Un po' per scaramanzia, un po' per ripasso, un po' anche per ricordare i film italiani che hanno fatto la storia del cinema, elenchiamo le pellicole di casa nostra che a Cannes hanno vinto il premio più ambito: la Palma d'Oro.
Vale la pena anche ricordare che il premio principale del festival non si è chiamato sempre Palma d'Oro (in onore al gonfalone della città di Cannes, che mostra appunto una palma): questo nome è infatti comparso la prima volta nel 1955 e si è mantenuto fino al 1963, per poi tornare nel 1975 ed essere conservato sino ad oggi. Negli altri anni, quindi dalla prima edizione del 1946 sino al 1954 e tra il 1964 e il 1974 il premio si è chiamato Grand Prix du Festival International du Film o anche, abbrievando, Grand Prix. Naturalmente nel computo si considerano tutti i premi, indipendentemente dal nome.
L'Italia è il secondo Paese che ha vinto più "primi premi": ben 12 volte su 83, ed è dietro solo agli Stati Uniti, che ne hanno vinti 19. seguono l'Inghilterra, con 9, e la Francia, con 8: segno evidente di imparzialità.
Con Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Vito Annichiarico, Maria Michi, Marcello Pagliero
È il primo film italiano a vincere a Cannes. Nonostante il valore eccezionale del film, quel premio vale tuttavia meno. Nel 1946 infatti, seconda edizione del Festival di Cannes, vennero assegnati ben 11 Grand Prix.
Passano 5 anni dal premio a Rossellini, ma solo due edizioni del Festival di Cannes, che non si tenne né nel 1948, né nel 1950.
E questa volta il Grand Prix è per un film solo: quello di De Sica (che l'anno prima, va ricordato, aveva vinto l'Oscar al miglior film straniero con Sciuscià)
Il terzo premio non si fa aspettare: arriva proprio l'anno dopo. Si tratta questa volta di un ex-aequo e fa un po' impallidire. Perché il film di Castellani - francamente piuttosto dimenticato - non regge il confronto con l'Othello di Orson Welles, che vince il Grand Prix insieme a lui.
Passano gli anni, si arriva al 1960. Ed è il trionfo di Fellini con La dolce Vita (che farà suo anche l'Oscar per i migliori costumi in bianco e nero, premio non dei più ambiti...). Fellini era già stato selezionato per il concorso a Cannes, con Le notti di Cabiria nel 1957. Ci tornerà nel 1972 per presentare Roma e nel 1987 con Intervista, che vincerà il premio del 40° anniversario.
Un altro film indimenticabile riceve il massimo tributo dal 16° Festival di Cannes. Anche per lui ci sarà una seconda volta, nel 1971, quando Morte a Venezia vincerà il premio del 25° anniversario.
Con Virna Lisi, Gastone Moschin, Nora Ricci, Alberto Lionello, Olga Villi
Il 1967 è la volta di Pietro Germi: ed è anche la prima commedia italiana che vince. Il suo è però un ex-aequo (il che non toglie niente al valore del premio): cuirosamente con un film il cui titolo è praticamente uguale e speculare a quello di Germi, solo al singolare: Un uomo e una donna, di Lelouch.
Il nuovo successo italiano non si fa attendere: arriva proprio l'anno dopo, con il film tratto da un soggetto di Julio Cortazar. Va anotato che Antonioni ha vinto solo una Palma d'oro (nessun regista italiano ha mai sinora bissato il successo) ma a Cannes ha vinto anche molti altri premi, prima e dopo Blow Up: nel 1960 il Premio della giuria per L'avventura, nel 1962 il Gran Premio Speciale della Giuria con L'eclisse, poi nel 1982 il premio del 35° anniversario per Identificazione di una donna.
Il 1972 è l'anno di un'inedita doppietta italiana: il Grand Prix va - ex-aequo al film di Petri e a quello di Rosi (vedi sotto). Per il cinema italiano è un trionfo. Lo è anche per Gian Maria Volontè, protagonista in entrambi i film e vincitore, per questo, della Menzione speciale.
Un film dei fratelli Taviani viene selezionato per la prima volta a Cannes e vince la Palma d'Oro (oltre al Fipresci). I Taviani torneranno poi nel 1982 vincendo il Gran Premio speciale della Giuria e quello della Giuria ecumenica, mentre Fiorile, nel 1993, non vincerà alcun premio.
Con Francesca Moriggi, Luigi Ornaghi, Antonio Ferrari, Carmelo Silva
Ancora due premi di fila come già nel 1966-67. Dopo i Taviani è l'ora di Ermanno Olmi, che mancava a Cannes dal 1963, quando portò il suo I fidanzati. Ci tornerà, in concorso, nel 2001, con Il mestiere delle armi.
Nel 2001, partecipando alla 54esima edizione del Festival, Il drammatico film di Moretti interrompe il più lungo digiuno del cinema italiano, che dopo aver vinto molto negli anni '50, '60 e '70, resta a bocca asciutta per un ventennio abbondante. Il regista romano è però un habitué della kermesse francese: aveva già portato qui Ecce Bombo nel 1978, aveva vinto il premio per la miglior regia nel 1994 con Caro Diario ed era stato in concorso nel 1998 con Aprile. Tornerà ancora con Il caimano (2006), con Habemus Papam (2011) e quest'anno con Mia Madre, al quale sono affidate non poche speranze, visto l'altissimo gradimento riservatogli dalla critica, soprattutto quella francese.
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