Ancora una volta un titolo tenta la scalata alle classifiche, puntando sulla quantità: è I pinguini di Madagascar, che sbarca in oltre 600 sale. L'impresa gli riuscirà più facile grazie all'anteprima di settimana scorsa, dove in alcune città era già presente per due giorni in oltre 350 sale? O invece, un'anteprima così strabordante (di solito si fanno per vedere se il pubblico reagisce e se parte il tam-tam, ma in molte meno sale) e assai contestata (dagli altri distributori) ne avrà già esaurita la propulsione? È la sola domanda che si può fare in una settimana che potremmo per il resto definire interlocutoria: le uscite importanti di autunno si sono già palesate, si attende che inizi il rush natalizio. E infatti gli altri titoli hanno molte meno cartucce, fatti salvi l'"anticipo" rappresentato da Ogni maledetto Natale, che sfiora le 300 copie, e Trash, di Daldry, che spinto dal premio tributatogli dal pubblico romano, viaggia sulle 150 sale, alla pari con l'horror Cub.
Tutti gli altri sono film - soprattutto quelli più interessanti - che raccolgono poche decine di copie a testa, se non meno.
In furbo anticipo sul Natale, un film che almeno ha il pregio di non parlare di Babbi Natale, vacanze e capodanni con la consueta grevità e con l'affollarsi dei luoghi comuni. Dietro c'è lo zampino di Ciarrapico, Vendruscolo e Torre (Boris vi dice qualcosa?): la confezione è pertanto inconfutabilmente televisiva, ma il cast è assortito ed efficiente e le idee non mancano.
A pochi giorni dalla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, un film che tratta di una violenza non fisica, ma ugualmente perversa: quella, insita nel diritto ebraico, secondo cui un tribunale rabbinico può accordare il divorzio a una donna solo se il marito acconsente.
Con Roshanak Gerami, Mani Haghighi, Negar Javaherian, Vida Javan, Elham Korda, Peyman Moaadi
Opera prima di Nima Javidi, regista iraniano che sembra aver imparato la lezione di Farhadi: un racconto kafkiano che strizza l'occhio anche al cinema di Polanski.
Non-esistere esistendo. O forse solo "stando lì": Bonifacio Angius - già applaudito 4 anni fa per il suo SaGràscia - racconta ancora della sua Sardegna e di una generazione che si confronta - o ha smesso di farlo - con il vuoto di ogni prospettiva.
Gaglianone, regista di molti buoni film con poche cadute, dedica un documentario alla Val di Susa e alla TAV, raccontando di una frattura insanabile tra cittadini e istituzioni e restituendo un quadro fedele di una questione annosa e irrisolta.
Potere e anarchia, committenza e libertà, barocco e modernità, allievo e maestro: si snoda su questi opposti - copie che si attraggono - il film di Eugène Green, splendido esempio di cinema che dialoga con l'architettura. Un'occasione per conoscere il lavoro di Green, statunitense di nascita ma francese per scelta, drammaturgo e regista di spessore. da sempre attratto dal Barocco.
Ancora un ritratto di un potente che "vuota il sacco" ( o quasi): è l'ex-banchiere tedesco Rainer Voss, figura di spicco della finanza tedesca degli utlimi decenni che, interrogato dal regista Marc Bauder, produce la sua privilegiata visione sulla crisi economica, il mondo delle banche e la globalizzazione.
Già apparso lo scorso weekend in un'anteprima corposissima (350 sale), lo spinoff della serie Madagascar arriva ora in tutta Italia, magnificando i personaggi più comici dei film precedenti, i pinguini, ed elevandoli al rango di protagonisti di un'avventura tutta loro, alle prese con un super-cattivo: la piovra Dave.
Il mondo della cultura alta si fa furbo e organizza mostre di successo, venendo incontro alle tendenze del momento. E così la mostra organizzata nientemeno che dal Victoria and Albert Museum di Londra su un'icona trasversale della cultura pop - David Bowie - si fa occasione per diventare a sua volta film documentario.
Stephen Daldry è uno che sa come fare cinema "che piace". E infatti questo suo utlimo lavoro è piaciuto al pubblico del Roma Film Festival, che lo ha promosso a miglior film della selezione. In più - come in Billy Eliot o in Molto forte, incredibilmente vicino anche qui sono protagonisti dei ragazzini: in questo caso quelli delle favelas, vispi, vitali, accattivanti. Ottima confezione e buonismo dispensato a profusione. A molti è piaciuto e piacerà, altrettanti però stanno già storcendo il naso.
Con Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano, Ninetto Davoli
La paternità alternativa e non voluta di un uomo che pensa di aver già quel che gli serve e che incontra sulla sua strada una donna separata e con prole, maschile e seienne.
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