Invade gli schermi pre-natalizi il biopic di Luchetti dedicato a Papa Francesco: sono infatti ben 750 gli schermi che ospiteranno questo lavoro che riassume la miniserie prodotta da Taodue in 4 puntate di 50 minuti che approderà poi in televisione. Il numero certo è imponente, al di là di qualsiasi precedente (tolti naturalmente i super blockbusters) ma si avvale di un (involontario) testionial di eccezione e di una copertura mediatica altrettanto eccezionale, grazie anche al giubileo straordinario appena iniziato (una casualità molto fortuita e non prevista dalla produzione, visto che lo stesso è stato annunciato il 13 marzo, quando il film era ormai in drittura d'arrivo).
Alle sue spalle una decina di titoli tra i quali spicca il nuovo film di Ron Howard, Heart of the Sea, anch'esso lanciato con un gran numero di sale (500). Regression, psico-horror di Amenabar, avrà invece 226 schermi mentre ne avrà 130 la commedia francese 11 donne a Parigi (un film del 2014 che esce ora da noi). Numeri invece molto minori per tutti gli altri film tra cui si segnala il thriller spagnolo La isla minima, molto premiato e accompagnato da pttime recensioni.
Con Rodrigo De la Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, José Ángel Egido
Più che santo subito, al cinema subito. Per Woityla almeno si è attesa - rispetosamente - la morte. Invece per Francesco, alias Jorge Bergoglio, sono bastati poco più di due anni di pontificato per vedersi rappresentato in un biopic (ma invero c'è già stato un documentario) che ne racconta il percorso umano, dagli anni della formazione tra i gesuiti sino all'ascesa al seggio papale. Il film - che comprime in 98 minuti i 200 della miniserie televisiva che ne è la fonte (e che vedremo poi in tv) - è diretto da Luchetti e prodotto da Pietro Valsecchi, che si era occupato della miniserie dedicata a Giovanni Paolo II.
A Ron Howard piacciono le grandi storie e i grandi personaggi. In mare però non si era ancora avventurato: lo fa ora con questo film epico girato a bordo di una baleniera e che riprende la vicenda che impressionò Melville, ispirandogli poi quel libro straordinario che è Moby Dick. Non le avventure del Pequod, quindi, ma quelle (simili) dell'Essex, che si vide attaccato da un enorme capodoglio. Nel cast spiccano i nomi di Chris Hemsworth e Benjamin Walker.
Amenabar presenta un thriller con intenti metafisici e horror, più psicologico che fisico, molto atteso da alcuni - i fan del regista e quelli di Ethan Hawke e di Emma Watson - ma finora molto mal recensito da coloro che hanno potuto vederlo in anterpima.
Maiwenn Le Besco dirige per la sua quarta volta (ma questo è il suo primo film in cui non è anche interprete). Con il precedente - Polisse - le era andata molto bene a Cannes, dove aveva vinto il Premio della Giuria. Questa volta invece si è dovuta "accontentare" del premio a Emmanuelle Bercot, giudicata miglior attrice dalla giuria di Cannes 2015. Il film tuttavia, un dramma psicologico, ha ricevuto finora critiche non esaltanti.
È uscito in Francia l'anno scorso, d'estate, e ha guadagnato bene. Con un anno e mezzo di ritardo arriva ora da noi e racconta le vite di 11 donne a Parigi, rappresentate nell'arco di un periodo (non a caso) di 28 giorni. È commedia naturalmente: la prima per Audrey Dana nei panni di regista e interprete a fianco di un cast di attrici francesi, alcune delle quali - come Laetitia Casta, Vanessa Paradis e Isabelle Adjani - ben note anche da noi presso il grande pubblico.
Il documentario di Avi Lewis è tratto dal bestseller Una rivoluzione ci salverà di Naomi Klein (che del regista è moglie): un testo militante, che indica come strada della unica salvezza possibile un cambio drastico nel sistema economico e nella visione del mondo che gli soggiace, di cui il film si fa portavoce visuale.
Il film del regista andaluso Alberto Rodriguez si presenta al pubblico italiano forte dei moltissimi premi vinti in patria: 10 premi Goya (il più importante premio del cinema spegnolo), tra cui quello per il miglior film e quello per la miglior regia, e una valanga di altri premi in altri festival. Il film, un noir ambientato negli anni '80 in Andalusia, si fa forte anche della preziosa recitazione di Javier Gutiérrez e Raul Arévalo nei panni di due detective (abbastanza true... chi vuol intendere intenda), molto diversi tra loro e costretti a lavorare insieme a un caso di omicidi seriali.
Il dramma civile dei molti, troppi, ammalati di asbestosi e di cancro tra i lavoratori dello stabilimento di Casale Monferrato dove si produceva l'Eternit fa da assai presente sfondo nella vicenda messa in scena nell'opera prima di Francesco Ghiaccio: uno scontro generazionale tra un giovane aspirante attore, riciclatosi cone animatore, e il padre, che in quella fabbrica ha dato tutto.
Opera prima del regista napoletano Gianluigi Sorrentino che confeziona un gangster-movie, ispirato al filone del poliziesco recentemente rivitalizzato da prodotti come Gomorra - La serie, e che scrittura una serie di volti noti della scena rap parteneopea.
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