Documentario
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Nico Naldini

Fascista

consigliato da   PIER PAOLO PASOLINI 

"Naldini ha preso delle decisioni stilistiche direi ferree nel progettare il film. Niente retorica antifascista, niente facile “ridicolo” sul fascismo, rappresentazione del fascismo attraverso materiale elaborato dai fascisti stessi, cioè attraverso la loro idea falsa e vera di sé. (...) Non è certamente un film sul fascismo (e come poteva esserlo se usava gli stessi materiali fascisti?) e non è certamente un film su Mussolini, visto com'è solo in quanto figura retorica e pubblica. È un film sul rapporto tra un Capo e il suo Popolo. Rapporto inaudito, assurdo, manifestamente arrangiato, ritagliato e mistificato, ridicolo, bieco: ma in qualche modo, quello lì, proprio quello lì, come compare nella realtà fisica dei materiali del film. Materiali che si accumulano, e infine esplodono in una espressività abnorme e involontaria. È stato un terribile gioco, e il film di Naldini gioca con questo gioco. Per questo è un film bellissimo. Ma anche pericoloso, perché sono i destinatari in buona fede che accettano il gioco. Quelli in cattiva fede fanno il “loro” gioco, cioè, come si sa, non sanno giocare. Il fascismo è un tetro comportamento coatto." ~ Pier Paolo Pasolini

 

LISTA COMPLETA di PASOLINI

- Tempi moderni (Chaplin) 

- Luci della città (Chaplin) 

- La passione di Giovanna d'Arco (Dreyer) 

- Ombre (Cassavetes) 

- Ostia (Citti) 

- Monsieur Verdoux (Chaplin) 

- Un condannato a morte è fuggito (Bresson) 

- Playtime (Tati) 

- Un maledetto imbroglio (Germi) 

- I racconti della luna pallida d'agosto (Mizoguchi) 

- La coppia (Siciliano) 

- Francesco giullare di Dio (Rossellini) 

- Paisà (Rossellini) 

- Roma città aperta (Rossellini) 

- I visionari (Ponzi) 

- La grande guerra (Monicelli) 

- Gertrud (Dreyer) 

- Femmes femmes (Vecchiali) 

- L'ultima risata (Murnau) 

- Luci d'inverno (Bergman) 

- Persona (Bergman) 

- Milarepa (Cavani) 

- Fascista (Naldini) 

- Deserto rosso (Antonioni) 

Fonti: "Pier Paolo Pasolini" ed. Il Castoro; www.pierpaolopasolini.eu; "I film degli altri" di Pier Paolo Pasolini, a cura di Tullio Kezich;

 

Su TEMPI MODERNI: "Una demitizzazione-modello dell'homo technologicus, l'ha fatta Charlot in TEMPI MODERNI, contrapponendosi ad esso nell'unico modo che pare possibile: ossia in qualità di superstite di un'umanità pre-industriale. Entrato in fabbrica, Charlot contraddiceva la tecnica (e quindi la faceva rientrare nel suo mondo linguistico-espressivo) in quanto egli, sopravvivendo da un'altra civiltà, e conservandone le abitudini, metteva follemente e comicamente in risalto l'inespressività del mondo della tecnica. (...) TEMPI MODERNI di Chaplin è un film assoluto, che a detto sul lavoro in fabbrica qualcosa che si pone come insuperabile, nella fantasia. Ti è mai successo di fare un sogno, che poi riconosci continuamente nella realtà, come una realtà spiegata fuori da se stessa, che si ripete, misteriosamente, imbevendo del suo senso gli oggetti, le persone? Il film di Charlot è come un sogno. (...) Un film di Charlot si può vedere venti volte come si può leggere venti volte una poesia." ~ Pier Paolo Pasolini 

"Di Bresson ho visto e trovo stupendo UN CONDANNATO A MORTE È FUGGITO . Lo trovo uno dei più bei film degli ultimi dieci anni, del dopoguerra. Non c’è dubbio." ~ Pier Paolo Pasolini 

Su FRANCESCO, GIULLARE DI DIO: "Forse da altre mie interviste non è risultato, ma io pongo questo film di Rossellini fra i più belli del cinema italiano. La differenza (tra IL VANGELO SECONDO MATTEO) e il FRANCESCO però è questa: che il FRANCESCO è l’estremo, quasi ormai fuori stagione, prodotto del neorealismo, sia pure un neorealismo reso fantastico dalla ricostruzione storica, ma che resta completamente nell’angolo visuale del neorealismo. Invece nel VANGELO c’è un altro momento storico che tiene conto di altri problemi che Rossellini a suo tempo non poteva nemmeno immaginare, evidentemente. Cioè, per dire stilisticamente, lo sguardo di Rossellini è uno sguardo sempre molto fotografico e realistico, anche nel senso di naturalistico e la poesia è di tipo sentimentale-lirico. Il mio invece è uno sguardo un po’ meno fotografico e forse più figurativo e la poeticità mia è meno lirica e più epica." ~ Pier Paolo Pasolini 

INTERVISTATORE: "E il cinema americano? Pensa anche lei come gran parte della critica italiana che Hollywood sia sintomo di evasione?" 

PASOLINI: "Da qualche anno in qua, direi di sì. L’ultimo film americano bello è OMBRE di Cassavetes. Poi ogni tanto salta fuori un colosso, qualche cosa mostruosa, come IL DOTTOR STRANAMORE che non è male, un film cadaverico, privo di vitalità, ma non brutto."

Su Jacques Tati: "Non amo il cinema politico. Non amo la politica romanzata. Per me i veri e soli film politici sono, ad esempio, quelli di Jacques Tati. Tati è veramente politico perché mette in evidenza una situazione economica, politica, psicologica, umana perfettamente attuale e riconoscibile a termini pratici. E tutto ciò senza romanzare. Tutto realmente critico. Una vera esplosione di sentimenti politici nel quadro di una scrittura puramente cinematografica." ~ Pier Paolo Pasolini 

Su UN MALEDETTO IMBROGLIO: "Una volta ridotta la materia del gigante gaddiano alle norme della buona tecnica e del buon sentimento, Germi ha girato, con tutta la tecnica e il sentimento, il migliore film della sua carriera. (...) Devo dire che ho avuto l'impressione, in certi momenti, di trovarmi di fronte a dei frammenti di capolavoro. Anche stavolta il film è bello quando entrano in scena le escluse: le donne. Una Gajoni che compare, dolce e fulminea, in due o tre inquadrature formidabili e buttate via con lo sprezzo della vera ispirazione; e soprattutto una Cardinale che io mi ricorderò per un pezzo. Quegli occhi che guardano solo con gli angoli accanto al naso, quei capelli neri spettinati (unica vera prorompente citazione gaddiana) quel viso di umile, di gatta, e così selvaggiamente perduta nella tragedia: sono dati che danno ragione all'impeto irrazionale di Germi. Il poeta sarà pure un pochino un bestione. Basta la figura di Assunta e la scena finale dell'arresto a Marino, per fare di UN MALEDETTO IMBROGLIO un film memorabile." ~ Pier Paolo Pasolini 

"Io considero Rossellini un grande regista: ROMA CITTÀ APERTA, PAISÀ e FRANCESCO GIULLARE DI DIO sono tre tra i più bei film, come si dice, della cinematografia mondiale. (...) Rossellini è il neorealismo. In lui la “riscoperta” della realtà – nella fattispecie dell'Italia quotidiana, abolita dalla retorica di allora – è stato un atto insieme intuitivo e strettamente legato alla circostanza. Egli era lì, fisicamente presente, quando la maschera cretina è caduta. Ed è stato uno dei primi a vedere la povera faccia della vera Italia. In questa operazione espressiva lui ha riversato l'impeto di un'anima ricchissima, un talento quasi magico. Ma ricchezza sensuale e sentimentale, intuito, magia, bastano per costruire un'opera? No, non bastano, certo. Ed ecco il secondo “condizionamento” di Rossellini: l'impeto intellettuale da cui l'intera cultura italiana era lievitata in quegli anni del primo dopoguerra. Al Rossellini istintivo, magico, mancava una struttura solidamente culturale di fondo. Ha provveduto a colmare la lacuna quella specie di anima universale che allora riempiva le piccole anime di noi tutti. Rossellini è stato così, colmo, oltre che della fede, anche della cultura di un nostro eccezionale momento storico. È stato veramente quel che si dice un demiurgo." ~ Pier Paolo Pasolini 

"Tacerò sulla Nouvelle Vague perché tutti ne hanno piene le tasche, e soprattutto perché sono poco documentato. Non mi va di andare a vedere i suoi prodotti. A stento ho sopportato I QUATTROCENTO COLPI: a ogni inquadratura ero tentato di scappare fuori dalla sala, tanto mi irritava la presunzione del principiante (ma devo dire che, a distanza, il film migliora: la figura del ragazzo e i suoi rapporti con la famiglia nella prima parte sono bellissimi)." ~ Pier Paolo Pasolini 

"Il film più bello dell'anno (1959), in senso assoluto, è I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D'AGOSTO (con un orrendo doppiaggio italiota) di quel Mizoguchi che, con Charlot, è il più grande poeta dei primi cinquant'anni di storia del cinema." ~ Pier Paolo Pasolini 

"Considero Bergman un gran regista, e, benché così lontano da me, lo comprendo e lo amo senza fatica. I suoi personaggi femminili, dai glutei, dai seni, dai garretti monumentali, eppure così deboli – come elefanti feriti che cercano disorientati il loro cimitero – mi sono, teoricamente, del tutto estranei: in pratica, ne sono affascinato. LUCI D'INVERNO è uno dei film più belli della storia del cinema. (...) In PERSONA ci sono tracce del montaggio di Godard, e anche alcuni suoi manierismi “profilmici” (la macchina da presa in campo, per esempio). Malgrado questo, PERSONA rimane un film splendido, quasi del tutto smaterializzato: un cerimoniale visivo o “mistero”, estremamente leggero." ~ Pier Paolo Pasolini 

"LA DOLCE VITA di Fellini è troppo importante perché se ne possa parlare come si fa di solito di un film. Benché non grande come un Chaplin, Eisenstein o Mizoguchi, Fellini è senza dubbio “autore”, non “regista”. Perciò il film è unicamente suo: non vi esistono né attori né tecnici: niente è casuale. (...) Soltanto delle goffe persone senza anima – come quelle che redigono l'organo del Vaticano – soltanto i clerico-fascisti romani, soltanto i moralistici capitalisti milanesi, possono essere così ciechi da non capire che con LA DOLCE VITA si trovano davanti al più alto e al più assoluto prodotto del cattolicesimo di questi ultimi anni, per cui i dati del mondo e della società si presentano come dati eterni e immodificabili, con le loro bassezze e abbiezioni, sia pure, ma anche con la grazia sempre sospesa, pronta a discendere: anzi, quasi sempre già discesa e circolante di persona in persona, di atto in atto, di immagine in immagi. (...) Eppure non c'è nessuno di questi personaggi che non risulti puro e vitale, presentato sempre in un suo momento di energia quasi sacra. Osservate: non c'è un personaggio triste, che muova a compassione: a tutti tutto va bene, anche se va malissimo: vitale è ognuno nell'arrangiarsi a vivere, pur col suo carico di morte e di incoscienza. Non ho mai visto un film in cui tutti i personaggi siano così pieni di felicità di essere: anche le cose dolorose, le tragedie, si configurano come fenomeni carichi di vitalità, come spettacoli. Bisogna davvero possedere una miniera inesauribile d'amore, per arrivare a questo: magari anche d'amore sacrilego." ~ Pier Paolo Pasolini 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il padrone di casa

  • Commedia
  • USA
  • durata 112'

Titolo originale The Landlord

Regia di Hal Ashby

Con Beau Bridges, Lee Grant, Diana Sands, Pearl Bailey, Walter Brooke

Il padrone di casa

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

"Hal Ashby ha diretto un'impressionante striscia di film negli anni '70 – HAROLD E MAUDE, L'ULTIMA CORVÉE, SHAMPOO, QUESTA TERRA È LA MIA TERRA, TORNANDO A CASA, e OLTRE IL GIARDINO. I suoi risultati diventano anche più sbalorditivi se si aggiunge la poco-nota, poco-vista opera di debutto, IL PADRONE DI CASA. Norman Jewison, spesso interessato a film sui rapporti razziali, aveva sviluppato IL PADRONE DI CASA per dirigerlo lui stesso. Avendo poi deciso di dedicarsi a IL VIOLINISTA SUL TETTO, si accordò per produrre IL PADRONE DI CASA come primo film diretto dal suo montatore vincitore di un Oscar Hal Ashby. Non voglio dirvi molto a riguardo. Scopritelo come ho fatto io: semplicemente guardandolo. Contiene tutta la gentilezza, i ritmi eccentrici, l'umorismo stravagante, il montaggio brillante, e il profondo umanesimo che contraddistingue gli altri suoi film, e come gli altri suoi film, è assolutamente unico. Le performance sono sensazionali – in particolare quelle di Beau Bridges, Lee Grant, Louis Gossett jr., e la grande Diana Sands. Aggiungete la fotografia di Gordon Willis – al suo terzo film – in caso abbiate bisogno di maggior persuasione. Ok, a volte è un po' disomogeneo, ma allora? È meraviglioso vedere un grande artista ancora alla ricerca di un'economia di stile. Mi sono innamorato de IL PADRONE DI CASA nel 2003, e l'ho guardato più e più volte. Il suo stile ha influenzato SIDEWAYS più di ogni altro film." ~ Alexander Payne 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La strada dei quartieri alti

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 118'

Titolo originale Room at the Top

Regia di Jack Clayton

Con Simone Signoret, Laurence Harvey, Heather Sears, Donald Wolfit

La strada dei quartieri alti

In streaming su Netflix

vedi tutti

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

"Vale la pena di vederlo anche solo per la performance che ha fruttato un Oscar all'attrice francese Simone Signoret. È una vigorosa tragedia britannica sulle classi sociali, il denaro e il potere, e su come il sesso, usato per ottenerli, intrappola chi lo usa." ~ Alexander Payne 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'altalena di velluto rosso

  • Drammatico
  • USA
  • durata 109'

Titolo originale The Girl in the Red Velvet Swing

Regia di Richard Fleischer

Con Ray Milland, Joan Collins, Farley Granger, Luther Adler

L'altalena di velluto rosso

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

"Quando frequentavo la scuola di cinema andavo a vedere dei film e poi mi segnavo le inquadrature. Di solito dopo aver visto un film tornavo a casa, scrivevo qual'era stata la mia reazione, e parlavo delle inquadrature e delle sequenze più belle. A volte lo faccio ancora. L'ultimo film per cui l'ho fatto è L'ALTALENA DI VELLUTO ROSSO, circa tre settimane fa a Torino, in Italia. Era incredibile quanto fosse bello quel film. Apparentemente è piuttosto sconosciuto..." ~ Alexander Payne (2005)

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Shakespeare a colazione

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 104'

Titolo originale Withnail and I

Regia di Bruce Robinson

Con Paul Mc Gann, Richard E. Grant, Richard Griffiths

Shakespeare a colazione

In streaming su Amazon Prime Video

vedi tutti

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

"Ammiro moltissimo questo film, ed è proprio un classico, un film cult. Non direi che abbia veramente influenzato SIDEWAYS, ma ha influenzato direttamente chi ha scritto il romanzo [Rex Pickett]. Mentre trasformava qualche versione delle sue esperienze personali in un romanzo, pensava parecchio a SHAKESPEARE A COLAZIONE - a quel genere di bizzarro buddy-movie in cui due tizi bevono continuamente in un giorno di festa di qualche tipo. Jim Taylor (amico e abituale cosceneggiatore di Payne - ndt) ed io abbiamo rivisto il film mentre scrivevamo, ma non ne abbiamo tirato fuori molto da poter usare direttamente." ~ Alexander Payne

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Whisky

  • Commedia
  • Uruguay, Argentina, Germania, Spagna
  • durata 94'

Titolo originale Whisky

Regia di Juan Pablo Rebella, Pablo Stoll

Con Jorge Bolani, Daniel Hendler, Ana Katz, Mirella Pascual, Andrés Pazos

Whisky

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

Rispondendo a una domanda su quali registi non-americani ammira: "Il tizio thailandese col nome impronunciabile [Apichatpong Weerasethakul], lui è un buon regista. Ritmi interessanti. È strano. Ha il suo linguaggio personale. Mmh... Chi altro è buono? Uno dei film migliori che ho visto in questo secolo è un film uruguaiano di un paio di anni fa intitolato WHISKY... Seguo abitualmente Pedro Almodovar... AMOUR di Michael Haneke credo sia l'unico vero capolavoro che abbiamo avuto da non so quanti anni. È un film eccezionale." ~ Alexander Payne

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Cupo tramonto

  • Drammatico
  • USA
  • durata 91'

Titolo originale Make Way for Tomorrow

Regia di Leo McCarey

Con Victor Moore, Beulah Bondi, Fay Bainter, Thomas Mitchell, Porter Hall

Cupo tramonto

consigliato da   ALEXANDER PAYNE 

"L'equilibrio tra commedia e pathos direi che si verifica specialmente quando un regista di commedie come me si occupa di materiale drammatico. Io voglio che materiale del genere abbia comunque una certo fascino, e agilità, e una certa positività. Qualche buona vecchia risata. (...) Riguardo al mischiare i toni, sono spesso i registi di commedie a farlo. CUPO TRAMONTO, ad esempio, ha un bel po' di pathos per essere stato fatto da un regista di commedie [Leo McCarey]. Ozu è noto per i suoi melodrammi, ma ha cominciato come regista di commedie. (...) Leo McCarey è anche il regista del mio corto preferito di Stanlio e Ollio, GRANDI AFFARI." ~ Alexander Payne 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Grandi affari - Big Business

  • Comico
  • USA
  • durata 19'

Titolo originale Big Business

Regia di James W. Horne, Leo McCarey

Con Stan Laurel, Oliver Hardy

Grandi affari - Big Business

consigliato da   ALEXANDER PAYNE

 

LISTA COMPLETA di PAYNE 

- I compari (Altman) - I Sette Samurai (Kurosawa) - Vivere (Kurosawa) - Barbarossa (Kurosawa) - Tempi moderni (Chaplin) - Luci della città (Chaplin) - Il mucchio selvaggio (Peckinpah) - L'ultima corvè (Ashby) - Butch Cassidy (G. R. Hill) - Vogliamo vivere! (Lubitsch) - Aurora (Murnau) - Casinò (Scorsese) - 8 ½ (Fellini) - Il padrone di casa (Ashby) - L'uomo di Laramie (Mann) - Pane e fiore (M. Makhmalbaf) - Amadeus (Forman) - Qualcuno volò sul nido del cuculo (Forman) - Topkapi (Dassin) - Chinatown (Polanski) - La Notte (Antonioni) - Shakespeare a colazione (Robinson) - L'altalena di velluto rosso (Fleischer) - Cinque pezzi facili (Rafelson) - Gli spietati (Eastwood) - Cupo tramonto (McCarey) - Amour (Haneke) - Vivere e morire a Los Angeles (Friedkin) - La stangata (G. R. Hill) - Piccolo grande uomo (Penn) - Un uomo da marciapiede (Schlesinger) - Gangster story (Penn) - Sfida nell'Alta Sierra (Peckinpah) - La strada dei quartieri alti (Clayton) - Una giornata particolare (Scola) - Il sorpasso (Risi) - Viridiana (Bunuel) - Le notti bianche (Visconti) - Grandi Affari – Big Business (Horne/McCarey) - Whisky (Rebella & Stoll)

Fonti: Facets (2003); filmdoctor.co.uk; www.good.is; The A.V. Club; "Alexander Payne: interviews" a cura di Julie Levinson; The Believer; bbc.co.uk; IMDb; gwhatchet.com; Time Out;

 

Su VIRIDIANA di Buñuel: "Con il benestare del governo di Franco, il regista surrealista Luis Buñuel ritornò in Spagna dopo 22 anni d'esilio per fare questo film. VIRIDIANA successivamente vinse il trofeo maggiore a Cannes ma fu immediatamente bandito dai censori in patria. È uno dei film più feroci, sovversivi e osceni della sua carriera, la più grande pernacchia possibile al dittatore." ~ Alexander Payne 

"LA STORIA DI RUTH (primo film di Payne - ndt) cerca di essere L'ASSO NELLA MANICA, e un po' VIRIDIANA, e fallisce. ELECTION è fatto da uno che era ubriaco d'amore per CASINÒ, e ancora lo sono. A PROPOSITO DI SCHMIDT insegue VIVERE e IL POSTO DELLE FRAGOLE e IL LAUREATO. SIDEWAYS cerca di essere una commedia italiana dei primi anni '60 come IL SORPASSO, ma con l'atmosfera di un film dei '70." ~ Alexander Payne 

"IL MUCCHIO SELVAGGIO mi spaventa; mi ha sempre spaventato. Mi spaventava quando lo davano al cinema Omaha in centro e nessuno voleva portarmi a vederlo perché era troppo violento... Mi spaventa ancora e m'intimidisce ogni volta che lo guardo – almeno una volta all'anno – non solo per la sua violenza, l'ambiguità morale del suo mondo, e il modo in cui sono ritratti gli uomini – Sono anch'io un uomo? – ma per il puro virtuosismo della sua regia. Come hanno potuto fare un film così bello? Sam Peckinpah mi spaventa." ~ Alexander Payne 

Su I COMPARI: "Warren Beatty e Julie Christie nel grande, misterioso Western di Robert Altman sull'apertura di un bordello in una città in rapida espansione del Nordest. Un punto di riferimento nell'uso della fotografia e del suono per creare atmosfera e consistenza." ~ Alexander Payne 

Su I SETTE SAMURAI: "Ancora oggi, dopo averlo visto circa 50 volte, non riesco a credere che un film possa essere così bello – così feroce, così delicato, così storico, così senza tempo, così divertente, così completo. Procede rapido proprio perché è così essenziale, ogni inquadratura misurata e pesata per la storia che racconta." ~ Alexander Payne 

"Hai presente quando la gente dice, «Oh, e poi ho visto GUERRE STELLARI e la mia vita è cambiata»? Io ho visto GUERRE STELLARI quand'è uscito, ma non me lo ricordo neanche più. Probabilmente l'ho dimenticato il giorno dopo." ~ Alexander Payne 

"Non penso così tanto in termini di commedia verbale. Penso sempre in termini di commedia visiva. Sono cresciuto guardando film muti, e penso sempre a come fare cinema, non a come fare buoni dialoghi – nonostante io li voglia, i buoni dialoghi. Sono molto più interessato all'inquadratura, alla composizione, e all'orchestrazione dei corpi nello spazio, e via dicendo. Il mio obiettivo è sempre quello che aveva Chuck Jones per i suoi cartoni animati dei tempi della Warner Brothers, che era: se si abbassasse il volume, si potrebbe ancora capire cosa sta succedendo. Credo che se si guardasse la maggior parte dei miei film con l'audio spento, si potrebbe ancora capire cosa sta succedendo." ~ Alexander Payne 

"Amavo la scuola di cinema [la UCLA]. Ho passato un periodo fantastico. Ho avuto uno di quegli scenari da sogno in cui ho fatto vedere il mio film studentesco e il giorno dopo ho ricevuto 40 chiamate da agenti e produttori e gente degli studios, e nel giro di un mese, avevo un agente e un accordo per scrivere e dirigere in uno studio cinematografico." ~ Alexander Payne

INTERVISTATORE: "Quali registi ti hanno ispirato maggiormente?"

PAYNE: "Guardo film da moltissimi anni ma se devo indicare i miei registi preferiti, direi Chaplin, Kurosawa, Buñuel, Kubrick, John Huston, De Sica, Leone, mi piace un sacco Leone. Negli ultimi 10 anni sono ritornato su molti dei grandi registi italiani, e sugli spaghetti western. Nell'arte si è influenzati da tutto quello che si vede e si sperimenta. Voglio dire, ho rubato idee da film in super 8 che sono davvero brutti ma l'ispirazione può venire da qualsiasi parte." ~ Alexander Payne 

 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il tesoro della Sierra Madre

  • Avventura
  • USA
  • durata 126'

Titolo originale The Treasure of the Sierra Madre

Regia di John Huston

Con Humphrey Bogart, Walter Huston, Tim Holt, Barton McLane, Harry Vejar

Il tesoro della Sierra Madre

In streaming su Apple TV

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consigliato da   SAM PECKINPAH 

"Sono un grande ammiratore di John Huston. Ogni suo film ha provato non solo a raccontare una storia ma a fare qualche tipo di dichiarazione. Esempi perfetti di questo sono IL MISTERO DEL FALCO e IL TESORO DELLA SIERRA MADRE. Mi piacerebbe fare film così belli. In confronto a John Huston sono ancora alle scuole medie – ma faccio progressi. (...) IL TESORO DELLA SIERRA MADRE è forse il film più bello di tutti i tempi." ~ Sam Peckinpah

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Geronimo

  • Western
  • USA
  • durata 101'

Titolo originale Geronimo

Regia di Arnold Laven

Con Armando Silvestre, Chuck Connors, Kamala Devi, Pat Conway

Geronimo

In streaming su Amazon Video

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consigliato da   SAM PECKINPAH 

"...un altro dei miei preferiti è GERONIMO, con Chuck Connors nel ruolo del titolo. Uno dei film più divertenti mai fatti. Uno spasso sicuro." ~ Sam Peckinpah 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Vento di terre lontane

  • Western
  • USA
  • durata 101'

Titolo originale Jubal

Regia di Delmer Daves

Con Glenn Ford, Ernest Borgnine, Felicia Farr, Rod Steiger, Valerie French

Vento di terre lontane

consigliato da SAM PECKINPAH 

"Delmer Daves è un autore fondamentale per il western. (...) Trovo VENTO DI TERRE LONTANE e L'ALBERO DEGLI IMPICCATI magnifici, specie il primo, irrobustito da un'eccezionale utilizzazione di attori come Borgnine, Steiger e Bronson." ~ Sam Peckinpah 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Strada a doppia corsia

  • Drammatico
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale Two-Lane Blacktop

Regia di Monte Hellman

Con James Taylor, Dennis Wilson, Warren Oates, Laurie Bird, David Drake

Strada a doppia corsia

consigliato da   SAM PECKINPAH 

"Credo che il ruolo del critico sia molto importante per i film ed è per questo che m'incazzo quando i critici non colgono i buoni film e si accodano a delle stronzate, come hanno fatto col film di Bogdanovich, L'ULTIMO SPETTACOLO, che era una noia devastante, ignorando qualcosa come STRADA A DOPPIA CORSIA che mi è sembrata una potenziale opera d'arte. L'ULTIMO SPETTACOLO era una furbata artistoide e una vera spina nel culo. Dovevo cenare una sera con Ben Johnson, che nel film è superbo, ma sapevo che ci sarebbe stato Peter e che avrei dovuto colpirlo dritto in quella cazzo di bocca, così non ci sono andato. Ho veramente odiato quel film." ~ Sam Peckinpah 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Duello nel Pacifico

  • Guerra
  • USA
  • durata 105'

Titolo originale Hell in the Pacific

Regia di John Boorman

Con Lee Marvin, Toshiro Mifune

Duello nel Pacifico

consigliato da   SAM PECKINPAH 

"Mi piace DUELLO NEL PACIFICO di Boorman; vi racconto, a proposito di questo film, che c'era un'altra conclusione scritta da Boorman e mai girata: Marvin e Mifune s'imbattevano in una pattuglia giapponese nella seconda isola e i soldati uccidevano Marvin, allora Mifune si rivoltava contro i compatrioti e li sterminava a sua volta..." ~ Sam Peckinpah 

 

LISTA COMPLETA di PECKINPAH 

- L'anno scorso a Marienbad (Resnais) 

- Hiroshima mon amour (Resnais) 

- La regina d'Africa (Huston) 

- Il tesoro della Sierra Madre (Huston) 

- Vento di terre lontane (Daves) 

- L'albero degli impiccati (Daves) 

- Costretto a uccidere (Gries) 

- Duello nel Pacifico (Boorman) 

- Corea in fiamme (Fuller) 

- Gangster story (Penn) 

- Furia selvaggia (Penn) 

- Rashomon (Kurosawa) 

- La strada (Fellini) 

- La dolce vita (Fellini) 

- Il fuggiasco (Reed) 

- Strada a doppia corsia (Hellman) 

- L'asso nella manica (Wilder) 

- Amleto (Olivier) 

- La via del tabacco (Ford)

- Sfida infernale (Ford) 

- Fronte del porto (Kazan) 

- Viva Zapata! (Kazan) 

- Il lamento sul sentiero (S. Ray) 

- Un posto al sole (Stevens) 

- Il cavaliere della valle solitaria (Stevens) 

- Geronimo (Laven) 

- Giochi proibiti (Clement) 

- Mezzogiorno di fuoco (Zinnemann) 

- Golfo del Messico (Curtiz) 

- Il volto (Bergman) 

- Luci della città (Chaplin) 

- Il fiume rosso (Hawks) 

- L'inizio del cammino (Roeg) 

- Volti (Cassavetes) 

- Per un pugno di dollari (Leone) 

Fonti: "Sam Peckinpah" ed. Il Castoro; Cahiers du cinéma (1964); Positif (1965); Cinema 69; MUBI; parallax-view.org; "Sam Peckinpah: interviews" di Kevin J. Hayes; "Sam Peckinpah" edited by Trevor Willsmer; The Playboy interview (1972)

 

"Adoro Kurosawa e sono stato entusiasta di scoprire che è capace di sbagliare un film, proprio come tutti gli altri: ANATOMIA DI UN RAPIMENTO era orribile. Non credo mi interesserebbe un regista che non sia capace di rompersi il grugno...l'unico autore che amo per la sua assoluta perfezione è Alain Resnais. Ho dovuto vedere quindici volte MARIENBAD, da cui non riesco a staccarmi. Mi eccita e mi irrita enormemente." ~ Sam Peckinpah 

"GANGSTER STORY è un film stupendo, un film che vorrei aver girato io e del quale avrei modificato solo pochi dettagli. Ma l'ho visto solo dopo aver finito IL MUCCHIO SELVAGGIO e d'altra parte non ci sono molte somiglianze tra i due film, tranne nel fatto che si occupano di personaggi coinvolti dalla violenza: ma lo sono in maniera completamente diversa." ~ Sam Peckinpah 

"Non vedo molti film. Ma mi è piaciuto ISPETTORE CALLAGHAN: IL CASO SCORPIO È TUO, benché ne sia rimasto atterrito. È spazzatura da cui Don Siegel è veramente riuscito a tirar fuori qualcosa. È realizzato in modo brillante. Ho odiato quello che sosteneva, ma devo dire che il giorno in cui l'ho visto il pubblico applaudiva." ~ Sam Peckinpah 

"Nel West non ci sono eroi. C'è solo gente che ha paura della vita. Per questo spara, ammazza, rapina. Ed è per questo che li chiamano desperados. (...) I miei eroi sono sempre dei perdenti, perché sono sconfitti in anticipo, cosa che costituisce uno degli ingredienti primordiali della vera tragedia. Da molto tempo si sono messi d'accordo con la morte e la disfatta, per cui non gli resta nulla da perdere. Essi non hanno più apparenze nè illusioni da salvare, e così rappresentano l'avventura disinteressata, quella da cui non si trae alcun profitto al di là della semplice soddisfazione d'essere ancora vivi. ~ Sam Peckinpah 

"Ho interpretato quattro diverse parti ne L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI di Siegel...Peckinpah l'uomo dai mille volti. Ho fatto anche lo stuntman in quel film. Fammi pensare, ero un addetto alla lettura dei contatori, un uomo-baccello e un membro della “posse”. In più Don mi ci fece lavorare per due settimane come scrittore." ~ Sam Peckinpah 

"La violenza de IL MUCCHIO SELVAGGIO è un riflesso della società stessa. Sai che delle persone sono venute a prendermi a pugni perché erano furiose per la violenza nel film? Questi pacifisti sono venuti da me e hanno davvero provato a colpirmi. Non capivano chi erano. Nell'opera di George Bernard Shaw “Il Discepolo del Diavolo”, un predicatore scopre la sua vera natura, che è quella di uomo d'azione, un uomo violento, e l'uomo d'azione scopre che è in realtà un predicatore. Non ti suggerisce nulla?" ~ Sam Peckinpah 

"Di tutte le puttane con cui sono stato – americane, cinesi, inglesi, messicane, qualsiasi nazionalità – non sono riuscito a stringere un qualche tipo di relazione personale affettuosa solo col dieci per cento circa. Ci ho vissuto, con alcune buone puttane. Mi hanno portato a casa o io me le sono portate a casa. Siamo stati esseri umani insieme. Non ho mai pensato a queste donne come oggetti da usare. Ho messo un bel po' delle relazioni che ho avuto con le puttane nella storia d'amore tra Cable Hogue e la sua puttana Hildy (ne LA BALLATA DI CABLE HOGUE - ndt). Hanno un rapporto che è più vero e più tenero di quello della maggior parte delle coppie sposate." ~ Sam Peckinpah 

"Mi piacciono i film di Leone e mi piace lui. Sono sempre troppo lunghi ma sono divertenti da guardare. Lui è un uomo meraviglioso con cui parlare, e penso che faccia cose davvero interessanti." ~ Sam Peckinpah 

"Avevo una prozia indiana, una purosangue Paiute. A parte questo, sono californiano, nato e cresciuto qui – così come i miei genitori e i miei nonni. Mio nonno, Charles Peckinpah, arrivò dal midwest su un carro coperto e fondò una segheria nella contea di Madera, fuori Fresno, nel 1873. C'è una montagna là che porta il nostro nome, Peckinpah Mountain. Mio padre è nato lì. L'altro mio nonno, Denver Church, conduceva il bestiame fuori dalla Crane Valley, circa dieci miglia più lontano. Il vecchio Denver era il peggiore degli allevatori, andò fallito tredici volte. Non che questo l'abbia mai preoccupato, oltre ad essere allevatore era giudice di corte suprema, procuratore distrettuale, membro del Congresso, ha avuto una vita notevole. (...) Mia madre era una cristiana scientista. Mio padre era un giudice. Credeva nella Bibbia come letteratura e nella legge. Era “un'autorità”, e siamo cresciuti credendo che non potesse mai e poi mai avere torto. La legge, la Bibbia e Robert Ingersoll erano i nostri grandi argomenti a tavola. Quando ero ancora un ragazzino mio padre mi portò ad assistere a un processo, nel suo tribunale, di un diciassettenne accusato di stupro. Pensava sarebbe stata una buona lezione per me. Lo fu, ma non per le ragioni che credeva lui. (...) Ho sempre voluto allevare bestiame – anche se per temperamento sono completamente inadatto, il mio ranch ora è un'area disastrata. Da bambino leggevo un sacco, e vedevo quanti più film potevo. Forse l'unica cosa che sapevo per certo era che non volevo fare l'avvocato. Uscito dai Marines dopo la Seconda Guerra Mondiale tornai a scuola alla Fresno State University, perché non avevo niente di meglio da fare. Lì conobbi la mia prima moglie, Marie, che voleva fare l'attrice. Un giorno la seguii ad un corso di regia. Mi eccitò da subito. Mi piacevano soprattutto le opere di Tennessee Williams. Credo di aver imparato più da Williams che da chiunque. È senza dubbio il miglior drammaturgo d'America. Mi ha sempre emozionato molto." ~ Sam Peckinpah 

"Vorrei aggiungere che ho evitato di nominare Chaplin o i suoi film (tra i miei preferiti) non per la sua morale o le sue posizioni politiche di cui non so niente e non potrebbe fregarmi meno, ma perché credo che dovrebbe esserci una divisione tra Stato e Chiesa e la sua visione è così unica e così splendida che sarebbe ridicolo metterlo in una lista con dei filmmakers che lavorano in un altro mondo." ~ Sam Peckinpah 

"Amo gli outsiders. Guarda, a meno che tu non ti conformi e non ti arrenda completamente, finirai per essere solo a questo mondo. Ma arrendendoti perdi la tua indipendenza come essere umano. Perciò io sto coi solitari. Non sono nient'altro che un romantico e ho una debolezza per i perdenti su larga scala, così come una specie di subdolo affetto per tutti gli spostati e i vagabondi del mondo." ~ Sam Peckinpah 

Quand'era un ragazzino il più grande piacere di Peckinpah era sparare ai ratti nel fienile di suo padre. Sua sorella, Fern Lea Peter, che reggeva la torcia mentre suo fratello massacrava gli animali, ha descritto come "il sangue schizzasse ovunque" e che intenso piacere questo gli desse. In un documentario su Sam Peckinpah degli italiani Umberto Berlenghini e Michelangelo Dalto, la sorella racconta inoltre un'angosciante storia di quando suo fratello si tagliò un polso in un incidente. Il giovane Sam era così ossessionato dalla vista del suo sangue gorgogliante che non si accorse di star perdendo conoscenza. Suo padre lo portò all'ospedale giusto in tempo. L'ex assistente e compagna di Peckinpah Katy Harber ha detto spesso che un suo modo per generare "la passione di cui aveva bisogno per lavorare" era quello di sfidare i suoi datori di lavoro come fossero nemici. Berlenghini rivela che a fine intervista, a telecamere spente, molti collaboratori di Peckinpah hanno poi rivelato che il regista era "un vero figlio di puttana". Dice James Coburn: "Era un tipo che era un genio almeno tre ore al giorno, a volte di più, a seconda di quanto beveva. Peckinpah può essere stato uno schifoso bastardo, ma almeno a riguardo era onesto." Per Coburn Peckinpah dava agli attori la possibilità di tirare fuori il meglio: "Con Sam dovevi giustificare tutto quanto...non potevi semplicemente andare là fuori e recitarlo. Doveva venire da qualche posto dentro di te." ~ (da "independent.co.uk" ) 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Fuggiasco

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 115'

Titolo originale Odd Man Out

Regia di Carol Reed

Con F. J. McCormick, James Mason, Robert Newton, Kathleen Ryan, Cyril Cusack, F.G. Fay

Fuggiasco

consigliato da   ROMAN POLANSKI 

"FUGGIASCO di Carol Reed per me è stato fondamentale; è uno dei suoi primi film. Lo considero ancora uno dei migliori film che abbia mai visto e il film che mi ha fatto desiderare di perseguire questa carriera più di qualsiasi altro...ho sempre sognato di fare qualcosa di questo genere o con questo stile. James Mason interpreta il leader di un gruppo di rivoluzionari irlandesi, ricercato contemporaneamente dai compagni e dalla polizia. La città ha un'atmosfera che mi ricordava quella di Cracovia, con la neve che cade, il selciato sdrucciolevole, i muri scalcinati, i lampioni. L'ho visto quando avevo quattordici anni e mi ha influenzato moltissimo. Ho sempre l'impressione di rifare questo film." ~ Roman Polanski 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

A rotta di collo - Il mondo di Harold Lloyd

  • Documentario
  • USA
  • durata 94'

Titolo originale Harold Lloyd's World of Comedy

A rotta di collo - Il mondo di Harold Lloyd

consigliato da   ROMAN POLANSKI 

"Mi piacciono anche Buster Keaton e A ROTTA DI COLLO di Harold Lloyd, che ha momenti di puro genio, come quando scala come un alpinista un uomo che sta cercando di togliersi un dente. Queste sono cose di cui sogni o che leggi da bambino. Un uomo che scala un altro uomo alto il doppio - è uno spasso! Sai, io non rido molto spesso al cinema. Se vedo qualcosa che mi piace, di solito rido in silenzio. Ma quel film di Harold Lloyd mi ha fatto rotolare per gli attacchi di riso." ~ Roman Polanski 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Rush Hour - Due mine vaganti

  • Azione
  • USA
  • durata 92'

Titolo originale Rush Hour

Regia di Brett Ratner

Con Jackie Chan, Chris Tucker, Tom Wilkinson, Tzi Ma, Ken Leung, Chris Penn

Rush Hour - Due mine vaganti

In streaming su Apple TV

vedi tutti

consigliato da   ROMAN POLANSKI 

Quando al regista Brett Ratner è stato chiesto com'è riuscito ad avere Polanski per il ruolo di un commissario di polizia francese in RUSH HOUR 3, Ratner ha detto che è stata la "lieve ossessione" di Polanski per il primo episodio del "franchise" con Jackie Chan e Chris Tucker che li ha portati a conoscersi: "Quando ha visto il primo RUSH HOUR e mi ha chiamato, io gli ho detto: incontriamoci. Poi quando ho fatto il casting per RUSH HOUR 3 è stato davvero eccitante perché dopo aver accettato di farlo era proprio dentro il personaggio. Un giorno mi ha chiamato per dirmi: «Possiamo vederci?» Stavo al Plaza Athene a Parigi e lui mi fa: «Possiamo provare?» E ci mettiamo a fare le prove nell'atrio e io sto leggendo le battute con Roman e dico a me stesso: «Dio, vorrei che qualcuno potesse potesse vedermi ora. Sto dirigendo Roman Polanski.» " ~ (da moveablefest.com) 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Les carabiniers

  • Drammatico
  • Francia, Italia
  • durata 80'

Titolo originale Les carabiniers

Regia di Jean-Luc Godard

Con Marino Masé, Albert Juross, Geneviève Galéa, Barbet Schroeder

Les carabiniers

In streaming su Rai Play

vedi tutti

consigliato da   ROMAN POLANSKI 

"Tra i francesi mi è piaciuto soprattutto LES CARABINERS, il film che preferisco di Godard. Come hanno fatto i critici a non sostenere un film del genere?" ~ Roman Polanski (1966)

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Gli invasati

  • Horror
  • Gran Bretagna
  • durata 112'

Titolo originale The Haunting

Regia di Robert Wise

Con Richard Johnson, Claire Bloom, Russ Tamblyn, Lois Maxwell

Gli invasati

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

consigliato da   ROMAN POLANSKI 

"Amo tutti i film dell'orrore. Mi fanno divertire. Soprattutto L'OCCHIO CHE UCCIDE e GLI INVASATI. (...) Non amo molto PSYCO, il film che preferisco di Hitchcock è LA FINESTRA SUL CORTILE o DELITTO PER DELITTO." ~ Roman Polanski (1966)

 

+ Non presente nel database di FilmTV.it:

HOW TO BE LOVED / THE ART OF LOVING  (Wojciech Has, 1963, Polonia)     Dramma di un amore incompiuto. Il film è in gran parte la reminiscenza di un'attrice di nome Felicja, che su un volo da Varsavia a Parigi ripensa agli anni dell'occupazione della Polonia da parte della Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, quando nascose il collega attore Wiktor, ricercato dalla Gestapo per il presunto assassinio di un collaborazionista. Wiktor è debole e un po' codardo, ma soffre soprattutto il fatto di non avere un pubblico per il suo ego, la sua vanità e il suo supposto coraggio. Al fine di evitare sospetti Felicja torna sulle scene, ma per questo viene guardata male e tacciata di collaborazionismo dai suoi pari nella comunità degli attori. Felicja fa questo sacrificio perché ama Wiktor, nonostante lui non la ricambi. Finita la guerra lui la lascia ma scopre di essere stato accusato di codardia. ~ (da "culture.pl/en/artist/wojciech-jerzy-has" + rarefilm.net)  

 

LISTA COMPLETA di POLANSKI 

- Quarto potere (Welles) 

- Il fuggiasco (Reed) 

- La morte corre sul fiume (Laughton) 

- Amleto (Olivier) 

- 8 ½ (Fellini)

- L'occhio che uccide (Powell) 

- Gli invasati (Wise) 

- I carabinieri (Godard) 

- Fino all'ultimo respiro (Godard) 

- Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (Godard) 

- Jules e Jim (Truffaut) 

- I 400 colpi (Truffaut) 

- Tirate sul pianista (Truffaut) 

- Rush hour (Ratner) 

- I sette samurai (Kurosawa) 

- Rashomon (Kurosawa) 

- Il trono di sangue (Kurosawa 

- La fortezza nascosta (Kurosawa) 

- Fuochi nella pianura (Ichikawa) 

- La febbre dell'oro (Chaplin) 

- Il circo (Chaplin)

- A rotta di collo (Lloyd) 

- Cenere e diamanti (Wajda) 

- How to be loved (Has) 

- Baby Doll (Kazan) 

- Un volto nella folla (Kazan) 

-Viva Zapata (Kazan) 

Fonti:Time Out 1995; "Roman Polanski: interviews" by R. Polanski & Paul Cronin; "Roman Polanski" a cura di Stefano Francia di Celle;

 

"Sono meticoloso e agli occhi dei finanziatori è una caratteristica negativa, ma tutti i registi che fanno buoni film superano il budget tanto quanto me. Magari non sono altrettanto malati, mentre io ogni volta sono traumatizzato, non dormo più, sono stanco, mi ammalo, ho i nervi completamente a pezzi; mi piacerebbe poter dire che me ne frego, ma per me è impossibile. Semplicemente, mi rifiuto di mutilare i miei film. Un film è il risultato di quello che non si è lasciato agli altri. (...) Quello che si vede di me durante le riprese è l'espressione del mio temperamento: mi interesso a tutto, non solo sul set, anche nella vita. (...) Quando finisco un film e devo ritornare alla normalità, si produce una specie di stato di mancanza, ho l'impressione che le persone comincino ad odiarmi, penso di avere così tanti nemici che sarà quasi necessario cambiare Paese..." ~ Roman Polanski 

"Vedo molte cose, il cinema mi piace tutto. Quelli che amo meno sono i film verbosi e pseudointellettuali. Diciamo che mi piace l'azione in generale e che amo particolarmente Orson Welles, Kurosawa, Fellini, i miei tre registi preferiti. (...) Quando ho iniziato alla scuola di cinema tutti avevano le proprie teorie, ma oggi questo è precisamente ciò di cui diffido maggiormente. Non si possono fare film con le teorie, fatta eccezione per cose come L'ANNO SCORSO A MARIENBAD, che è di gran lunga troppo serio per me." ~ Roman Polanski 

Jerzy Skolimowski: "Scrivevamo la sceneggiatura de IL COLTELLO NELL'ACQUA solitamente di notte, perché durante il giorno io sostenevo gli esami di ammissione alla scuola di cinema di Lodz e Roman – avendo terminato gli studi – era invece una specie di assistente di uno dei professori. Ogni giorno, subito dopo gli esami alla scuola, correvamo all'appartamento dove Roman affittava una stanza, ci avvolgevamo in lenzuola bagnate perché faceva un caldo mostruoso, da non riuscire a respirare neppure di notte, e come senatori romani nelle loro toghe ci mettevamo al lavoro. (...) Spesso avevamo qualche diverbio, quando io favorivo troppo il mio punto di vista o quando Roman insisteva su qualche sua idea. I contrasti finivano sempre allo stesso modo: Roman prendeva dallo scaffale dei libri il premio che aveva ottenuto a Bruxelles per DWAJ LUDZIE Z SZAFĄ (Due uomini e un armadio) e, avvolto nel lenzuolo, lo sollevava in alto, io invece tiravo fuori la tessera dell'Associazione dei letterati polacchi, della quale allora ero il membro più giovane, e la sollevavo a mia volta sopra la testa. Stavamo fermi uno di fronte all'altro, quasi pronti alla rissa. Il criterio decisivo per stabilire chi avesse ragione era chiarire se la questione fosse cinematografica o letteraria – soprattutto riguardante i dialoghi – eventualità in cui la mia tessera aveva la meglio."

"Al liceo artistico mi colpirono particolarmente Dalì e De Chirico. Non pensavo che quel genere di pittura potesse esistere. Sono stato molto influenzato dal surrealismo, che mi ha affascinato per anni. In ambito letterario ho scoperto prima di tutto alcuni autori polacchi che, a loro volta, non esistevano a livello ufficiale: Witold Gombrowicz e Bruno Schulz, che mi hanno segnato profondamente; in seguito, approfondendo, ho scoperto Franz Kafka, e ho cominciato a essere ossessionato dai suoi personaggi. Questi autori hanno costituito i miei primi punti di riferimento che mi hanno consentito di uscire da quell'arte ufficiale chiamata realismo socialista." ~ Roman Polanski 

INTERVISTATORE: "Qual è la prima emozione estetica che ricorda?" 

ROMAN POLANSKI: "È difficile, ci sono così tanti ambiti: il cinema, la musica, la pittura... [lungo silenzio] Mi è impossibile scegliere un'opera, penso piuttosto alla natura. A sette o otto anni sono scappato dal ghetto di Cracovia e presto mi sono ritrovato in piena campagna. Penso che le mie prime vere emozioni estetiche siano venute da quei paesaggi ondulati che ho attraversato. La natura era molto ricca, si vedevano soltanto una o due capanne."

"Ho lavorato come attore – non come assistente – per Andrzej Wajda, e penso di essere stato influenzato da lui. Ho lavorato con Andrzej Munk perché eravamo amici e me l'ha chiesto, ma avevamo idee di cinema differenti. Anche se sono più vicino a Wajda e amo molto il suo lavoro, difficilmente si può sostenere che lo imiti. I miei film sono piuttosto diversi dai suoi. Ma il suo CENERE E DIAMANTI è il mio film preferito." ~ Roman Polanski (1963)

A proposito dell'assassinio della moglie Sharon Tate ad opera dei seguaci di Charles Manson: "Non si sa come si fa a superare cose del genere. Al momento si deve solo prendere una decisione: andare avanti a vivere o farla finita. Nello scrivere la mia autobiografia ho fatto molta fatica a ricordare quei momenti. Non è stato difficile per niente ricordare ogni genere di dettaglio della mia infanzia, ma ogni volta che ho sofferto per un lutto – in particolare, questa tragedia – comprendo ora che la mia mente tende semplicemente a rigettare certe cose, a dimenticarle completamente. Questo probabilmente mi aiuta a conviverci in seguito. (...) Dopo la morte di Sharon la mia gioia di vivere è incompleta. Di fronte a insopportabili tragedie personali, ci sono persone che cercano e trovano consolazione nella religione. Nel mio caso è accaduto il contrario. Tutta la fede religiosa che avevo si è ridotta in briciole. Ha rafforzato la mia fede nell'assurdo. Ho l'impressione di faticare senza un fine chiaro e il sentimento di aver perso il diritto all'innocenza, al puro godimento dei piaceri della vita." ~ Roman Polanski

"Nei film di Wilder ci sono momenti di cinema dell'esilio, come spero anche nei miei. Questi momenti non sono lontani dall'eresia, si iscrivono in un codice ma lo deviano attraverso l'ironia. Prendete l'incidente che decide il destino dei personaggi di SABRINA. Il protagonista si siede su un vetro e si ferisce il sedere. Wilder porta questo piccolo 'detour' fino alla fine. È questa ironia un po' triviale che determina il seguito del film. In CHINATOWN è un po' la stessa cosa: il cerotto sul naso, nessun americano duro e puro se lo sarebbe permesso. Solo un europeo un po' spostato potrebbe farlo: questo è il tocco europeo." ~ Roman Polanski

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Casablanca

  • Drammatico
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale Casablanca

Regia di Michael Curtiz

Con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, Claude Rains, Sydney Greenstreet

Casablanca

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

consigliato da   SYDNEY POLLACK 

"Una delle cose che faceva dell'andare al cinema una così meravigliosa esperienza, è che era una specie di viaggio stupefacente che facevi verso un posto e una vita che somigliava poco alla tua. E a volte il successo del film era proporzionato alla distanza tra te e quel mondo. Tu sapevi che non eri su una nebbiosa pista di decollo in impermeabile a guardare Ingrid Bergman salire sulla passerella con qualcun altro, ma vederlo ti spezzava comunque il cuore. Poi uscivi alla luce del sole di una strada del midwest e la distanza tra la tua vita e quella vita era enorme. E questo era parte del suo successo. Sono fortemente influenzato dai film che ho visto quand'ero un ragazzino. Se volete chiamateli classici, o tradizionali o old-fashioned, dipende dal vostro punto di vista. Sono molto attirato da quelle tipologie e tendo a continuare con quelle. Nei miei anni giovanili le storie d'amore dipendevano dagli ostacoli. E le grandi storie d'amore dipendevano da ostacoli non superabili. Non ricordo una grande storia d'amore che finisca con due persone insieme. Le storie d'amore che ho sempre ricordato erano sempre storie d'amore tragiche. La maggior parte dei film che ho fatto sono state delle specie di storie d'amore infelici, in un modo o nell'altro. C'è un tipo di infelicità soddisfacente che è in tutto e per tutto piacevole quanto una risata umoristica e leggera provocata da una commedia o da un film a lieto fine." ~ Sydney Pollack

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La prova del fuoco

  • Guerra
  • USA
  • durata 69'

Titolo originale The Red Badge of Courage

Regia di John Huston

Con Audie Murphy, Bill Mauldin, John Dierkes, Royal Dano, Douglas Dick

La prova del fuoco

consigliato da   SYDNEY POLLACK 

"Il tempo è stato molto buono con questo film. Fu un fallimento quando uscì nel 1951. Non generò guadagni e non ricevette molta attenzione in generale ma se cercate informazioni oggi troverete 5 stelle, pollici alzati e i voti più alti. Posso solo dire che amo molto questo film. (...) In contrasto con la violenza, il caos, il panico e la disperazione della guerra abbiamo la tecnica di ripresa di John Huston che porta una specie di bellezza e di ordine in tutto ciò che si vede. Il regista mette in scena l'azione e muove la cinepresa in un modo che sembra lirico e quasi ballettistico, con lunghe riprese di complicate scene d'azione spesso in vaste inquadrature d'insieme in modo da aiutarvi a vedere come i personaggi si relazionano tra di loro e con l'ambiente circostante. (...) È la storia di un soldato e della sua intima lotta tra coraggio e codardia. Un giovane uomo confuso, sottoposto a enorme pressione, con una paura disperata ma anche con una voglia disperata di dar prova di sè. (...) Il film andò male fin dalle anteprime e finì per essere tagliato da più di due ore a poco più di un'ora e sfortunatamente la pellicola mancante è persa per sempre. Nessuno si preoccupò di salvare la copia originale." ~ Sydney Pollack 

 

LISTA COMPLETA di POLLACK

- Casablanca (Curtiz)

- Quarto potere (Welles) 

- Notorious (Hitchcock) 

- Fronte del porto (Kazan) 

- Viva Zapata! (Kazan) 

- Un tram chiamato desiderio (Kazan) 

- Un volto nella folla (Kazan) 

- Fango sulle stelle (Kazan) 

- Il ribelle dell'Anatolia (Kazan) 

- Splendore nell'erba (Kazan) 

- La prova del fuoco (Huston) 

- L'avventura (Antonioni) 

- L'eclisse (Antonioni) 

- La notte (Antonioni) 

- Il conformista (Bertolucci)

- Il Padrino, Parte II (Coppola) 

- La Grande Illusione (Renoir)

- La guerra è finita (Resnais) 

- Jules e Jim (Truffaut) 

- Il Gattopardo (Visconti)

- C'era una volta in America (Leone)

- Toro scatenato (Scorsese)

- Il settimo sigillo (Bergman)

- Gangster Story (Penn) 

- Viale del tramonto (Wilder)

- Le ali della libertà (Darabont) 

Fonti: Sight & Sound (2002); moviehole.net; www.dga.org; www.progressive.org; thehollywoodinterview.blogspot.it; www.boxofficemojo.com; filmtalk.org; "Take 22: Moviemakers on Moviemaking" di Judith Crist; "Sydney Pollack" ed. Il Castoro. 

 

"Per me Kazan è il più grande regista americano, mi piacciono molto VIVA ZAPATA!, UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO, UN VOLTO NELLA FOLLA, FANGO SULLE STELLE, SPLENDORE NELL'ERBA, IL RIBELLE DELL'ANATOLIA... sono film straordinari. (...) Credo che i film di Penn siano molto intelligenti. Ammiro la sua intelligenza. Credo che la sua cosa migliore sia GANGSTER STORY. Penso che anche ANNA DEI MIRACOLI sia interessante sebbene non sia forse un film completamente riuscito: è il film di un uomo di grandissimo talento e grandissima intelligenza. Il mio regista favorito tra i giovani è John Boorman, è un grande plastico e fa quello che piacerebbe fare a me. Lavora con quella che sembra essere la realtà e che pure non lo è. È molto stilizzato, molto irrealistico, eppure sembra vero; lavora in modo molto cinematografico." ~ Sydney Pollack 

INTERVISTATORE: "Quale DVD porteresti su un'isola deserta? Il tuo film preferito, quello che ti ha influenzato lungo tutta la tua vita."

SYDNEY POLLACK: "Beh, tra i film che ho visto, da quando sono un regista...direi che IL CONFORMISTA è stato un film che mi ha influenzato molto. Un grande film." 

"Mio padre era un farmacista, ed aveva grandi speranze che io diventassi un dentista. Voleva che facessi qualcosa nel campo medico, e aveva l'impressione che l'odontoiatria fosse molto meglio della professione medica perché non ti chiamavano nei fine settimana o a tarda notte. (...) Diciamo che non mi piaceva l'idea di finire a fare la stessa cosa giorno dopo giorno, come mio padre. Al tempo stesso non sapevo cosa volevo fare. Ero irrequieto. (...) Non eravamo troppo lontani da Chicago, e una volta ogni tanto un insegnante ci portava là a vedere un'opera teatrale o altro, ed era come attraversare lo specchio! Convinsi mio padre a darmi due anni di tempo – immaginavo di avere due anni prima del servizio militare – per andare a New York e vedere se potevo farcela come attore. Lo convinsi spiegandogli che l'esercito sarebbe stato il mio biglietto d'ingresso nella scuola odontoiatrica grazie alla G.I. Bill (legge che prevedeva benefici per i veterani di guerra - ndt) [Pollack ride] Così fui accettato alla Neighborhood Playhouse, studiai recitazione con Sandford Meisner, e questo mi cambiò la vita. Alla fine fui chiamato per il servizio militare, ma non andai mai alla scuola odontoiatrica." ~ Sydney Pollack 

"Ho cominciato a insegnare recitazione molto presto. Poi sono venuto a Los Angeles e ho continuato a insegnare, ed è così che ho conosciuto John Frankenheimer. John è un tipo meraviglioso. Ha fatto davvero molto per me. Sono stato suo assistente in un paio di cose, e in questo modo ho conosciuto Burt Lancaster quando John ha fatto un film con lui intitolato IL GIARDINO DELLA VIOLENZA. Burt ha cominciato a spingermi verso la regia, ed è così che ci sono entrato. (...) Burt era un principe. Era un artista autodidatta, si era fatto da solo. Un ragazzino che dalle strade di Harlem era scappato per unirsi al circo e diventare un trapezista. Era istruito e colto, ma non aveva mai abbandonato il tratto da ragazzo di strada. (...) Era il primo a fare un film come IL CORSARO DELL'ISOLA VERDE, ma dopo voleva fare PIOMBO ROVENTE. Era disposto a fallire. Era solito chiamarmi dalla strada quando era in scena con “Knickerbocker Holiday” e mi diceva «Ah, la critica mi sta uccidendo, ragazzo mio! E me lo merito anche, perché sono stato terribile. Ma sta migliorando, sta migliorando!» [Pollack ride] Era straordinario. Era assolutamente impavido. Non l'ho mai visto spaventato da qualcosa in tutta la sua vita. Ed era completamente altruista. (...) Non lo sentivo da tre anni, poi un giorno ricevo una sua telefonata: «Caro ragazzo, sai chi è Luchino Visconti?» Io dissi «No.» «Beh, dovresti vedere alcuni dei suoi film, leggere questo libro “Il Gattopardo” e incontrarmi a Roma dove stiamo girando il film. Ho bisogno di qualcuno qui che parli inglese!» Poi telefonò al mio produttore che mi liberò da un contratto e così andai a Roma ed ebbi l'occasione di vedere Visconti! Restai là due mesi e vidi questo maestro ogni giorno. E quelli erano i giorni subito dopo LA DOLCE VITA di Fellini, frequentavo la stessa zona di Roma e tutte le notti la giravo da un capo all'altro bevendo un drink in ogni bar, facendo finta di essere ne LA DOLCE VITA o in 8 ½. Avevo 28, 29 anni. Ero un ragazzino. Che esperienza..." ~ Sydney Pollack 

"Immagino sempre Stanley (Kubrick) letteralmente sull'orlo di un sorriso. Nei suoi occhi c'era sempre malizia. Dava sempre quest'impressione diabolica mentre poneva le sue domande con grande calma. Leggeva tutto, conosceva assolutamente ogni aspetto degli affari, compreso letteralmente l'incasso di ogni cinema al mondo negli ultimi due anni. (...) Conoscevo Stanley da 30 anni ma non l'avevo mai incontrato prima di EYES WIDE SHUT. C'eravamo conosciuti quando stavo lavorando a CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO...era un film con un linguaggio molto arcaico ed ero terribilmente preoccupato di come sarebbe stato sottotitolato o doppiato. Il capo della Warner Brothers, John Calvin, mi disse: «Beh, parla con Kubrick, lui sa tutto di tutto.» Quindi organizzò questa telefonata e sono rimasto al telefono con Stanley per i successivi 25 anni. Gli piaceva molto faxare. Si teneva al passo col mondo attraverso il fax e il telefono. Non ha mai lasciato l'Inghilterra; non una volta. Non voleva prendere la nave nè l'aereo. Così faceva un sacco di telefonate per controllare cosa succedeva là fuori. Di solito chiedeva: «Quali sono i bravi scrittori là fuori? Cosa dovrei guardare? Cosa dovrei leggere?» Ricordo che una volta abbiamo discusso sul fatto che vi fossero troppe parole nei dialoghi in inglese. Così cominciò a registrare le pubblicità della NesCafé. A quel tempo c'erano queste pubblicità della NesCafé che erano fondamentalmente dei piccoli film drammatici. E Stanley mi mandava queste piccole pubblicità...e di solito le rimontava! Poi diceva: «C'erano 93 parole in questa e io ne ho tolte 17.» Faceva cose del genere. Era sempre interessato a quel che stavi facendo. Restava ore al telefono a parlare di un film su cui stavo lavorando, dando suggerimenti:«Che ne dici di questo? Che ne dici di quello?» Era un tipo molto generoso." ~ Sydney Pollack

"Mi piace realizzare storie basate sui personaggi, che trattino di persone e relazioni. È quello che cerco di fare sempre. A volte hanno la forma di thrillers, o di westerns o qualcos'altro, ma di solito sono molto incentrate sui personaggi. Con l'eccezione de I TRE GIORNI DEL CONDOR e IL SOCIO, i miei film non hanno plot complessi. LA MIA AFRICA non ha una storia, COME ERAVAMO è quasi senza storia, trattano solo di quel che accade a due persone lungo un periodo di tempo. Una volta ogni tanto mi servo di intrecci molto forti, ma anche in quei casi, quel che cerco di fare è impegnarmi duramente per dare importanza ai personaggi." ~ Sidney Pollack

INTERVISTATORE: "Ci sono chiari elementi di Hitchcock ne I TRE GIORNI DEL CONDOR. È stata un'influenza importante per te?" 

SYDNEY POLLACK: "Sai, mi imbarazza ma devo dire di no. Sono davvero piuttosto incolto quando si tratta di film. Devo forzarmi per guardare un film. In realtà non conosco la storia del cinema così bene. Ho visto PSYCO, [Pollack ride] cosa posso dirti? So che tutti i suoi film sono famosi e so che era un gran regista. Mi fido della parola di tutti quanti che fosse il cineasta per eccellenza. Quando mi trovo con qualcuno come Steven Spielberg che mi dice «È come in quella grande scena del film di Wyler in cui succede questo e quest'altro...», mi sento ignorante. Ma un mucchio di quei ragazzi hanno frequentato una scuola di cinema ed erano appassionati cinefili fin da bambini. Io ci ho sbattuto contro. Non ho mai voluto avere nulla a che fare con i film, e non mi sono mai immaginato un futuro da regista. Io mi immaginavo a recitare in teatro a New York. Anche oggi non vedo così tanti film. È dura per me forzarmi ad andare al cinema e sedermi tra la gente. Non vedo l'ora che il film finisca. [Ride] Questo non vuol dire che non ami i film, perché li amo. Quando sei lì e vieni trasportato è magnifico. Ma lo sento come un lavoro. È il mio lavoro. E non voglio farlo quando ho del tempo libero, capisci? Chiaramente ho una sala di proiezione a casa, come tutti i mocciosi viziati a Hollywood, e molti film li vedo a casa. (…) Quindi Hitchcock non è stata una grossa influenza semplicemente perché non conoscevo i suoi lavori. Li avessi conosciuti, mi avrebbero assolutamente influenzato. In realtà ho passato più tempo a casa di Hitchcock con lui in persona di quanto ne abbia passato a vedere i suoi film. Mia moglie (Claire Griswold - ndt) era un'attrice ed è stata sotto contratto con lui per sette anni. Doveva prendere il posto di Grace Kelly quando lei diventò principessa. Mia moglie era la ragazza nel famoso episodio di AI CONFINI DELLA REALTÀ con Robert Duvall che gioca con la bambola-ballerina. Così Alfred Hitchcock la assunse, ma poi lei rimase in cinta del nostro secondo figlio ed Hitchcock s'infuriò con lei. Ma mentre era sotto contratto, cenavamo spesso con lui e (sua moglie) Alma a casa loro! Io ero troppo ingenuo per comprendere che grande opportunità fosse. Ho diretto diversi episodi di “Alfred Hitchcock Presenta” per lui, e ho recitato in uno diretto da Norman Lloyd. Ma quando passavo del tempo con lui, non ero neanche abbastanza sveglio da sapere cosa domandargli. Spielberg di solito mi fissa e dice «Hai potuto passare tutto quel tempo con Hitchcock e Stanley Kubrick. Quanto ti invidio!» [Ride]" ~ Sydney Pollack 

"Tutti mi hanno influenzato, ma in particolare, per esempio, Alain Resnais: credo che sia uno dei rari registi ad interessarsi di cose molto serie. Mi piacciono Arthur Penn, John Frankenheimer. Sono stato molto influenzato da George Stevens. Tutti sono stati influenzati da Federico Fellini. E mi piace il primo Antonioni, L'AVVENTURA, LA NOTTE, L'ECLISSE; oggi non mi piace più, ma questa trilogia era molto buona." ~ Sydney Pollack 

"Credo che il più serio dei registi francesi sia Resnais. In fondo conosco soprattutto i film di Truffaut, Godard e i suoi. Uno dei miei film preferiti è JULES E JIM. Mi piace molto anche LA GUERRA È FINITA." ~ Sydney  Pollack 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La donna di Parigi

  • Drammatico
  • USA
  • durata 80'

Titolo originale A Woman of Paris: A Drama of Fate

Regia di Charles Chaplin

Con Edna Purviance, Adolphe Menjou, Carl Miller, Clarence Geldert, Lydia Knott

La donna di Parigi

consigliato da   MICHAEL POWELL 

"Nel 1921 avevo 16 anni ed ero determinato ad entrare nel cinema, perché avevo letto il primo numero di “The Picturegoer”. Un mio amico di scuola me l'aveva portato a casa, così cominciai a leggere articoli su come si giravano veramente i film. Qualcosa scattò e mi dissi, «Questo fa per me», e da allora fui completamente devoto. Ma andai avanti in un modo romantico come si fa ai tempi della scuola, e poi dopo la mia famiglia mi ficcò in una banca dicendo, «Sei pazzo a voler entrare nel business del cinema, prima entra in una banca, ed impara l'ordine.» (...) E poi due anni dopo vidi che Chaplin aveva fatto un film in cui non appariva, ma l'aveva diretto, s'intitolava LA DONNA DI PARIGI. Andai a vederlo e ne fui investito, perché all'improvviso vidi l'intero medium cresciuto. Davanti ai miei occhi. Nessuno aveva mai realmente fatto alcun film realistico prima, era tutto un far finta, le emozioni erano finte e anche le persone erano finte, ad eccezione dei film europei, che erano perlopiù grandi storie d'amore, o cose come I NIBELUNGHI, cose così, quelli erano diversi: ma nei film in inglese, cioè coi sottotitoli in inglese, tutto era finzione e recitazione. All'improvviso, ecco un film adulto, con la gente che si comporta come fa nella vita, e con scene trattate con enorme sofisticazione, come quella sequenza che mi sono sempre ricordato per tutta la vita, la sequenza in cui Menjou entra nell'appartamento e lei è infuriata con lui e con la vita e butta la sua collana di perle fuori dalla finestra, e lui scoppia in una roboante risata! (...) All'improvviso vedere una così intelligente, seppur innocente sofisticazione, perché molte cose in quel film erano, in qualche modo, innocenti... Il film è un progenitore ovviamente di MONSIEUR VERDOUX, ma è un film molto più adulto di VERDOUX. (...) Ma era il vero approccio al realismo di cui ancora il cinema non sapeva granché. Il vero realismo. Fu questo che mi sconvolse. Ora, io ero un ragazzino molto intelligente, e sofisticato dal punto di vista delle letture, e speravo un giorno di diventare uno scrittore, leggevo di tutto a quell'età, ma avevo comunque solo diciott'anni e il cinema mi sembrava, mi era sembrato fino ad allora, qualcosa di molto diverso. All'improvviso era cresciuto e io ero cresciuto. E questo è direttamente responsabile del mio atteggiamento esageratamente serio riguardo alla regia. (...) Però la sua sofisticazione messa in pratica in una storia del genere, il suo senso teatrale, non era il tipo di teatro che il pubblico di quei tempi capiva nei film. Non era una commedia sofisticata, era diretta con grande intelligenza e sofisticazione, ma fondamentalmente era una storia tragica...una piccola storia à la De Maupassant, davvero realizzata in modo splendido. Lo script è impeccabile, e il regista è impeccabile, e sarebbe impeccabile anche oggi." ~ Michael Powell 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'inafferrabile

  • Spionaggio
  • Germania
  • durata 140'

Titolo originale Spione

Regia di Fritz Lang

Con Rudolf Klein-Rogge, Gerda Maurus, Lien Deyers, Louis Ralph

L'inafferrabile

consigliato da   MICHAEL POWELL 

"... Ricordo quando ho visto L'INAFFERRABILE, o com'era il titolo...SPIES? Sono stato influenzato moltissimo da quel film. In particolare dal montaggio delle immagini, dal modo in cui le immagini sono usate. E poi quei grandi film romantici che sono tutti ispirati al teatro di Reinhardt come Siegfried e I NIBELUNGHI. A volte la gente mischia Lang con quello che chiamano espressionismo tedesco. Non è mai stato un espressionista. METROPOLIS, dopotutto, è fatto più o meno di imponenti set neo-realistici. Nulla a che vedere con CALIGARI, Robert Wiene. No, lui era un grande regista romantico con un'enorme immaginazione. Sì, ha avuto una grande influenza su di me." ~ Michael Powell

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Carnet di ballo

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 144'

Titolo originale Un carnet de bal

Regia di Julien Duvivier

Con Louis Jouvet, Raimu, Harry Baur, Marie Bell, Pierre Blanchar, Fernandel,

Carnet di ballo

consigliato da   MICHAEL POWELL 

 

+ Non presente nel database di FilmTV.it:

TURKSIB  (Viktor Turin, 1929, URSS, Documentario)     TURKSIB si proponeva il modesto traguardo di educare il pubblico sovietico sulla necessità di una tratta ferroviaria che connettesse Siberia e Turkestan. Benché il film sia stato fatto uscire prima che la costruzione della ferrovia fosse completata (cosa avvenuta non prima del 1931), le dinamiche sequenze finali con la ferrovia che raggiunge i nomadi ricostruisce parte del futuro a venire. Il finale idealistico era un presagio del tipo di strumenti narrativi che sarebbero diventati ingredienti di base del documentario sovietico negli anni '30. ~ (da fandor.com)

 

LISTA COMPLETA di POWELL  

- Nascita di una nazione (Griffith) 

- L'angelo azzurro (von Sternberg) 

- Giglio infranto (Griffith) 

- Carnet di ballo (Duvivier) 

- La febbre dell'oro (Chaplin) 

- L'inafferrabile/Spione (Lang) 

- Rapacità (von Stroheim) 

- M, il mostro di Dusseldorf (Lang) 

- Ninotchka (Lubitsch) 

- Turksib (Turin) 

- Il mago di Oz (Fleming) 

- La donna di Parigi (Chaplin) 

Fonti: Cinematheque Belgique (1952); "Powell & Pressburger" ed. Il Castoro; www.powell-pressburger.org; "Michael Powell:interviews" di David Lazar; IMDb;

 

Su Emeric Pressburger: "Emeric aveva quel tipo di mente di cui ti innamori all'istante. Ci incontrammo per la prima volta a una riunione per un terribile script che Korda voleva realizzare con Valerie Hobson e Conrad Veidt, LA SPIA IN NERO. Nessuno fece caso a Emeric finché Korda non lo presentò, poi lui tirò fuori quello che ricordo era un piccolissimo pezzo di carta, e si inventò un'intelaiatura completamente nuova che ribaltò del tutto lo script. Le facce di tutti gli altri stavano diventando paonazze ma io pensavo fosse fantastico. (…) In quel momento, i miei occhi avevano uno sguardo di venerazione. Avevano visto un oggetto prodigioso: uno sceneggiatore realmente capace di scrivere. Non l'avrei lasciato scappare tanto in fretta. Avevo sempre sognato questo fenomeno: uno sceneggiatore con il cuore e la mente di un romanziere, che fosse interessato al cinema, e avesse idee splendide, che io avrei trasformato in immagini ancora più splendide, e che utilizzasse il dialogo solo per fare una battuta o per chiarire la trama. (...) Io ho la tendenza ad essere un po' troppo solenne. Emeric, essendo ungherese ed ebreo come Korda, aveva un meraviglioso senso dell'umorismo, e un atteggiamento caustico verso la vita. Io avevo un modo più poetico di guardare alle cose, e la combinazione ha funzionato bene per vent'anni. (...) Senza di lui avrei fatto un mucchio di film molto interessanti, pittorici, ma piuttosto insipidi. Lui ha portato nei film la necessaria spinta teatrale. È stata colpa mia se la collaborazione è terminata. Cominciavo ad annoiarmi. Siamo comunque rimasti grandi amici." ~ Michael Powell 

"Il mio maestro di cinema, Buñuel, è stato uno storyteller molto migliore di me. Il punto era che nei miei film i miracoli avvenivano sullo schermo." ~ Michael Powell

"Quasi tutti i critici britannici, non avendo capito il resto del film, presero la scena finale di SCARPETTE ROSSE come un tipico esempio di cattivo gusto della società Archers, e in particolare di Michael Powell. Perché tutto quel sangue, si chiesero, perché tutto quel sordido realismo in una bella favola romantica? Naturalmente, i poveri bastardi non avevano mai letto Hans Christian Andersen, l'autore della storia originale, nella quale la protagonista chiede a un boscaiolo di tagliarle i piedi, con addosso ancora le Scarpette Rosse, e danza verso il paradiso con le stampelle. Il nocciolo della scena è il conflitto tra romanticismo e realismo, fra teatro e vita. (...) Quando Alex Korda proiettò il film nella sua sala privata al re, la regina e le due giovani principesse, mi raccontò che, alla fine, erano tutti sconvolti (come dovevano essere), e che lo ringraziarono, con le lacrime che scorrevano sulle loro guance, per aver mostrato loro «un film – boohoo! – così bello»." ~ Michael Powell 

"L'unico genio del cinema è stato Walt Disney. È stato uno dei grandi innovatori. Una delle cose che mi piaceva era che quando arrivarono i film sonori, molto del tempismo dei film muti finì fuori dalla finestra e nessuno faceva più quelle meravigliose commedie slapstick perché c'erano solo battute verbali. Ma Disney continuò a fare quegli splendidi cartoni per almeno altri dieci anni così mantenne viva l'intera idea di commedia e di narrativa attraverso le immagini. La gente non si rende conto che gli deve moltissimo." ~ Michael Powell 

"Credo che ormai sia chiaro a tutti quanto fui nel giusto, al momento della costituzione degli Archers, nel voler dividere tutto a metà con Emeric, le attribuzioni, i compensi, la sorte. Nessuno lo capì a quel tempo, e nessuno lo capisce adesso. «Avresti potuto scrivere il tuo nome da solo», dicono. «Dopo che avevi prodotto e diretto GLI INVASORI – 49° PARALLELO, con tutti quegli attori famosi, eri all'apice della professione». Verissimo, ma chi ha vinto l'Oscar per 49° PARALLELO? Emeric, per il soggetto originale. Poi sono trascorsi cinque anni di guerra: cinque anni di battaglie e decisioni, sette film, tutti da storie e sceneggiature originali. Come mi sarei sentito nel 1946, alla fine della guerra, se nei credits di NARCISO NERO avessi letto: «Prodotto e diretto da Michael Powell» e, separato, «sceneggiatura di Emeric Pressburger»? Sarebbe stata una valutazione giusta dei nostri rispettivi contributi? Naturalmente no. Io posso esser sembrato il partner dominante, ma dove sarei senza l'inventiva, la saggezza e la moderazione di Emeric?" ~ Michael Powell 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Monsieur Vincent

  • Biografico
  • Francia
  • durata 111'

Titolo originale Monsieur Vincent

Regia di Maurice Cloche

Con Pierre Fresnay, Aimé Clariond, Jean Debucourt, Lise Delamare, Germaine Dermoz

Monsieur Vincent

consigliato da   SATYAJIT RAY 

"In MONSIEUR VINCENT, uno dei grandi film dei nostri tempi, c'è una scena in cui Vincent passa una notte nei bassifondi, nella cadente soffitta di un giovane afflitto da una malattia debilitante. Quando Vincent giace al buio nella quiete mortale della stanza, frammenti di suoni del vicinato filtrano attraverso il lucernario – il ronzio di un organino, il monotono rumore di un telaio a mano. Il malato comincia a fare ironici commenti che identificano e illuminano ogni singolo suono, mentre tutto il tempo la cinepresa si mantiene sulla forma indistinta della testa di Vincent, con solo un bagliore nel suo occhio sinistro a mostrare che è sveglio e attento a ciò che lo circonda. Quest'unica scena, che dura a malapena un minuto e mezzo, rivela la poesia e la sottigliezza, l'umorismo e l'umanità del miglior cinema francese." ~ Satyajit Ray

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'uomo del Sud

  • Drammatico
  • USA
  • durata 92'

Titolo originale The Southerner

Regia di Jean Renoir

Con Zachary Scott, Betty Field, Beulah Bondi, J. Carrol Naish

L'uomo del Sud

In streaming su Plex

vedi tutti

consigliato da   SATYAJIT RAY 

"Il film americano medio è una cosa agile, superficiale, ricreativa e completamente irrilevante. Il suo ritmo è quello del jazz, il suo tempo è quello dell'automobile e delle montagne russe, e la sua vena nostalgica e sentimentale ha i suoi antenati nel Blues e in ‘Way down upon the Swanee river’. (...) La ragione per cui alcuni illustri registi europei hanno fallito a Hollywood risiede nella loro inabilità a effettuare una sintesi tra il jazz e i loro idiomi europei. Quelli che hanno mantenuto l'integrità del loro stile hanno fatto meglio. Possiamo menzionare i film di Ernst Lubitsch e Fritz Lang, e uno dei migliori in assoluto, L'UOMO DEL SUD di Renoir, che è americano nel contenuto ma completamente francese nella sensibilità." ~ Satyajit Ray

 

+Non presente nel database di FilmTV.it:

INDIA '67  (Sandhu Sukhdev, 1968, India, Documentario)     Prodotto e diretto da S. Sukhdev, INDIA '67 è una lettura cinematografica dei contrasti, delle contraddizioni e delle diversità dell'India. È un'opera senza commento, ma le immagini parlano da sole. Proprio come i film indiani di finzione, anche questo presenta dramma e canzoni, ma sono tratti dalla "vita vera" piuttosto che concepiti espressamente per il film. Sullo spettatore produce lo stesso effetto di una visita di un mese in India, un senso di aver visto tutto e al tempo stesso niente. Per quanto girato quasi mezzo secolo fa, è rilevante anche oggi per l'India del ventunesimo secolo. ~ ( da: cinemapolitica.org ) 

"Mi piace INDIA '67 di Sukhdev, ma non per il suo ampio e insistito contrasto tra povertà e ricchezza, bellezza e squallore, modernità e primitività - per quanto siano ben filmati e ben montati. Mi piace per i suoi dettagli – per lo scarafaggio nero che cammina sulla sabbia calda, per il cane randagio che urina sulla bicicletta parcheggiata, per la goccia di sudore che dondola sulla punta del naso del musicista sudicio." ~ Satyajit Ray

 

LISTA COMPLETA di S. RAY 

- Ladri di biciclette (De Sica) 

- L'uomo del Sud (Renoir) 

- Rashomon (Kurosawa) 

- Sciopero (Eisenstein) 

- Luci della città (Chaplin) 

- Mancia competente (Lubitsch) 

- Metropolis (Lang) 

- India '67 (Sukhdev) 

- La corazzata Potemkin (Eisenstein) 

- La passione di Giovanna d'Arco (Dreyer) 

- La regola del gioco (Renoir) 

- Monsieur Vincent (Cloche) 

Fonti :"Satyajit Ray:interviews" by S. Ray & Bert Cardullo; "Satyajit Ray on cinema" edited by Sandip Ray; Criterion.com;

 

"Per quanto riguarda l'innovazione, tutti gli artisti hanno un debito con gli innovatori e approfittano di tale innovazione. Godard mi ha dato il coraggio di sbarazzarmi in larga parte delle dissolvenze, Truffaut di usare il fermo-immagine. Ma non tutte le innovazioni sono esteriori. C'è un tipo di innovazione sottile, quasi impercettibile che si può avvertire proprio nella consistenza e nei nervi del film. Un film che non mette in mostra le sue innovazioni. Un film come LA REGOLA DEL GIOCO. Umanista? Classico? D'avanguardia? Contemporaneo? Sfido chiunque a etichettarlo. Questo è il tipo di innovazione che trovo allettante." ~ Satyajit Ray

Curiosamente, una delle prime introduzioni di Ray ai film sonori e una delle prime influenze nella regia fu MARCIA COMPETENTE di Lubitsch. Ray ha evidenziato che con l'introduzione del sonoro nei film fu Lubitsch a integrare storia e canzone per formare un'opera d'arte completamente nuova: "Lubitsch era un regista tutto ironia, eleganza e allusioni, un regista che ha avuto un'influenza permanente su tutti i futuri filmmakers della commedia sofisticata." ~ Satyajit Ray

"(Quand'ero bambino) i cinema che davano film indiani, come l'Albion, erano umidi e malandati. Ci si tappava il naso quando si superava di corsa la toilet nell'atrio e ci si andava a sedere in platea su dure, cigolanti sedie di legno. I film che proiettavano, ci dicevano gli anziani, non erano adatti a noi. Siccome erano gli anziani che decidevano sempre cosa dovessimo vedere, la scelta ricadeva inevitabilmente sui film stranieri, di solito americani. Di conseguenza siamo cresciuti seguendo una sana dieta di Chaplin, Buster Keaton, Harold Lloyd, Douglas Fairbanks, Tom Mix e Tarzan, con l'occasionale aggiunta di un dramma-con-morale come 'La Capanna dello Zio Tom'." ~ Satyajit Ray

"Nel 1949 Renoir venne a Calcutta in cerca di locations per IL FIUME. Mise un avviso sui giornali e intervistò attori per varie parti, fu così che venni a sapere che era in città. (...) Non feci altro che andare al suo hotel e presentarmi come uno studente di cinema. Finii per conoscerlo piuttosto bene. Era relativamente libero nel pomeriggio, e io spesso passavo a trovarlo. Successivamente lo accompagnai a caccia di locations perché conoscevo abbastanza bene la campagna. Le conversazioni furono estremamente illuminanti. Per esempio mi disse che un film non deve mostrare molte cose, ma le poche che mostra devono avere i dettagli giusti. Continuava ad insistere sui dettagli e sul valore dei dettagli nei film. Guidavamo per la campagna e lui diceva, «Guarda quello!» e indicava un gruppo di banani o platani. «Quello è il Bengala. Quella piccola palma per me è la quintessenza del Bengala.» Cercava sempre di trovare nei panorami dettagli che sentiva come caratteristici del posto, e che sperava eventualmente di poter usare nel film. Tutto questo lasciò un'impronta, perché anch'io ero molto interessato ai dettagli." ~ Satyajit Ray

"Nel 1950 andai a Londra per qualche tempo, per la mia agenzia pubblicitaria, e mentre ero lì in tre mesi vidi più di novanta film. Studiavo tutto quanto, incessantemente. È stato LADRI DI BICICLETTE che mi ha dato l'idea di come fare il mio primo film. Senza star, e soprattutto usando scenari naturali. (...) Per tutto il mio soggiorno a Londra mi hanno accompagnato la lezione di LADRI DI BICICLETTE e del cinema neorealista. (...) LADRI DI BICICLETTE è una trionfante scoperta dei fondamenti del cinema e De Sica ha apertamente riconosciuto il suo debito nei confronti di Chaplin." ~ Satyajit Ray

"Quand'ero a metà riprese de IL LAMENTO SUL SENTIERO, Monroe Wheeler del Museum of Modern Arts di New York venne a Calcutta per trovare materiale per una mostra sull'arte indiana. Le nostre riprese si erano fermate per mancanza di fondi – non era la prima volta – ed io ero tornato al mio lavoro nella pubblicità. Avevo un accordo col mio studio per cui potevo prendermi del tempo per girare quando avevamo i soldi, e tornare alla scrivania quando i soldi finivano. Wheeler venne nel nostro ufficio. Aveva sentito dire che stavo lavorando a un film, e mi chiese di vedere dei fotogrammi. Gliene mostrai una dozzina circa. «Credi che potresti farci avere questo film per la nostra mostra?» mi chiese. «È tra un anno.» Non riuscivo a credere alle mie orecchie . (...) Sei mesi dopo la visita di Wheeler venne John Huston. Huston era in India per sondare le possibilità di girare L'UOMO CHE VOLLE FARSI RE. Wheeler, che lo conosceva bene, gli aveva chiesto di indagare sullo stato del mio film e, se possibile, di dare un'occhiata ad alcune sequenze. Senza dubbio era ansioso di sapere da un esperto se il suo presentimento aveva pagato. Feci vedere a Huston dieci minuti di un primo montaggio muto, scegliendo il passaggio in cui Apu e Durga vedono il treno per la prima volta. «Un pezzo di regia bello e sincero», fu il commento di Huston. Ma mi mise in guardia sul mostrare lunghe sequenze di vagabondaggio senza meta, che è ciò che fanno i due bambini prima di scoprire il treno. «Il pubblico diventa insofferente», aggiunse. «Non amano aspettare troppo prima che accada qualcosa.» Comunque fece a Wheeler una buona relazione." ~ Satyajit Ray

"Tutti i miei film sono fatti per il mio pubblico bengalese. Finché ci vorrà un minimo di tre anni per ogni film che faccio per raggiungere l'Occidente (LA SALA DELLA MUSICA ci ha messo 24 anni per arrivare a Parigi), il pubblico bengalese rimarrà il mio primo pubblico. Questo pubblico negli anni è diventato più intuitivo. Come risultato, sono riuscito a fare a meno dei tre ingredienti principali del cinema popolare bengalese: canzoni, melodramma e verbosità. I bengalesi, che amano il teatro più di quanto amino il cinema, amano la parola per il gusto della parola. Ma ora c'è un vasto pubblico che non solo ascolterà, ma userà anche i propri occhi e le proprie menti. Questo è il pubblico che fa di un film serio una proposta praticabile, sempre che racconti una storia che abbia il potere di avvincere. Un regista che scarta gli elementi popolari e smette di raccontare una storia in termini comprensibili si sta scavando la fossa." ~ Satyajit Ray

 

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