Rivestito da un elegante côté visivo e ricco di colpi di scena, Raised By Wolves ha tutto ciò che occorre per appassionare chi ha goduto di film come 2001: Odissea nello spazio, Solaris e Prometheus e non vede l'ora di perdersi su qualche pianeta lontano in compagnia dei soliti, amabilmente contorti, replicanti.
Ridley Scott cuce un film nel quale la trama gialla convive con la commedia a tinte rosa e il melodramma. La mimica di Nicolas Cage, piegata ad una miriade di tic nervosi, da sola varrebbe il prezzo del biglietto.
Un film eversivo, notevole, fatto di stereotipi del film on the road ma cambiato alla base con la scelta di due protagoniste femminili,lanciate sulla strada della criminalità contro l'uomo medio americano, egoista, libidinoso, il più delle volte pervertito, magari ladro.
Situato in quel delicato periodo del cineasta britannico di poco successivo a Blade Runner, gode di alcuni pregi provenienti dai capolavori degli esordi e soffre di taluni dei sintomi regressivi preannuncianti una lunga, e speriamo ancora reversibile, involuzione artistica.
I primi minuti sfiorano la perfezione: la camera silente esplora i meandri raccolti della Nostromo con lentezza, finendo col trovare scintille di vita elettronica, prima, e umana, poi, risvegliatasi accidentalmente da un sonno letargico. Poi, con calma, arriva la paura.
Primo lavoro dietro la macchina da presa (realizzato ai tempi degli studi al Royal College of Art di Londra) tra suggestioni che rievocano Joyce e memorie di infanzia/adolescenza che mostra fin da subito le qualità di uno dei più grandi registi contemporanei.
Un film in cui ci sono una miriade di finezze cavate dal nulla come il terzo duello nell'androne in cui le spade sono collegate agli elettrodi e quando raschiano il muro fanno scintille.
Nell'attesa di sapere se Ridley Scott convincerà il Box Office, questa è una di quelle settimane in cui è difficile restare a casa perché, insieme al Gladiatore 2, c'è anche il nuovo film di Eastwood. E molto altro.
Red Rocket è una galleria di drop out, di individui borderline, spacciatori e puttane, sullo sfondo di un’America in cui Trump sorride dai cartelloni pubblicitari, un’America marginale e inquieta e per questo, forse, dannatamente vera.A noleggio.
Anora si risolve in una commedia molto più seria di quanto voglia apparire a prima vista, ma anche spigliata e divertente, con un finale amaro da cui la prima ad uscirne devastata è proprio la protagonista.
Un'opera dal taglio neorealista, intensa e in tensione costante, con alcuni pezzi di bravura, che costringe a riflettere per un po', per poi tornare a guardare dall'altra parte.A noleggio
Sean Baker gira una storia pazza e trasgressiva, l’occhio che guarda e registra (con tre iPhone, una lente, l’app Filmic Pro e poco altro) è tra il divertito e l’amaro, il realismo delle scene produce un coinvolgimento graduale e profondo e nel corso delle ore i personaggi prendono corpo e spessore, trasmettono vibrazioni, si caricano di sfumature. IWonderfull / Prime Video
Al suo secondo film dopo Prince of Broadway, Sean Baker dirige un cast all'esordio (oltre alla Hemingway, anche Besedka Johnson che interpreta Sadie è alla sua "prima volta") con grazie e sensibilità. Si ride molto e ci si commuove in un film da vedere e far vedere. Cercatevelo :)
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