Il buono, il brutto e il cattivo
- Western
- Italia
- durata 182'
Regia di Sergio Leone
Con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Eli Wallach, Rada Rassimov, Aldo Giuffré, Enzo Petito

Conosco un detto, un adagio usato prettamente in ambito militare, spesso utilizzato quando si ha la sfortuna di aver per comandante un incapace: “per fortuna non siamo in guerra”. Ripetuto spesso come un mantra dai sottoposti per trovare qualcosa di positivo in una condizione negativa, per fortuna di solito temporanea. Condizione anche “civile”, analizzata e spiegata anni fa da una sagace teoria: “il principio di incompetenza”, tesi formulata nel 1969 dallo psicologo canadese Laurence J. Peter, riassumibile nella formula “In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza”. Integrata poi da due (sacrosanti ?) corollari: “Con il tempo, ogni posizione lavorativa tende a essere occupata da un impiegato che non ha la competenza adatta ai compiti che deve svolgere” e “Tutto il lavoro viene svolto da quegli impiegati che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza”.
Discorso valido in sistemi (più o meno) meritocratici, e quindi non applicabile in ambito militare, dove l’incapacità, lo spietato arrivismo o la semplice sfortuna non hanno impedito a personaggi più o meno encomiabili di vedersi dedicate strade, viali, piazze o stazioni (Cadorna docet).
“Per fortuna non siamo in guerra”, quindi. Ma sulle alpi come a Nassirya non tutti sono stati così fortunati, e le vittime dell’incapacità di comando italiane, note o meno, si contano probabilmente a migliaia.
L’episodio di cui sono venuto a conoscenza ha esattamente un secolo: la 109° Compagnia di alpini è schierata in Carnia, sulle pendici del monte Cellon presidiato dagli austriaci. Da mesi, la compagnia viene decimata nel corso di continui attacchi (praticamente) suicidi sulle lisce pareti montuose. Per il 25 giugno 1916 è previsto un nuovo assalto. La sera prima un gruppo di alpini, tutti montanari della zona, chiede di parlare con il proprio comandante, un tenente di origini calabresi, proponendogli un piano alternativo: invece di attaccare frontalmente, approfittando di un canalone laterale, si potrebbe sorprendere il nemico di buon mattino alle spalle, magari indossando delle scarpe di lana tipiche della zona al posto dei rumorosi scarponi chiodati. Ma il tenente non volle sentire ragioni. Intrappolato nella ottusa immobile burocrazia militare imposta dal comando centrale, poco agile (per usare un eufemismo) nell’approvare iniziative dal basso, ordinò che si procedesse secondo i piani prestabiliti. Al rifiuto degli alpini di partecipare al folle assalto, li fece accusare di insubordinazione, e li fece processare in pochi giorni. Quattro di loro, tutti friulani, furono condannati a morte e altri 29 a pene detentive di parecchi anni. Nonostante le proteste del parroco e degli abitanti della zona, ed al fatto che gli altri alpini si rifiutarono di dare esecuzione alla sentenza, i quattro sventurati vennero fucilati “grazie” all’intervento di un plotone di carabinieri.
Il paradosso fu che poi la tattica dei rivoltosi fu messa in pratica, e la vetta fu conquistata con il minimo di perdite, facendo 120 prigionieri. Ma sembra che anche il tenente, poi promosso a capitano, non ebbe vita facile per la sua crudeltà: trasferito sull’altopiano di Asiago, cadde colpito da decine di pallottole. Tutte alle spalle, sembra.
La storia è rimasta nell’obliò fino a qualche anno fa, fin quando la tenacia di un pronipote di uno degli alpini fucilati non è riuscita a smuovere le istituzioni circa la possibilità di raccontare la versione del suo avo, e degli altri uomini coinvolti, e di riabilitarne il nome.
“Per fortuna non siamo in guerra”
Regia di Sergio Leone
Con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Eli Wallach, Rada Rassimov, Aldo Giuffré, Enzo Petito
Regia di Mario Monicelli
Con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Folco Lulli
Titolo originale Paths of Glory
Regia di Stanley Kubrick
Con George Macready, Timothy Carey, Kirk Douglas, Ralph Meeker, Adolphe Menjou
Titolo originale Cross of Iron
Regia di Sam Peckinpah
Con James Coburn, James Mason, Maximilian Schell, Senta Berger
Titolo originale Glory
Regia di Edward Zwick
Con Matthew Broderick, Denzel Washington, Cary Elwes, Morgan Freeman
Titolo originale The Caine Mutiny
Regia di Edward Dmytryk
Con Humphrey Bogart, Van Johnson, Fred MacMurray, José Ferrer, Robert Francis
Titolo originale National Lampoon's Animal House
Regia di John Landis
Con John Belushi, Tim Matheson, John Vernon, Verna Bloom, Kevin Bacon, James Daughton
Douglas C. Neidermeyer, diplomato nel 1963. Ucciso in Vietnam dai suoi stessi soldati.
Titolo originale Aliens
Regia di James Cameron
Con Sigourney Weaver, Carrie Henn, Michael Biehn, Paul Reiser, Lance Henriksen, Bill Paxton
Regia di Francesco Rosi
Con Alain Cuny, Gian Maria Volonté, Mark Frechette, Franco Graziosi, Giampiero Albertini
Regia di Ermanno Olmi
Con Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria
Titolo originale King and Country
Regia di Joseph Losey
Con Dirk Bogarde, Tom Courtenay, Leo McKern, Barry Foster, James Villiers
Titolo originale Johnny Got His Gun
Regia di Dalton Trumbo
Con Timothy Bottoms, Kathy Fields, Jason Robards, Marsha Hunt, Donald Sutherland
Titolo originale Joyeux Noël
Regia di Christian Carion
Con Bernard Lecoq, Daniel Brühl, Guillaume Canet, Diane Kruger, Benno Fürmann
Regia di Dino Risi
Con Beppe Grillo, Coluche, Bernard Blier, Fabio Testi, Claudio Bisio, Gianni Franco
Titolo originale Capitaine Conan
Regia di Bertrand Tavernier
Con Philippe Torreton, Samuel Le Bihan, Claude Rich
Titolo originale Shoulder Arms
Regia di Charles Chaplin
Con Charles Chaplin, Edna Purviance, Syd Chaplin, Loyal Underwood, Henry Bergman, Tom Wilson
Titolo originale Culloden
Regia di Peter Watkins
Titolo originale Gallipoli
Regia di Peter Weir
Con Mel Gibson, Mark Lee, Bill Kerr, Charles Lathalu Yunipingu, Robert Grubb, Harold Hopkins
ANZAC contro Turchi sullo stretto dei Dardanelli, sempre nella Grande Guerra. Altro massacro evitabilissimo.
“Per fortuna non siamo in guerra” ma di sicuro l'incapacità di comando italiana (ma solo italiana?) ha modo di esprimersi altrimenti. Basta vedere come siamo ridotti. E non per "scelte sbagliate" ma il più delle volte per "non scelte". Lassismo allo stato puro (validissimo anche in ambito lavorativo dove vige il detto "meno fai, meno sbagli" quindi per non sbagliare, non fare proprio!) E' qualunquismo? Mi piglio l'accusa. All'estero in questo periodo non va poi così bene basta guardare al disastro perpetrato da quel pavone di Cameron. Siamo fortunati comunque: a breve diventerà Presidente degli US o Hillary Clinton (la grande interventista della guerra in Libia per spodestare Gheddafi) oppure Trump. Capacità di comando? Ai posteri l'ardua sentenza.
Ricopio qui una nota relativa alla Guerra Bianca combattuta dalle mie parti: qui almeno non fu "fuoco amico" "Nel corso del primo conflitto mondiale l'estremità occidentale del fronte italo-austriaco attraversava l'imponente gruppo montuoso dell'Adamello-Presanella, un massiccio di oltre 300 kmq di superficie. Il 23 maggio 1915 il confine tra Italia ed Austria era situato tra Punta Castellaccio-mt. 3029-e la Cresta dei Monticelli-mt. 2609-, entrambe agevolmente controllate dagli alpini del battaglione Morbegno che si trovavano presso il Passo Paradiso- mt. 2685. La strategia iniziale italiana prevedeva solo lo sbarramento della Val Camonica e relative valli laterali, il Passo Paradiso fu quindi abbandonato dalla nostra 44° compagnia. Alle ore 20,55 della stessa giornata la ex posizione italiana fu occupata in forze da reparti del 2° reggimento austriaco. Il Passo Paradiso divenne un osservatorio su tutta la retrovia italiana. Accortosi del grave errore commesso, il comando del III° Corpo d'Armata già l'8 giugno dava ordini per la sua riconquista. La battaglia iniziava il giorno 9. Gli alpini del Morbegno , saliti al Passo del Maroccaro-mt. 3034-, per tentare un attacco dall'alto verso il basso al Passo del Paradiso, scorti dalle vedette avversarie, senza le tute mimetiche bianche non ancora in dotazione ai reparti alpini, vengono falciati dalle mitragliatrici austriache, lasciando sul terreno 139 uomini tra morti e feriti. A rinforzo del Morbegno sale il battaglione Edolo ed una centuria del Val Camonica. In agosto nuovi attacchi contro il Passo del Paradiso e le cime a sud del passo del Tonale, diventano italiane la Punta Castellaccio, Cima Pajer-mt. 3056-, Corno di Lago Scuro-mt. 3166-, mentre rimane agli austriaci il Passo del Paradiso. A metà settembre e fine ottobre fu tentata nuovamente la riconquista del Passo Paradiso, senza successo. Con l'arrivo dell'inverno cessavano le ostilità ed iniziava la lotta per la sopravvivenza a quelle quote proibitive. Il fronte italiano sull'Adamello andava dal Passo di Lago Scuro all'alta Val di Fumo, quello austriaco dalla Cresta dei Monticelli al Caré Alto. Tra le due linee si trovava, quale "terra di nessuno", la zona dei ghiacciai perenni"
Succede ovunque, ovviamente. ma la situazione italiana ci è più vicina. E spesso si riesce anche a far chiarezza sul passato. Le vicende della Grande Guerra sono poi piene di morti evitabili (come l'episodio da te descritto) di poveri cristi usati letteralmente come carne da cannone. Certo, anche nel presente (politico), parecchi personaggi hanno palesemente già raggiunto il loro "livello di incompetenza" ed altri, che starnazzano senza sosta, scalpitano per raggiungerlo. Vedremo gli sviluppi (italiani, europei e mondiali).
Credo che sia perfetto ricordare una canzone politica come "O Gorizia tu sei maledetta":
La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.
Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.
Traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
Per chi la volesse anche ascoltare, uno dei link possibili è questo:
https://www.youtube.com/watch?v=NtsMuFdO4yg
Oh, certo che siamo in guerra (quanto meno: la preveniamo facendola, la preventiviamo esportandola), solo che il fronte è ancora "lontano''... Ma è molto mobile.
Proveniendo, come quasi tutti, da 71 anni di pace, mi devo rivolgere a chi la guerra gli è toccata in sorte :
«Anch’io come ogni combattente degno del nome, ho una mia esperienza e una mia documentazione, chiuse però nel cassetto e consegnate alla dimenticanza. [...] Dove si fonderà la storia, e la Vittoria futura, e la verità del popolo Italiano? [...] Oh! non saranno la sagra, né la ghirlanda, né il trombone, saranno un crudo esame delle situazioni di fatto, una cruda confessione delle difficoltà e dei peccati militari, una intelligente ricostruzione, un senso vivo e adeguato della realtà. E per avere un’idea di quella che è stata la vita nostra di guerra, il futuro [...] non avrà molto a sua disposizione: anche le lettere dei combattenti, nobilissime e sacre cose, sono fonte in diverso modo viziata (p.e. dalla preoccupazione di tacere il pericolo alla mamma). Meglio il diario, meglio il diario di uno che è senza volerlo (mi riferisco alla «involontaria» bellezza artistica del diario rispetto ai momenti in cui fu scritto) artista e scrittore, che con vividezza così prontamente e stupendamente rievocatrice ci dà la luce, il suono, l’odore, il giorno e la notte della guerra e della battaglia» - Carlo Emilio Gadda - Giornale di Guerra e di Prigionia.
PS. Ad integrazione: http://www.ilfriuli.it/articolo/Cultura/I_fucilati_di_Cercivento_attendono_ancora_giustizia/6/156327 ( Monte Cellon è sinonimo di Creta di Collinetta ).
Leggendo questa bella (anzi, consentimi, bellissima) playlist ho pensato immediatamente a Uomini Contro che vedo che è stato aggiunto dall'amico @spopola (ottima scelta Valerio; -) )
In un contesto così drammatico mi permetto una notazione lieve: conosco bene la teoria di Peter, la studiai preparando l'esame di sociologia, e dopo oltre vent'anni di lavoro come impiegato amministrativo posso affermare che è azzeccatissima. Forse ancora più di quanto si aspettasse lo stesso Peter
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