Mentre imperversa nelle sale Cinquanta sfumature di grigio, che dopo gli incassi record del fine settimana di esordio prosegue la sua corsa verso destinata a sfondare il muro dei 20 milioni di euro, le nuove pellicole che si affacciano nelle sale mostrano chiaramente che la distribuzione è consapevole di come - fino a quando il nuovo campione non avrà esaurito la sua spinta - non abbia senso gettare grossi titoli, con il rischio di bruciarli.
Il più competitivo - ma si parla della seconda posizione, è chiaro - è Noi e la Giulia, che arriverà su circa 400 schermi, mentre sia Mortdecai sia Il settimo figlio si attestano poco sotto ai 300 schermi (e ci si chiede francamente se li meritino).
Il pubblico più cinefilo potrà consolarsi con il Leone d'Oro di Venezia 2014: al film di Roy Andersson sono riservate circa 70 sale, non pochissime considerato il potenziale pubblico di questo film, che se non avesse vinto a Venezia avrebbe potuto probabilmente non torvare audience in Italia.
Il film vincitore del Leone d'Oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia è l'ultimo lavoro del regista svedese Roy Andersson: una commedia nordica dai toni surreali e altamente grotteschi, filosofica e politica: non per tutti. 39 quadri, teatrini dell'assurdo che concludono la trilogia "sull'essere un essere umano" dell'autore.
Il terzo lavoro da regista di Edoardo Leo, più volte anche attore, è una commedia corale e bucolica che racconta di tre quarantenni in fuga dalla città e determinati a fare funzionare il loro "piano B": aprire il loro agriturismo senza però pagare il pizzo alla camorra, che si mette di mezzo.
Johnny Depp alle prese con un altro dei suoi personaggi stralunati e grotteschi: il commerciante (ma meglio sarebbe dire trafficante) d'arte Charlie Mortdecai, una disinvolta canaglia, alle prese con un'avventura che vede coinvolti un tesoro nazista creduto perso, i servizi segreti, il terrorismo internazionale e sua moglie.
Segey Bodrov, non nuovo a prestare i suoi servizi a Hollywood, confeziona questo fantasy che si fa forte della presenza di Jeff Bridges, nei panni di un cavaliere guerriero, e di Julianne Moore, in quelli di una strega. Tratto dall'omonimo romanzo di Joseph Delaney.
Una piramide egizia rimasta sepolta e ritrovata da un team di archeologi rispolvera il fascino dei misteri dell'antico Egitto nel horror-thriller diretto da Grégory Levasseur.
A metà tra La donna che visse due volte e il dramma imperniato sul ritorno alla vita dopo l'esperienza traumatica dei campi di concentramento, un noir pieno di forti contrasti diretto da Christian Petzold (Orso d'Argento per la miglior regia a Berlino 2012 con La scelta di Barbara) e interpretato nuovamente da Nina Hoss e Ronald Zehrfeld.
Vita e opere di Roger Ebert, critico cinematografico del Chicago Sun-Times, amico e sceneggiatore di Russ Meyer, premio Pulitzer per la critica e celebre penna tagliente.
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