La serie HBO True Detective #1 come ha giustamente entusiasmato molti spettatori ne ha delusi diversi altri. Ciò che resta degli otto episodi è comunque la sensazione di avere tra le mani un oggetto poco codificabile, furbesco quanto si vuole in termini di snodi narrativi, tarato quanto si vuole in termini di regia, stereotipato quanto si vuole in termini di immaginario, ma sicuramente di grande coinvolgimento. True Detective #1 la si può osteggiare quanto si vuole, ma resta forse l’unica serie che si avvicina al prototipo irraggiungibile di Twin Peaks, dove atmosfera, ambienti, personaggi, azioni ed eventi sapevano non solo creare un universo emotivo di grande efficacia empatica, ma definivano perfettivamente una rete di riferimenti immaginifici che come hanno fatto scuola all’epoca sono ancora oggi ben sedimentati nell’immaginario mondiale.
La serie HBO ovviamente non colpisce tanto quanto Twin Peaks. Pensiamo soltanto al ritrovamento del cadavere oggetto di indagine in entrambe le serie. Il momento in cui David Lynch ci svela il volto di Laura Palmer avvolto nella plastica, commentato con efficacia da Badalamenti, è un momento topico che mette i brividi solo a ricordarlo per la bravura che quella sequenza dimostra nel coinvolgimento emotivo: è stato come trovare il cadavere di una persona conosciuta, amica, amata. Invece, in True Detective #1 l’accumulo di dettagli rituali, la messa in scena e ovviamente la regia non aiutano a creare lo stesso momento topico. Tutto è più veloce, meno coinvolgente, narrativamente puntuale, ma non crea intertestualità con il nostro mondo. Lo spettatore non inferisce con il suo vissuto e il suo universo emotivo.
Ciononostante, True Detective #1 sa coinvolgere, anche se solo per l’intreccio e la performance degli attori, lungo tutto l’arco della serie. Così risulta più chiaro che dietro l’operazione non ci sia tanto la volontà di ricercare un #twinpeaks 2.0, ma semplicemente di creare lo scenario giusto in cui muovere due personaggi che, nella loro monoliticità per alcuni e nelle loro ambiguità per altri, operano come dispositivi narrativi ancor più dell’indagine, del whodunit o dei vari depistaggi.
Resta quindi una serie che vale la pena godersi nelle sue future antologie proprio perché nella scelta di ambienti, luoghi, personaggi, contesto, iconografia e immaginario scelto sono rintracciabili i segni di un messaggio, di un paradigma, di una proiezione altra, tanto da trasformare tali elementi in diorami di indagine antropologica, o per lo meno dei divertissement tout-court con cui farsi coinvolgere. Ecco perché, con True Detective #2 già in lavorazione, mi immagino la mia terze serie, come la vorrei, con che personaggi, quali attori, quali ambienti e quale tema dominante. Perché non dobbiamo mai dimenticare che nella espressione artistica, soprattutto narrativa, riusciamo a portare al di fuori di noi quello che abbiamo dentro nel continuo tentativo di spiegarci a noi stessi chi siamo e cosa vogliamo.
True Detective #3.
Siamo a Mojave, California, contea di Kern, in pieno deserto, ai piedi delle Montagne Rocciose, poco più di quattromila abitanti, villaggio privo di una sua amministrazione se non fosse che vi abitano i Cavanaugh. Rudy Cavanaugh, il nipote del vecchio Sammy Cavanaugh, è un deputy della Contea, ma si occupa dei fatti di paese. Violento e alcolizzato mantiene l’ordine in paese abusando delle donne e delle ragazze di chi diversamente finirebbe in galera per una notte o anche due.
Quando viene trovato il terzo ragazzino, nudo, violentato e sgozzato, arriva la polizia di stato. I detective Richard Fuller e Dick Cavanaugh, il fratello minore di Rudy, introverso, con una perenne maschera di tristezza in viso, ma dotato di una intelligenza deduttiva fuori dal normale.
I delitti, i cui scenari sono le desolate lande di sabbia e terra arse dal sole, hanno come vittime ragazzi tra i 10 e i 15 anni, tutti di etnie diverse, nessuno di loro è un bianco. Il burocrate Fuller sa dei trascorsi razzisti dei Cavanaugh, da generazioni cavalieri del Ku Klux Klan, sa del vecchio Cavanaugh e delle sue mani sporche e impunite, sa di Rudy e della sua violenza, sa della tristezza del suo collega e sa anche del mistero che aleggia intorno alla figura di loro padre, Earl Cavanaugh, da quasi dieci anni sparito nel nulla, anche lui sceriffo di contea e custode dei tanti orribili segreti del deserto. Da buon burocrate Fuller vuole fare le cose fatte per bene, seguendo la prassi e rispettando gerarchie e ordini, ma quando si ritroverà in un vortice di menzogne e violenze il suo rapporto con il collega, inizialmente filo-protettivo, diventa un’ossessiva caccia alle streghe.
Anche la locale comunità di nativi americani, sparsi qua è la tra il villaggio e le baracche a bere alcol e a stonarsi, viene sospettata. L’accusa è di nascondere l’assassino, il giovane Carlos, un invertito che fa marchette e viene considerato un degenerato. Ma anche quando la nuova vittima è un ragazzino indiano, figlio dell’umile meccanico Red, i due detective e l’intera popolazione di Mojave hanno la sensazione che davvero l’inquietante leggenda locale sia più reale che folklorica: il diavolo vivrebbe nel deserto intorno a loro.
E per voi? Quale sarebbe la vostra storia? Il vostro True Detective? La vostra coppia di sbirri? I loro antagonisti, le loro donne, i loro caratteri? Quale il mostro alla fine del libro?
Scheda True Detective #3.
Ambiente dominante: deserto.
Tematiche: razzismo, pedofilia, famiglia disfunzionale, nativi americani, dominio e umiliazione dell’altro, abuso di potere, perversione sessuale.
Mostruosità: il diavolo.
Regia: Andrew Dominik.
Title Track: High Lonesome Blue (Joe Cocker).
Cast: Jake Gyllenhaal, Dane DeHaan, Charlie Hunnam, Gene Hackman, Wes Studi, Q'orianka Kilcher, Tonantzin Carmelo, Grace Zabriskie, Michael Horse, Michael Rooker, Eva Green, Michael Pitt, Robert Duvall, Lou Diamond Phillips, Zahn McClarnon, Eddie Spears, Kiowa Gordon, Alex Meraz, Bronson Pellettier.
Personaggi:
Detective Richard Fuller: Jake Gyllenhaal
Detective Dick Cavanaugh: Dane DeHaan
Deputy Rudy Cavanaugh: Charlie Hunnam
Old Cavanaugh: Gene Hackman
Capo indiano: Wes Studi
Sua figlia: Q'orianka Kilcher
Bruja: Tonantzin Carmelo
Nicole Cavanaugh, la madre: Grace Zabriskie
Earl Cavanaugh, il padre: Michael Rooker
Turista sequestrato dai nativi: Michael Pitt
Capo della polizia di stato: Eva Green
Sceriffo di contea: Michael Horse
Carlos, la marchetta: Bronson Pellettier
Red il meccanico: Lou Diamond Phillips
Grande capo dei cavalieri bianchi: Robert Duvall
Vari: Zahn McClarnon, Eddie Spears, Kiowa Gordon, Alex Meraz.
E' Richard Fuller, il burocrate tutto d'un pezzo della polizia di stato chiamato ad indagare sulle atroci morti a Mojave. Nel corso delle indagini si ossessionerà alla famiglia Cavanaugh e al suo collega iniziando una discesa agli inferi dei rapporti sadomaso e della brujeria.
Rudy Cavanaugh è il violento e alcolizzato vicesceriffo della contea di Kern che si occupa anche di Mojave, cittadina senza amministrazione e polizia locale. Essendo di qui, esercita il suo potere per dare sfogo alle sue perversioni e ai suoi affari.
Vive ai margini del paese, ai confini col deserto. Nessuno sa niente di lei. Arrivò dal nulla quando era una bambina e poco alla volta ha saputo badare a se stessa. Si dice sia una strega che pratica la brujeria. Ammalierà anche il razionale detective Fuller introducendolo all'inferno.
Earl Cavanaugh, il padre dei due fratelli Cavanaugh sparito da dieci anni. Rivive in diversi flashback, e qualcuno crede sia lui il diavolo che vive nel deserto e che ora si stia riavvicinando alla famiglia ripulendo il paese dagli stranieri.
Capo della polizia di stato. Dopo che le prime indagini non portano a nulla arriverà a Mojave portando con la sua autorità anche tutta la sua arroganza. Dominatrix perversa di notte, soccomberà il detective Fuller e giocherà a manipolare anche il povero Dick Cavanaugh instillandogli il sospetto che sia in realtà un pervertito e che sogni di farsi dominare dal fratello. Ma forse non sa che questo è già accaduto in passato.
Sceriffo di contea, non ha un grande rapporto con i Cavanaugh ma deve lasciar correre ciò che vede. L'arrivo dei due detective e lo scoperchiamento di tanti segreti gli daranno il coraggio per iniziare a scontrarsi con Rudy e con il vecchio Cavanaugh.
il grande capo dei cavalieri bianchi del Ku Klux Klan arriva nelle ultime tre puntate quando tutta l'impalcatura di menzogne e segreti e orrori sta per crollare. Ricorda i vecchi tempi con l'amico Cavanaugh e insieme decidono di pulire nel sangue la cittadina.
Turista solitario, arriva in paese dopo aver attraversato il deserto. Creduto il diavolo e responsabile degli omicidi, la comunità indiava lo sequestra e lo tiene prigioniero per farlo confessare.
E' Carlos, l'invertito di paese, fa marchette ai turisti, ai camionisti e sollazza segretamente qualcuno della comunità e anche delle alte sfere di Mojave. Forse per questo viene creduto il primo sospettato dei delitti a sfondo pedofilo e indotto al suicidio da Rudy Cavanaugh.
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