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25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - 8.13 DICEMBRE 2015
di alan smithee ultimo aggiornamento
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alan smithee

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25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - 8.13 DICEMBRE 2015

Una 5 giorni all'interno del cinema noir in tutte le sue sfaccettature, che si sviluppa attraverso un Concorso di sette pellicole provenienti da tutto il mondo (quest'anno l'Italia era completamente assente, ahimé), e si dipana attraverso spunti letterari ed incontri, conversazioni, ospiti illustri (quest'anno scrittori del calibro di JOE R. LANSDALE, premiato col premio Chandler, oltre ad i soliti affezionati Carlo Lucarelli su tutti, quest'anno presente con ben 3 titoli, ed il premio Scerbanenco che ha visto salire sul podio Giampaolo Simi con "Cosa resta di noi", e Teresa De Sio, protagonista,nell'ultima serata, di un toccante reading musicale tratto dal suo ultimo romanzo L'Attentissima: storia di una metamorfosi fisica necessaria e desiderata, letta e cantata dalla cantautrice napoletana con coinvolgente partecipazione.

Un festival di cinema che non si dimentica dell'universo televisivo omaggiando gloriose serie storiche (TWINS PEAK, di cui è  stato riproposto il primo episodio, diretto da David Lynch), CSI (in programma l'ultimo episodio di una serie notissima e molto apprezzata), mentre i Manetti Bros. con Carlo Lucarelli ci hanno mostrato il nuovo Coliandro di Black Mamba, presto in tv.

Tornando al cinema, il Leone Nero è stato assegnato all'esilarante film spagnolo ANACLETO, AGENTE SEGRETO, commedia ibridata di action e farsa del simpatico regista Javier Ruiz Caldera, capace di arruffianarsi il pubblico domandandogli direttamente in sala di votarlo e di assicurargli il primo premio: detto e fatto.

Mezione speciale al controverso film che segna il ritorno dell'autrice canadese Patricia Rozema con INTO THE FOREST.

Decisioni che non posso dire mi convincano molto, se si pensa a cosa è A MOST VIOLENT YEAR di J.C. Chandor, e pure il teso riuscito film belga D'ARDENNEN dell'esordiente Robin Pront, un film che avrebbe rispettato in pieno lo spirito del vero, autentico cinema noir.

Decisione affidata al pubblico, con i suoi pro e contro, per un festival aperto a tutti, cinefili o anche solo sciatori di ritorno da una giornata sui monti che attorniano la celebre cittadina a ridosso del Gigante Bianco.

Qui si seguito (quasi) tutti i film, ripresi ed elencati in ordine di preferenza personale.

Playlist film

1981: Indagine a New York

  • Thriller
  • USA
  • durata 125'

Titolo originale A Most Violent Year

Regia di J.C. Chandor

Con Oscar Isaac, Jessica Chastain, Albert Brooks, David Oyelowo, Alessandro Nivola

1981: Indagine a New York

In streaming su Amazon Prime Video

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Con A MOST VIOLENT YEAR, il bravo regista dell'incalzante thriller “borsistico” Margin Call, J.C. Chandor, lascia gli oceani un po' castranti in cui rimaneva imprigionato un immedesimato, ma pure un po' vanesio e poco credibile Robert Redford ne "All is lost", per riportarci nei primi anni '80 della New York reaganiana arrivista e dinamica, e in corsa frenetica ed in pieno fermento economico: una metropoli piena di buoni motivi per arricchirsi ed accrescere il proprio giro d'affari, in questo caso con la società di trasporti condotta con tenacia da un attento imprenditore immigrato (Oscar Isaac): la sua società si occupa infatti di trasferimento di combustibile, e le mire astute dell'uomo di acquisire, da una società del giro del ceto ebreo, un lotto pregiato di terreno per stanziarvi il greggio, in modo da acquisirlo a prezzi favorevoli, fa maturare invidie e gelosie da parte di tutti i concorrenti che iniziano ad organizzarsi per boicottare in tutti i modi l'attività dell'uomo, arrivando a minacciare seriamente anche la tenace moglie (Jessica Chastain, la vera dura di famiglia) ed i figli piccoli.

Minando dunque le certezze e l'equilibrio psico fisico di una giovane coppia di imprenditori belli e scaltri, che tuttavia devono arrestrare di fronte all'esplodere di episodi di violenza e minacce sempre meno velate e più concrete che vengono loro incontro, intralciandoli e sottoponendoli a rischi e ad uno stress sempre più insopportabile.

 Forte di una fotografia meravigliosa che riesce a rendere grandiose le immagini pertinentemente vintage di una Grande Mela difficilmente resa così splendida e nostalgica prima, A most violent year si fa forte di una tensione di natura più psicologica che fisica, in grado di devastare interiormente la tenacia e la scaltrezza imprenditoriale di un uomo che lotta in modo impari contro una casta che cerca tendenziosamente e con l'inganno più subdolo di metterlo a tacere per sempre. Nel gran cast di nomi già citati, un Albert Brooks, trasformista, un pò laido un pò amicone, e perennemente con le mani nel sacco, completa un terzetto d'eccellenza che avrebbe meritato almeno la menzione all'Oscar.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Le Ardenne

  • Drammatico
  • Belgio
  • durata 93'

Titolo originale D'Ardennen

Regia di Robin Pront

Con Veerle Baetens, Eric Godon, Jeroen Perceval, Jan Bijvoet, Sam Louwyck

Le Ardenne

In streaming su Timvision

Due fratelli, la fidanzata di uno dei due, una rapina che non riesce. Kenny finisce in galera, La sua fidanzata Sylvie riesce a fuggire con suo fratello Dave. Kenny non li smaschera e si prende ognic responsabilità, pagando per tutti e tre.

Condannato a 7 anni di reclusione, esce dopo quattro anni.

Nel frattempo Sylvie si è ripulita dai suoi problemi di droga e relativa dipendenza, e Dave ha trovato un lavoro come lava macchine. Ma soprattutto sono divenuti amanti, clandestini, in quanto celano la loro relazione a tutti tranne che alla madre dei due ragazzi; e lo celano soprattutto a Kenny, caratteriale e nervoso, non in grado di poter accettare e capire, secondo suo fratello Dave.

I problemi tornano a galla non appena Kenny viene rilasciato: il suo carattere rissoso ed istintivo lo mettono subito di fronte a muso duro alle problematiche legate al suo inserimento, oltre al fatto che l'uomo tenta di ricontattare la sua ex ragazza, che si nega, lo rifugge, ma vorrebbe solo rivelargli la dura verità, puttosto difficile da accettare.

Il problema delle verità non dette è il fulcro di questo interessante thriller noir, oper aprima del giovane regista belfa Robin Pront, presente ieri in sala al Palanoir.

Il timore di rivelare ciò che la vita ha riservato a chi ha proseguito a viverla in libertà procurerà una spirale di violenza sempre più esplosiva, e la vcenda, fosca e violenta, arriverà a trasferirsi sulle Ardenne, tra i boschi impervi ed affascinanti in cui i due ragazzi da govani trascorrevano le vacanze estive, ed ora territorio ideale per occultare le prove delittuose di un vera e propria carneficina.

D0Aedennes (questo il titolo originale), funziona soprattutto per le ottime atmosfere che si sa creare tutt'attorno, e si rivela il film fino ad ora più opportuno e ideale di questo festival noir.

Lo stile registico denuncia forse qualche insicurezza legata all'inesperienza (ci si chiede un regista come James Gray, tra i migliori a raccontare i dissidi tra fratelli e le faide familiari, come avrebbe celebrato questa rincorsa al massacro peraltro qui condotta con ammirevole professionalità), ma il film si fa forte di una buona presa emotiva e di una valida prova degli interpreti, tra i quali ritroviamo la Veerie Baetens di Alabama Monroe, e l'inquietante e strafatto Jan Bijvoet, protagonista dell'altrettanto disturbante Borgman.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Cold in July

  • Drammatico
  • USA, Francia
  • durata 109'

Titolo originale Cold in July

Regia di Jim Mickle

Con Michael C. Hall, Don Johnson, Sam Shepard, Vinessa Shaw, Nick Damici, Wyatt Russell

Cold in July

In streaming su Amazon Prime Video

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COLD IN JULY, del regista horror Jim Mickle, traspone validamente il romanzo di Joe R. Lansdale, ospite premiato qui a Courmayeur, con un cast di nomi noti tra cui, come protagonista, Michel C. Hall, il serial killer galantuomo del famosissimo Dexter per intenderci, e quella vecchia ma sempre affascinante volpe di Don Johnson, il biondo di Miami Vice, nonché marito in più occasioni di Melanie Griffith e di chissà quante altre belle creature femminili nel suo nutrito curriculum di tombeur de femmes e soprattutto il grande Sam Shepard impegnato qui in uno dei suoi migliori recenti ruoli.  I tre danno vita ad un film “mutante”: nel senso che inizia come un thriller, che poi vira al noir, si prende una pausa di colore ed ironia con l'entrata in scena di Johnson, e poi vira allo splatter più sangunario e teso.

Tutto nasce quando un commerciante di cornici con moglie e figlio piccolo sorprende un ladro a rubare in casa e, come reazione ad un movimento brusco dell'intruso, inavvertitamente lo uccide: dalla sua arma infatti parte un colpo accidentale dovuto alla tensione della situazione, che stende lo sconosciuto. Il morto risulta il figlio di un detenuto anziano attualmente agli arresti domiciliari: un uomo duro e violento che comincia a tormentare il protagonista in un crescendo di minacce e tensione. Fino a farci scoprire che il vero marcio della situazione sta altrove, e che i lupi pericolosi non sono coloro che sembrano tali, ma piuttosto invece altri insospettabili, alcuni dei quali posti a tutela della legge.

Senza null'altro voler rilevare, diamo atto al film di saper tenere desta l'attenzione dello spettatore, anche se, con lo sviluppo della storia, complessa e cangiante, si smorza anche un po' (troppo) quell'interesse morboso che la vicenda suscitava agli albori del suo incalzante incipit.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il ponte delle spie

  • Drammatico
  • USA
  • durata 135'

Titolo originale Bridge of Spies

Regia di Steven Spielberg

Con Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Alan Alda, Eve Hewson, Billy Magnussen

Il ponte delle spie

In streaming su Infinity Selection Amazon Channel

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25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL – FILM DI CHIUSURA

Stati Uniti anni '60. La Guerra Fredda tra le due potenze nucleari raggiunge livelli di tensione molto accesi, palpabili anche tra i cittadini comuni, ed il timore del popolo americano cresce a dismisura, fino a farlo razionalmente preoccupare ad imparare a difendersi contro un ormai probabile, se non imminente, attacco nucleare da parte del nemico. Intanto la Cia segue da tempo un uomo, apparentemente insospettabile, che tuttavia nasconde all'interno della sua esistenza ordinaria di pensionato con la passione per la pittura, loschi intrecci con qualche organizzazione clandestina.

Dopo un inseguimento concitato in cui l'uomo sembra dileguarsi, i servizi segreti riescono tuttavia a catturare l'uomo, che viene immediatamente sottoposto a giudizio. A difenderlo, per quanto già unanimemente bollato come colpevole e soporattutto traditore da parte della comunità, l'ingrato ma necessario incarico viene affidato ad un brillante avvocato di nome Donovan, in qualche modo incastrato ed indotto suo malgrado ad occuparsi di quel caso.

Immediatamente sia la sua famiglia (moglie e figli), sia l'ambiente che lo circonda, comincia a guardare in malo modo o comunque con un certo disappunto l'atteggiamento dell'uomo, colpevole di ostinarsi a difendere un traditore e dunque una vera e propria minaccia per la sicurezza e l'orgoglio della nazione.

In realtà il caso nasconderà ancora una volta come il pregiudizio e la paura incondizionata finiscano per influenzare negativamente la possibilità, anche per gli organi ufficiali della giustizia, di giudicare serenamente un imputato basandosi sulla concretezza dei fatti e delle prove, e non su meccanismi astratti legati al sospetto e a sentimenti fuorvianti come il panico ed il timore.

Ne scaturisce un film solido, tradizionale, specchio realistico dei timori e dell'orgoglio di un popolo, spesso sin troppo cieco e superficialmente sentenzioso, di una società americana fiera ma anche impaurita, se non terrorizzata per una catastrofe a quei tempi ormai considerata imminente ed inevitabile, finiva per abbandonarsi al giustizialismo sommario senza affidarsi alla presunzione di innocenza che salvaguardia le più moderne democrazie; un film girato dal gran regista con la consueta perizia ed abilità, aperto da una scena di inseguimento che è una vera e propria lezione di regia, dove l'abilità di inquadratura e il sapiente di dosaggio della suspence costituiscono la differenza tra questo prodotto di classe ed uno di semplice, magari anche lodevole, routine.

Tom Hanks appare fisicamente in piena forma, ma il vero asso nella manica del film, almeno per quanto riguarda gli interpreti, è Mark Rylance: il suo personaggio mite e silenzioso, sereno anche quando sa di andare incontro ad una condanna dura se non letale, ci restituisce una figura quasi eroica di una nuova moderna forma di santità (o qualcosa di simile) che coinvolge tutti coloro che non hanno mire di gloria, ma agiscono, immolandosi, con la concretezza di voler fare del bene anche a rischio di venir considerati letali come demoni. Per l'attore una candidatura all'Oscar nella categoria del miglior attore non protagonista sarebbe auspicabile, se non obbligatoria.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Anacleto: Agente segreto

  • Commedia
  • Spagna
  • durata 87'

Titolo originale Anacleto: Agente segreto

Regia di Javier Ruiz Caldera

Con Quim Gutiérrez, Rossy De Palma, Alexandra Jiménez, Carlos Areces, Imanol Arias

Anacleto: Agente segreto

In streaming su Apple TV

vedi tutti

25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - CONCORSO - LEONE NERO PER IL MIGLIOR FILM

Il suo nome è ANACLETO, e nasconde nel corpo non più giovanissimo, ma piuttosto scattante e snello, le gesta di un brillante agente segreto; anzi segretissimo, perché abbiamo modo di scoprire che, a differenza del collega Bond, costui ha pure una famiglia: un figlio per la precisione, trentenne indolente, sfaticato, amante della vita comoda, e soprattutto inconsapevole di possedere, per meriti paterni, un addestramento maturato già in tenera età giocando col genitore e i suoi strani esercizi ed allenamenti, che lo hanno reso, senza esserne cosciente, un agente segreto in erba piuttosto valido, ma col carattere e l'indole decsamente sbagliate.

Quando uno dei nemici giurati del padre (Carlos Aceres, il fantastico attore amodovariano e di De la Iglesia, quello de "La balada triste de trompeta" dove interpretava meravigliosamente il ruolo del pagliaccio triste) gli sfugge con un piano letteralmente esplosivo, il padre dovrà riavvicinarsi al figlio e rivelare le sue origini da sempre celate: il suo mestiere di spia, incarico tra l'altro minacciato da una serie di tagli finanziari che mettono letteralmente in ginocchio tutta la struttura segreta in cui da anni opera, costringendolo peraltro a barcamenarsi con soluzioni e mezzi davvero posticci, di fortuna, o letterlmente vintage (esileranti sono i mega cellulari anni '80 o lo star-tack anni '90 che tutta la squadra è costetta ad utilizzare per comunicare tra di loro durante le missioni).

Spassosa parodia di molti film di spionaggio, Bond su tutti, ma non solo, Anacleto è diretto dal simatico regista Javier Ruiz  Caldera, presente in sala al Palanoir, che si arruffiana simpaticamente  e senza vergogna alcuna il pubblico, rivelando apertamente che gradirebbe non poco ricevere il Leone d'Oro come miglior film, e che nel film interpreta anche, con molto spasso, il fratello della fidanzata-medico del nostro protagonista (l'agente figlio).

Il tenebroso ma non troppo attore Imanoi Arias interpreta con il giusto appiglio scanzonato un agente segreto suo malgrado pasticcione e imbranato, involontariamente sexy con quel suo sorriso inframmezzato da un solco tra i denti, ed irresistibilmente indolente (la scena della rapina al supermercato in cui deve vigilare assieme al suo collega pauroso è spassosissima), menefreghista ed amante della vita a letto a far l'amore e a guardare serials mangiando la pizza.

Il suo ruolo, non certo nuovo al cinema, ricorda piuttosto l'agente OSS del Jean Dujardin pre-Oscar, che a sua volta costituiva una parodia dei film d'azione con Jean Paul Belmondo, al quale peraltro Arias assomiglia molto fisicamente e per charme.

Il film, in cui appare in poco più che un cameo pure la spassosissima "culona" della Rossy De Palma nel ruolo della madre-spia della fidanzata del nostro giovane agente, è piuttosto divertente, scatenato e ben girato, forte di riprese in esterni molto suggestive e pittoresche, e di scene d'azione che, pur senza possibilità di dispiego di ingenti mezzi, risultano molto efficaci; come riuscito risulta pure l'humor nero che trapela nella descrizione del lavoro di spia che il padre agente racconta al figlio, quando enumera con disincantata semplicità ed impegno l'elenco dei morti ammazzati per sua stessa mano in trent'anni di onorata carriera clandestina ("meno di mille, in fondo solo 2/3 al mese, molto meno di te che ne hai fatto fuori 4 in un giorno"), nel modo in cui l'uomo è solito sbarazzarsi dei cadaveri dei nemici, affossandoli in uno stagno o riducendoli in poltiglia per insaccati tramite una enorme tritaossa che ricorda molto lo sbriciola-rami di Fargo.

Insomma un film noir che si traveste di commedia e diverte e fa trascorrere un'ora e mezza di sano, macabro ma coinvolgente divertimento. Non poco in fondo.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Mi gran noche

  • Commedia
  • Spagna
  • durata 100'

Titolo originale Mi gran noche

Regia di Alex de la Iglesia

Con Blanca Suárez, Mario Casas, Santiago Segura, Hugo Silva, Carolina Bang

Mi gran noche

In streaming su Filmzie

25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL – CONCORSO

Il mondo ovattato e finto della televisione, il mito dell'immortalità sul palco, l'incapacità di persuadersi che il proprio tempo è ormai decorso e che è giunta l'ora di mettersi da parte; l'invidia di colleghi complessati, o addirittura di figli (adottivi o meno) che non si rassegnano rispettivamente ad essere secondi o all'anonimato; la fama del giovane idolo delle folle, amato come un dio pagano dalle forme perfette, bello ma ottuso, che pensa solo a procurrsi piacere con folle di donne che se lo contendono, la maggior parte intente o indotte a trarne profitto con i mezzi più abietti e spietati; la rivalità tra i conduttori, che pur essendo una coppia, farebbero di tutto per farsi le scarpe uno con l'altro; la vita da comparsa, e dunque del fallito che dalla vita non ha mai ottenuto nulla, tanto meno un effimero momento da protagonista, e che pertanto si adopera ad apparire, indistinto tra la folla, simulando una felicità ed una contentezza decisamente fuori luogo e costruite posticciamente per l'occorrenza, quando il sorriso falso si trasforma in una maschera digrignante di rabbia e tristezza. Ed intanto, in quella gran confusione, un killer che si prepara ad eseguire con professionalità e distacco il suo mandato, non fosse che l'immarcescibile Alphonso, ovvero la star da eliminare, è davvero il suo idolo, la sua passione, e del divo conosce alla perfezione ogni sua canzone.

Fuori da questo paradiso artificiale di illusioni ed inganni, cattiveria e rivalità, la Spagna vera, quella che soffre per i licenzimenti indiscriminati, quella che lotta, spesso invano per la salvaguardia dei propri diritti, di fatto azzerati o resi nulli.

C'è molta carne al fuoco nel nuovo spumeggiante, cinico ed amaro film di Alex De La Iglesia, registapungente ed irinico che qui procede a briglie sciolte nella preparazione, prematura ma necessaria, di uno show televisivo per celebrare il Capodanno 2016, impegnando una troupe infinita tra str, ballerini e comparse, per una settimana di registrazione, tra mille difficoltà e inconvenienti.

José viene chiamato a sostituire una comparsa rimasta ferita per il crollo di una gru utilizzata per le riprese. Le malelingue attribuiscono la disgrazia alla presenza di una bella ragazza, decisamente piuttosto funestata dalle disavventure, e per questo bollata come una emerita “portasfiga”, e come tale rifuggita da tutti nonostante il bell'aspetto.

Questo, ovvero il tema dell'emarginazione, si unisce ai tanti per nulla banali spunti di questa pellicola folle e scriteriata, vitale e spiritosa, acida e pungente, che in effetti ha molto da dire e da comunicare.

Bravi, spiritosi ed ironici gli attori, tutti piuttosto noti in terra iberica. Tra tutti citiamo almeno quel grande di Carlos Areces, un prezioso jolly di questo Noir film Festival che vede in concorso ben due (straripanti) film spagnoli su 7 in totale, e dopo il divertente Anacleto.

E De La Iglesia si rivela ancora una volta un regista acuto, magari non geniale, ma di certo un attento ed ironico osservatore di tutte le ipocrisie, le cattiverie, le bassesse che ci rendono vivi e frustrati, alla perenne ricerca, spesso vana, di realizzazione e compiutezza in questo sporco mondo necessario. 

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Piccoli brividi

  • Avventura
  • USA
  • durata 103'

Titolo originale Goosebumps

Regia di Rob Letterman

Con Odeya Rush, Jack Black, Halston Sage, Dylan Minnette, Amy Ryan, Jillian Bell, Ken Marino

Piccoli brividi

In streaming su Netflix

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25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL – FUORI CONCORSO

Come ogni anno il Noir Film Festival non si dimentica del pubblico più giovane e in questa occasione lo fa con questo divertente PICCOLI BRIVIDI, avventura dalle tonalità ironicamente horror, che ci riporta verso un genere ampiamente celebrato nei lontani anni '80 con film ormai storici come lo sono stati I Goonies e tutto il genere che gli ha fatto da seguito.

Una professoressa rimasta vedova, giunge in una piccola cittadina americana come tante, per ricoprire il ruolo di vice preside presso la scuola superiore del villaggio. Con lei il figlio sedicenne, non proprio entusiasta del trasferimento dalla grande città al paesino sperduto, dove ovviamente non conosce nessuno.

Solo, il ragazzo cerca di adattarsi, e quando conosce la graziosa vicina coetanea, le sue perplessità ed il suo pessimismo si attenuano, visto che tra i due nasce una simpatia che sfocia nella cotta.

Peccato che il padre della ragazza sia davvero un tipo strano, scontroso, poco rassicurante, misterioso ed anche piuttosto manesco nei modi.

Infatti l'uomo nasconde i suoi segreti, ed ha i suoi buoni motivi per cercare di fare in modo che gli estranei stiano alla larga dalla sua tenebrosa magione.

Senza voler rivelare altro, diciamo subito che il film utilizza un presupposto letterale per sfoderare sul palco, quasi come fossimo ad un circo, tutta una parata di mostri che hanno fatto la storia del cinema dell'orrore dai tempi dei nostri nonni ad oggi.

Una parata di mostri che accerchiano letteralmente la città e diventano una minaccia difficile da piegare, se non con la forza della ragione, con un po' di fantasia e facendo trapelare all'interno dei protagonisti quella umanità e quel buon senso che si rivelano salvifici. Il tutto generato da un insopportabile isolamento risalente ad una infanzia triste, che rende mostri anche gli esseri umani più mansueti e predisposti alla tranquillità ed al quieto vivere.

Diretto da un esperto del cinema per ragazzi, Piccoli Brividi avrebbe entusiasmato noi quaranta/cinquantenni cresciuti con il cinema di Spielberg, con Gremlins, Ewoks e Goonies, e parrebbe avere le carte in regola per piacere anche ai ragazzi di oggi, per quanto subissati da una accozzaglia esagerata ed esuberante di prodotti simili, che finiscono per saturare il mercato e le capacità di presa sulla gioventù odierna, sin troppo smaliziata e sazia, ed abituata a fagocitare ogni tipo di effetto speciale e dunque di emozione ad essi eventualmente collegati.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Into the Forest

  • Drammatico
  • Canada
  • durata 90'

Titolo originale Into the Forest

Regia di Patricia Rozema

Con Ellen Page, Evan Rachel Wood, Max Minghella, Callum Keith Rennie, Michael Eklund

Into the Forest

In streaming su Amazon Prime Video

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25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL – CONCORSO

Ritorna a farsi vedere, a farsi giudicare e a raccontarci una storia dai contorni estremi, la regista canadese nota per il romantico “Ho sentito le sirene cantare” in pieni anni '80, in un film prodotto, oltre che interpretato, dalla giovane Ellen Page, per l'occasione affiancata dall'eterea Evan Rachel Wood, nei panni, fisicamente non molto probabili, vista la disparità fisica tra le due che definirei eclatante, della sorella.

Una vicenda apocalittico-ecologista che si rivela pian piano invero, a mio giudizio, come sempre pienamente opinabile, un tranello ricattatorio e molto improbabile che impone alle due protagoniste scelte comportamentali francamente piuttosto poco opportune o probabili, e in questo senso smorzando non poco l'effetto magnetico e, almeno inizialmente, incalzante che la vicenda si trascinava dietro.

Tutto comincia il giorno in cui l'elettricità si interrompe lungo tutta una vasta area territorriale che comprende buona parte delle fitte foreste che riempiono un intera regione canadese non ben specificata.

Gli abitanti del luogo iniziano, loro malgrado, ad adattarsi usufruendo di quello che la natura offre loro come sostituto della tecnologia, che anche in quei posti, ancora legati alla natura circostante e alle sue leggi ancestrali ormai consolidate, ha da tempo sostituito o almeno coadiuvato alternandosi a sistemi di sfruttamento energetico più antichi e tradizionali.

Un ritorno allo sfruttamento delle opportunità e ricchezze del bosco, alla raccolta della legna per assicurarsi il riscaldamento e la cottura dei cibi, all'utilizzo di ciò che offre la natura, la sua vegetazione fino ad un ritorno forzato alla cacciagione, laddove nei supermercati l'assalto all'accaparramento dei generi alimentari primari ha creato dapprima solo scarsità di risorse, poi in seguito vera e propria penuria, fino a che anche il carburante si esaurisce rapidamente.

Infatti, apprendiamo insieme alle protagoniste, che qualcosa di molto grave è successo e la mancanza di elettricità perdura e non pare potersi riprstinare la situazione di normalità a cui tutti ormai anelano. Nelle città la delinquenza dilaga, e pertanto il padre e le due figlie ventenni si rifugiano nel loro moderno chalet in mezzo alle foreste.

Purtroppo il genitore muore presto, troppo presto, in occasione di un incidente con la motosega, e le figlie dovranno arrangiarsi da sole, inizialmente ognuna protesa a continuare a coltivare i propri interessi e sogni (studentessa una, ballerina in cerca di tardiva affermazione l'altra), scendendo a patti con la nuova catastrofica e pericolosa situazione che le vede loro malgrado coinvolte.

Molte vicissitudini si opporranno ad un prosieguo ordinario di una vita comunque tutta da riorganizzare, e le ragazze dovranno misurarsi con i propri istinti e scendere a patti con i pericoli e le trappole che un nuovo mondo più vero e diversamente pericoloso rispetto a quello che fino a poco prima accompagnava le vite delle due, metterà dinanzi alle rispettive esistenze, giunte ad un bivio.

A questo punto la Rozema intraprende un percorso teorico piuttosto controverso che prevede scelte e soluzioni francamente poco probabili e accettabili nella dinamica narrativa del film, che servono, e lo possiamo capire più che accettare, alla regista e sceneggiatrice per avallare certe teorie e concezioni magari suggestive e sulla carta condivisibili, ma che si scontrano ed oppongono con la razionalità e la realtà circostante.

E dunque cavità di alberi che diventano prima alcove ove consumare storie d'amore, poi addirittura la casa del futuro per la nuova famiglia che andrà a completarsi, dopo che la casa dei bei tempi comincia a cedere alle intemperie di una natura non proprio benigna. Situazioni che degenerano il complesso della narrazione in un fastidioso intrico di avvenimenti a stento accettabili e piuttosto fastidiosi da digerire.

Insomma il desiderio di mantenersi coerente a teorie ecologiche sulla carta ineccepibili, ma invero più teoriche e bidimensionali che concrete, servono solo per giustificare un prosieguo spesso inaccettabile ed ingiustificato di una vicenda che rinuncia ad affrontare il suo lato orrorifico o noir per concentrarsi su tematiche magari più mature e serie, ma che finiscono per rendere tutto il percorso meccanico e forzato, troppo evanescente e contrario ad ogni regola ispirata al buon senso e al vero, reale senso di sopravvivenza che è aupicabile si innesti nelle persone sottoposte ad una situazione forzata di sfida contro una natura difficile da governare. Soluzioni che sembrano posticce e prese a tavolino per la salvaguardia di una presa di posizione più politically correct, e di fatto più irreale che probabile od illuminante/necessaria per garantire la sopravvivenza.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Identicals

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 100'

Titolo originale Brand New-U

Regia di Simon Pummell

Con Lachlan Nieboer, Nora-Jane Noone, Nick Blood, Michelle Asante, Tony Way, Tim Faraday

Identicals

25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - CONCORSO

Un mondo futuro avveniristico ma non troppo, una società che vive incastonata in torri di cristallo e protetta dentro appartamenti lussuosi con arredi essenziali ma di grande effetto scenico. Il giovane Slater ama la sua Nadia e tutto ciò può bastargli per assicurargli qualcosa di simile alla serenità.

Brand New-U è una ammaliante società di servizi che si occupa, a mezzo di promesse allettanti, di far cambiare i connotati di una vita a tutti coloro che non sono soddisfatti dell'esistenza che stanno vivendo: la società si impegna ad organizzare un radicale cambiamento di identità, di nome e di location ove vivere, preoccupandosi anche di cancellare tutti gli indizi della vita precedente, in quanto chi subisce la trasformazione, perderà cognizione della vita precedente, predisponendosi a godere dei benefici di quella nuova.

Nadia, forse per una latente forma di esaurimento, si fa convincere dalla società a sottoporsi al cambiamento.

Peccato che il giorno fatidico del cambiamento, nell'appartamento della donna ci sia pure il ragazzo, che aprendo la porta agli estranei che si presentano sull'uscio, viene suo malgrado coinvolto pure lui nel cambiamento di vita. Salvo che, opponendosi al processo, si procura una sorta di sdoppiamento di personalità. Risultato: due uomni identici che tentano di ritrovare se stessi e la ragazza che è loro sfuggita. Salvo, una volta trovata, riuscire ad aggiudicarsela uno ai danni dell'altro.

Questa, penso, se ho correttamente interpretato le tracce di una trama davvero molto fumosa e poco chiara, la storia, o meglio, il presupposto che giustifica un interessante apparato scenografico, povero ma suggestivo, e che ha la capacità di sfruttare locations avveniristiche con tutta probabilità esitenti, arricchendole di particolari che ben si adattano a rappresentare i contorni di una società futuristica (distopica? Forse....sarebbe bello capirlo) a noi non molto lontana, dominata dalla tecnologia che annienta i sentimenti, sostituendoli con giochini e meccanismi che alla fine assicurano solo il vuoto e la solitudine.

Una regia interessante e volenterosa che incede su interni lussuosi e stravaganti. Molto incerta, incompleta e non convincente la sceneggiatura, che accumula situazioni senza spiegare a sufficienza, senza curarsi di fornire allo spettatore un minmo sindacale di indizi che lo aiutino a capire.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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