Ho cercato in questi giorni di rivedere alcuni film di fantascienza che avevo a portata di mano, alcuni buoni altri meno, ma che inserisco in questa Playlist per il fatto che ciascuno, a proprio modo, ha tentato di affrontare la tematicata infinita del rapporto tra l'umano e il macchinico. A rigore si tratterebbe quindi di una Playlist che potrebbe scorrere tutta la storia del cinema, ma mi sono attenuto soltanto ai film che ho potuto visionare in questi giorni, e non potevo fare altrimenti, data la scarsità delle risorse e la tirannia del tempo.
Credo sia un buon film, se non altro perchè può essere letta come una metafora della lotta di classe, solo che al posto degli sfruttati vi stanno i Robot, mentre gli uomini ripongono in essi tutta la loro fiducia di Sfruttatori e Consumatori. Peccato che verso la metà dell'opera prevalga un'azione fine a se stessa per puro spettaccolarismo, non mandando ad effetto le premesse iniziali.
Un buon film, che riprende la tematica dell'alienazione. Gli umani preferiscono rapportarsi tramite surrogati stando comodi nelle loro stanze, conducendo un'esistenza larvale. Ottima metafora per dire i pericoli del mondo virtuale, dove manca la situazionalità esistenziale, condizione imprescindibile per l'apertura al mondo in carne e ossa.
Film che mette a nudo la commercializzazione degli organi naturali patologici con quelli artificiali, che vengono sottratti con la morte legale dell'acquirente se risulta insolvente. L'insolvenza economica diventa la condizione della sottrazione alla vita, che dovrebbe, invece, appartenere di dirito al vivente. Anche qui una sorta di alienazione attraverso il mercato, che va a incidere sulla corporeità dell'esistenza. Peccato che il tutto si svolga, dalla metà in poi, su colpi d'effetto sensazionalistici. Riguardo allo sfruttamento della vita consiglio comunque In Timedel 2011, che offre anche, a mio giudizio, una bella metafora sulla prospettiva marxista dell'alienazione, del feticismo e del valore: feticismo, alienazione e valore-lavoro sono anche le coordinate per rivisitare Cosmopolis, di Cronenberg, anche se da tutt'altra angolazione.
Per me il più bello tra quelli che ho presentato. Tutto incentrato sulla raffinatezza dei dialoghi, volti a far riflettere sul rapporto uomo e macchina, fino a che punto l’umano non rischi di diventare come una macchina, fino a che punto non sia più facile distinguere un robot dal momento che l’uomo stesso, senza che se ne accorga, sta perdendo la capacità di pensare, confondendola con quella di ragionare e calcolare.
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