Spesso mi domando da dove venga il mio interesse per l'architettura. Mi appassiona, mi affascina anche se i miei studi sono andati in tutt'altra direzione. Ma quando passeggio, sia da solo che con gli amici, mi scopro a percorrere le strade quasi sempre a testa in su, alla ricerca di qualche dettaglio nei palazzi, nelle case che mi sovrastano. Porte principali, scale esterne, imposte, colossi di metallo e vetro o in cemento armato, stucchi tardo settecenteschi o minimalismo fascista. E li sogno anche, vago per città create da me, Frankestein-cities seducenti o disturbanti, composte da tutti quei dettagli che posso ammirare nei miei viaggi, o che ho ereditato da alcuni film, i luoghi della mia memoria filmica.
Come posso rimuovere il ricordo della antica casa fiorentina di Incompreso (vita col figlio)? O la Torino di Profondo Rosso, con Villa Scott, piazza CLN, o l'architettura organica ed onirica del palazzo nel quartiere Coppedè di Inferno?
Spesso i film da me scelti sono realizzati da registi attenti al luogo in cui è girato il film, non solamente come ambientazione, ma luoghi in cui la materia inerte si incarna, si tramuta in essere senziente ed organico, vivo, che accoglie o dilania i suoi ospiti, amplificandone la storia, arricchendola di un'aura che non sarebbe altrimenti.
Questo è un viaggio in quei luoghi che in qualche modo hanno profondamente segnato la mia immaginazione.
Con Anthony Quayle, Stefano Colagrande, Simone Giannozzi, John Sharp, Adriana Facchetti
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La villa di Viale Torricelli, a Firenze, ed i suoi giardini, hanno accompagnato la mia infanzia. Ed è così che è divenuta mio ideale di casa in cui vivere, luogo in cui realizzare il mio sogno.
Non dimenticherò mai la passeggiata di Eleonora Giorgi tra gli interstizi, tra piani occulti e sommersi della villa, credo che sia la residenza Thorne, nel quartiere Coppedè di Roma. La casa come antenna, amplificatore dello spirito maligno. Terribilmente seducente.
Resto affascinato ad ogni visione dell'atrio interno della casa di J. F. Sebastian. Le scale interne dell'edificio americano, il Bradbury building di Los Angeles, riesce a dare al film quel profumo decadente ed esotico, un legame con l'architettura storica, anomalia tra i palazzi futuristici del film di Scott. L'illuminazione ha fatto il resto.
Luogo del sogno americano, e immagino dei sogni di Spielberg, è la casa di Elliot, il sobborgo Tujunga, a nord di Los Angeles che negli anni '80 era ancora in costruzione, ma che costituisce un luogo ideale, isolato, e vicino al bosco per l'incontro tra Elliot ed E.T.
Gli uffici di Fantozzi, la Megaditta, la ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica, che non è altro che il palazzo della regione Lazio a Roma, con la sua architettura innovativa ma severa ed austera, si impone sugli impiegati, e li ingloba al suo interno.
Con Monica Vitti, Alain Delon, Francisco Rabal, Lilla Brignone, Louis Seigner, Rossana Rory
Potrei citare a caso qualsiasi film di Antonioni, ma è l'Eclisse dove il minimalismo dei sentimenti incontra quello architettonico dell'EUR di Roma. I protagonisti, soli e statuari, si muovono all'interno di un luogo alieno, inospito ma elegante, moderno.
Amo le zone portuali, non quelle turistiche, ma quelle vecchie, trascurate, o adibite a cantiere. Colpa del film di Michele Lupo. Stupidamente quando passeggio in questi luoghi, nel film il porto di Livorno, o Marina di Pisa, fischietto il tema degli Oliver Onions.
Con Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier
Per me Parigi, nella mia memoria, è quella del bellissimo film di Truffaut. Antoine che va via di casa e si immerge nella vita cittadina, ma anche negli anfratti più nascosti della capitale francese.
Con Woody Allen, Bette Midler, Paul Mazursky, Bill Irwin, Daren Firestone
Tra gli anni '80 e '90 sono stati diversi i film che hanno reso celebri i grandi magazzini. Il film con Woody Allen e Bette Midler è interamente ambientato all'interno di uno dei più famosi di quegli anni, il Beverly Center, in California credo. Ma nei miei ricordi c'è anche quello di Omicidio a Luci Rosse, quello dei Gremlins, o del sogno di rimaner chiuso una notte interna al suo interno con Jennifer Connelly in Tutto può accadere.
Con Woody Allen, Diane Keaton, John Beck, Mary Gregory, Don Keefer, John McLiam
L'architettura minimalista del film di Allen, ma anche quella elegantissima di Gattaca, o di Rollerball, trovano la massima espressione nella visione di un futuro dalle linee semplici, essenziali, l'evoluzione dell'architettura degli anni '30 del Novecento.
Regia di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Woody Allen
Con Nick Nolte, Rosanna Arquette, Giancarlo Giannini, Woody Allen
Nella visione di Scorsese, il loft del primo segmento di N.Y.Stories, dalle vetrate ampie, con una luce diffusa che illumina le immense opere di Lionel Dobie, è il luogo ideale per le sue creazioni, e per corteggiare una improbabile Giulietta, assistente che vive in un soppalco dello stesso ambiente. Scorsese D.O.C.
L'impianto nucleare, che avrebbe aiutato i coloni a terraformare l'ostile pianeta, diventa una discesa all'inferno labirintica di metallo e fuoco. Ancora riesce a sorprendermi l'impianto architettonico, gli immensi livelli esplorabili all'interno del film di Cameron.
Villa Scott a Torino per me rappresenta lo stile Liberty nelle sue caratteristiche più naturali ed organiche. La vegetazione, i rampicanti che si intrecciano ai motivi floreali delle inferriate, i bovindi ampi e curvi, che aumentano il sospetto di una presenza dietro le finestre, rendono questa villa di una bellezza viva e spettrale, accogliente ma aliena, distante al tempo stesso
Edward Hopper, niente Psycho, una stagione di felicità sfiorata. ------------------- Show Me a Hero, Manhattan ( e per grondaia un intero skyline ), the Haunting, l'Appartamento ( Alexandre Trauner ), Inception, A ClockWork Orange-Barry Lyndon-the Shining-Full Metal Jacket...
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