Premetto che non sono un amante del genere horror, almeno in quanto tale. Riesco ad apprezzare qualsiasi genere, l'importante è che si voglia raccontare qualcosa, che ci sia una trama interessante, con risvolti anche audaci ed originali, o un sotto testo. Ma il martoriamento della carne, la violenza pilotata e gratuita, il forzare la mano denigrando l'essere umano, annullare l'essenza o quell'aura che avvolge qualsiasi individuo, lo trovo indegno e gratuito.
Trovo che oggi come non mai abbiamo bisogno, al contrario, di ritrovare una dignità persa, e perché non farlo anche attraverso il linguaggio cinematografico?
Comunque, chiudo questa breve parentesi e torno al tema principale.
In tempi recenti, diciamo più o meno durante l'ultimo lustro, ho visto dei film e serie tv che oserei classificarli thriller con tendenza all'horror, ad eccezione della prima stagione di True Detective e il bellissimo Hannibal, che in realtà uniscono l'investigazione a fortissime tinte raccapriccianti.
Sia i film che le serie tv mi hanno affascinato, forti di una qualità visiva e narrativa alta, densa, e che spesso si ramifica entrando nel territorio della psiche, dell'analisi dell'intorno, dei legami, e dell'incarnazione di fantasmi con cui lottano i protagonisti. Insomma, sono film per cui vale veramente la pena sopportare le immagini più violente, ed affrontare le nostre paure più intime.
Under the skin è un film davvero originale e che spiazza. Spiazza il modo in cui è realizzato, i silenzi di cui è intriso, le immagini disumane mostrate in realtà parlano di un cammino verso il diventare umano. Si parla di bellezza, intolleranza, critica sociale, e cosa rappresenta l'individuo. Direi che non è affatto poco.
Ne ho già parlato in una recensione, comunque It Follows è un bellissimo film, un esempio egregio di come ereditare dal passato (vedi Carpenter, Craven ecc) dell'horror made in USA, ma unendo una trama interessante, un dramma adolescenziale, un racconto della periferia americana. Consigliatissimo.
Babadook (anche questo recensito) è un altro esempio dove una ricerca artistica notevole (il male si incarna dalle pagine di un racconto, e la sua forma resterà tale), e la trama riesce a descrivere i sentimenti di colpa tra madre e figlio, e l'isolamento che comporta vivere certe tragedie. Per me è già un classico.
The VVitch è un film unico, raccontato benissimo e se vogliamo filologico, ambientato se ricordo bene a cavallo del XVI sec., con episodi e discorsi presi dai diari dell'epoca. Gli attori parlano un inglese antico, quasi Shakespeariano.
Una scelta obbligata per gli amanti di questo genere.
True Detective è una serie davvero famosa, e realizzata con una attenzione al dettaglio incredibile. Tralasciando la bellissima seconda stagione, che è prettamente "poliziesca" ma che ho comunque amato forse anche più della prima, sia la sceneggiatura che gli attori della prima stagione appunto, un Matthew McConaughey ed un Woody Harrelson in stato di grazia, sono davvero curati. Nella caccia ad un serial killer è fantastico vedere la discesa agli inferi dei protagonisti, la rivelazione dei loro lati più corrotti.
Tag Horror, Duo, Serial killer, Crimini, USA, Anni duemiladieci
Messo in coda, ma per questo non da meno è la serie Hannibal. Le prime due stagioni fungono da prequel a Red Dragon, disaminato nella terza stagione. Devo riconoscere che la seconda stagione mostra una delle sceneggiature più affascinanti e malate che abbia mai visto, i giochi psicologici e gli intrecci narrativi sono quanto di più ricercato ed efficace, morboso, e sublime al tempo stesso. Per non dire della ricerca estetica, delle ambientazioni, dei costumi. Perfetto.
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