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Raccontare il terrore (I). Traiettorie narrative del cinema horror
di scapigliato ultimo aggiornamento
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Raccontare il terrore (I). Traiettorie narrative del cinema horror

Nel 1972 Jorge Luis Borges pubblicava all’interno di El oro de los tigres il brevissimo trattato narratologico Los cuatro ciclos dove teorizzava che quattro sono le storie che continuiamo a raccontarci: una, la più antica, è quella di una forte città che uomini valorosi cercano di attaccare e difendere. I difensori sanno che la città sarà consegnata al ferro e al fuoco e che la loro battaglia sarà inutile; il più famoso degli aggressori, Achille, sa che il suo destino è morire prima della vittoria. […] Un’altra, che si ricollega alla prima, è quella del ritorno. Ulisse, che dopo aver errato per mari pericolosi e vissuto su isole incantate, torna alla sua Itaca dopo dieci anni; […] La terza storia è quella di una ricerca. Possiamo vedere in essa una variazione della forma precedente, Giasone e il Vello d’oro; […] L’ultima storia è quella del sacrificio di un dio. Attis, in Frigia, si mutila e si uccide; Odino che sacrifica Odino, Egli stesso a Se stesso, pende dall’albero nove notti intere ed è ferito da lancia; Cristo è crocifisso dai romani.

Ispirandomi a questi quattro mitologemi di base, Assedio, Ritorno, Ricerca e Sacrificio – su cui ho riflettuto e proposto delle integrazioni in un piccolo saggio sulla narrativa horror – ho individuato i mitologemi tipici del genere horror che continuiamo a raccontare e a rappresentare sul grande schermo. Da quattro passo a sei perché l’immaginario del terrore è molto corposo, fatto di più figurazioni del terrore – quelle che io chiamo mostruosità – e più topoi ormai sedimentati nell’immaginario comune e subito riconoscibili dal fruitore.

Più che alla mostruosità, ho guardato alle direzioni che prende l’azione narrata in concerto con l’iconografia e con la mostruosità stessa. Le vettorialità e il sistema dei personaggi che ne conseguono definiscono la traiettoria narrativa archetipale in cui rintracciare il seme delle variazioni successive sul tema.

Avevo scritto un saggio, Raccontare il terrore. Archetipi e traiettorie narrative del cinema horror, ma si aggira sulle trenta pagina quindi diventerebbe proibitivo pubblicarlo qui. Sicuramente, pezzo dopo pezzo, si potrebbe fare. Per il momento lascio questo contributo sperando possa essere d’aiuto a chi è interessato al genere.

 

Playlist film

La notte dei morti viventi

  • Horror
  • USA
  • durata 93'

Titolo originale The Night of the Living Dead

Regia di George A. Romero

Con Duane Jones, Judith O'Dea, Russell Streiner, Karl Hardman, Judith Riley

La notte dei morti viventi

In streaming su Plex

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La traiettoria narrativa è di tipo assediale. Non c’è necessariamente una opposizione vettoriale interno/esterno, ma la persecuzione dell’agente di terrore porta i protagonisti a scappare dall’assedio di una mostruosità plurale, quindi inquietantemente distribuita su tutto il “territorio” diegetico, provocando di conseguenza un assedio, come si vede nel film seminale di George A. Romero, il cui sistema vettoriale della narrazione è mostro > vittime < mostro. Questo archetipo è pressoché limitato ai film sugli zombie di cui la cinematografia mondiale ne ha creato un corpus consistente e sempre di moda.

Rilevanza: 5. Per te? No

L'esorcista

  • Horror
  • USA
  • durata 120'

Titolo originale The Exorcist

Regia di William Friedkin

Con Ellen Burstyn, Max Von Sydow, Linda Blair, Jason Miller, Lee J. Cobb

L'esorcista

In questa precisa plot-line, due sono le caratteristiche fondamentali: il tema della possessione demoniaca e la figura del posseduto dal diavolo, con tutto ciò che ne consegue a livello topico: il prete, i riferimenti alla religione cristiana, esorcismi, volgarità, evacuazioni corporali, una preponderanza degli ambienti interni sugli esterni, una minore componente splatter a favore di una più psicologica e più scary. Il tema di questa traiettoria è l’esorcismo e tutto ruota intorno a questo nucleo centrale. La storia si sviluppa in un crescendo di tensione fino all’esorcismo finale o il tentativo dello stesso. Anche in questo caso, la traiettoria dell’esorcismo ha dato luogo a diversi epigoni, soprattutto negli anni dieci del nuovo millennio. Le contaminazioni sono poche, a parte quelle parodiche, mentre abbondano sequel, remake e imitazioni, quello che non cambia è il silenzioso tema sacrificale che soggiace alla plot-line esorcistica: l’entità richiama la presenza dell’esorcista che a sua volta le dà poi la caccia esotericamente, una Ricerca che gioca a rimpiattino con se stessa producendo una vettorialità speculare sul tipo mostro > vittime > mostro.

Rilevanza: 6. Per te? No

Non aprite quella porta

  • Horror
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale The Texas Chainsaw Massacre

Regia di Tobe Hooper

Con Marilyn Burns, Allen Danzinger, Paul A. Partain, William Vail, Teri McMinn, Edwin Neal

Non aprite quella porta

Archetipo tra i più seminali. È un horror in itinere, ovvero si sviluppa durante un percorso, un viaggio. È quindi uno slasher-movie a situazione aperta. Generalmente sviluppa il seguente mitologema: un gruppo di amici durante un viaggio hanno un incidente di percorso che li costringe a restare in un territorio sconosciuto, braccati da mostruosità varie come rednecks, serial killer, ominidi, ritornanti vari; oppure, dopo un viaggio arrivano nel luogo di destinazione che non si rivelerà amoenus, bensì horribilis come succede proprio nel capolavoro di Tobe Hooper. Lo sviluppo narrativo svela così la vettorialità centrale del mitologema: vittime > mostro. Sono i personaggi protagonisti a correre in bocca alla mostruosità narrativizzando un processo di moto a luogo. È una delle traiettorie più suggestive e più battute dal cinema horror. Il fascino del viaggio, l’infrazione, l’intrusione del terrore, l’esotismo, la wilderness, le varie mostruosità, soprattutto quelle partorite dal ventre molle del paese rurale sia americano che europeo, sono le caratteristiche più identificative di questo archetipo.

Rilevanza: 4. Per te? No

Lo squalo

  • Thriller
  • USA
  • durata 125'

Titolo originale Jaws

Regia di Steven Spielberg

Con Robert Shaw, Roy Scheider, Richard Dreyfuss, Lorraine Gary

Lo squalo

In streaming su Now TV

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Da sempre la natura è per l’uomo il primo referente nella rappresentazione cosmologica del mondo. Inoltre l’uomo trae ispirazione dalla natura, ci convive, ci lotta da sempre cercando di soggiogarla e il più delle volte ci riesce, ma arrivano momenti in cui la natura si ribella. È l’horror chiamato eco-vengeance, la vendetta della natura sull’uomo, a volte in versione Sci-Fi quando a ribellarsi non è la natura al suo stadio primitivo, ma una sua alterazione provocata dall’irresponsabilità dell’uomo. Quando invece entra in gioco la minaccia animale le riflessioni si allargano e non si parlerà più soltanto di vendetta della natura, quanto anche di una bestialità, una selvaticità, una primitività sì esterna, agente del terrore, ma che può ben essere una narrativizzazione di una paura, un’angoscia, un rimosso, una turba tutta umana. Se è il capolavoro hitchcockiano de Gli uccelli (1963) il primo film a schematizzare l’animal attack movie e a strutturarne la traiettoria narrativa, sarà poi Spielberg a codificarlo definitivamente, con un gusto più moderno e un taglio più archetipale. La famosa costruzione a imbuto di Hitchcock prevede: a) più eventi e più personaggi che tendono progressivamente verso un punto d’attrazione comune; b) il codice delle avvisaglie: dai primi contatti individuali con la minaccia animale ad una escalation collettiva inarrestabile; c) il microcosmo tipicizzato: in stile film-diligenza personaggi e luoghi fortemente stilizzati; d) e il finale aperto, sia per un probabile sequel, sia per il contenuto ultimo del film stesso che è la continua minaccia. Sono caratteristiche peculiari del filone, ma non necessariamente tutte presenti e tutte fondamentali. Spielberg segue una traiettoria abbastanza diversa da Hitchcock, ma ugualmente fondata sulla struttura archetipale del re del brivido: la costruzione a imbuto e il codice delle avvisaglie sono rispettati a metà; il microcosmo tipicizzato è integrato da una definizione dei personaggi più approfondita, che risente ovviamente delle più recenti teorie sulla recitazione della New Hollywood; mentre il finale non è propriamente aperto, considerando la morte del mostrum, ma non ha impedito che si realizzassero altri tre sequel. Ciò che conta, in definitiva, è il mitologema basico su cui si sviluppa l’animal attack movie la cui vettorialità è così schematizzabile: vittime > mostro > vittime. Mitologema che prevede una situazione aperta o anche chiusa, un’ambientazione esotica come urbano-domestica, un gruppo di protagonisti ristretto e un gruppo ampio di generici tutti minacciati dalla bestialità e dalla sua irruzione nella pace bucolica dello scenario agreste ed esotico, come in quella domestica dello scenario cittadino e civilizzato. Inizialmente la minaccia si palesa in modo lento ed ambiguo, nascosto e serpeggiante, come la serpe diabolica del racconto biblico dell’Eden, successivamente con una aggressività senza più freni, fatta di attacchi mortali e orrende mutilazioni, fino alla decisione di affrontare il mostro, come San Giorgio con il drago, innescando sul finale anche un ulteriore tema: la bestialità dell’uomo che torna animale per lottare con l’animale suo pari.

Rilevanza: 5. Per te? No

Halloween. La notte delle streghe

  • Horror
  • USA
  • durata 93'

Titolo originale Halloween

Regia di John Carpenter

Con Jamie Lee Curtis, Donald Pleasence, Nancy Loomis, Tony Moran, P.J. Soles

Halloween. La notte delle streghe

In streaming su Cultpix

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Un gruppo di protagonisti, giovani e sessualmente attivi e/o repressi, è minacciato, inseguito, terrorizzato e decimato da un assassino, il più delle volte un serial-killer o un killer metafisico come appunto il Michael Myers della serie di Halloween, che appare per loro e a loro si dedica. Generalmente ambientato in luoghi circoscritti e ben delimitati spazio-temporalmente, è un horror in loco, uno slasher-movie a situazione chiusa. Si nota così l’opposizione vettoriale con l’archetipo gemello di Tobe Hooper: mostro > vittime. Se nella variante Hooper il tema sessuale è più carnale e si trasfigura nella ruralità selvatica dell’ambientazione tipo, nella variante Carpenter il tema sessuale è più ambiguo, più scivoloso, più psicologico, ma non per questo non gode di simbolismi che ne attivano il riconoscimento.

Rilevanza: 5. Per te? No

Amityville Horror

  • Horror
  • USA
  • durata 116'

Titolo originale The Amityville Horror

Regia di Stuart Rosenberg

Con James Brolin, Margot Kidder, Rod Steiger, Murray Hamilton, Don Stroud, John Larch

Amityville Horror

In streaming su Amazon Video

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Un topos tra i più classici della letteratura horror di tutti i tempi è senza dubbio la casa infestata. Spettri o demoni che siano, le forze malefiche infestano un luogo preciso, una casa, un collegio, un manicomio, una scuola, un ospedale abbandonati o ancora in attività non è importante, terrorizzando i protagonisti per farsi ascoltare – il desiderio di riposare in pace, di chiudere un conto, un debito, un fatto impunito – o per generare terrore fine a se stesso dovuto alla natura malvagia della mostruosità in questione. Le case infestate prediligono un sistema dei personaggi univoco ed esclusivo. Quasi sempre è un prescelto, il protagonista, ad essere perseguitato dall’entità sconosciuta, fino a sconfiggerla o a cedergli, proprio come il protagonista di The Amityville Horror, il George Lutz interpretato da James Brolin, o come il celebre Jack Torrence di Jack Nicholson di Shining (1980). In tempi recenti l’infestazione è appannaggio di bambini fantasma, tutti fratelli della Samara Morgan di The Ring (2002), e questo sposta l’asse intenzionale della narrazione verso un altro punto di focalizzazione: il fantasma diventa il centro eziologico della vicenda, la causa e il fine dell’orrore; mentre concentrando la storia sul personaggio terrorizzato e/o invasato dall’entità, la storia insegue un obiettivo più psicologizzato. In ogni caso la vettorialità dei personaggi resta la stessa: vittime > < mostro. Anche il mitologema di base resta pressoché lo stesso nonostante le variazioni sul tema: un casa infestata, un gruppo di personaggi che prende possesso del luogo - quasi sempre una famiglia, elemento questo che può farci pensare anche a un Assedio: l'assedio dell'istituzione americana per eccellenza, la famiglia/il Paese: inoltre il mitologema prosegue con un codice di avvisaglie topicizzato, scary e ampiamente conosciuto dal fruitore – porte che cigolano, luci che saltano, oggetti che si muovono, cadono e si rompono, animali spaventati, odori e liquami inquietanti e stranianti – e infine un orizzonte di aspettative condiviso che permette di ritornare all’equilibrio iniziale dopo la discesa all’inferno.

Rilevanza: 2. Per te? No
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