Perfect Blue
- Animazione
- Giappone
- durata 81'
Titolo originale Perfect Blue
Regia di Satoshi Kon
Perfect blue è sicuramente il thriller più riuscito della storia del cinema d'animazione giapponese, genere che veramente pochi registi d'animazione hanno provato a sperimentare nella loro carriera.
La trama è liberamente tratta dal romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi e narra, tramite un intreccio che si sposta tra illusione e realtà, ricco di suspanse e di elementi estremamente innovativi per il mondo degli anime cinematografici, la storia di Mima Kirigoe, inizialmente una idol, poi una novella attrice. Satoshi Kon, alla sua prima regia, decide di stravolgere i canoni convenzionali degli anime realistici tramite l'uso della violenza. Già più di un decennio prima di lui un certo Yoshiaki Kawajiri aveva fatto tremare le produzioni giapponesi portando la violenza fisica estrema nei lungometraggi animati. Kon, invece, introduce due particolari fattori che ne decreteranno il successo: la violenza psicologica e la violenza sessuale. Due temi che in un film d'animazione non ci si aspetterebbe mai, soprattutto il secondo. Eppure la forza di Perfect blue sta proprio nel rendere le sequenze di violenza non solo poco disturbanti, ma messe in scena apposta per criticare fortemente l'universo televisivo e dello spettacolo giapponese e per descriverne il marciume. Si, perché le violenze che la protagonista subisce si svolgono per lo più o all'interno di un set televisivo o all'interno di un "set mentale", cioè nella testa di un misterioso stalker che, inizialmente, importuna la protagonista.
Gli altri argomenti che il lungometraggio tratta non sono molto approfonditi, dato il loro professionale grado psichiatrico: il disturbo borderline di personalità come pericolosa patologia mentale e l'ossessione rispetto al corpo di una persona spinto a livelli maniacali e minacciosi. I personaggi non sono caratterizzati in maniera ottimale, soprattutto quelli secondari, tranne Rumi e Uchida, quest'ultimo fisicamente perfetto e coerente con la sua assurda e malata personalità.
La ricerca delle inquadrature negli interni più suggestivi della storia del cinema d'animazione (le scene degli omicidi, quelle nell'appartamento di Mima e quelle all'interno del set cinematografico durante la scena di stupro), a cui molto deve Aronofski, e la frenetica variazione di ritmo dalla seconda metà dell'opera fino allo stilisticamente perfetto finale, vanno a creare, senza dubbio, il film di Kon migliore sull'aspetto registico. Tecnicamente sulla qualità dello studio Madhouse non si discute: la cura nelle ambientazioni è eccellente e le atmosfere che la regia e le animazioni riescono a creare sono da manuale. Buona la colonna sonora di Masahiro Ikumi, soprattutto nelle sequenze dell'inseguimento finale.
Voto : ****
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