(Balbir Raj Kapoor, 1938). Membro più giovane della terza generazione di una illustrissima dinastia di attori teatrali e cinematografici (ancora attiva oggi), esordisce a soli quattro anni nel teatro paterno, per poi venire diretto a dieci dall’adorato bade bhayya Raj (fratello maggiore, primogenito e figura fondamentale della Bollywood classica) al suo debutto registico Aag e successivamente nel celeberrimo Awaara. Dopo un pugno di film come attore bambino, ritornerà sugli schermi nei primi anni Sessanta, a 23 anni, per ragioni puramente finanziarie: si è sposato giovanissimo (una storia d’amore degna di Romeo e Giulietta) con l’attrice britannica Jennifer Kendal e la coppia ha già due bambini. Segue, dopo una prima serie di insuccessi, una brillante carriera bollywoodiana da idolo delle matinée. Nel frattempo, per il tramite della moglie e del milieu angloindiano, entra a far parte della congrega Merchant-Ivory e per loro reciterà in inglese per il resto della vita. Non mancheranno per altro ulteriori titoli americani e britannici, sia negli anni Sessanta che nei tre decenni successivi. Alla fine degli anni Settanta, stufo dei ruoli insulsi che Bollywood ormai gli offre, Kapoor diventa uno dei produttori e interpreti più interessanti e coraggiosi del Parallel Cinema, la Nouvelle Vague hindi che imperversa dalla metà degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta (quando collassa per mancanza di un adeguato canale di distribuzione): saranno anni di film splendidi come Junoon (1979, di Shyam Benegal). In questo periodo, inoltre, e di nuovo in combutta con il fratello Raj, infrange un tabù del cinema bollywoodiano dall'Indipendenza: il bacio sulla bocca tra attori indiani (la sua intrepida partner è l'ex Miss India 1970 Zeenat Aman, in Satyam Shivam Sundaram, 1978). Dopo la morte prematura della moglie nel 1984, passa a ruoli da caratterista, in film come Sammie e Rosie vanno a letto di Stephen Frears. Si è ritirato dalla professione nel 1998, con un film occidentale, Strade laterali. È ancora vivo ma in condizioni di salute estremamente precarie.
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