Tre soli lungometraggi sono bastati a Victor Erice per imporsi come uno degli autori di cinema più importanti di Spagna. Tre soli film per sublimare la realtà nel cinema attraverso una cifra stilistica che oscilla tra il realismo delle finalità artistiche e meraviglia dello sguardo, tra la ricerca del vero più profondo nascosto dentro le pieghe del mondo ed estasi poetica applicata ad ogni singolo accadimento umano. Sia che si tratti di due bambine come Ana ed Estrella (rispettivamente protagoniste de "Lo spirito dell'alveare" ed "El sur"), o di un adulto come il grande pittore spagnolo Antonio Lòpez ("El sol del membrillo"), nel cinema di Victor Erice la realtà è sempre filtrata attraverso gli occhi sognanti di autentici cantori dell'esistente. I suoi film trasmettono una percepibile sensazione di magia, sembrano delle favole per adulti raccontate per svelare altri modi possibili di raccontare il mondo, favole popolate da fatti molto concreti che solo l'ingenuità propria dei puri di spirito consente di presentarceli come eventi carichi di misteri. Immaginare può significare predisporsi alla comprensione del mondo circostante, sembra suggerirci Victor Erice, coltivare il germe della consapevolezza critica. Iniziare a fare domande sul senso di morte, rimanere affascinata dal "diverso", studiare meticolosamente la laboriosità disinteressata ed enigmatica delle api ("Lo spirito dell'alveare") ; oppure, vedere il padre come una sorta di essere perfettibile e scoprire poi che ha le stesse debolezze di tutti i suoi simili, crescere desiderando un viaggio nel sud della Spagna alla ricerca dele proprie radici, vivere onfrontandosi coninuamente con i misteri muti di un padre anticonformista ("El sur"). Ecco, tutti questi tratti narrattivi, attraverso la mostrata attitudine delle piccole protagoniste a crescere domandando, dimostrano che il cinema dell'autore spagnolo dice molto più di quello che sembra sulla condizione politica e sociale della Spagna. Nei suoi film sono problematizzati in forma elegiaca l'immobilismo dei luoghi e delle menti prodotti dal franchismo, il ribellismo anarchico (di cui la Spagna è patria deputata) soffocato dal conservatorismo culturale, la complessa interpretazione della storia e, soprattutto, è presente la voglia di pensare all' avvenire. Così come nel progetto di Antonio Lòpez di imporre la luce desiderata all'asimmetrica rotondità della sua "amata" mela cotogna, c'è tutta l'intenzione di mettersi in armonia con la natura, di agire in assoluta libertà senza perdere l'umiltà dell'uomo dotato di raziocinio. L'inazione si supera con l'immaginazione, la conservazione si vince andando oltre i limiti imposte dalle convenzioni comandate. É in questo modo che Victor Erice mostra una complicità partecipata con il carattere attribuito ai personaggi dei suoi film, di credere molto nella loro onesta ingenuità, concepita come uno strumento indispensabile per rivoluzionare lo stato delle cose. C'è una verità promossa dal cinema che è quella che porta la rappresentazione filmica ad aderire alla realtà fattuale. Ne esiste un'altra che scaturisce dal fatto di volersi svincolare del tutto dai tranelli prodotti dalle logiche mercantili. É a quest'ultima verità che aderisce Victor Erice, per il quale "la piena libertà artistica è possibile solo fuori dall'industria cinematografica". Altrimenti, non sarebbe mai stato possibile il suo cinema intriso di poetica adesione alla vita degli uomini, un cinema della contemplazione che rasenta il massimo della libertà espressiva possibile. Una chiara dimostrazione che l'inazione cancrenosa dei fautori dei conservatorismi accomodanti, si può combattere bene con il potere evocativo offerto dal cinema. Evviva il parco Victor Erice.
Con Fernando Fernan Gomez, Ana Torrent, Isabel Telleria, José Villasante, Teresa Gimpera
Il cinema che arriva in paese scuote la sonnacchiosa monotonia di un luogo che sembra il ricettacolo di tante solitudini che non si incontrano mai. Si trasmette il "Frankenstein"di James Whale e la piccola Ana rimane a tal punto affascinata dal personaggio del mostro da credere di identificarlo nella figura di un soldato repubblicano sfuggito alla repressione franchista. É così che Ana scopre da sola che il "diverso" non è sempre come viene descritto nelle storie dei grandi.
Estrella, ormai adolescente, decide di partire verso il sud della Spagna per andare incontro al passato del padre, che poi è il suo passato e quello di tutto un paese retto per oltre trent'anni da una dittatura fascista. La presa di posizione della ragazza, il suo vissuto, sono la dimostrazione che è necessaria una coscienza vergine per potersi confrontare senza ombre con il proprio passato e non rassegnarsi all'immobilismo di un presente fatto di recriminazioni. L'antifascismo è un germe da coltivare con cura.
Con Antonio López García, Marina Moreno, Enrique Gran, María López
Antonio Lòpez si mette a dipingere la sua "amata" mela cotogna. Victor Erice lo segue il lavoro del pittore con devota discrezione, rispettandone tempi e modi di esecuzione. Ne scaturisce un opera che oscilla tra documentarismo e finzione filmica per descrivere la solennità dell'ingegno artistico che si compie. Un film sulla contemplazione artistica della realtà. Di un'umiltà e di una bellezza disarmanti.
Film corale composto da sette cortometraggi. Victor Erice filma la vita di un pacifico villaggio spagnolo. Siamo nel 1940, durante il regime di Franco : la morte gratuita incombe. Uno dei più convincenti della serie.
Victor Erice documenta il lavoro del pittore Antonio Lòpez mentre questi dipinge paesaggi urbani. Lo segue sulle sommità di alti palazzi di Madrid. Si filma la bellezza, prima, durante e dopo il suo divenire.
Autobiografia di uno spettatore. Tra realtà, finzione, memoria e senso della storia. Un'acuta riflessione su ciò che resta dell'uomo rispetto al tempo che scorre.
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