Una splendida quanto improbabile Suor Germana (Loren) duetta con un altrettanto improbabile agitatore comunista (Celentano), in una agrodolce commedia di Lattuada. l'ambiente è l'ospedale di Lodi, il periodo: gli anni delle lotte e della contestazione. Tra gag alla Don Camillo e ammiccamenti sentimentali giunge il tragico finale che riscatta moralmente l'abbozzo di un amore proibito. Assolutamente dimenticabile, nonostante la sfolgorante bellezza della protagonista.
Suore bianche o nere, finte o autentiche, depravate, detective, badesse o converse, novizie o madri superiore; l'universo femminile dietro il velo e dietro le mura di un convento. Suore assassine o eroine, suore violate o lussuriose, o indemoniate. Protagoniste o semplici "camei"... Tutto il cinema "suoresco" che c'è!
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Sul versante delle suore "finte" spicca la figura di Suor Maria Claretta, al secolo Deloris Van Cartier (Goldberg), esplosiva cantante di casinò in fuga dall'amante mafioso e omicida, e rifugiata nel convento delle suore carmelitane di Santa Caterina, a San Francisco. Intollerante alla dura regola del luogo, saprà ripagare le consorelle dei numerosi guai dovuti alla sua presenza rilanciando, grazie alle sue doti canore, lo sgangherato coro del convento. Una gradevole commedia sostenuta dall'incontenibile verve della protagonista. Una menzione d'onore alla Madre Superiora, l'impeccabile Maggie Smith.
Deloris Van Cartier (Goldberg) torna a vestire i panni di Suor Maria Claretta, su richiesta della sua amica Madre Superiora (Smith), per risollevare le sorti di una scalcinata scuola di canto. Naturalmente saprà conquistarsi gli alunni e ottenere i migliori risultati. Pallido sequel del più famoso Sister Act. Stavolta la grinta e la bravura di Woopy Goldberg non bastano.
Suor Maria (Schiaffino), una religiosa belga missionaria in Congo, viene violentata da un gruppo di ribelli simba. Tornata in Belgio, scopre di essere incinta. Messa dalle autorità ecclesiastiche di fronte alla difficile scelta tra la divisione dal figlio o la riduzione allo stato laicale, sceglierà, dopo molti dubbi, di rientrare nel mondo sola, col figlio, rifiutando anche l'offerta di matrimonio di un medico innamorato di lei.
L'angelo bianco del titolo è suor Addolorata, al secolo Luisa (Sanson), ex moglie di Guido Carani (Nazzari), ritiratasi in convento dopo la morte del loro figlioletto, Bruno. Sarà lei ad aiutare il marito a sposare Lina, una ballerina d'avanspettacolo a lei straordinariamente somigliante, che morirà poco dopo avergli dato un figlio per il trionfo di famiglia e buoni sentimenti. Uno dei più complessi melodrammi di Raffaello Matarazzo.
Da un racconto di Stendhal. Secolo XVI, Elena dei Signori di Campireali (Bouchet), suora contro la sua volontà e badessa del convento di Castro, sfoga le proprie frustrazioni nell'esercizio dell'autorità e in una complessa relazione di odio-amore per il vescovo Francesco Cittadini (Capponi). Quando alcune consorelle la denunciano all'Inquisizione, Elena, che nel frattempo ha partoriro un bambino, dopo averlo messo in salvo, si uccide. Camei, tra le suore, per Luciana Turina e Mara Venier. Abbondanza di nudi e scene erotiche insolitamente ambigue.
Nella Francia del XVII secolo, le suore del convento di Loudon divengono strumenti inconsapevoli del Cardinale Richelieu nella sua lotta contro padre Urbain Grandet (Reed) per il controllo della città. Sfruttando la fissazione isterica della deforme badessa, Madre Giovanna degli Angeli (Redgrave), per padre Grandet, peraltro noto libertino, il Cardinale prende a pretesto la sollevazione orgiastica delle suore per intentare un processo per stregoneria contro il prete e farlo condannare al rogo. Film capofila dell'abusato filone delle suore "possedute", si avvale dell'interpretazione di una memorabile Vanessa Redgrave nel ruolo di un'isterica carismatica in grado di contagiare del suo delirio l'intero convento.
Nel filone sentimental-pedagocico troviamo il personaggio di Suor Mary Benedict (Bergman), Madre Superiora di una comunità di suore buone ma incapaci che deve gestire una scuola per i bambini poveri del luogo. L'arrivo del dinamico padre O'Malley risolleverà le sorti del convento e salverà la scuola da una paventata chiusura. Indimenticabile la sequenza in cui Suor Mary cerca di impartire una lezione di pugilato a un suo giovane allievo, rimediando un poderoso gancio destro. Buoni sentimenti, qualche risata e, nel finale, anche qualche lacrima, quando Suor Mary risulta affetta dal male incurabile di quel periodo: la tisi.
Una suora senza nome (Torn), non protagonista, violentata in una chiesa da due balordi, diviene la causa del turbamento morale di un tenente di polizia (Keitel) corrotto e depravato, dedito alle droghe e rovinato dalle scommesse. Un giorno di ordinaria abiezione, scandito dal sottofondo continuo dei rumori e delle voci della metropoli, e culminante con una scelta di "martirio" da parte del tenente, che si consegna nelle mani dei sicari della mala che lo stanno cercando per le scommesse non pagate.
Una psichiatra (Fonda), viene inviata dalla magistratura nel convento delle Piccole Suore di Santa Maria a Montreal, dove una suora, Suor Agnese (Tilly), dopo aver dato alla luce un bembino, è sospettata di averlo strangolato volontariamente. Nell'indagine interferisce pesantemente la Superiora, Madre Miriam Ruth (Bancroft), che tenta di dare corpo ai vaneggiamenti dell'accusata che parla di miracoli e di volontà divina. La verità verrà a galla rivelando segreti famigliari e traumi del passato. Memorabile il contrasto tra fede e ragione incarnate dalle due protagoniste.
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