Esiste oggi in Italia un autore più riconoscibile di Nanni Moretti? Probabilmente no.
Tale riconoscibilità è frutto della coerenza di pensiero, del coraggio intellettuale e soprattutto della finezza con cui scaglia le proprie invettive verso i malcapitati destinatari della sua critica pungente.
L’universo-mondo morettiano, fatto di sardonici attacchi alla volgarità imperante (specie in TV), a coloro che non fanno bene il proprio lavoro, alla mediocrità della classe dirigente, a chi non ne vuole sapere di considerarsi una minoranza, è figlio di un acume personalissimo, senza eguali. Questo suo essere autore, simbolo di una certa visione della modernità, a sua volta consente a Moretti di lavorare fuori dagli schemi di mercato, facendo i film che vuole, come e quando vuole.
Mantenendo saldi, film dopo film, i suoi elementi distintivi, quei topoi che ne caratterizzano la poetica.
Ecco 7 film per 7 tratti distintivi del cinema di Nanni Moretti...
“Nessun uomo può essere mai amato come dalla propria madre”. È una frase tratta da La messa è finita. Ed è un tratto distintivo del cinema di Moretti che si evince con grande evidenza soprattutto dall’ultimo Mia madre. Alcune “mamme morettiane”: Luisa Rossi (Ecce bombo), Piera degli Esposti (Sogni d’oro), Margherita Lozzano (La messa è finita) e soprattutto Agata Apicella (Aprile) la vera madre di Moretti.
Seppur velati dall’ironia caratteristica dei suoi film, Moretti instilla sempre nei suoi personaggi dei dubbi, spesso atavici, creando di fatto personaggi tormentati. Il Papa di Habemus papam è divorato dallo smarrimento, il padre de La stanza del figlio è tormentato dalla colpa e afflitto da un dolore insostenibile, le inquietudini della regista Margherita in Mia madre. Ma anche i dubbi, più ironici ma non meno profondi del protagonista di Ecce bombo, che si chiede, in un’altra frase memorabile del suo cinema: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”
Insieme alla pallanuoto e alla politica, quella per i dolci è un'altra passione importante, nonché un altro elemento distintivo che ritorna in molti film di Moretti. Il bagno nel barattolone di Nutella è memorabile, quasi quanto il discorso sulla torta Sacher, che segue ad una disquisizione sull’equilibrio nel Mont Blanc, tutti nel film Bianca.
Quella del regista romano per i dolci è una vera fissazione: non a caso la casa di produzione e la sala cinematografica che ha gestito sono state intitolate alla famosa torta austriaca, un piacere di vita irrinunciabile per Moretti (che si dice faccia i chilometri per raggiungere le pasticceria più meritevoli del capoluogo romano).
Nell’ultimo Mia madre, ma anche e ancora più clamorosamente in Sogni d’oro, Moretti non può esulare dalla figura del regista: frustrato il Michele Apicella di Sogni d’oro, confusa la Margherita di Mia Madre. Ma il cinema nel cinema di Moretti comprende anche la figura del produttore, come nel caso de Il caimano in cui Bruno Bonomo (Silvio Orlando) , anch’egli provato dalla crisi di idee è attaccato disperatamente ad un copione sul declino di Berlusconi.
La voglia di una comunicazione chiara e semplice, senza istrionismi inutili, è un’altra costante morettiana, che coi suoi . Dal famoso “Dì qualcosa di sinistra” (Aprile) nell’invettiva a D’Alema, fino allo sconcertante rapporto con i medici che parlano senza spiegare nulla in Caro Diario, fino all’idiosincrasia per l’uso ingiustificato di forestierismi di Palombella rossa. Occhio a parlare in maniera inadeguata: Moretti va letteralmente fuori di testa se gli si parla di ambienti cheap o di parole kitsch; per lui è un colpo al cuore e potrebbe anche alzare le mani, al grido “Ma come parlaaaaaaa! Le parole sono importantiiiiiii!”.
Nel primo lungometraggio di Moretti, ma anche in altre pellicole, si evince la frustrazione dell’autore nel commentare i fallimenti di una generazione post-sessantottina, ulteriormente frustrata dall’arrivo del berlusconismo. La politica è un argomento ricorrente (Il caimano, Caro Diario, soprattutto in Sono un autarchico).
Presenti in maniera massiccia in tutte le pellicole di Moretti, il ruolo delle donne è variegato (angeli protettivi, universo misterioso, muse ispiratrici). Laura Morante è stata da sempre la sua attrice feticcio, ma anche Piera degli Esposti è un’attrice che ricorre spesso. Margherita Buy invece, in Mia Madre ha la particolarità di rompere la tradizione e di porre un personaggio femminile al centro del discorso in maniera forte, addirittura come protagonista, alter ego del personaggio di Moretti.
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