Il Torino Film Festival sta chiudendo, oggi 28 novembre si sapranno i vincitori. Sono tornato a casa da tre giorni ormai ma seguo con attenzione quello che succede anche tramite i messaggi degli amici rimasti al festival e ai post sul sito. Ho visto venti film in quattro giorni di proiezioni, spalmati tra le varie sezioni che compongono il Festival. Non sono in grado di dare un giudizio globale al concorso poiché non avendo visto tutti i film in gara sarebbe un giudizio parziale. Atri quattro li avevo già recuperati prima del festival su piattaforme internet. La sensazione è di una qualità media abbastanza alta, non ci sono stati tonfi clamorosi e neppure il capolavoro epocale. Molti dei film visti a caldo sono successivamente cresciuti nel tempo e altri si sono sgonfiati. Le recensioni dei post precedenti quindi andranno riviste, corrette le sviste, e ritoccate magari nei voti. Il tempo è galantuomo e farà ciò che deve. La cosa più bella dell’essere al festival è di ritrovarsi completamente nudi di fronte all’opera, senza sovrastrutture, informazioni, precedenti giudizi e recensioni. Un accenno di trama e via. Qui limito qui a fornire un elenco dei miei dieci film preferiti, proposti in ordine di gradimento per una play dedicata allo lo splendido periodo passato a Torino con i compagni di scrittura di FilmTV.it.
Con Lui Frank, Merab Ninidze, Viktoriya Korotkova, Chulpan Khamatova, Anastasiya Melnikova
Un potente, solido affresco della Russia contemporanea attraverso le storie dei personaggi. Negli occhi lo sgomento per la perdita dell'identità e della cultura a causa dell'avanzare mostruoso della globalizzazione. Diviso in sette episodi intrecciati tra loro per scardinare la continuità del racconto. Reale e surreale si abbracciano in un film sontuoso.
Il villaggio del dannato. La trappola del pregiudizio che annebbia la mente. Il caldo che cuoce i pensieri. La malattia mentale come e l'intolleranza come capro espiatorio. Un dilemma sociale tinto di giallo. Girato con grazia cristallina, interpretato benissimo. In concorso, se vincesse non sarebbe uno scandalo.
Il film di Natale di Shion Sono. E abbiamo detto tutto. La follia cinematografica prende vita in un caleidoscopico film d'azione, musica, sentimento, poesia. La tartaruga mutante, gadget dell'anno e la canzone del titolo Love & Peace hit delle notti torinesi. Un trionfo.
Con Geraldine Chaplin, Caroline Dhavernas, Roy Dupuis, Udo Kier, Charlotte Gainsbourg
Altro film in concorso. Trionfo psichedelico e ultracitazionista per un ufo che andrebbe premiato per il coraggio di scrittura (folle) e la realizzazione visionaria che avvicina il cinema ad una scatola cinese di sogni che sognano altri sogni. Parodia di tutto il cinema passato, una cascata di cammei e un divertimento intellettual-cinefilo senza paragoni. Oscar per migliori titoli di testa. Un premio? Magari.
Opera seconda di Sean Byrne già autore di The loved ones. Metal e satanismo per un surrogato di Rob Zombie meno raffinato del musico metallaro, ma con un cattivo come non se ne vedevano da anni. Colonna sonora da urlo. Con un finale più affilato sarebbe stato un vero capolavoro.
Con Reina Triendl, Mariko Shinoda, Erina Mano, Mika Akizuki, Urara Aryû, Mao Asô
Real oni gokko. Ancora Shion Sono per un film splatter che prende da Existenz di Cronemberg e il giorno della marmotta. Inspiegabile, indescrivibile. Solo da vedere.
Con Max Brebant, Roxane Duran, Julie-Marie Parmentier
I figli delle stelle. Horror algido e trattenuto che inizia come un documentario naturalistico e poi si eleva a delirio creazionista controllato. Immagini splendide capaci di raccontare una storia complessa senza l'uso della parola per tutta la seconda metà del film. E questo è un pregio.
Con Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron, Paolo Briguglia, Teco Celio
In streaming su Rai Play
Commedia amara sull'etica del lavoro, l'amore, l'onestà. Molto attuale nel tema, un po' slegato nella seconda parte quando troppi personaggi dicono la loro. Valerio Mastrandrea è in fulcro su cui tutta la vicenda si dipana, è il suo personaggio che subisce i cambiamenti derivanti dalle vicende del film ed è lui a tenere su il tutto. Istrionico ma trattenuto, bravissimo, si ride nella prima parte e si pensa nella seconda. Non perfetto ma assolutamente gradevole.
Omaggio al padre cineasta della regista che ne ripercorre con un film di finzione la biografia dei suoi ultimi mesi di vita. Il rapporto con la famiglia, la morte e il cinema. Una messa in scena trattenuta e poetica per un delicato e sentito omaggio alla figura paterna.
Con Samuele Sestieri, Olmo Amato, Freya Roberts, Bengt Roberts
Film italiano in concorso, girato in Finlandia, finanziato con il crowdfunding è l'esordio di due giovani registi. Film etereo e onirico, surreale nella messa in scena come in Italia raramente si è visto, così avvezzi al dipanarsi controllato delle storie. Una bambina sogna della perdita dell'orsacchiotto durante una gita nei boschi. Sogna due personaggi stralunati e buffi. La rimozione del primo lutto - l'orsacchiotto ferito - passa attraverso la creazione di figure immaginarie fuse con la straordinaria bellezza della natura. In concorso, non vincerà ma è un tentativo coraggioso e a mio parere riuscito di fare qualcosa di diverso da ciò che il pubblico si aspetta. Film adattissimo ai bambini. Plauso.
Ops. Dimenticavo questo. La commedia dell'anno. Amara e dolce, divertentissima. Cinefila. Un film original Sundance scritto in modo sublime e diretto con attenzione alla forma e al linguaggio cinematografico. Il surreale quotidiano della vita di uno studente alle prese con una compagna malata è tenuto in miracoloso equilibrio tra dramma e farsa. Cura maniacale nella composizione dell'inquadratura densa di particolari che stratificano la visione oltre l'immediatamente percepibile. Il titolo origianale Me and Earl and the Dying Girl è molto più bello ed evocativo. Da non perdere
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