Moltissime pellicole (13 è un numero imponente) vanno in sala questo weekend. Sono rappresentati un po' tutti i generi, ma come si può vedere già dalla classifica (assolutamente provvisioria, lo ricordiamo) basata sui primi voti e le prime recensioni, la palma dell'attenzione e dell'interesse va al film documentario di Oppenheimer - fresco di premio in laguna - e all'ultimo (speriamo solo in senso cronologico) capolavoro di animazione di Miyazaki.
Premiato pochi giorni fa a Venezia con il Gran Premio della Giuria, il film documentario di Oppenhaimer torna a raccontarci - come già ha fatto l'anno scorso con il formidabile The Act of Killing - il genocidio indonesiano degli anni '60, rimosso nella stessa Indonesia, dove i massacratori sono ancora presenti nelle trame del potere. Questa volta il protagonista è il fratello di una delle vittime, che cerca il confronto con coloro che hanno ucciso suo fratello. Un documentario da non perdere.
Dovrebbe essere l'ultimo film di Miyazaki, si spera che non sia così. Intanto godiamoci questo nuovo gioiello del Maestro settantenne e dello Studio Ghibli che ha fondato e dirige: presentato a Venezia 2013, nominato per gli Oscar, ampiamente lodato dalla critica di tutto il mondo è stato il film che l'anno scorso ha incassato di più in Giappone e racconta la vita di Jiro Horikoshi, il progettista giapponese famoso per aver disegnato gli aerei da combattimento Mitsubishi A6M Zero, usati nell'attacco a Pearl Harbor e orgoglio nazionale.
Demolito dalla critica ma già prevedibilmente osannato dal pubblico "in target" (leggasi teenager) il film di Phillip Noyce prende spunto dal bestseller omonimo di Lois Lowry ( e se ne volete sapere di più leggete la documentatissima recensione di Miss Brown). Un po' Matrix, un po' Hunger Games e un po' anche la vita di Buddha (ma al contrario: là dove Gautama cercava la liberazione dalle emozioni qui si lotta per riconquistarle): la distopia avventurosa è servita.
Gli Indignados e le Femen, Piazza Tahir e Gezi Park, Occupy Wall Street e la Siria: il film dei fratelli Riahi cuce insieme i movimenti che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Forse ancora senza essere riusciti a cambiare davvero le cose, ma non per questo con meno speranza di riuscire a farlo.
Un film sull'idea di progresso nel Novecento, un viaggio amaro e malinconico nei sogni di un paese e dei suoi intellettuali, spesso scettici di fronte alla tecnica, ma pure loro, come diceva Bocca, convinti che proprio dalle grande industria, e più in generale dal progresso sarebbe nato il futuro.
Drammone patinato, dove a spingere e motivare dovrebbero essere le presenze di Colin Firth e Nicole Kidman, il film di Teplitzky prende spunto dalla storia vera di Eric Lomax, soldato inglese fatto prigioniero dai giapponesi nella WWII e messo ai lavori forzati, torturato e miracolosamente sopravvisuto che anni dopo scopre che il suo torturatore è ancora vivo. Curioso come il caso lo voglia in uscita nello stesso momento in cui appare il documentario di Oppenheimer, che di un simile confronto tra vittima e carnefice ci offre la versione reale. Probabilmente ai botteghini vincerà la fiction, ma in verità non c'è storia.
Con Vincenzo Amato, Giovanna Mezzogiorno, Pietro Sermonti, Lambert Wilson, Daniela Virgilio
In streaming su Amazon Prime Video
Adattamento del romanzoomonimo di Fabio Marcotto, nel giudizio di Claudio Bartolini Vinodentro è un film "spontaneo, imperfetto, ricercato": la storia di un enologo dalla personalità ambivalente accusato di aver ucciso la moglie mette in scena la catastrofe dell’essere umano al cospetto dell’ossessione per il feticcio, quale che sia.
Dal regista Prachya Pinkaew e con la star Tony Jaa, grande campione di Muai thai, il secondo capitolo della serie Protector: campionario thailandese di combattimenti altamente coreografati. Per gli appassionati del genere, probabilmente non una delusione.
La storia dietro al marchio, la donna dietro le scelte: viene dal Tribeca Film festival il documentario su Frida Giannini, direttore creativo della maison Gucci dal 2006 e artefice della sua rifondazione. Un lavoro che sicuramente - nonostante in fondo Gucci sia di casa da noi - interessa più il pubblico internazionale e americano, sempre suscettibile ai grandi marchi del lusso.
I media ci sono andati a nozze, soprattutto perché pare vi sia la prima scena di nudo di Cameron Diaz (prima di finire fuori tempo massimo, dicono i maligni). Fatto sta che la commedia di Jake Kasdan, che arriva aiutata da una perfetta sincronicità con il caso delle foto private rubate dai telefoni di varie star, promette più di quel che mantiene, soprattutto in termini di mordente e divertimento.
Piace a Chiara Bruno, ma dispiace molto a Spaggy, l'opera prima di Alhaique vista a Venezia nella sezione Orizzonti. In generale però non pare esserci entusiasmo, nonostante la prova di Favino, per questo drammatico e nero film ambientato nel mondo della mala romana.
Commedia "sociocorale" francese, per nulla apprezzata dal recensore di FilmTv rivista, Claudio Bartolini, che ci parla di uno spaccato monodimensionale della borghesia lionese che finisce per essere "trasfigurata e deconstestualizzata come in un qualunque sottoprodotto cinenatalizio nostrano".
Il fascino della città-sotto-la-città (il setting è la rete di cunicoli che si estende sotto Parigi) si mescola con quello dell'oltretomba nell'horror speleologico di John Eric Dowdle. Ovviamente da evitare per chi soffre di claustrofobia.
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