« Vi dico, il capodoglio non vuol sentire stupidaggini. » Ismaele.
Questa playlist ( una minuscola pergola nelle Arsacidi ) vuol brevemente presentare “Leviathan, or : the Whale” – Philip Hoare – 2009 ( traduzione di Duccio Sacchi e Luigi Civalleri – Einaudi – 2013 : “Leviatano, ovvero : la Balena” ), e, in seconda istanza ( ma solo per via del fatto che ne ho già utilizzato dei brani nel pezzo su...”Leviathan”, in questo caso però il film, di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel, del 2012 ), “Atlantic - Great Sea Battles, Heroic Discoveries, Titanic Storms, and a Vast Ocean of a Million Stories” – Simon Winchester – 2010 ( traduzione di Jacopo M. Colucci – Adelphi – 2013 : “Atlantico - Grandi Battaglie Marine, Scoperte Eroiche, Tempeste Titaniche e un Vasto Oceano di un Milione di Storie” ).
Ambedue ottimi esempi di non-fiction e dotati di un pregevole reparto iconografico, sono eccellenti saggi divulgativi letterario-scientifico il primo e storico-scientifico il secondo : gli autori, entrambi britannici, o meglio : inglesi, sono abbastanza diversi tra loro : il primo, Hoare, rimasto più legato alla madrepatria ( è professore di scrittura creativa con cattedra a Southampton e ''poeta' laureato/artist-in-residence honoris causa al Marine Istitute di Plymouth, e lavora anche con/per la BBC ), ha un passo letterario più composto, e il suo “Leviathan” risulta per larghi tratti, inconsapevolmente vaghi, volutamente ''poetico'' ( qualità in questo caso negativa; ma non che "Atlantic" non abbia i suoi bei momenti di liricità furente ) e in generale è un po' più autobiografico ( elemento ben presente - per esempio nel prologo e nell'epilogo - anche in "Atlantic" ) e narrativo ( qualità in questo caso del tutto positive : la morte della madre e l'incontro col capodoglio sono momenti difficilmente dimenticabili, il secondo supportato pure da scatti autografi ) del suo ''compagno di viaggio'' ( dove per viaggio s'intendono i miei occhi che corrono da sinistra a destra, leggendo, e la cui meta è questa playlist ).
E il secondo, allora e per l'appunto, Winchester, laureatosi in geologia ad Oxford e poi trasferitosi in Massachusetts ( ha lavorato per il Guardian e collabora con lo Smithsonian e il National Geographic ), quasi come una balena non riesce/vuole scrollarsi di dosso i balani e i cirripedi del british humor ( che a volte degenera in simpatica e onesta spocchia : quindi qualità in questo caso negativa; ma queste sono quisquilie e pinzillacchere ), ma il suo "Atlantic" è un po' più rigoroso ( qualità del tutto positiva; e non che "Leviathan" non lo sia ) e, per la natura stessa del genere affrontato, più eterogeneo, se non ''completo'' ( paradossalmente, per l'ampiezza dei temi trattati, rischia di esserlo ''meno'', ma invece lo è in pieno : non che "Leviathan" non si diverta a diguazzare nel postmoderno, rigorosamente mainstream, massimalizzando elementi che, pur avendo un comun denominatore sesquipedalico - Herman Melville-Moby Dick -, si diversificano e si ricongiungono in un balletto meravigliosamente promiscuo anch'esso : volendo, Leviathan è sineddoche per Atlantic, e viceversa ). Ma soprattutto sono libri d'avventura, e d'invito al viaggio, e a far della vita entrambe le cose.
« Niente a che vedere con la muta arroganza del cavallo, e neppure con la supplichevole fedeltà del cane : mi fissò con un'occhiata che trovai sconcertante, e che continuo a sentire tale. » Philip Hoare - Leviathan ( parlando di una megattera )
I capodogli e i globicefali, le balenottere e le balene franche, le megattere e i grampi, i narvali e i beluga, i tursiopi e le stenelle, i delfini e le orche [ creature del deserto d'acqua, i cetacei marini non possono bere, mai : imparentati con ippopotami e più alla lontana con suini e selenodonti (ruminanti e tilopodi), da questo PdV - immagazzinamento di riserve di acqua dolce nel grasso - sono davvero più simili a cammelli e dromedari ], oggi sfamano la sete di conoscenza umana ( con retaggi di lugubre ludibrio nei parchi acquatici ), in passato ( come ancor oggi : Giappone, Russia, Norvegia, Islanda, etc... ) quella del sangue ( e del soldo : cera che illumina, grasso che lubrifica, boli che profumano : olio, spermaceti, ambra grigia, fanoni, avorio, carne... ).
E non è detto che tra una manciata di milioni di anni non si avviino a ripercorrere la strada che li ha (ri)portati all'acqua in senso inverso : se e quando ( dando tempo al tempo i ''se'' collassano evaporando ) i cetacei torneranno sulla terraferma può darsi che possano diventare una specie dominante migliore di chi li sterminò nel remoto passato : l'essere umano non ci sarà, più ( evoluto, involuto, estinto, trasceso, emigrato ), l'Atlantico nemmeno ( nato 200 milioni di anni fa dalla separazione dei continenti sudamericano ed africano, tra 200 milioni di anni morirà con la ricongiunzione degli stessi in una nuova Pangea ), qualcosa, però, sulla parentesi d'orizzonte dove oceano e cielo si ''toccano'', continuerà a soffiare : è bello - e necessario – pensare che poss'anche allora esserci qualcuno o qualcosa che, visto lo spruzzo bianco contro l'indaco profondo barbagliare nel sole, uditone il fragore, odoratone l'olezzo marino, ne urli la presenza indicandola col dito ( o lo pseudopodo che sia ) : “Laggiù! Soffia!”. E che non sia caccia, ma reciproca sorpresa, è - da qui - solo una speranza.
Per iniziare, a proposito di humor, letteratura, cinema e balene, una bonus track :
« Meno etereo, io celebro una coda. » Herman Melville - Moby Dick - LXXXVI (la Coda).
E ora, per ''finire'', scegliamo ''a caso'' un tratto di costa atlantica tra le migliaia di chilometri che la costituiscono : potrebbero essere i ghiacci semi-eterni del Passaggio a Nord-Ovest ( lassù, sconfinando nel Mar Glaciale Artico alla sommità dell'emisfero boreale, dove Franklin e Crozier, a comando del tre alberi Erebus e della bombarda Terror, dotate ciascuna di un motore da 20 CV e dagli scafi rinforzati di lastre di ferro, acquistarono fame e freddo e persero sonno e vita tra l'estate e l'inverno del 1847-'48, cercando una via per il Pacifico più veloce e sicura di Capo Horn ), il golfo del Messico e i Caraibi, la foce del Rio della Amazzoni e la Patagonia argentina ( dove Darwin e FitzRoy transitarono cartografando il mondo e deducendone l'evolversi ), il minuto scoglio di Bouvet ( una delle isole più remote del pianeta, al giro di boa con l'Oceano Antartico, spoglia d'ogni presenza umana tranne una stazione meteorologica automatica, resti di una scialuppa di salvataggio e lampi nucleari all'orizzonte sul confine con l'Oceano Indiano ), Sant'Elena, e l'incredibile insediamento umano di Tristan de Cunha, la costa degli scheletri namibiense, le Azzorre, le Colonne d'Ercole, e, infine, compiuto l'intero giro, tornar da dove tutto ebbe inizio ( uno dei tanti inizi, quello che più ha performato l'oggi ), in quel di Southampton, eccoli pronti alla partenza, i Padri Pellegrini con tutto il loro bagaglio di chiusura mentale e apertura al futuro, dopo Cristoforo Colombo, dopo i Vichinghi, a riscoprir l'America, e a farne immagine e somiglianza, fino a quando i figli si ribelleranno ai padri…
E invece no, volgiamo lo sguardo all'arrivo : tracciando un'ipotetica linea retta tra New York e Boston ( E.A.Poe, altro biancore, quello di Arthur Gordon Pym ) percorreremmo 300 km in linea d'aria, nulla di fronte alla vastità atlantica che divide le due masse continentali che un tempo dormivano distese a cucchiaio sul letto della dorsale atlantica che se le voleva scrollare di dosso, e ci riuscì. Tra Manhattan e Cape Code, tra New York e Boston, dove gli unici leviatani sono parallelepipedi squadrati di fibrocemento armato, acciaio e vetro, risuonano nomi che riecheggiano famigliari : Long Island, Montauk, New Haven, Providence (H.P.Lovecraft), Newport, New Bedford, Falmouth, Martha's Vineyard, Salem ( Nathaniel Hawthorne, amico e ispiratore di Melville : a lui "Moby-Dick" è dedicato ), Nantucket, Provincetown. E' alquanto facile ed automatico assegnare a queste località un nome, un romanzo, un film. Diamo un altro scopo a questa playlist, una fine che abbia un altro fine, ed un ennesimo reinizio.
« Ma per ora lo lascio così, mezzo finito, il mio sistema di cetologia, proprio come fu lasciata la gran Cattedrale di Colonia, con la gru ancora piantata in cima alla mezza torre. Perché le piccole costruzioni le possono finire i loro primi architetti; ma le opere grandi, le vere, lasciano sempre la cimasa ai posteri. E Dio mi guardi dal completare qualcosa. Tutto questo libro non è che un abbozzo, anzi l'abbozzo di un abbozzo. Oh tempo, forza, quattrini e pazienza! » Herman Melville - Moby Dick - XXXII (Cetologia)
Libri correlati (minuscolo florilegio, giusto per un approccio da zero al tema) :
Moby Dick – Herman Melville – 1851 ( il Libro. Cosmopolita )
Cape Cod (1849-1855) – Henry David Thoreau – 1865 [postumo] (letterario) in the Heart of the Sea – Nathaniel (no, non Hawthorne) Philbrick – 2000 (romanzo storico-divulgativo) Sphere – Michael Crichton – 1987 (sf mainstream) il Quinto Giorno (der Schwarm) – Frank Schatzing – 2004 (sf mainstream) Flood – Stephen Baxter – 2008 (sf mainstream) People of the Sea – Arthur C. Clarke – 1963 ( Hard SF ) Uplift Univers ( ciclo di 6 romanzi e alcuni racconti ) – David Brin – 1980-1998 ( Hard SF ) Oceanic – Greg Egan – 1998 ( Hard SF ) StarFish – Peter Watts – 1999 ( Hard SF ) OceanSpace – Allen Steele – 2000 ( Hard SF ) Questa Creatura delle Tenebre – Harry Thompson – 2005 ( romanzo storico – nonfiction romanzata ) Quasi Come una Balena – Steve Jones – 1999 (evoluzionismo divulgativo) L'Enciclopedia del Mare – Richard Ellis – 2000 (divulgativo) i Cari Estinti (No Turning Back) – Richard Ellis – 2004 (divulgativo) il Mondo d'Acqua – Frank Schatzing – 2006 (divulgativo basico)
Nota : non un solo capodoglio ( sperm whale, Physeter macrocephalus ) fino a questo momento è comparso ritratto in fotografia, pittura, disegno e qualsivoglia altra immagine in questa playlist ( le balene che si vedono sono tutte misticeti, nessun odontoceto ).
Dopo un breve viaggio in continente […] un Melville gonfio di nostalgia si imbarcò a Portsmouth per New York, dove mise mano a un nuovo romanzo, questa volta spudoratamente commerciale. Sarebbe stato un “romanzo d'avventura, basato su certe strane leggende che circolano nei mari del Sud tra i cacciatori di capodogli” […]. Con quella che aveva tutta l'aria di una mossa disperata, Melville aveva deciso di attingere ai suoi trascorsi balenieri, con l'obiettivo di trarre partito da questo nuovo impero commerciale statunitense, che a sua volta sfruttava e combinava due grandi talenti dei suoi concittadini : la propensione all'eroismo e quella al consumismo.
Il capodoglio sta in un mondo tutto suo. Ha una forma che sembra sbagliata, incompleta, come se mancasse qualcosa, forse un paio di pinne i n basso o in alto. Il suo profilo sarebbe improbabile per qualunque altro animale, figurarsi per il più grande predatore del pianeta, Ismaele pensava fosse la minacciosa incarnazione di “abortive mezze suggestioni di moventi soprannaturali”. Oggi è classificato come “una creatura in genere placida o innocua” [...]. Queste due immagini sono tanto distanti quanto il mito e la realtà, le leggende e la scienza, la storia dell'essere umano e quella naturale. E' un segno […] ( e un simbolo del destino di tutti i cetacei ) il fatto che il capodoglio si sia trasformato in maniera radicale, da demone fatale a creatura in pericolo.
Il Physeter macrocephalus ci accompagna da sempre, ma abbiamo cominciato a conoscerci solo 200 anni fa.
...non c'è posto in tutta l'America dove si trovano più case dall'aspetto patrizio, parchi e giardini più opulenti, di New Bedford. Da dove sono venuti ? Come hanno attecchito su questa che una volta era una scarna scoria di terra ? Andate a guardare i simbolici ramponi di ferro attorno a quel palazzo magnifico, e troverete la risposta. Sicuro : tutte queste belle case e giardini fioriti sono venuti dall'Atlantico, dal Pacifico e dall'Oceano Indiano. Sono stati infiocinati e tirati qui a secco tutti quanti dal fondo del mare.
La Fairtry, una nave usata in Scozia nel 1954, fu la prima a dare il via allo sfruttamento intensivo e meccanizzato dei Grandi Banchi. Rispetto agli schooner e alle barche da pesca costiera che l'avevano preceduta, era gigantesca : duemilaseicento tonnellate, e l'aspetto di un traghetto convertito. Era anche terribilmente efficace nell'eseguire ciò per cui era stata progettata – l'enorme rete da strascico che lasciava cadere da una rampa a poppa aveva una bocca di svariate decine di metri, e quando veniva trainata lungo il fondo marino la sia mandibola ponderata raccattava qualunque essere vivente si trovasse sul suo percorso : centinaia, migliaia di merluzzi bianchi di svariato peso, età, sesso e salute, ma anche ogni altro tipo di pesce e crostaceo - richiesto o meno - che si ciba o vive sui fondali. All'interno di questa nave smisurata si svolgeva tutto a gran velocità; ciò che era indesiderato veniva gettato fuori bordo; il resto veniva lavorato in maniera industriale - sfilettato, salato, surgelato, impacchettato -, mentre la rete a strascico era stata di nuovo abbassata sul fondo del mare pronta a issare altre centinaia di tonnellate di materia prima da trattare con la medesima, brutale risolutezza.
Quasi come la groppa arcuata di una balena bianca, l'azzurra punta dell'iceberg.
Eppure, nonostante questa montagna di associazioni con tutto ciò che è soave e venerabile e sublime, sempre nell'idea più profonda di questo colore si acquatta un che di ambiguo, che incute più panico all'anima di quel rosso che ci atterrisce nel sangue. È questa qualità inafferrabile che rende l'idea della bianchezza, quando è separata da associazioni più benigne e accoppiata con un oggetto qualunque che sia terribile in se stesso, capace di accrescere quel terrore fino all'estremo. Ne sono prova l'orso bianco polare e lo squalo bianco dei tropici; cos'altro se non la loro bianchezza soffice e fioccosa li rende quegli orrori ultraterreni che sono? È quella bianchezza spettrale che impartisce una bonarietà così orrenda, più ancora ripugnante che spaventosa, alla fissità ottusa del loro aspetto. Tanto che nemmeno la tigre con le sue zanne feroci, avvolta nel suo mantello araldico, può scalzare a un uomo il coraggio meglio dell'orso e del pescecane dal sudario bianco.
[ Virginia, 600 km a sud di Nantucket. E, val sempre l'occasione, Pocahontas, live : 1993 e 2014 ]
Cape Cod non è la fine della terra, quanto piuttosto l'inizio del mare. Per Thoreau, che passeggiava su queste lande centocinquant'anni or sono, era un luogo dove “ogni cosa pareva pian piano decadere nel futuro”. “Un uomo, - scrisse, - può starsene lì e gettarsi tutta l'America dietro le spalle”. Ma questa fu anche la sponda da cui l'America cominciò…
I pescherecci a strascico uscivano in mare, lasciavano cadere le reti, giravano la manovella per spalancare le bocche, le trascinavano per le ore assegnate attravesro la zona di pesca e ritiravano tutto a bordo – salvo scoprire che le reti risalivano vuote.
Con Lars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, Mihály Kormos
Non è curioso che un essere immenso come la balena veda il mondo attraverso un occhio così piccolo, e senta il tuono attraverso un orecchio che è più piccino di quello di una lepre? Ma se anche i suoi occhi fossero larghi come la lente del gran telescopio di Herschel, e i suoi orecchi capaci come portici di cattedrali, forse che ciò le allungherebbe la vista o le raffinerebbe l'udito? Niente affatto. E allora perché cercate di «allargarvi» la mente? Cercate di sottilizzarla.
Herman Melville - Moby Dick - LXXIV ( la Testa del Capodoglio - Schizzo Comparativo )
Ma poi arrivarono le navi da trasporto a motore e le tecniche di congelamento del pesce di Mr Birdseye, arrivarono i bastoncini di pesce e i cibi surgelati, e sorse l'idea che non fosse necessario portare a terra i pesci per trattarli, sfilettarli, congelarli, inscatolarli ed etichettarli, e che si poteva fare tutto in mare, su grandi navi che non erano esattamente barche da pesca, ma piuttosto linee di produzione motorizzate e galleggianti impegnate ventiquattr'ore al giorno al disassemblaggio di pesce e al riassemblaggio di cibi surgelati – e d'un tratto il palamito, il tramaglio, e la pesca a strascico divennero l'ultima delle minacce per le zone di pesca oceanica. Ormai era una questione di pura aritmetica : con le factory ships, la quantità di pesce asportato dai Grandi Banchi raggiunse negli anni Sessanta livelli astronomici e con ogni evidenza stava diventando – per usare una parola che proprio negli anni Sessanta iniziò a farsi largo nei dizionari, e poi nel linguaggio comune, anche se non era ancora davvero di moda – insostenibile.
John Culliney, un biologo marino che lavora alle Hawaii, ha osservato che gli oceani, “l'ultima grande landa selvaggia del pianeta”, rappresentano una frontiera in cui l'essere umano ha “la sua ultima occasione per dimostrare la propria razionalità”. Lì, al largo di TerraNova, la totale negligenza dimostrata dal genere umano nei suoi doveri nei confronti dell'Atlantico non dà certo motivi di ottimismo.
«Ma scusate, signore, chi è il Signor Reggente?» «Il Duca.» «Ma il Duca che ci ha messo nella pigliata del pesce?» «È suo.» «Abbiamo sudato sangue, rischiato la pelle e speso quattrini, e tutto questo deve andare in tasca al signor Duca? E noi per la sfaticata non becchiamo che i calli?» «È suo.» «Ma il Duca è così morto di fame da fare queste carognate per sbarcare il lunario?» «È suo.» «Pensavo di dare una mano a mia madre, che è vecchia e a letto, con la mia parte di questa balena.» «È sua.» «Non può contentarsi il Duca di un quarto o di una metà?» «È sua.»
Ma che bella playlist! Che recupero con colpevole ritardo. La valutazione è ovviamente soggettiva, tocchi un argomento per me di estremo fascino: la balena simbolo della natura, la balena emblema vivente di un pianeta che dobbiamo imparare a rispettare.
Splendido e immenso animale che ha ispirato la mitologia del Leviatano.
Nell'800 lo scontro uomo - balena (ma erano capodogli, cetacei che se aggrediti sanno reagire al contrario della mansuetudine della balena propriamente detta) era la metafora della superiorità dell'uomo sulla natura, oggi quella simbologia ci appare delirante, e la balena è un essere vivente che merita tutto il nostro rispetto. O meglio: lo meriterebbe; purtroppo pure essendo ormai nel XXI secolo la strage di queste meravigliose creature non è ancora finita. Meglio che non esprima cosa penso di coloro che investono risorse nella caccia alla balena........ ma che si pigliassero a cannonate fra di loro se non sanno cosa fare.......
Ho letto il libro di Melville, nonostante sia tutt'altro che una lettura facile; richiede quell'impegno tipico di quei volumi che hanno tracciato il solco della storia della letteratura (e dell'umanità). Ma l'ho letto con passione proprio per le molteplici chiavi di lettura che fornisce (e che non si limitano certo alla lotta fra il bene ed il male......far rientrare un folle come Achab nella sfera del bene poi.......).
Le tue righe ricche di riferimenti e di spunti mi fanno venire voglia di riprendere il tomo in mano.
Un saluto
Con questo tuo messaggio, caro @Gianni, e in particolare con l'ultima sua riga, questa playlist può dirsi soddisfatta, ha assolto il suo compito ;-)
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E con questo ho detto tutto.
Ciò che segue, è superfluo.
Moby Dick lo lessi...oramai...non dico 20, ma quasi...anni fa, e non mi sogno nemmeno, per il momento, di stendere un post o una palylist su the Whale, ma come vedi ci si può arrivare per vie traverse : i due tomi di Hoare e Winchester meritano davvero la carta su cui sono scritti ( credo che questo sia il maggior complimento che si possa fare a un libro...).
L'opera magna di Melville dovrebbe essere letta almeno tre volte nella vita : da ragazzo, per l'Avventura, e per Capire cosa può Essere la Letteratura. Da adulto, per dialogare col ragazzo che si era allora, e magari dargli qualche consiglio su come affrontarla meglio, l'avventura (imparando magari qualcosa di nuovo su sé stessi). E da vecchio, per sapersi sorpendere di nuovo, di fronte alla Letteratura. E all'Avventura.
Ma anche il resto, l'opera omnia, non scherza...
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E no, Achab non è certo un ''eroe positivo'', al contrario è un eroe classico: violento, orgoglioso, ossessivo, dotato di un coraggio cieco, ottuso, folle : la sfida a ''dio'', sotto le ''maligne'' spoglie rivestite di bianco cadute in mare, racconta del primato dell'Ingordigia su quello della Conoscenza.
Ad Achab io contrapporrei Darwin: quest'ultimo, rapportato alla ''morale'' odierna, non era certo un santo (catturava - per scopi scientifici, mica come fanno oggi Giappone, Russia, Norvegia e la pacifica Islanda, che sotto il paravento della ''ricerca'' e della ''tradizione''... - testuggini come ciliegie da un albero a maggio), ma, rapportato ad Achab, e contestualizzandoli entrambi figli del loro tempo (150 anni fa, (mica) un'era geologica), Darwin è l'antitetico opposto ad Achab, la sua nemesi. Oggi, con un po' di sforzo (immaginazione, volontà, ottimismo) si potrebbe dire che è Darwin ad aver vinto.
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Già ne sapevo qualcosa, della bonarietà come dell'aggressività dei capodigli e delle balene -[ e Melville è attendibilissimo, ovviamente, da questo PdV : se non sono impressioni di prima mano, vissute sulla sua pelle, sono comunque degne di fiducia quando riportate da altri ( il racconto di Ismaele non è altro che un'Enciclopedia sotto forma di Romanzo: non lo sono tutte le enciclopedie? Non dovrebbero esserlo tutti i romanzi? ), pure quando s'innestano nella leggenda e danzano ai suoi soffi, e, senza scordarsi che Melville s'ostina - supremo baro-buffone-mago wellesiano, che ha sapientemente incidentato i secoli, facendo da ponte tra i grandi postmoderni-massimalisti a noi contemporanei e, per esempio, il Tristram Shandi di Sterne -, a chiamarlo pesce, il mammifero marino ]-, ma ci si sorprende sempre nel leggere della loro mansuetudine, spesso scambiata per stupidità [ il vacuo sguardo della mucca che guarda passare il treno, da un lato, e il metodo che adottano per proteggere i cuccioli dai predatori ( esseri umani ed orche ), tessendo un cerchio (tridimensionale) attorno a loro, come i bisonti nelle praterie nord-americane e russo-europee, dall'altro ], e, per contro, della loro forza, spesso scambiata per ferocia. I misticeti, se pur più grossi in alcune specie, sono senz'altro meno aggressivi degli odontoceti [anche se la codata di una balenottera azzurra o di una megattera (dotate solo di fanoni e non di denti, ma dalla stazza enorme) deve fare mooolto male], però si, i Capodogli, in media, riescono a venderla più cara, la pelle.
Qui si toccano temi e opere che hanno costituito e continuano ad esserle le mie letture dell'età giovanile (matura: più o meno l'età in cui Matteo lesse "Moby Dick"). Dai 20 ai 30 anni. Poi il corso degli onori non sarà più lo stesso: troppi impegni, troppe distrazioni; bisognerebbe essere monaci trappisti per essere sempre nel pieno del tempo della lettura, o, - l'ho pensato talvolta, - stare in prigione, intenti all'otium, o in casa - dove, come dice Pascal: niente può succederti (a meno di non impegnarsi troppo ai fornelli).
Ebbene, ciascuno ha la sua lista di amate carte (sebbene il tempo dei commerci insulsi nel mondo non ci spingesse a ascoltare ciò di cui non v'è bisogno alcuno).
Umberto Eco, negli ultimi anni della sua vita, paradossalmente, - lui così lontano da ogni tentazione teleologica, - ha abbandonato l'idea della lettura dei libri come lettura dei segni per accostarsi alla visione dell'idea del leggere come 'accostamento ad Almotasim' (preparazione alla visione della morte). Il fatto mi colpisce perché la stessa idea sottende al testo di Harold Bloom (il codice occidentale) che all'uscita provocò molte critiche.
Perché questo mio sbrigativo commento non 'desinit in pisces', mi affretto a consigliare (a un certo punto della vita) di ri-leggere i libri che hanno formato il nostro carattere, i libri dei quali Henry Miller dice:"Sono vivi e mi hanno parlato."
Ho letto tre volte "Moby Dick" a distanza di vent'anni dalla prima volta, ogni volta in una traduzione diversa (su quella di Pietro Bianchi dovrebbe esserci un mio commento, - ignoro in quale play di questo sito).
E, mentre leggevo i due ultimi interventi di questa play, mi era venuto in mente di suggerire (se è ancora reperibile) il saggio che Leslie Fiedler dedica a "Moby Dick" nel volume "Amore e morte nel romanzo americano", Longanesi, 1963, intitolato "Moby Dick": il battesimo del fuoco e dello sperma".
Chiudo con una frase del saggio in cui Fiedler dice infinitamente meglio di me ciò che mi sono sforzato di dire all'inizio di questo mio disordinato ‘intervento d'amore’.
"La letteratura non è solo qualcosa che si impara a leggere in scuole o biblioteche, né è solo una delle gioie della vita, ma raccoglie e fissa quei momenti fuggevoli nei quali soltanto la vita è veramente vita, vissuta in pienezza di coscienza e di vigore. [...]. Non si può fare differenza alcuna fra la verità che si cerca di scoprire nella letteratura e la verità che si cerca di scoprire circa gli svantaggi e i vantaggi del nostro modo di essere."
Buona lettura, – infine.
@MdC. Ciao Lorenzo.
Innanzitutto grazie per il commento che come al ''solito'' ( tra virgolette perché oramai son più rari da trovare dello yogurt naturale: yogurt al cioccolato, alla stracciatella, al puffo, gusto pizza, yogurt scremato, depannizzato, montato, filtrato, denuclearizzato, ma se ne chiedi uno naturale ti guardano - i commessi, coi loro...occhi - come se avessi appena cavato fuori dalle mutande una banana sbucciata e la stessi riponendo sullo scaffale della cancelleria ) è un toccasana per le sinapsi ottuse dal tram-tram (sic, cit.) quotidiano.
_____ Circa il il passaggio di Fiedler che riporti in ultimo nel tuo intervento, lo sottoscrivo intingendo l'unghia del mignolo in un calamaio di sangue.
Tu magari non ricordi dove hai lasciato un commento alla traduzione di Bianchi, ma io appena qualche giorno - che dico...ora! - fa ho scritto qualcosa di ''simile'', del tipo : la letteratura e i sogni fanno parte della vita tanto quanto le 40 ore settimanali di un lavoro che magari non odii (2a pers. sing. indicativo presente del verbo odiare, non udire), ma, peggio, non ti lascia alcunché (tranne il pane col companatico).
_____ Però...grazie alla magica combinazione dei tasti control+f, "problema" risolto, gulliverino mio, non t'affaticare, ci pensano le magiche proprietà segrete della tastiera : di seguito le risultanze, elencate in ordine crescente d'importanza :
--- il mio passaggio ''simil'' Fiedler (dio-mi-fulmini), si trova qui [ //www.filmtv.it/post/33294/in-serie-27-bgame-of-thronesb-6a-stag-p-2-di-2-ep-7-10--outr/#rfr:none : è un post che ho pubblicato OGGI, il rincoglionimento è TOTALE ], ed è questo ( again, "Advertisements for Myself", mi si perdoni la faccia come il culo ) : "...giocando [ l'essere umano ] si estranea dalla contingenza sciogliendosi dal contesto S/T, e la dimentica in un recesso della ''vera'' vita ( ma non è forse vita, il sogno? E il Cinema? Contiene ed esprime più vita perdere 8 ore al giorno in una fabbrica o in un ufficio ed ingannarsi con parole come Diritto e Dovere, o coltivare un orto? ), ed è ciò che fanno i bambini muovendo i soldatini, è ciò che fanno gli autori muovendo gli attori, è ciò che fanno i fusi di testa al comando muovendo lancia in resta i loro precettati commando. Chi è più folle: il fanciullo, l'artista o il politico? Ci vorrebbe un labirinto ( o una scacchiera, o una mappa ) per ogni essere umano, e dentro al labirinto ( o sulla scacchiera, o nella mappa ) un bambino che sappia rimetterlo al suo posto nel pandemonio del mondo" : to play...
--- il primo riscontro per "R[.uggero] Bianchi" mi da : //www.filmtv.it/playlist/49797/breaking-politic-habemus-sapiens/#rfr:user-47656 ( come - e perché? - sono riuscito a parlare di Moby Dick ( gli incipit delle traduzioni di Pavese, Bianchi, Natale ) in una playlist dedicata al pre-finale della 4a stag. di "Breaking Bad" lo sa solo Mike Ehrmantraut ).
--- una ricerca più approfondita, e siamo arrivati al pezzo forte, ci riporta a questa tua sfavillante playlist [ //www.filmtv.it/playlist/675724/il-cinema-e-il-lettore-foderato-d-infanzia/#rfr:user-46168 ] e alla nostra conversazione in coda al pezzo.
_____ Altra veloce ricerca: di Fiedler (che conosco di nome, ma purtroppo (per me) non ho, mai, letto alcunché di suo) si trovano con facilità una manciata di opere, ma, se non sbaglio, non "Amore e morte nel romanzo americano" (attendo speranzoso smentite).
E rinnovo: buone letture!
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2013/12/lavitadiadele-000031.jpg
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2014/09/aiintelligenzaartificiale-17.jpg
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2011/09/glispietati-061.jpg
Saluto con il ''romanzo'' che considero il più importante degli ultimi...20 (giusto per dare una misura che lascia il tempo che trova) anni, "Here", la graphic novel di Richard McGuire implementata/completata nel 2014 :
- http://media.boingboing.net/wp-content/uploads/2014/12/McGuire_Here_1933.jpg
"Here" - il romanzo-in-una-stanza ( corrispettivo cinematografico : "la Famiglia" di E.Scola, e tanti altri ) - termina proprio, in un ''eterno presente'' - e ti si gela il sangue nelle vene, uno struggimento infinito - con un libro ritrovato.
PS. L'immagine da "Here" ovviamente non è quella ultima, non ho spoilerato...troppo : bisogna arrivarci pian piano, passando dal Big Bang al futuro-senza-l'umanità...
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Ma che bella playlist! Che recupero con colpevole ritardo. La valutazione è ovviamente soggettiva, tocchi un argomento per me di estremo fascino: la balena simbolo della natura, la balena emblema vivente di un pianeta che dobbiamo imparare a rispettare.
Splendido e immenso animale che ha ispirato la mitologia del Leviatano.
Nell'800 lo scontro uomo - balena (ma erano capodogli, cetacei che se aggrediti sanno reagire al contrario della mansuetudine della balena propriamente detta) era la metafora della superiorità dell'uomo sulla natura, oggi quella simbologia ci appare delirante, e la balena è un essere vivente che merita tutto il nostro rispetto. O meglio: lo meriterebbe; purtroppo pure essendo ormai nel XXI secolo la strage di queste meravigliose creature non è ancora finita. Meglio che non esprima cosa penso di coloro che investono risorse nella caccia alla balena........ ma che si pigliassero a cannonate fra di loro se non sanno cosa fare.......
Ho letto il libro di Melville, nonostante sia tutt'altro che una lettura facile; richiede quell'impegno tipico di quei volumi che hanno tracciato il solco della storia della letteratura (e dell'umanità). Ma l'ho letto con passione proprio per le molteplici chiavi di lettura che fornisce (e che non si limitano certo alla lotta fra il bene ed il male......far rientrare un folle come Achab nella sfera del bene poi.......).
Le tue righe ricche di riferimenti e di spunti mi fanno venire voglia di riprendere il tomo in mano.
Un saluto
Con questo tuo messaggio, caro @Gianni, e in particolare con l'ultima sua riga, questa playlist può dirsi soddisfatta, ha assolto il suo compito ;-)
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E con questo ho detto tutto.
Ciò che segue, è superfluo.
Moby Dick lo lessi...oramai...non dico 20, ma quasi...anni fa, e non mi sogno nemmeno, per il momento, di stendere un post o una palylist su the Whale, ma come vedi ci si può arrivare per vie traverse : i due tomi di Hoare e Winchester meritano davvero la carta su cui sono scritti ( credo che questo sia il maggior complimento che si possa fare a un libro...).
L'opera magna di Melville dovrebbe essere letta almeno tre volte nella vita : da ragazzo, per l'Avventura, e per Capire cosa può Essere la Letteratura. Da adulto, per dialogare col ragazzo che si era allora, e magari dargli qualche consiglio su come affrontarla meglio, l'avventura (imparando magari qualcosa di nuovo su sé stessi). E da vecchio, per sapersi sorpendere di nuovo, di fronte alla Letteratura. E all'Avventura.
Ma anche il resto, l'opera omnia, non scherza...
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E no, Achab non è certo un ''eroe positivo'', al contrario è un eroe classico: violento, orgoglioso, ossessivo, dotato di un coraggio cieco, ottuso, folle : la sfida a ''dio'', sotto le ''maligne'' spoglie rivestite di bianco cadute in mare, racconta del primato dell'Ingordigia su quello della Conoscenza.
Ad Achab io contrapporrei Darwin: quest'ultimo, rapportato alla ''morale'' odierna, non era certo un santo (catturava - per scopi scientifici, mica come fanno oggi Giappone, Russia, Norvegia e la pacifica Islanda, che sotto il paravento della ''ricerca'' e della ''tradizione''... - testuggini come ciliegie da un albero a maggio), ma, rapportato ad Achab, e contestualizzandoli entrambi figli del loro tempo (150 anni fa, (mica) un'era geologica), Darwin è l'antitetico opposto ad Achab, la sua nemesi. Oggi, con un po' di sforzo (immaginazione, volontà, ottimismo) si potrebbe dire che è Darwin ad aver vinto.
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Già ne sapevo qualcosa, della bonarietà come dell'aggressività dei capodigli e delle balene -[ e Melville è attendibilissimo, ovviamente, da questo PdV : se non sono impressioni di prima mano, vissute sulla sua pelle, sono comunque degne di fiducia quando riportate da altri ( il racconto di Ismaele non è altro che un'Enciclopedia sotto forma di Romanzo: non lo sono tutte le enciclopedie? Non dovrebbero esserlo tutti i romanzi? ), pure quando s'innestano nella leggenda e danzano ai suoi soffi, e, senza scordarsi che Melville s'ostina - supremo baro-buffone-mago wellesiano, che ha sapientemente incidentato i secoli, facendo da ponte tra i grandi postmoderni-massimalisti a noi contemporanei e, per esempio, il Tristram Shandi di Sterne -, a chiamarlo pesce, il mammifero marino ]-, ma ci si sorprende sempre nel leggere della loro mansuetudine, spesso scambiata per stupidità [ il vacuo sguardo della mucca che guarda passare il treno, da un lato, e il metodo che adottano per proteggere i cuccioli dai predatori ( esseri umani ed orche ), tessendo un cerchio (tridimensionale) attorno a loro, come i bisonti nelle praterie nord-americane e russo-europee, dall'altro ], e, per contro, della loro forza, spesso scambiata per ferocia. I misticeti, se pur più grossi in alcune specie, sono senz'altro meno aggressivi degli odontoceti [anche se la codata di una balenottera azzurra o di una megattera (dotate solo di fanoni e non di denti, ma dalla stazza enorme) deve fare mooolto male], però si, i Capodogli, in media, riescono a venderla più cara, la pelle.
Qui si toccano temi e opere che hanno costituito e continuano ad esserle le mie letture dell'età giovanile (matura: più o meno l'età in cui Matteo lesse "Moby Dick"). Dai 20 ai 30 anni. Poi il corso degli onori non sarà più lo stesso: troppi impegni, troppe distrazioni; bisognerebbe essere monaci trappisti per essere sempre nel pieno del tempo della lettura, o, - l'ho pensato talvolta, - stare in prigione, intenti all'otium, o in casa - dove, come dice Pascal: niente può succederti (a meno di non impegnarsi troppo ai fornelli).
Ebbene, ciascuno ha la sua lista di amate carte (sebbene il tempo dei commerci insulsi nel mondo non ci spingesse a ascoltare ciò di cui non v'è bisogno alcuno).
Umberto Eco, negli ultimi anni della sua vita, paradossalmente, - lui così lontano da ogni tentazione teleologica, - ha abbandonato l'idea della lettura dei libri come lettura dei segni per accostarsi alla visione dell'idea del leggere come 'accostamento ad Almotasim' (preparazione alla visione della morte). Il fatto mi colpisce perché la stessa idea sottende al testo di Harold Bloom (il codice occidentale) che all'uscita provocò molte critiche.
Perché questo mio sbrigativo commento non 'desinit in pisces', mi affretto a consigliare (a un certo punto della vita) di ri-leggere i libri che hanno formato il nostro carattere, i libri dei quali Henry Miller dice:"Sono vivi e mi hanno parlato."
Ho letto tre volte "Moby Dick" a distanza di vent'anni dalla prima volta, ogni volta in una traduzione diversa (su quella di Pietro Bianchi dovrebbe esserci un mio commento, - ignoro in quale play di questo sito).
E, mentre leggevo i due ultimi interventi di questa play, mi era venuto in mente di suggerire (se è ancora reperibile) il saggio che Leslie Fiedler dedica a "Moby Dick" nel volume "Amore e morte nel romanzo americano", Longanesi, 1963, intitolato "Moby Dick": il battesimo del fuoco e dello sperma".
Chiudo con una frase del saggio in cui Fiedler dice infinitamente meglio di me ciò che mi sono sforzato di dire all'inizio di questo mio disordinato ‘intervento d'amore’.
"La letteratura non è solo qualcosa che si impara a leggere in scuole o biblioteche, né è solo una delle gioie della vita, ma raccoglie e fissa quei momenti fuggevoli nei quali soltanto la vita è veramente vita, vissuta in pienezza di coscienza e di vigore. [...]. Non si può fare differenza alcuna fra la verità che si cerca di scoprire nella letteratura e la verità che si cerca di scoprire circa gli svantaggi e i vantaggi del nostro modo di essere."
Buona lettura, – infine.
@MdC. Ciao Lorenzo.
Innanzitutto grazie per il commento che come al ''solito'' ( tra virgolette perché oramai son più rari da trovare dello yogurt naturale: yogurt al cioccolato, alla stracciatella, al puffo, gusto pizza, yogurt scremato, depannizzato, montato, filtrato, denuclearizzato, ma se ne chiedi uno naturale ti guardano - i commessi, coi loro...occhi - come se avessi appena cavato fuori dalle mutande una banana sbucciata e la stessi riponendo sullo scaffale della cancelleria ) è un toccasana per le sinapsi ottuse dal tram-tram (sic, cit.) quotidiano.
_____ Circa il il passaggio di Fiedler che riporti in ultimo nel tuo intervento, lo sottoscrivo intingendo l'unghia del mignolo in un calamaio di sangue.
Tu magari non ricordi dove hai lasciato un commento alla traduzione di Bianchi, ma io appena qualche giorno - che dico...ora! - fa ho scritto qualcosa di ''simile'', del tipo : la letteratura e i sogni fanno parte della vita tanto quanto le 40 ore settimanali di un lavoro che magari non odii (2a pers. sing. indicativo presente del verbo odiare, non udire), ma, peggio, non ti lascia alcunché (tranne il pane col companatico).
_____ Però...grazie alla magica combinazione dei tasti control+f, "problema" risolto, gulliverino mio, non t'affaticare, ci pensano le magiche proprietà segrete della tastiera : di seguito le risultanze, elencate in ordine crescente d'importanza :
--- il mio passaggio ''simil'' Fiedler (dio-mi-fulmini), si trova qui [ //www.filmtv.it/post/33294/in-serie-27-bgame-of-thronesb-6a-stag-p-2-di-2-ep-7-10--outr/#rfr:none : è un post che ho pubblicato OGGI, il rincoglionimento è TOTALE ], ed è questo ( again, "Advertisements for Myself", mi si perdoni la faccia come il culo ) :
"...giocando [ l'essere umano ] si estranea dalla contingenza sciogliendosi dal contesto S/T, e la dimentica in un recesso della ''vera'' vita ( ma non è forse vita, il sogno? E il Cinema? Contiene ed esprime più vita perdere 8 ore al giorno in una fabbrica o in un ufficio ed ingannarsi con parole come Diritto e Dovere, o coltivare un orto? ), ed è ciò che fanno i bambini muovendo i soldatini, è ciò che fanno gli autori muovendo gli attori, è ciò che fanno i fusi di testa al comando muovendo lancia in resta i loro precettati commando. Chi è più folle: il fanciullo, l'artista o il politico? Ci vorrebbe un labirinto ( o una scacchiera, o una mappa ) per ogni essere umano, e dentro al labirinto ( o sulla scacchiera, o nella mappa ) un bambino che sappia rimetterlo al suo posto nel pandemonio del mondo" : to play...
--- il primo riscontro per "R[.uggero] Bianchi" mi da :
//www.filmtv.it/playlist/49797/breaking-politic-habemus-sapiens/#rfr:user-47656 ( come - e perché? - sono riuscito a parlare di Moby Dick ( gli incipit delle traduzioni di Pavese, Bianchi, Natale ) in una playlist dedicata al pre-finale della 4a stag. di "Breaking Bad" lo sa solo Mike Ehrmantraut ).
--- una ricerca più approfondita, e siamo arrivati al pezzo forte, ci riporta a questa tua sfavillante playlist [ //www.filmtv.it/playlist/675724/il-cinema-e-il-lettore-foderato-d-infanzia/#rfr:user-46168 ] e alla nostra conversazione in coda al pezzo.
_____ Altra veloce ricerca: di Fiedler (che conosco di nome, ma purtroppo (per me) non ho, mai, letto alcunché di suo) si trovano con facilità una manciata di opere, ma, se non sbaglio, non "Amore e morte nel romanzo americano" (attendo speranzoso smentite).
E rinnovo: buone letture!
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2013/12/lavitadiadele-000031.jpg
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2014/09/aiintelligenzaartificiale-17.jpg
- https://librineifilm.files.wordpress.com/2011/09/glispietati-061.jpg
Saluto con il ''romanzo'' che considero il più importante degli ultimi...20 (giusto per dare una misura che lascia il tempo che trova) anni, "Here", la graphic novel di Richard McGuire implementata/completata nel 2014 :
- http://media.boingboing.net/wp-content/uploads/2014/12/McGuire_Here_1933.jpg
"Here" - il romanzo-in-una-stanza ( corrispettivo cinematografico : "la Famiglia" di E.Scola, e tanti altri ) - termina proprio, in un ''eterno presente'' - e ti si gela il sangue nelle vene, uno struggimento infinito - con un libro ritrovato.
PS. L'immagine da "Here" ovviamente non è quella ultima, non ho spoilerato...troppo : bisogna arrivarci pian piano, passando dal Big Bang al futuro-senza-l'umanità...
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